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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comitati di Partito

Comunicato CC 10/10 - 18 maggio 2010
 

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Il Comitato Centrale del nuovo Partito comunista italiano saluta

la fondazione dell’Unione Sindacale di Base e augura pieno successo

al Congresso che incomincia venerdì 21 maggio!

 

Per sviluppare su grande scala una forte mobilitazione per il posto di lavoro, per ogni altro diritto dei lavoratori e delle masse popolari, per realizzare i singoli punti della Piattaforma rivendicativa del Sindacalismo di Base, bisogna combinare ogni singola rivendicazione con la lotta per formare un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi!

 

Per tener fede ai propositi che dichiara, la USB deve mettersi alla testa della mobilitazione delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari per costituire un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi, il Governo di Blocco Popolare!

 

È sempre più evidente che la banda Berlusconi non ha una soluzione per la crisi in corso, tanto meno è in grado di soddisfare nel suo complesso la Piattaforma rivendicativa del Sindacalismo di Base. Messo di fronte a una Piattaforma puramente rivendicativa, può solo approfittarne per soddisfare le richieste di alcuni lavoratori allo scopo di metterli contro gli altri.

La vita per le masse popolari diventa di giorno in giorno più difficile. I posti di lavoro diminuiscono, quelli che non sono eliminati diventano precari, con meno diritti, con salari inferiori. Dimostrazioni, occupazioni, scioperi e varie altre forme di lotta esplodono in ogni parte del paese. La crisi si aggrava di giorno in giorno. Ma la crisi non è una cosa misteriosa: è quello che può fare il capitale finanziario che domina l’economia reale e non può non dominarla. L’umanità non è diretta da un dio misterioso. È diretta da una classe di finanzieri, banchieri e speculatori (spesso una stessa persona è tutte e tre le cose) a cui sono subordinati i capitalisti imprenditori (industriali, produttori di merci (beni e servizi) che spesso sono anche personalmente finanzieri e speculatori) e dalla sua corte di preti, ricchi ed esponenti della criminalità organizzata. Questo è il loro mondo e la loro civiltà. Il corso della cose che subiamo è quello che corrisponde alla loro direzione, ai loro interessi, ai loro privilegi, alla loro mentalità, alle loro abitudini. Da parte delle masse popolari, da parte di quei loro esponenti che più o meno sistematicamente riflettono sulla situazione (chiamiamoli intellettuali), è inutile continuare a dirsi l’un l’altro che bisogna avere una prospettiva, che bisogna indicare una prospettiva. La prospettiva c’è ed è una sola. Bisogna avere il coraggio di imboccarla, di lottare per realizzarla.

 

Pochi giorni fa, a chiusura del 16° congresso della CGIL Epifani ha chiesto al governo della banda Berlusconi un impegno straordinario triennale per creare posti di lavoro. Poco importa sapere se Epifani lo fa per sedersi di nuovo con CISL e UIL al tavolo del governo e della Confindustria o se lo fa per impostare la sua carriera per quando a settembre lascerà la segreteria della CGIL. Certo è che la sua invocazione serve solo a gettare fumo negli occhi dei lavoratori indignati e preoccupati del dilagare della disoccupazione, della precarietà e delle misure dette anticrisi ma in realtà antilavoratori e antipopolari. Anche senza volerlo tuttavia Epifani rafforza la convinzione già diffusa che la crisi è grave e in particolare che, continuando di questo passo, altri posti di lavoro saranno distrutti e la situazione dei lavoratori, dei pensionati e delle masse popolari peggiorerà ancora.

Nello stesso Congresso la FIOM per bocca di Rinaldini e Cremaschi ha proposto la costruzione di un movimento di lotta, sindacale e politico, di opposizione, “in grado di cambiare la situazione”. Non hanno detto e non è chiaro a chi lo hanno proposto e lo propongono.

Se la proposta di Rinaldini e di Cremaschi è indirizzata a Epifani & C , se chiedono che questi se ne facciano promotori, chiaramente non è una proposta seria. Come è evidente che il governo della banda Berlusconi ha altre intenzioni e ruolo che un impegno straordinario triennale per creare posti di lavoro, altrettanto evidente è che Epifani & C hanno intenzione di fare ben altro: essi indirizzano le speranze delle masse popolari verso la banda Berlusconi.

Diverso è se la proposta è indirizzata ai lavoratori e quindi se Rinaldini, Cremaschi e la FIOM di cui sono dirigenti si propongono di farsi essi comunque, anche contro la volontà di Epifani & C, promotori di un tale movimento di lotta, sindacale e politico, in grado di cambiare la situazione.

Vi è comunque un motivo reale per cui la FIOM ha avanzato simile proposta. Su questo possiamo e dobbiamo far conto.

Molti compagni e lavoratori avanzati hanno storto il naso quando il CC del (n)PCI, nel suo saluto al 16° Congresso della CGIL, ha detto

1. che un movimento di lotta, sindacale e politico, è effettivamente in grado di cambiare il corso delle cose se combina tutte le lotte rivendicative in corso nella volontà di costituire un governo d’emergenza che è l’unica via per cambiare realmente il corso delle cose;

2. che proprio grazie a questa via “la CGIL e persino la FIOM da sola hanno in mano le chiavi per dare alla crisi in corso la soluzione conforme agli interessi dei lavoratori e del resto delle masse popolari”.

Alcuni ci hanno persino scritto e ci hanno ricordato con parole indignate le malefatte di cui la CGIL e anche la FIOM sono state complici della borghesia e dei suoi governi contro i lavoratori, nel lungo periodo della concertazione e della compatibilità.

Effettivamente c’è stato nel nostro paese un lungo periodo che inizia almeno dal 1978 (svolta dell’EUR sotto la direzione di Lama), quando Giorgio Benven(d)uto, il segretario della UIL (allora c’erano l’unità sindacale e i consigli di fabbrica e i metalmeccanici di CGIL, CISL e UIL avevano addirittura creato un unico sindacato, la FLM), proclamò che “gli operai dovevano restituire almeno una parte dei diritti e dei salari che avevano strappato ai padroni”. Un lungo periodo di collaborazione dei grandi sindacati e dei grandi partiti sedicenti comunisti e socialisti con i padroni e i loro governi: di “compromesso storico”, di collaborazione, di concertazione, di compatibilità, di complicità, di subordinazione. Un lungo periodo che è coinciso con la disgregazione finale e infine la liquidazione del PCI (Bolognina, 1989), con la fase terminale della decadenza dell’Unione Sovietica e di tutti i primi paesi socialisti fino al loro crollo. Se noi operai, lavoratori, masse popolari siamo arrivati nel pantano attuale, se la Repubblica Pontificia che nel 1948 per imporsi aveva dovuto comunque adottare la Costituzione nata dalla Resistenza che Berlusconi ora bolla come sovietica (come se fosse un insulto, ed è invece un riconoscimento del valore storico e universale della rivoluzione socialista sovietica), è in preda alle “prove di fascismo” compiute da gruppi criminali come Forza Nuova, Casa Pound, ecc. e terreno di misure razziste e antipopolari come la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini, la legge Treu e la legge Biagi, i respingimenti in mare e i CIE, l’attacco allo Statuto dei Lavoratori (1970) e al CCNL, la “legge di sicurezza” di Maroni, la limitazione dei diritti sindacali e gli attacchi promossi dalla Lega Nord e dalla banda Berlusconi all’esistenza stessa di sindacati non interamente complici dei padroni: se siamo arrivati a questo punto, di errori e di infamie se ne devono aver fatti molti e chi dirigeva il movimento operaio ne porta tutta la responsabilità. Quanto maggiore era il suo ruolo dirigente in un periodo dai risultati così disastrosi, tanto maggiore è la sua responsabilità. Le organizzazioni sindacali e politiche seguite per anni dalla enorme maggioranza degli operai attivi, i loro dirigenti e la linea che hanno seguito e imposto, sono responsabili del marasma a cui è approdata la Repubblica Pontificia.

Il sindacalismo di base è nato come ribellione a quelle infamie e a quegli errori. Questo è il suo maggiore vanto, il ruolo storico che il sindacalismo di base ha svolto, il ruolo svolgendo il quale è cresciuto, il ruolo che deve rivendicare di aver svolto nel passato, di cui oggi deve farsi forte e che oggi deve sviluppare nel nuovo ruolo che le nuove circostanze di oggi consentono e richiedono.

 

La storia non la si fa con i se e neanche con le recriminazioni sul passato, benché il passato non vada dimenticato, anzi vada studiato con cura per imparare cosa fare e cosa non fare nella situazione attuale.

L’importanza del Congresso di fondazione della Unione Sindacale di Base (USB) sta principalmente proprio in questo: esso può avere un ruolo decisivo ai fini dell’evoluzione della crisi. Può determinare l’inversione del corso delle cose nel nostro paese e di riflesso in Europa (nel bene e nel male una certa Unione Europea esiste: i padroni la usano contro di noi, ma se adottiamo la linea adatta noi possiamo usarla contro di loro) e in qualche misura quindi nel mondo.

 

Questo avverrà certamente se il Congresso di fondazione della USB deciderà che il Sindacalismo di Base si pone alla testa di quel movimento di lotta, sindacale e politico, che Rinaldini, Cremaschi e altri dirigenti della FIOM hanno ventilato e che altri dirigenti della CGIL oggi guardano con favore, ma esitano a lanciare e dà a quel movimento uno sbocco ben definito: la costituzione di un governo d’emergenza per far fronte alla crisi.

 

Noi non sappiamo a chi Rinaldini, Cremaschi hanno rivolto la loro proposta. Tanto meno sappiamo quanto dentro di loro Rinaldini, Cremaschi e i loro soci siano sinceri, né la cosa ha molta importanza. Ancora meno sappiamo se hanno il coraggio, l’audacia e la capacità di realizzare la loro stesse proposta. Ma sappiamo con certezza che gli operai della FIOM, quelli che fanno la forza di Rinaldini e Cremaschi, hanno bisogno e sempre più avranno bisogno di realizzare quella proposta e anzi di concretizzarla meglio, perché la crisi avanza, perché la crisi non dà tregua, perché la crisi si aggrava e si aggraverà. E non solo gli operai iscritti alla FIOM, ma ne hanno bisogno anche quelli iscritti alla CGIL, anche quelli non iscritti a nessun sindacato e persino quelli iscritti agli altri sindacati di regime.

Sappiamo con certezza che non troveranno risposte adeguate ai loro bisogni da parte della banda Berlusconi, ma neanche da parte di Fini, di Casini, di Bersani e della Repubblica Pontificia in generale. Perché il Vaticano e le Organizzazioni Criminali non hanno alcuna soluzione per la crisi in corso. Possono solo tirare in lungo imponendo lacrime e sangue ai lavoratori e alle masse popolari (misure Tremonti). I gruppi criminali fascisti e la Lega Nord hanno certo una soluzione a breve termine per la crisi: una soluzione fatta di misure razziste e reazionarie, scatenando una parte delle masse contro l’altra, gli italiani di nascita contro gli immigrati, i lavoratori del Nord contro quelli del Sud, quelli di una regione contro quelli di un’altra fino a scatenare tutti, se ne avranno la forza e i mezzi, contro altri popoli come a suo tempo fecero Mussolini e Hitler, a saccheggiare altri paesi per rimediare alla crisi del capitalismo a casa nostra. Se non li fermeremo in tempo, questo è il corso che nel medio periodo i gruppi criminali fascisti e la Lega Nord in concorrenza tra loro, quelli di loro che prevarranno alla testa della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, imprimeranno al corso delle cose per uscire dalla crisi. Ma se la mobilitazione reazionaria dovesse prevalere, allora lo lotta di classe si porrà in forme diverse da come si pone oggi. Oggi si tratta di prevenire questo sviluppo, di mobilitare le masse popolari per un corso diverso. Ne esiste ancora la possibilità. Il Sindacalismo di Base oggi è chiamato a cogliere questa possibilità.

 

La mobilitazione reazionaria sta sviluppandosi, ma per prevalere essa deve spazzare via anche i gruppi dirigenti della FIOM e della CGIL. Infatti questi, nonostante tutte le infamie che hanno compiuto nel passato, per la loro storia e per il DNA delle organizzazioni che dirigono, non sono omologabili nella mobilitazione reazionaria promossa dalla Lega Nord, da gruppi fascisti come Forza Nuova e Casa Pound o da chi prenderà il loro posto emergendo nelle “prove di fascismo” in corso.

Questo dà al Sindacalismo di Base una forza molto maggiore della sua attuale consistenza numerica. Infatti se si mette alla testa del movimento per creare un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi, esso può contare su forze molto più grandi di quelle che oggi sono nelle sue file. Si verificherà qualcosa di simile a quello che successe quando i sindacati di base proclamarono a Milano lo sciopero degli autoferrotranvieri mentre i padroni e persino la CGIL facevano pressione sui lavoratori perché non scioperassero.

I lavoratori FIOM hanno bisogno di un movimento di lotta, sindacale e politico, che cambi il corso delle cose. Per questo i dirigenti della FIOM hanno ventilato un movimento che forse non intendono veramente promuovere. I dirigenti della FIOM dovranno aderirvi, se questo movimento si crea. Esso si creerà se il Sindacalismo di Base lo promuove. Il Sindacalismo di Base forse non è ancora abbastanza forte per condurre fino in fondo da solo un simile movimento. Ma forse è già abbastanza forte e diffuso e gode già tra i lavoratori di abbastanza fiducia e prestigio da far pendere la situazione in questo senso, da scatenare un simile movimento. In un momento in cui i dirigenti della FIOM esitano ancora, saranno costretti a decidersi dall’iniziativa del Sindacalismo di Base.

Non si tratta di dichiarare qualche sciopero, sia pure generale e più o meno partecipato. Alcuni scioperi, sia pure generali, non cambiano la situazione se non danno risultati decisivi. Lotte rivendicative senza risultati e senza fine, sfiancano i lavoratori, li demoralizzano, mettono lavoratori contro lavoratori, aprono un terreno favorevole alle manovre dei padroni, dei criminali fascisti, della Lega Nord per dividere e contrapporre. Oggi i lavoratori non hanno di fronte un governo e un padronato in grado di soddisfare su larga scala e durevolmente le richieste di tutti i lavoratori, neanche solo quelle elementari. Questo dato di fatto è inoppugnabile. Di per se stesso smorza la forza di uno sciopero generale e di ogni azione solo rivendicativa e riduce anche l’adesione dei lavoratori. Facile poi per chi è contro il movimento di lotta dire: “Vedete! sono i lavoratori che non lottano!”. Non lottano perché rivendicare la fine della crisi da chi non è in grado di darla, non trascina alla lotta chi non ne è ancora convinto e demoralizza chi ne è convinto.

Oggi per far fronte alla crisi non si tratta principalmente di mobilitare le masse a rivendicare qualcosa dai padroni e dalle loro Autorità. Decisivo è assumere, proporre e attuare fino in fondo un disegno politico realistico che raccoglie, riassume e rende realistiche tutte le rivendicazioni delle masse popolari: costituire un governo d’emergenza formato da personalità che godono già della fiducia delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari e sono decise a far fronte alla crisi.

OO e OP ne esistono già a migliaia nel paese e si moltiplicheranno se una organizzazione già abbastanza diffusa e forte si mette alla testa del movimento per costituire un governo d’emergenza che abbia come compito principale e prioritario il pieno impiego: a ogni adulto un lavoro dignitoso, nessun lavoratore deve essere licenziato, nessuna azienda deve essere chiusa, sostituire le produzioni nocive, dannose o inutili, a ogni azienda quello che le occorre per funzionare, a ogni individuo quanto è necessario per una vita dignitosa. Un governo d’eccezione, che subordini tutto il resto delle relazioni interne e internazionali a questo obiettivo, al di là di ogni legge e abitudine, al di là di ogni privilegio e pretesa dei ricchi e del clero.

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari appoggeranno un simile governo, gli indicheranno caso per caso i provvedimenti particolari e concreti che esso deve prendere per realizzare l’obiettivo per cui è costituito, applicheranno direttamente i suoi provvedimenti ogni volta che i funzionari dello Stato nicchiano nell’applicarli, stroncheranno le manovre di boicottaggio e di sabotaggio che certamente i gruppi più reazionari e criminali della borghesia, del clero e dei ricchi in generale porranno in atto.

 

È possibile costituire un simile governo?

È possibile se le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari faranno del pieno impiego un problema di ordine pubblico.

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari lo faranno se una organizzazione abbastanza diffusa, che riscuote già una certa fiducia, che ha già una certa forza e un certo prestigio, si farà promotrice di un simile progetto.

Sta al Congresso di fondazione della USB o al sindacato a cui il Congresso darà vita valutare, subito o nell’immediato futuro perché il tempo non è illimitato e la mobilitazione reazionaria si sviluppa in concorrenza, se l’USB è questa organizzazione. Se ha la forza, il coraggio e l’audacia per scatenare un movimento che costringerebbe la FIOM e anche almeno parte del resto della CGIL a mettersi alla sua testa.

Se si crea un movimento per costituire un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi, le istituzioni della Repubblica Pontificia, a partire dal Vaticano, saranno costrette ad accettare e ratificare la formazione di un simile governo. È impossibile governare un paese moderno contro la mobilitazione della massa degli operai. Gli scioperi del marzo 1943 segnarono la fine del regime fascista: quattro mesi dopo, nel luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascio, il Re e i suoi generali non fecero che sanzionarla.

Di fronte alla mobilitazione degli operai, la classe dominante o la stronca rapidamente con la forza o deve trovare un compromesso. L’alternativa a ratificare un governo che goda della fiducia degli operai, è instaurare un regime di terrore, far intervenire le forze armate. Anche se una parte della borghesia e del clero accarezza già l’idea di instaurare un regime terroristico, la divisione e la mobilitazione reazionaria delle masse non sono ancora abbastanza sviluppate, le condizioni interne e internazionali non si prestano ancora per instaurare un simile regime. Una parte decisiva della stessa borghesia e del clero è ancora contraria a instaurare un simile regime. Alcuni gruppi sono contrari per inclinazione o interesse, altri perché temono che vada a finire male per loro, altri perché lucidamente valutano che non ci sono ancora le condizioni necessarie al suo successo, che hanno bisogno di tempo per crearle, che deve durare più a lungo e peggiorare il clima da repubblica di Weimar che già oggi si respira in Italia. Alcuni gruppi della classe dominante ratificheranno il governo d’emergenza costituito dalle OO e dalle OP contando di riprendere in mano normalmente la situazione quando le cose si saranno calmate. Altri gruppi lo ratificheranno perché valutano di aver bisogno di tempo per creare le condizioni necessarie per instaurare un regime terroristico, perché valutano che bisogna lasciare che la situazione delle masse popolari peggiori ancora, che bisogna dividere di più e contrapporre più profondamente le masse perché si crei la situazione adatta: si riproporranno di fare tutto quanto necessario per far fallire il governo d’emergenza costituito dalle OO e dalle OP, di fargli fare quello che in questi giorni stanno facendo i governi “socialisti” della Grecia, della Spagna e del Portogallo, fino a riuscire a mobilitare una parte sufficiente delle masse popolari a favore di un governo d’emergenza della destra più reazionaria e criminale, della destra fascista.

Una volta costituito un Governo di Blocco Popolare, starà a noi comunisti e alla parte più avanzata dei lavoratori e delle masse popolari impedire che i loro sogni si realizzino. Ma sarà una fase successiva della lotta di classe, una fase a venire. Dovremo allora fare in modo che con la sua attività il governo d’emergenza costituito dalle OO e dalle OP, appoggiato e difeso da esse, tagli l’erba sotto i piedi alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari, principalmente e anzitutto realizzando l’obiettivo principale del GBP, prendendo tutti i provvedimenti necessari e realizzandoli principalmente tramite l’intervento capillare, assiduo e senza riserve delle OO e della OP.

Quanto a noi comunisti, il governo d’emergenza che le OO e le OP costituiranno, non sarà il nostro governo. Ma noi lo appoggeremo lealmente, con forza e senza riserve, alla sola condizione che tenga fede al suo compito principale. Solo chi non è convinto delle sue idee non osa fare compromessi con correnti, gruppi e individui con cui non è d’accordo al cento per cento, con cui può fare solo un pezzo di strada. Noi comunisti siamo sicuri delle nostre ragioni e delle nostre concezioni. Siamo certi di poter portare la rivoluzione socialista fino in fondo perché siamo certi che l’esperienza pratica e su larga scala messa in moto dal governo d’emergenza creato dalle OO e dalle OP convincerà le larghe masse popolari delle ragioni che per ora sono patrimonio solo nostro e di piccoli gruppi, comunque non ancora sufficienti perché instaurare il socialismo sia un obiettivo immediato.

Già oggi noi cerchiamo con tutte le nostre ancora deboli forze

- di convincere le OO e le OP che devono costituire un governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare,

- di moltiplicare dovunque le OO e le OP,

- di fare in modo che le OO e le OP si coordino a livello locale, provinciale, regionale e nazionale.

 

Questo è il reale ordine del giorno che la situazione storica impone al Congresso di fondazione della Unione Sindacale di Base.

Affrontandolo concretamente ed onestamente, con intelligenza e coraggio, il Congresso sarà all’altezza del suo compito e coronerà il lungo lavoro compiuto dal Sindacalismo di Base contro le infamie della collaborazione, della concertazione, della compatibilità e della subordinazione praticate per un lungo periodo dai sindacati di regime.

Cercare di eludere il compito che la situazione impone, condannerebbe il Congresso e l’Unione Sindacale di Base: avvierebbe anche il Sindacalismo di Base a essere prima svuotato e poi travolto dalla mobilitazione reazionaria delle masse popolari sviluppata dalla Lega Nord, dai gruppi criminali fascisti già in lizza nelle “prove di fascismo” o da chi prenderà il loro posto.

Noi comunisti auguriamo ai delegati del Congresso di fondazione dell’USB di essere all’altezza del loro compito e di imprimere con le loro decisioni una svolta irreversibile al corso della cose.

 

Non è che la borghesia e il clero sono forti: i fatti mostrano al contrario la loro debolezza!

È che le masse popolari non hanno ancora dispiegato le loro forze.

 

Sta a noi, sta a voi creare le condizioni perché dispieghino le loro potenzialità.

Allora nessuna forza reazionaria potrà far fronte alle masse popolari.

 

Buon lavoro, compagni!