Alternativa sociale o lotta per il socialismo?

Rapporti Sociali n. 30 - giugno 2002 (versione Open Office / versione MSWord)

 

Sul dibattito attorno al Documento politico per l’Assemblea nazionale della Rete dei Comunisti

 

Sul sito web della Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano (www.nuovopci.it) è pubblicata, come supplemento a La Voce n. 9, un’analisi del Documento Politico (DP) per l’Assemblea Nazionale della Rete dei Comunisti (23 marzo 2002) firmata da Nicola P. Ne consigliamo la lettura. Di seguito accenniamo ai suoi passaggi più importanti.

Il documento della Rete è intitolato “Se non ora quando? - la necessità dell’alternativa sociale”. L’autore dell’analisi vede nei due titoli l’espressione di “due anime che di fatto si contendono il terreno per tutto il documento”, una che tende verso la ricostruzione del partito comunista, l’altra che resta impigliata nel movimentismo e nell’economicismo. La contraddizione tra queste due polarità non è risolta, e perciò stanno una accanto all’altra in modo non dialettico, ma eclettico. Si riproducono qui i vecchi difetti della sinistra che si qualifica come “antagonista”, o “alternativa”: la ricerca di unità in un blocco antagonista, il limitarsi al campo dell’azione sindacale, della rivendicazione, della protesta, il gruppismo, il definirsi, infine, come a sinistra delle istituzioni e in particolare del PRC che, per quanto criticato, resta il reale punto di riferimento politico. Insieme all’assunzione di questo punto di riferimento, e alla sostanziale accettazione di tutti i pregiudizi della cultura borghese di sinistra, gli autori del Documento Politico “fingono di ignorare - scrive Nicola P. - tutto il lavoro di ricerca condotto in questi anni dai comunisti su dove va il capitalismo (seconda crisi generale e scontro tra mobilitazione rivoluzionaria delle masse e mobilitazione reazionaria delle masse), sulla storia e sugli insegnamenti del movimento comunista (il maoismo come terza e superiore tappa del pensiero comunista), sulla composizione di classe del nostro paese e sulle sue relazioni internazionali, sulla natura del regime politico borghese nel nostro paese (controrivoluzione preventiva); fingono di ignorare le proposte per la costituzione del partito comunista tratte da quelle analisi e la ricostruzione in corso…”.

Il DP parla della “identità dei comunisti”: rimanda a data da destinarsi ogni conclusione definitiva in merito e le conclusioni provvisorie non vanno oltre i luoghi comuni diffusi dalla propaganda borghese (compreso quello sulla “morte del comunismo” che si presume avvenuta nel 1989). Il DP quindi si nega sia la capacità di intendere la storia del movimento comunista lungo il secolo scorso, sia la possibilità di conoscere il processo in atto di ricostruzione del partito. Nega attenzione, anzi, a tale processo e a chi ne è protagonista. Tende a collocarsi, in definitiva, entro un’area che è a sinistra delle istituzioni borghesi (e che quindi ha le istituzioni borghesi come punto di riferimento). Esclude quindi ogni riferimento a chi sta dando struttura alla pratica più autonoma dalla borghesia, dalla sua influenza ideologica, dalla sua azione repressiva, alla pratica, vale a dire, della ricostruzione del partito comunista. Coloro che stanno lavorando alla ricostruzione del partito sono, secondo il DP, i “settari”.

L’analisi della situazione oggettiva che il DP conduce è fondamento delle sue conclusioni sul piano politico e sul piano operativo. La rete dei Comunisti ha accumulato un prezioso patrimonio di conoscenze empiriche. Tutto ciò però “non è ancora inquadrato in una organica concezione scientifica del mondo, del modo di produzione capitalista e della società borghese che si riverberi e si rifletta coerentemente in ogni aspetto dell’analisi della fase e della linea (che da questa analisi deriva) che quindi agiscono anche come verifica e arricchimento di quella concezione scientifica generale: la concezione marxista, il patrimonio teorico accumulato dal movimento comunista nei suoi 150 anni di storia.” L’assenza di organicità necessariamente dà luogo all’eclettismo, alla convivenza di affermazioni senza nesso l’una con l’altra o addirittura contrastanti: conduce a riferirsi, infine, quando necessita il riferimento ad una concezione organica, a quanto mette sul mercato la borghesia. Nicola P. indica la varietà di tesi in campo economico e in campo politico che il DP  prende per buone solo perché sono a portata di mano.

La mancanza di una concezione scientifica del mondo rende poi molto difficile determinare la “identità dei comunisti”: così come sul piano economico si ragiona sul fondamento della teoria dei cicli di Schumpeter, e come sul piano politico si prende sul serio la propaganda sulla “morte del comunismo”, così quando si tratta di capire chi sono i comunisti entrano in gioco una quantità di pregiudizi diffusi ad arte lungo i decenni dagli apparati della borghesia appositamente creati per confondere le idee alle masse popolari e alle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS).

Manca, quindi, la capacità di riconoscere che la storia del movimento comunista è soprattutto segnata da passi avanti eccezionali, mai riscontrati per altri movimenti progressisti nell’arco della storia. S’identifica il comunismo con il revisionismo. Nicola P. conclude: “In sintesi: in molte sue parti il DP indica per la nuova ricerca riferimenti che non coincidono col movimento comunista reale, ma col movimento comunista quale è a volte dipinto da una certa borghesia che “vede rosso” e per la quale Mao o Teng, Stalin o Kruscev, Gramsci o Togliatti, tutti comunisti sono.”

La Rete dei Comunisti ha svolto un lavoro intenso e prolungato sul piano politico e su quello sindacale. Scrive Nicola P.: “Di fronte alle difficoltà incontrate nei due terreni di lavoro e alla modestia dei risultati, a me pare che nel DP si delineano sia una tendenza a trovarne le ragioni nella concezione che ha presieduto all’impostazione del lavoro e che ha guidato gli sforzi fatti (quindi una tendenza a mettere in discussione se stessi), sia una tendenza a ricavare conclusioni liquidatorie e attendiste come se il problema fosse che le masse si sono rivelate non ancora all’altezza delle attese dei comunisti (quindi una tendenza a rifiutare la “cattiva realtà”). Le due tendenze sono quelle riconosciute all’inizio dell’analisi: la tendenza negativa è quella che si pone più volte come sovrastante, entro la Rete così come entro altre Forze Soggettive, non soltanto perché ha dalla sua l’essere espressione della cultura borghese, cioè ha la forza della cultura dominante, ma anche perché gioca sulla ancora debole evoluzione nel processo di ricostruzione del partito. Nicola P. trova qui l’occasione per spiegare in modo illuminante il carattere sia necessario sia transitorio di tale debolezza. “Ma il nostro lavoro si sviluppa man mano che questa coscienza diventa pratica, si verifica nella pratica e si traduce nei mille particolari che costituiscono il lavoro dei comunisti, il lavoro di organizzazione loro proprio e il loro lavoro verso le masse. Gli inizi di questo lavoro sono difficili e di per se stessi lunghi perché costituiti da cose che si imparano solo con l’esperienza. E i comunisti in questo campo sono partiti e partono da zero, perché il 99% della scuola che il movimento comunista aveva costituito e in cui le nuove leve di comunisti si formavano imparando dalle vecchie leve, è stata dispersa dal revisionismo moderno che per lunghi anni ha lavorato alla corruzione e all’erosione del movimento comunista. È come per una valanga. Quando essa ha superato una certa dimensione, niente le può più resistere ed essa tutto travolge. Ma la sua formazione è invece un processo dall’andamento incerto e precario, in cui i primi nuclei si scontrano con ostacoli che hanno le loro stesse dimensioni o anche superiori e possono arrivare a bloccarli. Per questo in questa fase il contributo che ogni individuo, anche singoli individui portano a questo lavoro ha un’importanza storica notevole. Per questo ogni comunista consapevole di questa situazione deve dare la precedenza assoluta, nell’impiego delle proprie energie e delle proprie risorse, al lavoro di ricostruzione del partito, a creare le condizioni perché i comunisti attualmente già esistenti si fondano in partito, rompano gli indugi che ancora li trattengono, affrontino con chiarezza e con energia gli ostacoli che ancora si frappongono alla loro adesione a questa impresa. In una frase, partecipino alla realizzazione del “piano in due punti per la costituzione del partito: 1. formare organizzazioni (clandestine) provvisorie del partito i cui delegati terranno il congresso che approverà il Programma e lo Statuto ed eleggerà il comitato centrale del partito, 2. partecipare da subito tramite queste organizzazioni alla definizione del Programma e dello Statuto del partito e alla creazione delle condizioni per tenere il congresso di fondazione”. Il resto, la conquista del consenso, dell’appoggio e della fiducia delle masse, che è la nostra arma decisiva e invincibile, verrà in seguito. Se ha una linea giusta, il partito comunista prima o poi conquisterà la fiducia delle masse popolari e supererà ogni ostacolo.”

  

*****Manchette

ME-TI SULLA MORTE DI TU

 

Quando Tu, lo scolaro prediletto di Me-ti, cadde nella guerra civile perché aveva preso il fucile, benché avesse un certo incarico da svolgere e aspettasse di riceverne altri, Me-ti si rifiutò di chiamarlo un buon rivoluzionario. Egli non aveva indicato un motivo plausibile per aver sostituito un incarico con un altro. Credeva che la guerra fosse solo là dove si spara; non guardò più in là di cinquanta metri e morì in fondo come un attaccabrighe qualsiasi. (B. Brecht, Me Ti, il libro delle svolte)

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*****Manchette

19 giugno 2002

Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero

 

Sosteniamo la resistenza dei rivoluzionari prigionieri alle lusinghe e alle pressioni della borghesia imperialista!

La resistenza dei rivoluzionari prigionieri rafforza la resistenza delle masse popolari al procedere della seconda crisi generale!

Contro il governo reazionario, razzista e repressivo della banda Berlusconi!

La solidarietà è un'arma!

Libertà per compagni prigionieri!

 

Da decenni in Italia decine di rivoluzionari prigionieri stanno scontando le pene inflitte loro dall'apparato giudiziario dello Stato borghese. Compagne e compagni che hanno tentato di dare espressione politica alle lotte rivendicative degli anni '70; compagne e compagni che non hanno ceduto alle lusinghe della borghesia imperialista (le svariate campagne di pentimento e dissociazione dalla lotta di classe); compagne e compagni che hanno subito le torture psico-fisiche e la segregazione del carcere imperialista.

La resistenza che i rivoluzionari prigionieri oppongono al carcere imperialista è un esempio per chi quotidianamente lotta contro i soprusi dello Stato della borghesia imperialista, per il miglioramento delle proprie condizioni di vita, per il socialismo. La resistenza diffusa, diversificata nelle sue forme che il movimento popolare oppone alla crisi generale del sistema capitalista rafforza la resistenza dei rivoluzionari prigionieri (…). L'Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) fa appello agli organismi, ai singoli/e compagni/e, ai proletari, ai giovani e alle donne delle masse popolari affinché sostengano concretamente i rivoluzionari prigionieri, promuovendo iniziative di autofinanziamento e inviando i contributi economici o sottoscrizioni sul c/c postale n° 34265207 intestato a Solidarietà Proletaria, inviando vestiti, libri e quant'altro possa servire ai/alle compagni/e prigionieri, indicando medici e avvocati disponibili a seguire i compagni prigionieri, inviando lettere e messaggi di solidarietà.

 

 

per contatti:

Soccorso Rosso/Associazione Solidarietà Proletaria (SR/ASP)

Via Acate 51/c 80124 - Napoli

tel. 339.6662816-fax 0817366001

e-mail:aspilbollettino@virgilio.it

 

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