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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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No alla persecuzione dei comunisti!
  
Comunicato CC - 13  aprile 2011


Comunicato CC 14/11 - 25 aprile 2011

Festa della liberazione dal nazifascismo, anniversario della vittoria dei Partigiani contro i nazifascisti

 [Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word / PDF] 

Il CC del (n)PCI dedica questo comunicato alla Comune di Parigi (18 marzo - 27 maggio 1871), il primo governo proletario, di cui in questi giorni ricorre il 140° anniversario.

 

Costituire l’avanguardia che conosce, applica e sviluppa il marxismo-leninismo-maoismo!

Organizzare la classe operaia per instaurare il socialismo!

Mobilitare le masse popolari per far fronte alla crisi generale del capitalismo!

 

Il 25 Aprile e il 1° Maggio non sono solo ricorrenze per ricordare e celebrare! Sono principalmente occasioni per creare le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare!

E non sono le sole. Nelle prossime settimane una lunga serie di ricorrenze, di mobilitazioni e di avvenimenti offrono occasioni e circostanze particolarmente favorevoli perché noi comunisti e i lavoratori avanzati creiamo le condizioni necessarie perché le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari arrivino infine a costituire un loro governo d’emergenza che inverta il corso delle cose nel nostro paese.

 

Non solo il 25 Aprile - la Festa della Liberazione dal nazifascismo e della vittoria della Resistenza e il 1° Maggio - Giornata Internazionale dei Lavoratori, ma molte altre sono le ricorrenze e le mobilitazioni favorevoli al nostro lavoro. In particolare il 6 maggio - lo Sciopero Generale che la destra sindacale che dirige la CGIL (Susanna Camusso e gli altri nipotini di Craxi ed ex soci di Sacconi) ha infine indetto per deviare e soffocare il processo messo in moto dalla FIOM con la resistenza a Marchionne, ma che la sinistra della CGIL (FIOM, l’AP “La CGIL che vogliamo” e altri), i sindacati alternativi (USB, Confederazione Cobas, CUB, SLAI Cobas, SLL e altri), i numerosi organismi rivendicativi, le OO e le OP possono e devono trasformare in una giornata di mobilitazione generale; la campagna per le elezioni amministrative del 15 maggio e per i successivi ballottaggi del 29 maggio; la campagna per i referendum del 12 Giugno contro la privatizzazione dell’acqua, contro la costruzione di centrali nucleari, contro il “legittimo impedimento” che sottrae Berlusconi e i suoi accoliti perfino ai procedimenti giudiziari.

Queste ricorrenze, mobilitazioni e avvenimenti si prestano a sviluppare su grande scala il compito che il nostro Partito ha indicato ai comunisti e ai lavoratori avanzati da quando siamo entrati nella fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo: creare le condizioni perché le Organizzazioni Operai e le Organizzazioni Popolari costituiscano un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare che adotti i provvedimenti d’emergenza atti caso per caso a porre subito fine agli effetti più gravi della crisi e avvii il paese su una nuova strada di ripresa e di progresso in collaborazione con i paesi che adotteranno misure analoghe e saranno disposti a collaborare con noi.

 Perché le OO e le OP costituiscano il GBP, occorre moltiplicare il loro numero in modo da allargare la parte delle masse popolari che sono organizzate: creare OO e OP in ogni azienda, in ogni angolo del paese e su ogni terreno. Occorre rafforzare in ogni OO e OP la convinzione che solo costituendo con le altre organizzazioni un proprio governo d’emergenza può raggiungere gli obiettivi per cui si è costituita, mentre se si limita a chiedere e rivendicare riforme e concessioni dai governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dai padroni o finirà per disgregarsi o sarà coinvolta nella mobilitazione reazionaria, nella guerra contro gli immigrati, contro altri lavoratori e contro altri paesi. Occorre favorire in ogni modo la costituzione di coordinamenti e reti di OO e di OP a livello locale, provinciale, regionale e nazionale che leghino tra loro le OO e le OP in un unico movimento di disobbedienza e di ribellione, teso a costituire un suo governo d’emergenza. A queste condizioni è del tutto possibile per le masse popolari organizzate rendere il paese ingovernabile da qualsiasi governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e imporre la costituzione di un governo fatto da uomini di fiducia delle OO e delle OP e decisi ad attuare le misure necessarie per far fronte agli effetti della crisi anche se si tratterà caso per caso di provvedimenti che contrasteranno con gli interessi, le abitudini, le istituzioni e il corrente modo di fare della borghesia e del clero.

I vertici della Repubblica Pontificia, quanto a loro, sono già dilaniati da contrasti insanabili. Hanno affidato il governo del paese a Silvio Berlusconi, il capo della criminalità organizzata che da quasi vent’anni si alterna nel governo del paese con il centro-sinistra (che in realtà è solo la destra incerta e che si vergogna di se stessa). Ma ora non sanno come fare a liberarsene, anche se il governo della banda Berlusconi non riesce più nemmeno a tenere l’Italia al passo con gli altri paesi imperialisti ed è diventato esso stesso una fonte di guai, mentre la crisi generale economica e ambientale incalza, il sistema finanziario internazionale è pericolante, l’attività economica rallenta. D’altra parte Marchionne a Pomigliano, a Mirafiori, alla ex Bertone di Grugliasco, a Melfi e altrove con arroganza e ostentazione mostra quello che i padroni fanno o faranno se lasciamo che continuino loro a comandare.

Ma proprio le divisioni e i contrasti che dilaniano i vertici della Repubblica Pontificia faciliteranno la costituzione del GBP, se le OO e le OP prenderanno con energia l’iniziativa di costituirlo. Infatti la borghesia e il clero, non avendo nell’immediato altra via d’uscita dalla trappola in cui si sono cacciati, ingoieranno la costituzione del GBP, convinti di venirne facilmente a capo in una fase successiva. Starà poi a noi impedire il loro ritorno e fare in modo che l’opera del GBP apra invece la strada alla rinascita del movimento comunista e all’instaurazione del socialismo.

 

Che le OO e le OP costituiscano un loro governo d’emergenza è l’unico modo per porre fine al regno di Berlusconi e per smettere di subire le iniziative di Marchionne. Berlusconi non se ne andrà mai se non sarà cacciato con la forza. Quanto alle masse popolari, non si tratta di ritornare a quello che c’era prima di Berlusconi e di Marchionne e in generale di difendere le conquiste che nel passato avevamo strappato alla borghesia e al clero. La crisi generale del capitalismo le ha travolte perché non erano più sostenute da un movimento comunista forte e in espansione e non sono compatibili con il capitalismo in crisi. Si tratta di dare il via a un processo con cui creeremo un nuovo superiore sistema di relazioni sociali, il socialismo e contribuiremo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.

 

Un lavoro utile e dignitoso per tutti!

 Questo è l’elemento unificante di tutti i provvedimenti d’emergenza del GBP.

Questo vuol dire per il GBP:

  1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

  2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

  3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

  4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

  5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

  6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Ecco in sintesi il programma che deve attuare immediatamente nel nostro paese il governo d’emergenza che le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari devono e possono costituire per porre immediatamente fine agli effetti più distruttivi della crisi generale del capitalismo e avviare un nuovo corso di progresso e di rinascita per il nostro paese assieme a tutti i paesi che via via prenderanno a loro volta le misure necessarie per non essere più in balia del sistema imperialista e succubi della sua crisi.

 

Non solo lo stato del nostro paese, ma anche il corso delle cose a livello mondiale spinge in mille modi nella direzione che noi indichiamo, crea situazioni che rendono evidente la necessità del cambiamento generale di cui le sei misure sono l’espressione particolare per il nostro paese. Il corso generale delle cose a livello mondiale mostra anch’esso giorno dopo giorno che il capitalismo ha fatto il suo tempo, che l’umanità per proseguire la sua evoluzione deve liberarsi dal sistema di rapporti sociali borghesi. Con questo sistema di rapporti sociali l’umanità ha risolto il problema di moltiplicare le sue forze produttive e liberarsi dalle difficoltà che prima del capitalismo, per millenni, rendevano precaria la sua sopravvivenza. Ma oramai con questo sistema di rapporti sociali non riesce più a governare le forze che ha messo in moto: non riesce a tirarne ulteriori vantaggi e anzi si ingolfa in difficoltà e distruzioni crescenti.

1. La guerra di sterminio non dichiarata che da alcuni decenni la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, si trasforma sempre più ampiamente anche in guerra dichiarata e aperta, nella nuova guerra mondiale dettata ancora una volta dagli interessi e dalle relazioni delle potenze e dei gruppi imperialisti. L’aggressione delle maggiori potenze imperialiste, ivi compresa la Repubblica Pontificia che domina il nostro paese, contro la Libia a cento anni dalla sua prima colonizzazione da parte del Regno d’Italia, è l’espressione più vicina a noi di questo corso delle cose. I gruppi imperialisti USA, assistiti dai loro accoliti, i sionisti d’Israele, hanno impiantato nella maggior parte dei paesi del mondo una rete di basi militari e di agenzie di controllo e di repressione. Ma questa rete con le sue trame e le sue relazioni, le sue operazioni coperte e i suoi colpi di mano non basta più a tenere in pugno la situazione. Le stesse rivalità tra potenze e gruppi imperialisti, li spingono a estendere la guerra. Alla Palestina e al Libano oramai si sono aggiunti l’Afghanistan, il Pakistan, la  Somalia, l’Iraq, la Libia e altri paesi seguiranno ancora, se il mondo resta in balia del sistema imperialista e della sua “comunità internazionale”. Le potenze imperialiste stanno generalizzando lo stato di guerra perché è una via necessaria alla sopravvivenza del loro sistema di relazioni sociali e del loro sistema di relazioni internazionali.

2. Il trattamento barbaro e disumano fatto agli emigranti costretti dall’azione dello stesso sistema imperialista a lasciare il loro paese, mostra ogni giorno a cosa è ridotta la civiltà della “comunità internazionale” presieduta dal governo di Washington e benedetta dal Papa di Roma. Il Mediterraneo è diventato un cimitero.

3. Il terremoto e il maremoto del Giappone hanno messo clamorosamente in luce la carenza di uomini, mezzi e risorse destinati alla ricerca per prevedere eventi naturali, i movimenti nella crosta terrestre, per loro natura del tutto prevedibili come ogni altro evento naturale. Nonostante le risorse illimitate della scienza, la borghesia imperialista per sua natura non è in grado di far fronte ai vecchi guai e ne crea di nuovi.

4. Il disastro nucleare che è seguito al maremoto del Giappone e i cui effetti si aggravano ancora, ha messo clamorosamente in luce il carattere criminale della decisione di produrre e installare reattori nucleari a uso militare prima e poi a uso civile che i gruppi imperialisti USA hanno preso circa 70 anni fa, con ciò di fatto costringendo gli altri paesi a imboccare la stessa strada. Le reazioni nucleari degli ordigni militari e civili sparsi per il mondo, in ogni angolo della terraferma e dei mari, per loro natura aumentano la concentrazione di radiazioni che hanno in ogni caso effetti cancerogeni e provocano mutazioni genetiche e che in caso di incidenti aumentano sfuggendo a ogni controllo. Le armi nucleari e le centrali nucleari sono diventate una delle più serie minacce alla sopravvivenza dell’umanità.

 

In sintesi: la crisi economica e la crisi ambientale imperversano su tutta la Terra e mostrano che l’umanità deve liberarsi del sistema imperialista mondiale e dalle relazioni capitaliste e mercantili che lo hanno generato e lo perpetuano. Tutti i paesi, non solo il nostro, hanno bisogno di instaurare al loro interno un nuovo sistema di relazioni sociali e di stabilire a livello mondiale un nuovo sistema di relazioni internazionali. L’avversione contro l’attuale stato delle cose, la volontà di farla finita con il sistema imperialista mondiale e di costruire un altro mondo è largamente diffusa, tanto grandi sono le sofferenze e le costrizioni che esso impone a gran parte dell’umanità e tanto evidente è la sua assurdità alla luce delle forze produttive, delle conoscenze, delle concezioni e dei sentimenti che l’umanità ha sviluppato. Novanta anni fa la Rivoluzione d’Ottobre ha dato il via alla prima ondata della rivoluzione proletaria che ha creato i primi paesi socialisti. Il sistema imperialista mondiale sarebbe finito da tempo, se il movimento comunista cosciente e organizzato fosse stato all’altezza dell’opera che aveva incominciato e l’avesse completata.

Chi oggi si accinge con senso di responsabilità all’opera che sopra abbiamo indicato, deve quindi anzitutto chiedersi perché il movimento comunista non ha proseguito e portato a compimento l’opera che aveva iniziato. Noi comunisti siamo stati e dovevamo essere i primi a chiedercelo. Proprio la risposta a questa domanda ha confermato a noi comunisti, e confermerà a tutti quelli che la cercheranno con onestà morale e con rigore intellettuale, la validità della nostra impresa e ha confermato la giustezza della scienza che la guidava. Ma ha anche messo in luce i limiti della nostra scienza: ha quindi offerto anche la traccia per riprendere la nostra opera con maggiore conoscenza e maggiori prospettive di successo. Il movimento comunista cosciente e organizzato può condurre l’umanità a superare la situazione disastrata in cui oggi si trova e ad aprire una nuova fase della sua storia. Ma deve superare i limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di  classe che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha messo in luce, con i suoi successi e con le sue sconfitte. A questa condizione riprenderà e completerà la sua opera.

 

Il comunismo non è solo l’aspirazione, diffusissima, a creare un mondo migliore. Il comunismo definisce anche i contorni del nuovo mondo e indica come costruirlo. Né i contorni del nuovo mondo, né il metodo per costruirlo sono arbitrari, né sorgono spontaneamente. Sono una scoperta, frutto della passione e della ricerca dei fondatori del movimento comunista e di quelli che hanno continuato e sviluppato la scienza che essi hanno fondato.

 

Cosa distingue noi comunisti tra tutti quelli che aspirano a farla finita con l’attuale stato delle cose?

Il movimento comunista ha avuto inizio con le scoperte fatte circa 160 anni fa da Marx ed Engels, i fondatori del movimento comunista. Sintetizzando e completando le ricerche degli studiosi che li avevano preceduti, essi hanno fondato una nuova scienza: la scienza che riguarda l’evoluzione della specie umana, la natura dell’evoluzione che la specie umana viene compiendo da millenni e le leggi che essa segue, in particolare la natura e le leggi del passaggio che l’umanità sta compiendo ora, per superare il capitalismo su cui Marx ed Engels hanno concentrato il loro lavoro. Da allora il comunismo (detto anche marxismo o concezione comunista del mondo) è diventata una scienza sperimentale, ricavata dallo studio sistematico dell’esperienza e verificata e sviluppata dalla pratica della lotte condotte per superare il sistema imperialista mondiale.

Essere marxisti non vuole però dire essere degli esegeti delle opere di Marx. Sempre più spesso gli esegeti delle opere di Marx si definiscono essi stessi marxiani e non marxisti: questo riduce la confusione. Essere marxisti vuol dire coltivare la scienza fondata da Marx che come ogni altra scienza è una scienza sperimentale, è la guida per la trasformazione della società umana, si alimenta e si sviluppa con lo studio delle condizioni, dei risultati e delle forme di questa trasformazione e verifica e conferma le sue teoria in questa trasformazione: il marxismo è la guida per la trasformazione dello stato attuale delle cose.

 

Come avviene per ogni altra scienza, il marxismo bisogna anzitutto studiarlo. Ma è particolarmente difficile imparare il marxismo e ancora più lo è svilupparlo e applicarlo. Non è una scienza che, come ogni altra scienza, deve affermarsi solo di contro all’ignoranza e ai pregiudizi. È una scienza che deve affermarsi contro gli interessi e gli sforzi delle classi dominanti per impedirne la conoscenza, per travisarla e deformarla quando non riescono del tutto a soffocarla e occultarla. Tutte le classi dominanti mettono in opera ogni mezzo di distogliere dalla sua diffusione e dal suo studio, a conferma di quanto il marxismo è per esse pericoloso se diventa un’arma nelle mani delle classi oppresse.

A loro volta le classi oppresse, per la condizione e il ruolo in cui sono da sempre confinate, sono poco o per nulla abituate a studiare e a pensare. Centinaia di religioni hanno per millenni disegnato un mondo fantasioso che inquadrava e giustificava la loro condizione. Ancora oggi ai proletari la borghesia dice che loro non sono pagati per pensare, ma per fare. Non a caso Berlusconi e la sua banda hanno sempre più ridotto la scuola e gli istituti d’istruzione per le masse a scuole di arti e mestieri, a istituti professionali. “Che senso ha insegnare filosofia a uno che è destinato a fare lo spazzino?”, proclamava convinta e soddisfatta di sé Letizia Moratti quando era Ministro della Pubblica Istruzione del governo Berlusconi. Infatti il sistema di istruzione pubblica gratuito e accessibile a tutti era una delle conquiste della prima ondata della rivoluzione proletaria. Nonostante tutti i loro limiti in altri campi, i primi paesi socialisti sono stati paesi modello nel creare un sistema d’istruzione universale,  gratuito e di alto livello e nell’incoraggiare le nuove generazioni allo studio. Nella Repubblica Popolare Cinese durante la Rivoluzione Culturale Proletaria il Partito comunista diretto da Mao Tse-tung aveva perfino lanciato campagne di massa per lo studio della filosofia. La forza del movimento comunista aveva indotto anche i governi borghesi e clericali ad adeguarsi. Vi si erano rassegnati, ma hanno anche costantemente cercato di mandare in malora le istituzioni che erano costretti a mettere in piedi. Non a caso l’indebolimento del movimento comunista ha voluto dire, anche nel nostro paese come in tutti i paesi imperialisti, la distruzione graduale ma continua e sistematica del sistema di istruzione pubblica, la sua riduzione a scuola professionale, la trasformazione dell’istruzione in una merce per cui bisogna pagare: le tasse e le spese scolastiche sono aumentate dappertutto. In Italia non solo ad opera dei governi Berlusconi e della Lega Nord, cioè dell’estrema destra borghese, ma anche ad opera dei governi del centro-sinistra, l’appellativo sotto cui da noi si nasconde la destra che in qualche misura ancora si vergogna della sua natura. Il “processo di Bologna”, il programma di riduzione del sistema d’istruzione pubblica a un sistema di scuole professionali, è stato messo a punto dall’Unione Europea, non dal governo Berlusconi e approvato nel 2000, per l’Italia dal governo D’Alema. La prima legge di demolizione del sistema di istruzione pubblica nel nostro paese non porta il nome di Maria Stella Gelmini: porta il nome Luigi Berlinguer, ministro della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal 1996 al 2000, con il governo Prodi e il governo D’Alema.

 

Se tanto è l’impegno della borghesia e del clero per escludere le classi oppresse, le masse popolari, dall’istruzione, dall’imparare a pensare e studiare, ancora maggiore, più sistematico e mirato è l’impegno per impedire la conoscenza, la diffusione, lo studio e lo sviluppo del marxismo. Anche l’influenza della borghesia nelle file del movimento comunista si è manifestata e si manifesta in particolare nella lotta dichiarata o subdola contro la conoscenza, la diffusione e l’uso del marxismo nello stesso partito comunista. In particolare nelle file del PCI, anche negli strati superiori del PCI, la lotta contro l’apprendimento e la pratica del marxismo si è ampiamente sviluppata fin da subito dopo la Liberazione, incoraggiata da Togliatti e dal resto della destra in nome della “libertà di pensiero”, come se l’ignoranza e la confusione fossero libertà. E di fatto, senza rendersene conto, all’interno dello stesso movimento comunista anche gran parte della sinistra ha tenuto corda alla destra spacciando per marxismo l’esegesi delle opere di Marx, di Engels, di Lenin o di Stalin, dimenticando nella pratica che il marxismo è anzitutto una guida per l’azione, è la scienza che guida la lotta che elimina il capitalismo: con il suo dogmatismo la sinistra facilitava la campagna della destra contro lo studio del marxismo. Ancora oggi, nelle rievocazioni del passato e nei necrologi che ogni tanto compaiono su quotidiani “comunisti” come il manifesto o Liberazione, viene fatto un vanto del fatto che il PCI era un porto di mare dove “non contavano ideologia, credenze religiose e moralità personali, bastava l’adesione alla linea politica”, quasi che la pratica, cioè il fatto che un simile PCI è finito nella disgregazione e il fatto che ha condotto le masse popolari nel pantano attuale, non meritasse almeno qualche domanda circa la giustezza della linea seguita da Togliatti e dal resto della destra del PCI nella formazione e selezione dei membri e in particolare dei dirigenti del Partito.

 

Non è quindi facile imparare il marxismo. Ma è assolutamente indispensabile impararlo e imparare ad usarlo come guida nella lotta per mobilitare e organizzare gli operai e le masse popolari perché pongano fine al capitalismo e instaurino il socialismo. L’umanità porrà fine all’attuale disastroso corso delle cose solo perché si formerà un’avanguardia che, nonostante la lotta accanita e l’influenza della borghesia e del clero, imparerà il  marxismo e lo coltiverà, svilupperà e userà come una scienza sperimentale per mobilitare e guidare la rivolta generale contro il sistema imperialista. La rivoluzione socialista non è un processo spontaneo, non deriva spontaneamente dall’antagonismo tra operai e capitalisti. Con la concezione del mondo imposta dalla classe dominante, spontaneamente a causa degli antagonismi d’interesse propri della loro relazione con i capitalisti, gli operai arrivano solo alla lotta rivendicativa. Mentre la loro condizione di classe li rende particolarmente disponibili, più di ogni altra classe, a recepire la concezione comunista del mondo e ad adottarla come guida nella lotta per la loro emancipazione.

È per questo che il nuovo Partito comunista italiano ha dedicato tante forze per superare i limiti di comprensione delle condizioni, dei risultati e delle forme della lotta di classe che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha messo in luce nel nostro paese e a livello mondiale. Per capire i motivi dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria che aveva impresso uno slancio tanto vigoroso al progresso di tutta l’umanità. Per capire i motivi della decadenza dei primi paesi socialisti che, benché creati in paesi arretrati, avevano con successo resistito all’aggressione aperta, al sabotaggio e all’assedio delle potenze e delle agenzie imperialiste e del Vaticano con la sua Chiesa e avevano mostrato all’umanità intera che un altro corso delle cose era possibile. Per capire perché nonostante le lotte eroiche condotte da milioni di proletari e da centinaia di migliaia di comunisti il movimento comunista non aveva instaurato il socialismo neanche in uno dei paesi imperialisti. Il (n)PCI non si è accontentato della spiegazione che le conquiste di civiltà e di benessere strappate dallo stesso movimento comunista alla borghesia e al clero avevano corrotto la classe operaia dei paesi imperialisti. Perché questa spiegazione contrastava con la realtà: nella prima parte del secolo scorso, durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, la borghesia e il clero hanno imposto enormi sofferenze e privazioni alla grande massa degli operai e delle masse popolari dei paesi imperialisti: due guerre mondiali, la crisi generale, il fascismo e il nazismo. La corruzione aveva riguardato solo un’infima minoranza di operai, solo una parte dei dirigenti del movimento operaio aveva aderito alle offerte della borghesia e del clero.

Il (n)PCI ha dedicato grandi sforzi a questo lavoro di analisi e di sintesi, di comprensione ed elaborazione dell’esperienza, nonostante il vento contrario creato dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e dalla decadenza dei primi paesi socialisti fino al crollo, nonostante l’opera sistematica di denigrazione condotta dalla borghesia e dal clero che dichiaravano che il comunismo era morto, nonostante lo sbarramento opposto dalla sinistra borghese allo studio e allo sviluppo del marxismo, nonostante le critiche che gruppi e organismi che pur si dichiaravano comunisti, persino organizzazioni che si dichiaravano maoiste come Rosso Operaio (ora Proletari Comunisti) e non partecipavano all’opera di denigrazione del movimento comunista orchestrata dalla borghesia e dal clero, opponevano a questo lavoro contrapponendo ad esso la pratica e la lotta condotte alla cieca. Il (n)PCI non ha ceduto neanche alle pressioni morali di tanti gruppi e partiti fratelli dei paesi oppressi che, interpretando unilateralmente alcuni aspetti della realtà, sostenevano che la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti sarebbe avvenuta solo dopo la vittoria della rivoluzione antimperialista di nuova democrazia nei paesi oppressi che avrebbe privato il sistema imperialista mondiale dei sovrapprofitti estorti alle masse sfruttate dei paesi oppressi.

 

I risultati della nostra ricerca sono esposti nel Manifesto Programma del (nuovo) Partito comunista italiano.

 

 Oggi il nostro MP è disponibile in edizione su carta (Edizioni Rapporti Sociali, rapportisociali@libero.it) e come file su Internet (http://www.nuovopci.it). Il CC del (n)PCI esorta tutti i membri della carovana del (n)PCI, tutti quelli che sinceramente si professano, si credono e vogliono essere comunisti, tutti quelli che vogliono porre fine al disastro che l’umanità soffre nella morsa del sistema imperialista mondiale a smettere di combattere alla cieca, a studiare il Manifesto Programma e a elaborare essi stessi con onestà e rigore l’esperienza della lotta di classe che conoscono.

I comunisti devono unirsi sulla base delle posizioni più avanzate del marxismo, il marxismo-leninismo-maoismo. I rivoluzionari devono superare il ribellismo e le vaghe aspirazioni ad un mondo migliore della sinistra borghese e fare propria la scienza della rivoluzione. Sono gli uomini che fanno la loro storia, ma essi non fanno la loro storia agendo alla cieca e in modo arbitrario. In nessun campo della loro attività gli uomini combinano alcunché di buono agendo alla cieca e in modo arbitrario: perché dovrebbe essere possibile nell’impresa più difficile con cui si devono confrontare? I motivi delle sconfitte e degli scarsi successi delle forze rivoluzionarie e ribelli, non stanno nella forza del sistema imperialista mondiale, dei suoi eserciti, dei suoi generali, dei suoi presidenti e dei suoi preti. Stanno in definitiva nell’arretratezza delle conoscenze che guidano noi comunisti. Sta a noi superarla. Noi possiamo superarla. Nessuno e niente è in grado di impedircelo.

 

La linea di demarcazione tra noi comunisti e la sinistra borghese, intesa come l’insieme delle mille correnti e sfumature composte da individui che sono insoddisfatti e addirittura ostili allo stato presente delle cose, ma che nel concepire alternative o non vanno oltre l’orizzonte del sistema di rapporti sociali mercantili e borghesi o si danno a fantasticherie soggettive (spesso addirittura reazionarie, ispirate da modelli veri o presunti del passato) al modo dei socialisti utopisti, sta nel fatto che noi comunisti riconosciamo che l’evoluzione della specie umana è un processo di storia naturale. Di esso abbiamo scoperto (in parte abbiamo scoperto e continuiamo a scoprire) la natura e le leggi. Sulla base di questa conoscenza (di questa nuova scienza, di questa filosofia della storia), dirigiamo la nostra azione e l’azione delle masse popolari. Tra l’altro, infatti, noi riconosciamo che il ruolo della classe dirigente si estinguerà certamente nel futuro, ma che la rivoluzione socialista esige ancora una classe dirigente: il partito comunista. Il bisogno del ruolo dirigente del partito comunista si estinguerà solo nel corso della fase socialista: la contraddizione dirigenti - diretti è una delle grandi contraddizioni che l’umanità dovrà risolvere e certamente risolverà nella fase socialista della sua storia.

La sinistra borghese invece non riconosce l’esistenza di una filosofia della storia, non riconosce che l’evoluzione della specie umana è un processo di storia naturale di cui dobbiamo ricercare e scoprire natura e leggi di sviluppo, per applicarle nella trasformazione dello stato attuale delle cose: che quindi è trasformabile, ma non ad arbitrio. La sinistra borghese non riconosce, in particolare, il ruolo della lotta di classe e il ruolo specifico della classe operaia. La sinistra borghese in Italia attualmente è in larga misura composta da quei comunisti (revisionisti di solito) che, spaventati dai limiti e dagli errori (quelli veri più quelli che la borghesia e il clero hanno aggiunto lavorando di fantasia: alcune critiche del “socialismo realizzato” sono solo critiche delle immagini distorte create dalla fantasia o dalla propaganda) della rivoluzione socialista, della prima ondata della rivoluzione proletaria, dei primi paesi socialisti, “assieme all’acqua sporca hanno buttato anche il bambino” e sono rimasti senza nulla: PRC, PdCI, i frammenti della loro disgregazione. Da qui la loro impotenza a tradurre in realtà le loro aspirazioni, a svolgere un ruolo politico e sociale costruttivo. Da qui il loro eterno gemere che manca un progetto, che occorre un progetto, senza che mai ne elaborino uno o si confrontino seriamente con  quello elaborato dai comunisti. Solo per opportunismo? Non solo e non per tutti. Alla base vi è una concezione del mondo sbagliata, vi è la subordinazione ideologica alla borghesia, vi è il dominio del senso comune dettato dai rapporti sociali ancora dominanti per cui è la borghesia che comanda.

Per sua natura, la rivoluzione socialista non è una sollevazione popolare (un’insurrezione) che scoppia per il confluire (imprevedibile e tanto meno determinabile con un’azione mirata, consapevole e volontaria) di molteplici fattori. Chi aspetta che la rivoluzione socialista scoppi, continuerà ad aspettare. La rivoluzione socialista consiste nella costruzione passo dopo passo nella società borghese stessa di un Nuovo Potere antitetico alla società borghese. Il NP si costruisce tramite l’aggregazione della classe operaia e delle masse popolari attorno al Partito comunista che è l’avanguardia che consapevolmente promuove la costruzione del NP. Questa costruzione è la rivoluzione socialista. Il NP si rafforza estendendo la sua direzione sulla classe operaia e sulle masse popolari fino a rendere impossibile alla borghesia, al clero e alle altre attuali classi dirigenti di continuare a dirigere la società e ad arrivare ad uno scontro decisivo con esse. L’esito dello scontro è che il NP soppianta il vecchio potere, instaura la propria direzione in tutto il paese e in tutti i campi e apre la nuova fase socialista, la fase della transizione dal capitalismo al comunismo. Tutto questo i comunisti lo possono certamente fare, ma solo se si armano del marxismo e lo sviluppano senza tregua elaborando la loro stessa esperienza alla luce della concezione comunista del mondo e su questa base, con questo mezzo conducono su ogni terreno la lotta contro le classi dominanti. Senza teoria rivoluzionaria, questo è impossibile. Lottare alla cieca vuol dire votarsi alla sconfitta. Il movimento spontaneo è solo una larga base su cui deve svilupparsi il movimento cosciente e organizzato. A sua volta questo apre sempre nuovi campi d’azione al movimento spontaneo. Il movimento cosciente e organizzato non contrasta la spontaneità, ma anzi la alimenta e se ne avvale. Questa è la dialettica che esiste tra spontaneità e coscienza.

I limiti e gli errori del movimento comunista durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, sono limiti nell’assimilazione e nello sviluppo del marxismo. Non è l’eroismo e la dedizione alla causa che sono mancati nei paesi imperialisti. È mancata una comprensione adeguata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta. Non è un caso che, tolto Gramsci la cui influenza pratica fu neutralizzata dalla repressione fascista, nessun dirigente del movimento comunista dei paesi imperialisti ha dato un contributo rilevante allo sviluppo del marxismo. Proprio per questo gli eroici sforzi compiuti da milioni di proletari e comunisti dei paesi imperialisti non hanno portato all’instaurazione del socialismo neanche in uno dei paesi imperialisti. Proporsi la rinascita del movimento comunista, vuol dire anzitutto imparare e assimilare il marxismo, svilupparlo elaborando l’esperienza della lotta di classe, per dare su questa base un nuovo e superiore sviluppo alla lotta di classe. A questo compito devono applicarsi tutti quelli che vogliono diventare comunisti.

I comunisti devono imparare il marxismo, assimilarlo e applicarlo.

 

La gravità della crisi economica e ambientale, la gravità dei mali che ci affliggono, esige soluzioni radicali!

 

Il marxismo-leninismo-maoismo indica alle classi sfruttate e ai popoli oppressi la via della salvezza e della ripresa: la rinascita del movimento comunista e la lotta di classe per liberarsi dal sistema imperialista mondiale e instaurare il socialismo!

 

Organizzarsi! Osare lottare! Osare vincere!