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Attaccare il nemico che è in difficoltà!
 
Comunicato CC - 14 novembre 2011

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Comunicato CC 40/11 - 17 novembre 2011

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Messaggio ai protagonisti dell’Incontro Seminariale
del 18 novembre al Palazzo della Provincia di Roma,

a proposito della lotta per rendere il paese ingovernabile dal governo Monti
e aprire la via alla costituzione di un governo d’emergenza
delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni popolari, il Governo di Blocco Popolare.

 

È probabile che pochi dei compagni che parteciperanno all’Incontro negheranno che la forza del movimento attuale, ciò su cui posa il nostro futuro è il risveglio delle masse popolari che prosegue ininterrotto dal giugno 2010 (Pomigliano) e che la debolezza del movimento attuale sta nella mancanza di scienza e di iniziativa dei dirigenti del movimento stesso, nella loro mancanza di decisione nel riconoscere e affrontare la guerra di classe in corso.

È proprio su questo punto quindi che richiamiamo l’attenzione dei compagni.

Assieme alla FIOM, oggi l’USB è uno dei maggiori centri di mobilitazione di cui dispongono le masse popolari del nostro paese. Ebbene, consideriamo il Comunicato che ha diffuso a commento della nascita del governo Monti (Governo Monti: il nuovo che avanza?). Ne riportiamo i passaggi più significativi quanto ad analisi della situazione e linea.

Baroni universitari, banchieri, donne e uomini vicini alla CONFINDUSTRIA, qualche guerrafondaio. Pressoché tutti in odore di santità. E’ questo il nuovo che avanza, il governo super partes capace di portare l’Italia fuori dalla crisi, che è crisi sistemica del capitale su cui si sono lanciati come avvoltoi gli speculatori finanziari e che, pertanto, difficilmente si placherà perché arrivano i tecnici....

E la prevista durata di questo governo fino a fine legislatura...

... l’effetto eccitante della caduta di Berlusconi ancora non si è ridotto. Anche molta gente intelligente ancora indugia nell’ubriacatura antiberlusconiana invece di prendere atto che la realtà prossima non sarà dissimile- nei fatti, non nella forma- a quella vissuta finora. Anzi, forse sarà molto peggiore. Dobbiamo quindi combattere una doppia battaglia, quella del contrasto forte ai piani di ristrutturazione del governo, e quella dell’imbambolamento di massa, in un prima fase addirittura più pericoloso del primo.

Lo scontro sarà quindi di lunga durata, probabilmente lo dovremo combattere da soli – le dichiarazioni di tutti i leader sindacali dicono che l’opposizione, ove ci fosse, sarà più di forma che di sostanza ...”.

 

Da una parte quindi il Comunicato USB nasconde che i mandanti del governo Monti sono la Corte Pontificia, gli imperialisti USA, la cupola dell’UE, i gruppi sionisti e, solo buona ultima come peso, la Confindustria: cioè gli stessi mandatari del governo Berlusconi-Bossi (con l’eccezione delle Organizzazioni Criminali di cui Berlusconi  è presidente e portavoce) e dei governi del circo Prodi che con i governi Berlusconi si sono alternati in parti eguali alla direzione del paese negli ultimi vent’anni.

Dall’altra dà per scontato che il governo Monti durerà fino a fine legislatura, quindi esclude che le masse popolari lo possano abbattere: benché proprio con la costituzione del governo Monti i vertici della Repubblica Pontificia abbiano mostrato che per cambiare governo non occorrono nuove elezioni.

Infine si prepara la giustificazione e la via per un’opposizione fiacca e sterile, un’opposizione fatta solo di proteste senza l’obiettivo di costituire un governo d’emergenza delle masse popolari, riducendo l’opinione e lo schieramento delle masse popolari a quella parte che sarebbe “imbambolata” dalla partenza di Berlusconi e Bossi, parte che per di più il Comunicato qualifica come “intelligente” (dimenticando che quelli che si ostinano a non voler trasformare il mondo, per intelligenti che siano finiscono per non capirne niente).

Su tutto il Comunicato lascia poi planare l’illusione che grazie al governo Monti la crisi possa placarsi: difficilmente si placherà dice, ma non lo esclude del tutto.

Vi sembra forse un bollettino di guerra questo? Vi sembra un’indicazione di lotta, un appello alla lotta, il proclama di chi si mette con decisione e convinzione alla testa della lotta?

Per combattere e vincere, le masse popolari hanno bisogno di dirigenti che vogliano combattere e che siano decisi a vincere. È condizione essenziale per non subire la guerra e l’iniziativa della borghesia imperialista.

È indispensabile che i dirigenti del movimento la smettano con la timidezza per cui parlano di “altro mondo”, “nuovo mondo”, e non osano dire socialismo, schiacciati dalla cattiva fama e dalla denigrazione dei primi paesi socialisti che i Berlusconi (Libro nero del comunismo) e i Bertinotti (“serie di errori e di orrori”) hanno reso luogo comune, pregiudizio diffuso che impedisce a chi ci abbocca (alla sinistra borghese a cui appartengono gran parte degli attuali dirigenti del movimento) di applicarsi alla lotta rivoluzionaria, di andare oltre il lamento e la denuncia del cattivo presente. Dobbiamo rompere con i discorsi vaghi, dottamente distaccati, elegantemente ambigui di cui sono fatte le pubblicazioni e i mezzi di propaganda della sinistra borghese, come il manifesto e Liberazione per indicare i migliori del loro genere. Ai dirigenti non si chiede solo di schierarsi dalla parte giusta (in concreto contro il nuovo governo che i vertici della repubblica Pontificia hanno messo a dirigere la macelleria sociale al posto del governo Berlusconi-Bossi), ma soprattutto di dare una giusta coscienza della situazione e degli avvenimenti in corso e di indicare la linea da seguire.

 

La borghesia imperialista si dibatte nella crisi generale del capitalismo. Per prolungare nonostante la crisi del capitalismo la vita del suo sistema di relazioni sociali anche nei paesi imperialisti scarica tutto il possibile e l’impossibile sulle masse popolari e in particolare sugli operai, sui pensionati, sui produttori autonomi (contadini, allevatori, trasportatori, artigiani, ecc.); cancella i diritti che le masse popolari avevano strappato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria; toglie ogni prospettiva di futuro ai giovani; peggiora la condizione delle donne; perseguita gli immigrati; moltiplica le spedizioni militari all’estero, i massacri e le distruzioni. In ciò non c’è alcuna prospettiva di porre fine alla crisi del capitalismo. Peggiorano le condizioni economiche, sociali, intellettuali e morali delle masse popolari, si aggrava lo sfacelo del territorio (in Italia ne abbiamo avuto chiara conferma con le morti e le distruzioni dei giorni scorsi nelle Cinque Terre, in Lunigiana e a Genova). Nei paesi imperialisti la distruzione di interi settori produttivi, il degrado delle condizioni di vita e di lavoro già colpisce direttamente (indirettamente tutte le masse popolari ne risentono) circa duecento milioni di lavoratori (nei paesi imperialisti vive circa uno dei sette miliardi di esseri umani che compongono l’umanità).

 Non è una guerra questa? E visto che siamo in guerra, bisogna riconoscerlo per non subirla.

Fatto Berlusconi, bisogna impedire che si consolidi un governo Monti: sarebbe peggio di Berlusconi.

Berlusconi era nella borghesia imperialista italiana l’esponente più qualificato delle Organizzazioni Criminali e un fautore senza scrupoli e riserve della rivincita della borghesia imperialista contro la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale. Nell’ambito di quella ondata, con la vittoria della Resistenza sul nazifascismo, le masse popolari del nostro paese, guidate dal vecchio PCI e seguendo l’esempio dell’Unione Sovietica e l’indicazione del movimento comunista internazionale, hanno strappato le conquiste e i diritti che la borghesia ora sta eliminando. Di quelle conquiste e diritti la Costituzione del 1947 era la sintesi, anche se i vertici della Repubblica Pontificia ne avevano fatto carta straccia, avevano instaurato il regime DC e posto a presidio del loro potere le truppe USA e NATO al posto delle divisioni naziste venute in soccorso dei fascisti di Mussolini e a cui i nostri Partigiani non hanno dato tregua fin quando hanno dovuto partire.

Il compito della banda Berlusconi era eliminare quelle conquiste e quei diritti che il regime DC non era in grado di eliminare: il piano Marchionne è la sintesi del suo obiettivo. Ma neanche in connubio con i razzisti di Bossi e della sua Lega Nord la banda Berlusconi è riuscita nel suo compito. Gli stessi vertici della Repubblica Pontificia sono stati sempre divisi in proposito: una parte di essi reputava che il circo Prodi-Bersani-Bertinotti fosse più adeguato ad attuare il “programma comune” con cui la borghesia imperialista prolunga la sua esistenza a fronte alla crisi generale del capitalismo: cancellazione dei diritti e delle conquiste delle masse popolari, finanziarizzazione, globalizzazione, delocalizzazioni, privatizzazioni, esternalizzazioni, lavoro precario. Di fatto hanno trasformato il nostro paese in un cimitero di fabbriche, portato alle stelle la disoccupazione, la precarietà, l’insicurezza, l’ignoranza, l’emarginazione, l’abbrutimento e la criminalità, hanno quasi distrutto l’istruzione pubblica, la ricerca, il sistema sanitario, i servizi pubblici e il sistema pensionistico. Hanno devastato il territorio del nostro paese con le grandi opere delle speculazione o l’hanno lasciato all’abbandono e in preda ai disastri ambientali.

Ma principalmente grazie alla tenace e multiforme resistenza delle masse popolari, la banda Berlusconi non è riuscita a consolidarsi in un nuovo regime, nonostante il supporto del razzismo fomentato e promosso da Bossi e dai gruppi fascisti, stile Casa Pound e Forza Nuova. Bando ai disfattisti che dicono che Berlusconi ha dovuto mollare principalmente per opera dei vertici della Repubblica Pontificia e della UE e per decisione della Comunità Internazionale degli speculatori!

La Repubblica Pontificia è diventata il bersaglio principale della speculazione finanziaria che ha approfittato del suo enorme Debito Pubblico (poca cosa tuttavia rispetto a quello USA o giapponese) perché la banda Berlusconi non è riuscita a portare a fondo l’opera di cui era incaricata. Questo ha messo in gioco gli interessi della borghesia imperialista europea della UE che è entrata direttamente in campo.

Ora i vertici della Repubblica Pontificia devono cambiare cavallo. È il momento migliore per attaccarli con forza e sviluppare e rafforzare le tre condizioni perché le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari costituiscano un loro governo d’emergenza, un Governo di Blocco Popolare:

1. moltiplicare il numero delle OO e OP in tutto il territorio,

2. rafforzare il coordinamento tra le OO e OP a livello locale, provinciale, regionale e nazionale,

3. elevare i loro obiettivi e sviluppare la coscienza che solo costituendo un loro governo d’emergenza ognuna di loro può realizzare i suoi obiettivi, anche quelli particolari di ognuna.

 

 Solo un governo d’emergenza costituito dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari, un Governo di Blocco Popolare, può sottrarre il nostro paese al ricatto della “Comunità Internazionale” di speculatori che detta la linea ai governi: può porre subito rimedio ai più gravi effetti economici, ambientali, sociali, intellettuali e morali della crisi del capitalismo e accelerare la rinascita del movimento comunista fino all’instaurazione del socialismo, la sola trasformazione che può mettere fine alla crisi perché mette fine al capitalismo!

 

Per imporre un loro governo d’emergenza, le OO e OP devono rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e di fiducia della Comunità Internazionale degli speculatori e della borghesia imperialista UE e USA. Per questo devono:

1. fare manifestazioni di protesta e boicottare l’attività delle pubbliche autorità;

2. moltiplicare campagne di disobbedienza e insubordinazione alle autorità,

3. generalizzare l’appropriazione organizzata di beni e servizi in modo da assicurare a tutta la popolazione i beni e servizi necessari per una vita dignitosa ma resi inaccessibili dal blocco dell’attività economica;

4. generalizzare il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui;

5. moltiplicare gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole;

6. sviluppare l’occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.;

7. sviluppare diffusamente le attività del “terzo settore”: le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale;

8. moltiplicare (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) le azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

Bisogna imparare dall’esperienza a praticare e combinare a un livello superiore le otto vie.

 

Compagni, lavoratori, immigrati, giovani, casalinghe, pensionati delle masse popolari!

Noi assieme possiamo porre fine rapidamente a tutti gli effetti più gravi della crisi economica e ambientale in corso, che altrimenti si aggrava di giorno in giorno. In collaborazione con gli altri paesi che hanno i nostri stessi problemi e prendono la nostra stessa strada, possiamo avviare l’uscita del nostro paese dal marasma politico, culturale, morale, economico e ambientale in cui la borghesia e il clero ci hanno condotto.

Ognuno di noi può contribuire. Chi vuole compiere questa impresa deve organizzarsi con altri, in ogni fabbrica e in ogni azienda, in ogni caseggiato, quartiere e paese. Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari devono coordinarsi tra loro e costituire reti ad ogni livello, locale e nazionale. Le OO e le OP devono costituire un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare, che abbia come programma:

1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

La garanzia del successo del GBP non sta principalmente nelle buone intenzioni e nella rettitudine individuale dei personaggi che lo comporranno: sta principalmente nel legame dialettico tra il GBP e le OO e le OP.

Berlusconi ha mostrato al mondo che per far parte di un governo non occorre essere né cardinali né banchieri. Migliaia e migliaia di uomini e donne delle masse popolari sono capaci di fare molto meglio di Mariastella Gelmini, di Irene Pivetti e di altri personaggi che Berlusconi e Bossi hanno messo alla testa delle istituzioni della Repubblica Pontificia. È un insegnamento di cui dobbiamo approfittare. Non mancano quindi le persone adatte a costituire il GBP!

Il GBP deve essere composto da persone che godono della fiducia delle OO e OP e sono decise a dare forma e forza di leggi ai provvedimenti che le OO e le OP indicano caso per caso per attuare nel caso concreto quelle sei misure generali, anche se sono provvedimenti che ledono gli interessi e i privilegi della borghesia, del clero, dei ricchi e del sistema imperialista mondiale e vanno contro le loro abitudini, le loro istituzioni, le loro aspirazioni e la loro mentalità.

Un simile governo può adottare i provvedimenti necessari per far fronte ai ricatti, alle pressioni, ai sabotaggio e al boicottaggio del sistema imperialista mondiale e della sua quinta colonna in Italia: quindi può abolire il Debito Pubblico salvaguardando solo gli interessi dei piccoli risparmiatori. A quel punto il Debito Pubblico della Repubblica Pontificia non sarà più un problema per le masse popolari: sarà un problema per i suoi creditori, le istituzioni finanziarie, le banche, i ricchi e gli speculatori. Che vadano a farsi benedire dal Papa!

Le OO e le OP sono in grado di far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia la costituzione del GBP come male minore, come rimedio provvisorio alla situazione. I vertici della Repubblica Pontificia sono sempre più divisi e in lotta tra loro. I vertici della Repubblica Pontificia non hanno soluzione per la crisi politica in cui hanno cacciato il nostro paese. Le OO e le OP sono la soluzione. Basta che rendano il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia.

Messi di fronte ad una situazione del genere, i vertici della RP ingoieranno la costituzione del GBP come male minore e come misura provvisoria. Essi non sono ancora pronti a scatenare la guerra civile per reprimere l’insubordinazione delle masse popolari. Non occorreranno neanche nuove elezioni: faranno votare il GBP dal loro attuale Parlamento tutte le volte che sarà necessario. Anche il governo Monti lo stanno installando senza nuove elezioni. Essi conteranno di riprendere la situazione in mano sabotando l’attività del GBP. Ma una volta costituito il GBP, le OO e le OP si mobiliteranno per indicare i provvedimenti particolari e concreti da prendere, per assicurare la loro scrupolosa attuazione e per reprimere ogni tentativo di sabotare o boicottare l’attività del GBP. Così facendo esse impareranno a governare il paese e a dirigersi, si renderanno capaci di far fronte vittoriosamente alla guerra civile se gli elementi più criminali della borghesia e del clero oseranno scatenarla, apriranno la strada alla rinascita su grande scala del movimento comunista e all’instaurazione del socialismo.

Questa è la sola via per uscire dalla crisi. Non ce n’è un’altra. Oggi l’umanità ha nelle sue mani più possibilità di quante ne ha mai avute. Possiamo produrre tanti beni e servizi quanti ne occorrono perché ogni essere umano faccia una vita dignitosa, acceda al massimo delle sue capacità al patrimonio culturale e morale che l’umanità ha accumulato, partecipi alla gestione della vita politica e sociale: niente più segreti e privilegi! Possiamo conservare e migliorare l’ambiente della Terra e lanciarci in nuove conquiste.

 Ma i padroni negano il futuro alle nuove generazioni. Accumulano come maniaci forsennati sempre più soldi e sempre più armi di distruzione di massa. Distruggono persino quei pochi diritti e quel poco benessere che una parte dell’umanità aveva conquistato nel secolo scorso nell’ambito della prima ondata della rivoluzione proletaria e rendono nuovamente precari i lavoratori. In ogni paese e a livello internazionale schiacciano nella miseria e nell’abbrutimento la parte meno organizzata e più debole delle masse popolari. Impongono angherie di ogni sorta agli immigrati, alle donne, ai giovani, ai pensionati. Fomentano guerre in ogni angolo del mondo e trasformano decine di migliaia di giovani in mercenari criminali. Devastano, saccheggiano e inquinano l’intero pianeta. Mettono ogni parte dell’umanità “contro il resto del mondo”, come si è lasciato andare a dire Marchionne. Anche i padroni meno arroganti dicono che non possono fare diversamente, perché lo impone la mondializzazione, la globalizzazione, la crisi, la concorrenza, il mercato, cioè il loro sistema.

 

In Italia e negli altri paesi imperialisti, in particolare in Europa, per le masse popolari l’attuale guerra di sterminio non dichiarata condotta dalla borghesia imperialista ripete, in altro contesto e in altra forma, l’“inutile strage” della prima guerra mondiale (1914-1918) con i suoi milioni di morti e mutilati e le sue immense rovine, della cui conclusione è ricorso in questi giorni il 93° anniversario.

La prima crisi generale del capitalismo aveva portato i grandi gruppi imperialisti mondiali a scontrarsi per decidere chi avrebbe dominato e sfruttato il mondo intero. Nel 1917 quella “inutile strage” era oramai riconosciuta come tale anche dai gruppi dirigenti protagonisti della politica che l’aveva prodotta e persino dai personaggi che l’avevano scatenata e benedetta (in primo luogo la Chiesa Cattolica Romana con alla sua testa il papa di Roma). Ma nessuno di loro era in grado di fare il primo passo per fermarla. Sarebbe continuata non si sa quanto e non si sa come se i comunisti russi, con alla testa Lenin, non fossero riusciti a guidare gli operai e i contadini russi a rompere il corso delle cose con la Rivoluzione d’Ottobre e dare con ciò inizio alla prima ondata della rivoluzione proletaria a cui parteciparono via via i popoli di tutto il mondo, mobilitati in uno slancio di progresso quale mai si era visto.

 

Analogamente si pone oggi la questione per l’intera umanità: chi e quando romperà l’attuale corso delle cose e porrà fine alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari sotto la presidenza del governo di Washington e con la benedizione del papa di Roma? Dove inizierà l’incendio che libererà il mondo dal sistema imperialista mondiale?

 

Cresce in tutto il mondo, anche negli USA, la rivolta delle masse popolari contro il sistema imperialista mondiale!

Trasformare la crisi generale del capitalismo in rivoluzione socialista!

 

Questa è la parola d’ordine che deve guidare le masse popolari in tutti i paesi imperialisti e anche nel nostro paese.

Quanto al nostro paese, questo è il momento in cui i vertici della Repubblica Pontificia sono in mezzo al guado: bisogna colpirli con più forza, perché rendere il paese ingovernabile da ogni governo che emani da loro è l’unica via di salvezza per le masse popolari del nostro paese ed è il modo in cui esse oggi collaborano con le masse popolari che in altri paesi conducono la stessa lotta per porre fine alla crisi del capitalismo liberandosi dal sistema imperialista mondiale.

  

Bisogna sostenere in ogni modo gli operai che occupano fabbriche (IRISBUS, ecc.) per impedirne la chiusura, lo smantellamento o la riduzione di personale e la messa in cassa integrazione: mobilitare gli studenti, i disoccupati, i cassintegrati e i pensionati a sostegno dei gruppi in lotta perché ingrossino picchetti e manifestazioni.

Bisogna appoggiare le lotte popolari (NO TAV, ecc.), promuovere e sostenere ogni tipo di proteste (degli studenti, dei pensionati, dei lavoratori precari, dei disoccupati, dei pensionati, dei cassaintegrati, degli immigrati, delle donne), sviluppare in ogni campo la disobbedienza e l’insubordinazione alle autorità, generalizzare, rendere sistematiche e organizzate le “spese proletarie” e il rifiuto di pagare ticket, tasse, multe e mutui, sviluppare capillarmente il “terzo settore” e gli “scioperi alla rovescia”, moltiplicare le occupazioni di scuole, uffici pubblici e banche e le manifestazioni di protesta, intensificare le pressioni sulle Amministrazione Locali (comunali, provinciali e regionali) perché mantengano e migliorino i servizi pubblici, perché operino in autonomia dal governo centrale rompendo il Patto di Stabilità che il governo centrale impone, perché usino il loro potere e i mezzi di cui dispongono per realizzare su larga scala la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”, perché applichino la massima trasparenza, perché si rendano indipendenti da un governo centrale che non assicura la sopravvivenza dignitosa della massa della popolazione.

Soprattutto bisogna organizzarsi capillarmente e diffusamente creando ovunque e su ogni motivo OO e OP (questa è la questione decisiva), costituire Comitati di Partito clandestini, diffondere e propagandare la concezione comunista del mondo sintetizzata nel Manifesto Programma del nuovo Partito comunista italiano (circoli, gruppi di studio, conferenze, studio individuale, blog, ecc. a partire dal MP).

 

La crisi generale del capitalismo crea le condizioni perché l’umanità riprenda il processo fruttuoso di trasformazione che la Rivoluzione d’Ottobre aveva innescato dando vita 94 anni fa alla prima ondata della rivoluzione proletaria che aveva coinvolto tutta l’umanità in uno slancio di progresso. È l’unica prospettiva di ripresa e di progresso che l’umanità ha davanti a sé. È del tutto possibile. La prima ondata si è esaurita principalmente perché i dirigenti comunisti dei paesi imperialisti non sono stati all’altezza del loro compito (nell’assimilare, applicare e sviluppare la concezione comunista del mondo quanto l’opera in corso richiedeva). Oggi i comunisti hanno imparato la lezione della sconfitta e hanno tutti gli strumenti per rilanciare e dirigere la nuova ondata della rivoluzione proletaria. Noi comunisti italiani faremo il massimo sforzo e daremo il nostro contributo alla grande opera.

 

Non lasciare che Monti si installi!

Attaccare il nemico che è in difficoltà!

 

Questi sono i temi che gli illustri dirigenti della USB, della FIOM e di altre autorevoli organizzazioni devono discutere nell’Incontro seminariale!

 


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