La mia posizione

Rapporti Sociali 34 - gennaio 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

di Giuseppe Maj

 

Io sono membro della Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano.

Sono nato in Italia nel 1939 da una famiglia proletaria.

Sono comunista dalla gioventù, quando nel 1960 mi sono iscritto al Partito Comunista Italiano (PCI). A partire dagli anni ’70 ho dedicato la maggior parte delle mie energie e delle mie risorse alla ricostruzione di un vero partito comunista, vale a dire di un partito che dirigesse gli operai e il resto delle masse popolari a fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Nel 1965 mi sono dimesso dal PCI, nell’ambito della lotta internazionale contro il revisionismo moderno lanciata dal Partito comunista cinese (PCC), che in Italia aveva diffuso l’opuscolo “Le divergenze tra il compagno Togliatti e noi”. Ho incominciato allora a militare nel movimento marxista-leninista con l’obiettivo di ricostruire un partito comunista armato degli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria (1910-1950) e all’altezza dei compiti posti ai comunisti dall’attuale società dei paesi imperialisti.

Alla fine degli anni ’70 ho partecipato alla fondazione del Coordinamento Nazionale dei Comitati contro la Repressione. Ero giornalista e direttore responsabile dell’organo di stampa del Coordinamento, Il Bollettino (il periodico è pubblicato ancora oggi, come organo dell’Associazione Solidarietà Proletaria - ASP che ha preso il posto del Coordinamento). Il Coordinamento aveva il compito di promuovere la solidarietà delle masse popolari verso i rivoluzionari prigionieri. Il lavoro del Coordinamento disturbava molto la borghesia: quindi essa incominciò a perseguitarci. Noi nel frattempo ci chiedevamo cosa dovevamo fare per continuare con maggiore successo la lotta per il comunismo. Era infatti per noi evidente che le grandi ondate di lotte popolari degli anni ’70 non avrebbero portato da nessuna parte: sia le Brigate Rosse che il movimento marxista-leninista erano finiti fuori strada.

Nel 1985 ero in prigione e ho partecipato alla fondazione della rivista Rapporti Sociali (RS). Con questa rivista ci proponevamo l’obiettivo di fare il punto sulla situazione, chiarire a che punto erano i rapporti tra capitalismo e comunismo e definire cosa noi comunisti dovevamo fare. È la redazione di RS che ha elaborato la teoria della crisi generale del capitalismo nell’epoca imperialista, della divisione dell’epoca imperialista in fasi distinte, delle Forme Antitetiche dell’Unità Sociale (FAUS), della dialettica tra mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria delle masse popolari. La redazione di RS ha delineato anche un bilancio del movimento comunista che spiegava perché la prima ondata della rivoluzione proletaria, che ha realizzato grandi obiettivi che resteranno nella storia come passaggi determinanti, non è tuttavia riuscita a instaurare il socialismo nei paesi imperialisti. Essa ha definito in particolare anche un bilancio dei primi paesi socialisti: della loro grande espansione e sviluppo e della loro successiva lenta decadenza fino al crollo del 1990. Le Edizioni Rapporti Sociali hanno anche pubblicato le “Opere di Mao Tse-tung” in 25 volumi. Noi avevamo trovato nel maoismo la risposta a molte delle questioni che ci ponevamo e il metodo per risolvere i nostri problemi. Da allora in poi ci siamo professati marxisti-leninisti-maoisti.

Nel 1992 ho partecipato alla fondazione dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC). I CARC avevano la funzione di creare le condizioni necessarie per costituire il nuovo partito comunista italiano:

1. formare compagni adeguati a essere membri del partito,

2. elaborare il programma, la linea generale e il metodo d’azione del partito,

3. legare operai avanzati ed esponenti avanzati delle altre classi delle masse popolari al lavoro di ricostruzione del partito,

4. raccogliere soldi per il nuovo partito.

I CARC hanno fatto l’analisi di classe della società italiana e delle condizioni della lotta politica in Italia, hanno  condotto un lavoro di mobilitazione delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS), vale a dire delle organizzazioni che si propongono di instaurare il socialismo. Essi hanno pubblicato e pubblicano tuttora un mensile diretto ai lavoratori avanzati (Resistenza) e hanno partecipato e partecipano nella misura delle loro forze alla lotta di classe.

Nel 1998 la Segreteria Nazionale dei CARC ha pubblicato il Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano. Allora io ero segretario nazionale dei CARC. I CARC hanno anche tradotto e diffuso all’estero vari articoli e opuscoli (in inglese, francese, spagnolo e tedesco) e hanno svolto una certa attività organizzativa e propagandistica anche a livello internazionale.

Alla fine del 1998 mi sono dimesso dai CARC e ho partecipato alla fondazione della Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano. La CP ha il compito di promuovere l’attuazione del piano in 2 punti per costituire il partito:

1. elaborazione definitiva del Programma e dello Statuto del partito,

2. costituzione di comitati clandestini del partito che invieranno i loro delegati al Congresso di fondazione che approverà il Programma e lo Statuto del partito ed eleggerà il suo Comitato Centrale.

La CP è un organismo clandestino per sfuggire alla persecuzione delle Autorità italiane e per lavorare in condizioni di completa indipendenza e libertà dalla borghesia imperialista. La CP pubblica una rivista quadrimestrale La Voce, ha un sito internet (www.lavoce.freehomepage.com) e pubblica anche comunicati e opuscoli.

Le Autorità francesi mi hanno arrestato il 23 giugno a Villejuif, alla periferia di Parigi. Lo stesso giorno su Commissione Rogatoria dei Tribunali di Napoli e di Bologna hanno fatto 14 perquisizioni nella zona di Parigi e hanno arrestato anche un altro membro della CP (Giuseppe Czeppel). Sempre nella stessa giornata altre perquisizioni sono state fatte in Svizzera (4) e in Italia (20). Altre 100 circa sono state fatte in Italia durante il mese di luglio.

A casa mia prima ha perquisito la Polizia francese e poi la Polizia italiana. Complessivamente hanno prelevato circa 30 scatoloni di scritti, documenti vari, corrispondenza, riviste, apparecchiature informatiche. Praticamente tutti i lavori che stavo facendo su carta o su computer e tutta la documentazione relativa.

Sono rimasto in stato di fermo circa 96 ore presso la Direzione Nazionale AntiTerrorismo (DNAT) del Ministero degli Interni. Dopo di che sono stato portato presso il Giudice Istruttore Gilbert Thiel, poi presso il Giudice della Libertà e della Detenzione Philippe Jean-Draeher e infine alla Santé.

Ufficialmente le Autorità francesi mi accusano di “detenzione di vari documenti di identità falsi nell’ambito di una associazione criminale avente lo scopo di preparare azioni terroristiche”. In realtà le Autorità francesi fingono di credere sulla parola alle Autorità italiane che affermano che noi siamo terroristi: ma queste, quanto a loro, né hanno emesso alcun mandato di cattura né hanno chiesto l’estradizione! La realtà è che le Autorità francesi fanno un favore alle Autorità italiane. Con un’accusa di terrorismo basata unicamente sulla parola delle Autorità italiane, le Autorità francesi possono tenerci in prigione in attesa di processo per un tempo all’incirca doppio di quello per cui ci potrebbero tenere le Autorità italiane con la stessa accusa. E l’obiettivo delle Autorità italiane è proprio quello di tenerci fuori circolazione il più a lungo possibile per impedire o almeno intralciare il più possibile in questo modo il nostro lavoro di propaganda e di organizzazione. Nel quadro dell’attuale legislazione e nell’attuale situazione politica le Autorità italiane non possono fare più di questo.

La borghesia imperialista non osa ancora proibire apertamente ogni attività politica ai comunisti. Lo fece una volta ai tempi del fascismo e le andò decisamente male: il comunismo mise radici larghe e profonde nelle masse popolari italiane e la borghesia rischiò addirittura che l’Italia diventasse un paese socialista. Per questo ora le Autorità italiane camuffano la persecuzione dei comunisti sotto il gran manto della “guerra contro il terrorismo”. Ma proprio questo camuffamento la obbliga a lasciare cadere nel giro di qualche mese o di qualche anno le sue accuse o ad assolverci. Per  poi ricominciare daccapo come nel gioco dell’oca.

Questa campagna di persecuzione, lanciata in grande stile il 23 giugno, è la settima che le Autorità italiane conducono dal 1981 a oggi contro di noi per impedire o almeno ritardare il più possibile la costituzione del nuovo partito comunista italiano. Il mio avvocato italiano, Giuseppe Pelazza ha compilato una cronologia sintetica delle sei precedenti campagne. Praticamente hanno tutte avuto lo stesso andamento. La sola differenza è la durata.

Questa settima campagna differisce dalle precedenti per il suo carattere internazionale. Per condurre la loro campagna contro di noi, le Autorità italiane hanno mobilitato le Autorità di altri paesi europei. Quindi i comunisti, i rivoluzionari e i democratici degli altri paesi europei non devono solo assolvere a un doveroso compito di solidarietà internazionalista con i comunisti italiani, ma devono anche affrontare le attività e il carattere reazionari delle Autorità del proprio e di altri paesi europei. È cioè l’interesse diretto delle masse popolari del loro paese, che subiscono quello stesso carattere e quelle stesse attività reazionarie, che esige che essi denuncino e combattano quelle Autorità antipopolari. Noi facciamo quindi appello ad essi perché si mobilitino.

Innanzitutto per denunciare nella misura più ampia possibile la persecuzione contro i comunisti con cui la borghesia mira a impedire ogni attività politica veramente comunista. Questa persecuzione, condotta dagli Stati imperialisti europei, è il nucleo politico della “guerra non dichiarata”, ma realissima che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari anche nei paesi imperialisti. Le conseguenze della difesa e della perpetuazione dell’ordinamento sociale capitalista sono sotto gli occhi di tutti: dalle misure contro lo “Stato sociale” alle vittime della canicola. Bisogna che le organizzazioni comuniste raccolgano la sfida lanciata dalla borghesia imperialista, che nella loro tattica attribuiscano a quel nucleo politico un posto adeguato all’importanza che esso ha dal punto di vista strategico: non abbandonare il campo, ma raccogliere la sfida!

In secondo luogo noi chiediamo che le organizzazioni comuniste mobilitino e organizzino tutte le forme di protesta che sono in grado di fare. Devono mobilitare tutte le forme di solidarietà e di azioni contro la repressione che già si fanno e altre che possono sorgere. Noi chiediamo ad esse di fare propria la lotta contro la repressione unendosi con tutte le organizzazioni che già lottano o che sono disposte a lottare per la difesa dei diritti democratici delle masse popolari (tra i quali beninteso anche il diritto all’autodeterminazione nazionale): nelle sue galere lo Stato imperialista francese tiene già più di 200 prigionieri politici di nazionalità francese o di altre nazionalità.

Quale che sia il livello quantitativo attuale delle nostre forze, bisogna dal punto di vista qualitativo trasformare la mobilitazione internazionale della borghesia contro la rinascita del movimento comunista in uno strumento di rinascita del movimento comunista. Come ci ha insegnato Marx, “la rivoluzione avanza suscitando una controrivoluzione potente: solo facendo fronte a questa controrivoluzione il partito della rivoluzione raggiunge la maturità di un vero partito rivoluzionario” (inizio di Lotta di classe in Francia 1848-1850).

Grazie alla mobilitazione della solidarietà delle altre FSRS, delle organizzazioni dell’opposizione popolare e democratica e degli esponenti avanzati delle masse popolari, grazie alla loro resistenza e alla tenacia con cui hanno persistito nella lotta nonostante la repressione, soprattutto grazie al carattere sostanzialmente giusto della loro concezione del mondo, della loro linea politica e del loro metodo di lavoro, i comunisti italiani sono usciti da ognuna delle precedenti sei campagne più forti di prima. Lo stesso faranno le organizzazioni comuniste che si impegneranno con una linea giusta a combattere l’attuale campagna.

Classi e popoli oppressi, donne delle masse popolari, uniamoci nella lotta contro la borghesia imperialista!

Comunisti, operai avanzati ed esponenti avanzati delle masse popolari, mobilitiamoci per difendere i diritti democratici delle masse popolari, per la rinascita del movimento comunista, per la costituzione e il rafforzamento di veri partiti comunisti, per abbattere l’ordinamento sociale e politico borghese e per costruire nuovi paesi socialisti!

 

Giuseppe Maj - Membro della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano

Parigi, Carcere della Santé - Agosto 2003

 

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