Per la costituzione di Comitati antimperialisti
e antifascisti in Toscana

Rapporti Sociali n. 30 - giugno 2002 (versione Open Office / versione MSWord)

 

Documento di costituzione del Coordinamento promotore

 

IDENTITÀ, FINALITÀ E OBIETTIVI

 

Si forma nella regione Toscana il Coordinamento promotore dei Comitati Antimperialisti e Antifascisti che si costituiranno sulla base di un radicamento territoriale, provinciale o per aree omogenee. L’adesione è individuale e non per forze o gruppi.

Il presente documento raccoglie le adesioni di quanti intendono impegnarsi localmente nella costruzione dei Comitati, quali organismi organizzati di massa con un compito di elaborazione, diffusione e agitazione al fine di diffondere nelle lotte sociali, tra i lavoratori e i giovani, tra le forze della sinistra democratica, antagonista e di classe, una rinnovata coscienza antimperialista e antifascista, ossia una consapevolezza del volto profondamente illiberale, antidemocratico, violento e guerrafondaio, negatore dello sviluppo sociale e civile cui le classi e i popoli oppressi aspirano, che l’imperialismo nella fase della cosiddetta globalizzazione ha apertamente assunto e assumerà sempre di più, se gli oppressi, con le loro lotte, non sapranno contrastarlo efficacemente.

Una coscienza antimperialista e antifascista può dare anch’essa un fondamentale contributo a unificare le masse popolari in un blocco sociale d’opposizione in grado di arrestarne la frammentazione, e concorrere ad aprire una nuova stagione di resistenza, all’insegna della pace, dello sviluppo, della giustizia sociale, della libertà e di una democrazia che dia alle masse reali poteri.

I Comitati si richiamano al patrimonio storico del Movimento di Resistenza per la liberazione nazionale dal nazi-fascismo, di cui assumono principi, valori ed idealità.

I Comitati sostanziano la loro autonomia nel coniugare elaborazione collettiva ed iniziativa, dotandosi di strutture democratiche che coniughino democrazia diretta e di mandato, protagonismo di tutti ed efficacia organizzativa.

I Comitati dovranno attrezzarsi per intervenire localmente presso i movimenti di opposizione sociale e di classe con spirito costruttivo ed unitario, senza appiattirsi in essi, perché ciò vanificherebbe la propria autonomia con la rinuncia alla battaglia politica per la crescita del movimento, ma dovranno altresì rispettarne esigenze, motivazioni ed aspirazioni, da cui bisogna partire per fecondarli.

Si avvia con la formazione del Coordinamento una fase costituente, che si riterrà conclusa quando si costituiranno effettivamente almeno tre Comitati locali, e che sarà soggetta ad una prima verifica durante l’estate del 2002.

I Comitati si formeranno sulla base di un documento costitutivo, con una propria piattaforma di lavoro e con proprie modalità organizzative, ispirati al presente documento, che comunque sarà assunto come base di avvio della discussione.

Man mano che essi si costituiranno, eleggeranno dei loro rappresentanti presso il Coordinamento a sostituzione, conferma o integrazione di coloro che in via provvisoria hanno svolto il lavoro costitutivo in quell’area territoriale.

I rappresentanti dei Comitati nel Coordinamento dovranno mantenersi aperti al confronto con gli altri Comitati locali, rispettare le differenze ed evitare ogni autoreferenzialità, perché ciò pregiudica il processo di crescita collettivo.

Il Coordinamento si occuperà di operare collegamenti e sviluppare l’unità d’azione con altri organismi simili a livello nazionale, europeo e internazionale. Su questo piano i singoli Comitati possono operare specifiche collaborazioni.

 

 

 I 15 PUNTI DELLA NOSTRA PIATTAFORMA:

1) L’imperialismo è una categoria fondamentale per interpretare i fenomeni dell’epoca contemporanea e del nostro presente. I fenomeni della globalizzazione scaturiscono dall’imperialismo, di cui è necessario cogliere i caratteri odierni e le trasformazioni.

2) Imperialismo non vuol dire un generico espansionismo militarista. Il dominio imperialista sul mondo, più che dalle annessioni territoriali dirette, è contrassegnato dal suo profondo legame con gli interessi della borghesia finanziaria e monopolistica delle holding multinazionali, che opera entro un sistema mondiale di sfruttamento di uomini e risorse finalizzato al profitto e non a soddisfare primariamente i bisogni umani. E ciò vale maggiormente per l’imperialismo odierno, cosiddetto globalizzato, connotato più che mai dallo strapotere delle multinazionali, protagoniste di ulteriori processi di concentrazione e gigantismo, con una subordinazione diretta e senza precedenti dell’intera vita sociale a livello planetario e con una rapina senza precedenti delle risorse ambientali, fino a mettere a repentaglio la stessa possibilità di una civiltà umana per il futuro.

3) Centrale e devastante dal punto di vista sociale è il ruolo svolto dalla libertà di movimento dei capitali (esportazione dei capitali) e, nell’attuale fase, dal loro prevalente impiego nel circuito finanziario dell’economia fittizia, come capitale da prestito o impiegato nella gestione di questi flussi nei mercati azionari, obbligazionari e delle valute. Parecchio accentuato è il peso oggi della rendita finanziaria, e di tutte le forme di parassitismo, che si nutre di processi generalizzati di indebitamento, con i debiti pubblici degli Stati, non solo nei paesi dipendenti come l’Argentina, ma anche delle imprese e delle famiglie. Sarà compito dei Comitati approfondire i nessi tra sfera economico-sociale e sfera politico-istituzionale e militare.

4) Con la guerra in Afghanistan e al terrorismo, guerra senza alcun confine di spazio e di tempo, si è insieme voluto contrastare la recessione, rilanciando il ciclo economico con le politiche statali di enormi spese per il riarmo, e affermare il primato dell’imperialismo USA. Questa guerra è una guerra imperialista come lo sono state le guerre degli anni ‘90 in Iraq e nei Balcani, al di là dell’ipocrisia sulla difesa della democrazia, una bugia da combattere con la controinformazione. Sarà compito dei Comitati, insieme alla denuncia delle guerre imperialiste e alla dichiarazione di solidarietà con i popoli vittime e di quelli che oppongono resistenza al dominio imperialista, diffondere conoscenze sulle aree di crisi nel mondo, in vista di un loro precipitare.

5) Non è solo con la guerra che l’imperialismo influenza la sfera politica, poiché esso condiziona pesantemente tutta la vita politica e lo stesso funzionamento delle istituzioni. La corruzione come elemento strutturale e il lobbismo imperante ne rappresentano oggi aspetti evidenti. Inoltre l’imperialismo, in un sistema sociale che è mondiale, utilizza strumenti di governo e di dominio sovranazionale, antidemocratici, quali il F.M.I., la B.M. e l’O.M.C. (o W.T.O.), ma anche il G8, la NATO…, per affermare i propri interessi. La stessa integrazione europea, con l’area Euro e l’Unità Europea, nasce sotto il segno di un’integrazione economica e politica pilotata dal grande capitale e dalla finanza al fine di costruire un polo imperialistico europeo che potrà produrre inevitabili cambiamenti negli assetti internazionali, determinando ulteriori contraddizioni nel campo dell’imperialismo.

6) L’imperialismo non è un sistema di dominio senza contraddizioni. È un sistema di dominio articolato e complesso che veicola un sistema internazionale di scambi e divisione del lavoro dinamico e contraddittorio, dove le alleanze non sono mai permanenti, le gerarchie mai definitive, la collaborazione si mescola alla competizione e al conflitto. È l’interesse che domina nel controllo dei paesi dipendenti e dei flussi di ricchezza nelle varie aree del mondo. La pace è sempre una pace armata, prodotto di equilibri comunque temporanei. Nella storia la competizione tra Stati imperialisti ha partorito ben due guerre mondiali e probabilmente la deterrenza nucleare ha contribuito ad evitare la terza in tempi di “guerra fredda”. Oggi si tratta di vedere qual è e come si evolve l’ordine internazionale dopo il crollo dell’URSS. In  questo nuovo secolo comunque si affaccia la minaccia di un nuovo conflitto mondiale. In ogni caso l’imperialismo va letto come un sistema articolato costituito dai rapporti di forza economica, politica e militare tra Stati imperialisti, tra essi e paesi dipendenti e tra gli stessi paesi dipendenti per il ruolo regionale che possono giocare alcuni di essi sia perché potenze regionali (Cina, Russia, India, Brasile…) o anche perché strumenti regionali di potenze imperialistiche (Israele, Turchia…). Non esiste l’imperialismo senza contraddizioni interimperialistiche, che in momenti decisivi possono diventare esplosive. La quasi totalità delle multinazionali e i centri finanziari che governano i flussi di ricchezza hanno sede negli USA, nei paesi U.E. e in Giappone, la cosiddetta triade imperialista odierna. Accanto alla cooperazione/competizione dei soggetti economici, c’è la cooperazione/competizione tra stati imperialisti. Tra i due piani sussiste una stretta relazione.

7) Attualmente il nostro è un mondo multipolare, per la presenza di diversi imperialismi e di potenze regionali di una certa rilevanza che possono costruire grandi aree autocentrate, limitando in ciò il dominio delle potenze imperialiste. Dal punto di vista economico non c’è oggi un imperialismo assolutamente prevalente. Non è così dal punto di vista politico e militare, grazie al ruolo determinante svolto dagli USA nel riarmo convenzionale e nucleare contro l’URSS. Da ciò scaturisce l’unilateralismo USA quale affermazione di un’egemonia volta a disegnare un ordine internazionale che poggia essenzialmente sullo strapotere tecnologico-militare. La strategia degli USA è caratterizzata da un intervento preventivo volto a prevenire le minacce interne ed esterne, sociali e politiche, che possono incrinare la sua egemonia nel mondo. L’imperialismo USA costituisce oggi il più grande ostacolo alla pace e come tale occorre denunciarlo, insieme a tutti quei sostegni e servitù che esso riceve da altri governi compiacenti, come è accaduto, accade e potrà accadere per il nostro paese. L’imperialismo USA è caratterizzato dalla manifestazione della forza, ma poggia su basi fragili e pertanto si accrescerà il carattere dispotico del suo dominio nella società americana e nel mondo. Quel che è accaduto dopo l’11 settembre in USA ha caratteri inquietanti. Si è infatti realizzata la più grande mobilitazione di massa reazionaria che la storia ricordi dopo la seconda guerra mondiale. Sia ben chiaro comunque che non confondiamo la lotta all’imperialismo USA con l’antiamericanismo, che confonde governo e popolo americano. Noi sosteniamo le minoranze democratiche americane che lottano per contrastare il proprio imperialismo.

8) La strategia preventiva degli USA moltiplica i conflitti, l’instabilità e le guerre. Al di là di interventi mirati al controllo di aree strategiche quali quelle relative al controllo delle risorse e delle rotte energetiche, potranno in futuro delinearsi conflitti di vasta portata a causa dell’obiettivo USA di prevenire la formazione di aree autocentrate o di poli imperialisti di pari potenza, con particolare attenzione all’Asia centrale, meridionale e orientale e all’U.E., di cui occorrerà seguire la costruzione come polo imperialistico e denunciarlo. Va in pari tempo analizzato e denunciato l’imperialismo italiano che ne è parte integrante, secondo il giusto principio di lottare in primo luogo contro l’imperialismo di casa propria, per evitare ambiguità, complicità e strumentalizzazioni che mettono a repentaglio l’autonomia dei Comitati.

9) L’imperialismo oggi deve rispondere alla propria crisi economica e politica, evidenziata da una perdurante e ormai pluridecennale stagnazione, senza significativi accrescimenti del PIL mondiale ed espansione dei mercati, con un’eccesso di capacità produttive e di capitali che non trovano sbocco sul terreno degli investimenti e lo cercano nella rendita finanziaria. Siamo in presenza di una crisi generale che avanza insieme alla precarizzazione del lavoro e alla disoccupazione di massa, alla crescita delle diseguaglianze e delle ingiustizie, ai processi di impoverimento e di marginalizzazione che colpiscono strati ampi e crescenti della popolazione, anche nei paesi imperialisti. Accumulazione senza sviluppo vuol dire che si sostengono i profitti e le rendite con continue strategie di riduzione dei costi di produzione e circolazione, che in particolare colpiscono la remunerazione del lavoro. L’imperialismo odierno risponde essenzialmente alla necessità di gestione della crisi, non solo con le politiche neoliberiste che “rubano ai poveri per dare ai ricchi”, ma anche con il warstate, spesa statale -in deficit nel settore militare.

10) Nel sistema capitalistico abbattere il costo del lavoro significa così erodere la qualità della vita dei lavoratori fino a comprimerla sulla soglia della miseria. L’imperialismo nega il futuro alla stragrande maggioranza della popolazione mondiale, inclusi i lavoratori e i giovani dei paesi avanzati. La tendenza al dominio, che esso da sempre esprime, si esplica oggi semplicemente come reazione, che si dispiega sempre più nel mondo.

11) L’imperialismo come reazione che si fonda su processi strutturali determina una crisi dei regimi democratici. L’imperialismo esprime il suo volto illiberale e antidemocratico e lo stesso liberalismo finisce con l’essere una camicia di forza. Le democrazie occidentali sono pervase da dinamiche che tendono a svuotarne la rappresentanza politica, ad accrescere a dismisura il potere degli esecutivi a scapito del potere legislativo e di quello giudiziario, a puntare essenzialmente su politiche repressive, a limitare e vanificare gli stessi diritti democratici, a partire innanzitutto dalle fasce deboli come gli immigrati, a esercitare il potere con il solo condizionamento degli interessi lobbistici secondo un modello neocorporativo, a governare facendo largo uso più che di ideologie, di mistificazioni e illusionismi, con un essenziale ruolo che in ciò assumono i mass media (Berlusconi docet in Italia). Infine la crisi della democrazia va vista innanzitutto nella dimensione che va assumendo la politica, come immediata e diretta espressione della forza e dei rapporti di forza, non come regolamentazione della forza attraverso il diritto. Ciò tanto a livello internazionale, con l’unilateralismo USA che sopprime il diritto internazionale, quanto a livello della politica interna, contro i lavoratori e le masse subalterne, sempre più privi di rappresentanza. Non può in questo sfuggire l’analogia con gli anni tra le due guerre mondiali.

12) Se le destre esprimono in pieno queste tendenze reazionarie, anche le sinistre che hanno fatto proprie le politiche neoliberiste e di guerra ne portano il segno, là dove sono pienamente coinvolte nelle politiche di gestione della crisi del sistema a tutela degli interessi delle multinazionali e della borghesia finanziaria. Queste sinistre e le destre costituiscono, pur nelle loro differenze, due facce dello stesso regime reazionario. Solo la denuncia di questa sinistra può rilanciare le lotte per la pace, la giustizia sociale, la democrazia, la libertà e il progresso, che altrimenti risultano impotenti e sterili.

13) In collegamento con le tendenze reazionarie in atto e con l’avallo delle destre tradizionali, si vanno diffondendo forze nazi-fasciste, semifasciste, ultranazionaliste, xenofobe e razziste, che i Comitati devono denunciare, insieme a tutta quella cultura revisionista che vuol rilegittimare nella storia i regimi nazifascisti. Oggi il nesso tra imperialismo e fascismo tende a divenire più stretto che in passato, essendo generalizzato e profondo il decadimento delle istituzioni democratiche, come dimostrano le recenti misure “antiterrorismo”, in realtà liberticide.

14) In Italia e in particolare in regioni come la Toscana, i Comitati non possono che richiamarsi al punto più alto della lotta antimperialista e antifascista della nostra storia, ossia la Resistenza, che coniugava la lotta per la democrazia con un contenuto popolare e di classe per una società alternativa. Tale lotta ha partorito una democrazia avanzata che ha visto per decenni protagoniste le masse lavoratrici nella scena politica per acquisire diritti oggi vanificati e messi radicalmente in discussione da una costituzione materiale del paese che è profondamente cambiata in senso conservatore, fino a manomettere la nostra Costituzione, che di quel compromesso avanzato è espressione, e progettare di cambiarla con la riforma dello Stato in atto, all’insegna dell’autoritarismo e del federalismo della devolution e della sussidiarietà. La difesa dei principi democratici fondamentali della Costituzione è un compito importante insieme a quello della memoria storica di essere stata una conquista della Resistenza e delle masse popolari. Ma non basta, anche perché lo scenario europeo in cui si sviluppa la lotta politica, muterà a breve sensibilmente il quadro generale, per un verso in senso negativo perché l’impronta di questa Europa non è certo progressista nella sua realizzazione, per un altro verso in senso positivo nella misura in cui porterà ad una progressiva unificazione delle lotte sociali nel continente. Occorre una nuova resistenza, cioè la ripresa del conflitto sociale e di classe per una nuova e autentica democrazia che dia sbocco al protagonismo e alle esigenze dei lavoratori e delle masse popolari.

 15) Far crescere una coscienza antimperialista e antifascista nelle lotte sociali e dei lavoratori, in quel pezzo importante di nuova classe lavoratrice che sono gli immigrati da sostenere attivamente e solidaristicamente nel loro sforzo quotidiano di tutela e di integrazione sociale, nelle lotte per la difesa della democrazia, nelle lotte dei tanti giovani che mostrano, all’interno del movimento “no global”, di aprirsi alla politica e alla critica di questo sistema di dominio, significa collegare i loro problemi e i contenuti della loro azione con l’oppressione imperialista, ma anche rapportarsi, senza spocchia occidentale o atteggiamenti moralistici, alle lotte per l’autodeterminazione che i popoli sottomessi all’imperalismo conducono nelle varie parti del mondo anche in forme molto lontane dalla nostra cultura.

 

Firenze, 3 marzo 2002

CCAAT (Coordinamento dei Comitati Antimperialisti e Antifascisti Toscani)

 

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