La lotta antimperialista del popolo palestinese

Rapporti Sociali n. 30 - giugno 2002 (versione Open Office / versione MSWord)

 

Riportiamo di seguito due articoli sulla lotta delle masse popolari palestinesi. Il primo è tratto da Resistenza n. 5 (maggio 2002). Il secondo è il comunicato datato 5 aprile 2002 della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano. Ricordiamo che su Resistenza n. 3 (marzo 2002) è pubblicata un’intervista ad un compagno del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (FPLP) che spiega molto bene la situazione nel campo, le forze politiche seguite dalle masse popolari palestinesi, la differenza tra la prima e questa seconda Intifada.

A noi restano da aggiungere alcune riflessioni.

La seconda Intifada si distingue dalla prima per molti motivi, di cui parla il compagno del FPLP nell’intervista citata. La capacità di collegamento dei comunisti con le masse popolari, ad esempio, per quanto resti grande, si è tuttavia ridotta: il FPLP si è dovuto confrontare con “il crollo di sistemi che facevano riferimento all’ideologia marxista”, ha subito la repressione brutale dei sionisti, il blocco borghese rappresentato da Arafat ha approfittato degli accordi di Oslo e del sostegno economico dei paesi arabi per togliere di mezzo tutte le “strutture per il sostegno sociale, economico e familiare (dal consultorio all’ambulatorio sanitario, alle scuole alternative)” create dalle forze islamiche e da quelle di sinistra. Noi aggiungiamo che la seconda Intifada si distingue dalla prima per la sua capacità offensiva. L’azione del FPLP contro il ministro del turismo israeliano è uno degli esempi più netti di questa capacità. Questa volta i caduti non sono solo dalla parte dei palestinesi, ma anche dalla parte dei sionisti. Questo mette in difficoltà la sinistra borghese, sempre disponibile a versare lacrime di coccodrillo quando le masse popolari sono massacrate, e sempre pronta a ritirare il suo appoggio quando le masse popolari reagiscono. La sinistra borghese esalta i movimenti rivoluzionari solo quando finiscono nel nulla. I dirigenti rivoluzionari migliori, per la borghesia di sinistra, sono quelli che muoiono nella lotta. I peggiori sono quelli che vincono. La denigrazione di Stalin ne è l’esempio più evidente.

Una tesi corrente, accettata dalla borghesia di sinistra (e dal PRC, la cui ideologia è quella della borghesia di sinistra), propone come soluzione del “problema palestinese” la creazione di “due stati per due popoli”. Nessuna forza al mondo, che si dichiari di sinistra, proporrebbe la costituzione di stati su base razziale. Una cosa del genere quando viene proposta da Bossi fa suscitare grida d’orrore. Perché non ci si scandalizza a proporre una cosa del genere per la terra palestinese? Il motivo sta nel fatto che la soluzione reale, quella che vede convivere popoli di etnie diverse e di diverse religioni, è la creazione di uno stato socialista, uno stato dove ad essere cacciati fuori sono gli imperialisti. Piuttosto che pensare a questa soluzione tutti si nascondono dietro la tesi reazionaria di “due stati per due popoli”, compreso il PRC, o tacciono, come le FSRS che si ostinano a ignorare la necessità di andare verso il socialismo e di costruire lo strumento adatto allo scopo, il partito comunista.

Per fare una cosa normale, quale è la convivenza di più popoli in uno stesso stato, occorre distruggere la “normalità” imposta dalla borghesia imperialista a tutti i popoli del mondo. Il miglior sostegno alla lotta delle masse popolari palestinesi contro l’imperialismo sionista è combattere l’imperialismo nel proprio paese. Nessuno dimentichi cosa ha significato per tutti i popoli del mondo la vittoria delle masse popolari in Russia nell’Ottobre del 1917, e l’appoggio dato dall’URSS ai movimenti rivoluzionari di tutto il mondo nel periodo che va dalla vittoria rivoluzionaria fino all’avvento dei revisionisti guidati da Kruscev. La mobilitazione a sostegno delle masse popolari palestinesi è un aspetto della generale mobilitazione delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Così oggi in Italia le mobilitazioni a sostegno della Palestina sono tanto estese perché è esteso il movimento contro il governo Berlusconi. Le masse popolari in tutto il mondo aspirano al socialismo. Al di là delle difficoltà odierne del movimento comunista  palestinese la lotta proseguirà, oltre Arafat e nonostante Arafat.

La lotta delle masse popolari palestinesi si inserisce nella rinascita del movimento comunista a livello mondiale. In Italia questa rinascita si esprime al livello più alto nella ricostruzione del partito comunista. La ricostruzione del partito è anche il modo migliore per contribuire concretamente allo scontro del popolo palestinese contro l’imperialismo. La denuncia dei crimini dello Stato sionista e la solidarietà al popolo palestinese sono atti importanti, che tuttavia perdono di efficacia se si limitano a se stessi, e che al contrario acquistano concretezza se si articolano entro il processo di ricostruzione del partito.

 

*****Manchette

Non ci può essere pace con i sionisti come non ci poteva essere pace con l’Italia fascista e con la Germania nazista.

La creazione dello stato razzista e clericale d’Israele è stata una delle ultime imprese del colonialismo. Uno stato razzista e clericale è incompatibile con gli interessi delle masse popolari arabe, ebree e di qualunque razza. Prima di impadronirsi della Palestina i sionisti avevano vagliato, con la mentalità che era di tutti i colonialisti a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, la possibilità di installare le loro colonie nel Madagascar, in Kenya, in varie zone dell’America Latina. Il legame dei sionisti con la Palestina è il frutto di un calcolo colonialista, che hanno poi giustificato con motivazioni religiose attinte a storie di migliaia di anni fa e su questa base ha creato legami via via più stretti con le sette fondamentaliste ebree. Il sionismo è la forma specificamente ebrea di quei movimenti di “riordinamento del mondo nell’ambito del sistema capitalista” che, come il fascismo e il nazismo, accompagnano e accompagneranno il declino della borghesia. Per questo Israele è diventato l’avamposto politico e militare dell’imperialismo contro il movimento democratico di tutti i popoli del Medio Oriente e dell’Africa. Le masse popolari ebree della Palestina prima o poi si libereranno dai sionisti. La lotta del popolo palestinese è la punta avanzata della lotta contro il movimento sionista.

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La potenza delle armate imperialiste si infrange
contro l’eroica resistenza del popolo palestinese

Articolo da Resistenza n. 5 (maggio 2002)

 

Il dispiegamento di forze, di crudeltà e di arroganza comandato dal governo sionista d’Israele si è trasformato nella sconfitta dell’imperialismo americano e del sionismo grazie all’eroica resistenza del popolo palestinese, a una capacità di lotta e di sacrificio che continua la tradizione dei combattenti di Stalingrado e di Leningrado contro la furia nazista, della Lunga Marcia dei comunisti cinesi, della gloriosa lotta del Vietnam.

Questa eroica capacità di resistenza non nasce dal nulla né è un patrimonio “naturale” dei palestinesi (se così fosse i sionisti non avrebbero mai creato Israele). Nasce da decine di anni di lotte contro il sionismo e contro la reazione, dall’opera svolta dai pionieri della resistenza palestinese raccolta e perfezionata da quelli che via via hanno raccolto il loro messaggio. La resistenza palestinese ha raccolto e continuato il messaggio di lotta contro l’imperialismo e il colonialismo portato in tutto il mondo dal movimento comunista nel secolo scorso. Essa è sopravvissuta al crollo a cui il revisionismo moderno ha condotto il campo socialista e a sua volta contribuisce ora alla rinascita del movimento comunista.

La resistenza del popolo palestinese contro i sionisti e gli imperialisti americani mostra ai proletari e ai popoli oppressi di tutto il mondo che le armi e le sofisticate tecnologie di morte e di oppressione messe a punto dagli imperialisti possono essere rese inutili.

La resistenza del popolo palestinese è la garanzia che, per quanto siano ancora dure e lunghe le prove che dovranno essere superate, prima o poi in Palestina si costituirà uno Stato democratico, libero dal razzismo e dall’oscurantismo clericale che i sionisti e i reazionari arabi cercano ancora di imporre. La vittoria della resistenza palestinese è anche la condizione necessaria perché le masse popolari ebree combattano ed eliminino l’oppressione del movimento sionista  che prima ha frenato la loro partecipazione alla lotta contro il fascismo e il nazismo, poi ha favorito le persecuzioni razziali condotte dai fascisti, dai nazisti e da altri governi della borghesia imperialista e infine ha creato uno degli Stati più reazionari che la storia ricordi. Già oggi numerosi ebrei antisionisti hanno capito che la sconfitta del sionismo è la condizione necessaria per ogni reale emancipazione degli ebrei e hanno ripreso la gloriosa tradizione dei tanti ebrei che hanno svolto un ruolo importante nel movimento comunista (Marx, Rosa Luxemburg, ecc.).

La vittoria della resistenza palestinese è la sconfitta non solo dell’imperialismo americano ma anche della borghesia imperialista europea. Infatti lo Stato sionista non potrebbe continuare il suo sporco lavoro senza l’appoggio economico, politico e militare del governo USA e dei governi dell’Unione Europea. Ciò al di là delle ipocrite dichiarazioni di solidarietà con i palestinesi che vari esponenti politici della borghesia europea, a somiglianza dei capi degli Stati arabi reazionari, diffondono per frenare la solidarietà autentica delle masse popolari.

Viva l’eroica resistenza del popolo palestinese!

Sviluppare ogni forma di solidarietà col popolo palestinese che combatte il sionismo!

 

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Viva l’eroica lotta del popolo palestinese!

Comunicato della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Viva l’eroica lotta del popolo palestinese!

Sostenere in ogni modo e in ogni paese la lotta contro il sionismo!

Lottare contro l’imperialismo americano ed europeo!

La lotta del popolo palestinese contro il sionismo che dirige lo Stato d’Israele non è solo una lotta per la liberazione nazionale e la rivoluzione democratica del popolo palestinese e dei popoli arabi del Medio Oriente, ma è una punta avanzata della lotta di tutti i popoli e le classi oppresse del mondo contro il sionismo e l’imperialismo.

Il sionismo è la forma specificamente ebrea di quei movimenti sorti nella fase imperialista del capitalismo che si sono proposti di risolvere nell’ambito del capitalismo i problemi sociali creati dal capitalismo. In questo il sionismo è fratello gemello del fascismo e del nazismo. Il sionismo è uno dei movimenti che hanno cercato e cercano di soffocare la lotta delle classi oppresse e in particolare della classe operaia contro la borghesia, in nome della solidarietà o unità nazionale o razziale. Il sionismo è uno dei movimenti nazional-socialisti comparsi praticamente in ogni paese imperialista. Ognuno di essi pretende di risolvere le questioni della società moderna del proprio paese, create dalla società capitalista e che si possono risolvere solo col suo superamento, assumendo come guida qualche cultura (concezione del mondo, idee, sentimenti, valori, abitudini, relazioni, simboli e riti) del passato e restaurando valori antichi incompatibili col mondo moderno che infatti li ha lasciati alle spalle. Sono movimenti che si oppongono al comunismo perché il comunismo porta ai suoi sviluppi estremi le potenzialità progressive create dalla società moderna e grazie ad essi supera le contraddizioni della società moderna, ponendo fine alla divisione in classi che è una sopravvivenza dell’epoca barbarica dell’umanità. Movimenti reazionari di questo genere, quando in qualche paese riescono ad assumere la direzione delle masse popolari, non possono che portarle alla lotta contro altre nazioni o razze. La natura reazionaria dei rapporti interni che essi cercano di mantenere o restaurare inevitabilmente si riversa in guerra nelle relazioni internazionali.

La creazione dello Stato d’Israele è una delle ultime imprese del vecchio colonialismo. I sionisti si sono installati in Palestina all’inizio del secolo scorso dopo avere, con la mentalità tipica dei colonialisti di quell’epoca oramai spazzata via dalla prima ondata della rivoluzione proletaria, considerato la possibilità di installare un loro Stato in Madagascar, in Kenya, in varie zone dell’America latina. Scartate per un motivo o per un altro le opzioni prese in esame, i sionisti si  sono in definitiva installati in Palestina col sostegno dei principali gruppi imperialisti e grazie alle classi reazionarie arabe. Una volta scelta la Palestina per crearvi il loro Stato, i sionisti hanno giustificato la scelta ricorrendo a storie vecchie di migliaia di anni, come i fascisti italiani rispolverarono e deformarono a loro uso i miti di Roma, i nazisti tedeschi i miti dei Nibelunghi e gli analoghi movimenti i miti ancestrali del paese in cui operano. Su questa base i sionisti hanno stabilito collaborazioni e rapporti sempre più stretti con varie sette fondamentaliste di religione ebrea che hanno via via assunto un peso importante e crescente nella politica dello Stato sionista d’Israele. Come i fascisti ridiedero un nuovo ruolo e nuovo lustro al Vaticano. Per promuovere la migrazione di ebrei da tutto il mondo, ma preferibilmente dall’Europa e dall’America (i sionisti fanno distinzioni razziste anche tra le comunità ebree dei vari paesi e continenti), i sionisti hanno ostacolato in ogni modo la partecipazione degli ebrei al movimento comunista e in generale alla lotta di classe, in particolare hanno cercato con tutte le forze di impedire la partecipazione degli ebrei alla lotta delle masse popolari guidate dai comunisti contro il nazismo e il fascismo (sia prima che questi arrivassero al potere, sia dopo) e hanno collaborato in vari modi con tutti i regimi fascisti e nazisti per “convincere” gli ebrei ad emigrare in Palestina ai loro ordini. In Palestina i sionisti hanno creato uno degli Stati più reazionari, razzisti e oscurantisti del mondo. La selezione razziale degli emigranti, la discriminazione razziale degli abitanti, la politica demografica razzista, le credenze e i dogmi delle sette religiose permeano ogni aspetto della vita e della legislazione dello Stato d’Israele. La convivenza di tutto questo lerciume con il pluripartitismo, con le elezioni politiche e la vita parlamentare (tutte cose che i reazionari e gli sciocchi di tutto il mondo usano per proclamare che Israele è uno Stato democratico e nascondere la sua reale natura incontestabile da chiunque abbia una anche minima esperienza o conoscenza di Israele) deve far riflettere tutti quelli che si ostinano a ritenere che bastano pluripartitismo, elezioni politiche e vita parlamentare per fare un paese democratico e chiudono gli occhi di fronte alle mille manifestazioni del carattere reazionario e antidemocratico dei paesi dove imperversa la controrivoluzione preventiva e dove in nome della “sicurezza nazionale” i diritti degli individui e delle associazioni vengono sempre più ristretti e i diritti reali conquistati dai lavoratori (cioè della massa della popolazione) sopravvivono solo grazie ad una strenua difesa la sui sorte è legata strettamente alla rinascita del movimento comunista.

Non è possibile la convivenza con lo Stato sionista di Israele. Come non era possibile la convivenza con l’Italia fascista e la Germania nazista. Lo Stato sionista d’Israele pratica una politica razzista e reazionaria all’interno. Esso toglie continuamente terra, acqua e possibilità di sopravvivenza alla popolazione araba, distrugge le sue case e le sue coltivazioni e impedisce le sue attività economiche, politiche e culturali. Lo scopo di questo è costringerla ad emigrare. Nello stesso tempo minaccia tutti i paesi della zona, si è dotato di armi nucleari, batteriologiche e chimiche e interviene negli affari interni di moltissimi paesi anche lontani dal Medio Oriente. Quelli che predicano la convivenza con lo Stato sionista d’Israele svolgono oggi lo stesso ruolo che nella prima metà del secolo scorso svolsero Laval, Chamberlain e tutti gli altri personaggi e movimenti che promossero concessioni a Mussolini, a Hitler e ai militaristi giapponesi fino a portare il mondo intero alla seconda guerra mondiale. Non è un caso che Israele sotto la direzione dei sionisti è diventato l’alleato e il sostegno di tutti i regimi reazionari del mondo: dal regime dell’apartheid in Sudafrica, alla Turchia, al Nicaragua. Si può dire che quasi non c’è paese dove Israele non ha attivamente partecipato e non partecipa alla lotta delle forze reazionarie contro le masse popolari. Per sua natura il regime sionista deve opporsi ad ogni movimento progressista. A questo fine esso strumentalizza in ogni paese le comunità di religione ebrea che cerca di mantenere separate dal resto della popolazione. In questo modo fomenta in ogni paese l’antisemitismo. Non è possibile convivere con il regime sionista israeliano, come non è possibile convivere con l’imperialismo americano. Il legame tra sionismo e imperialismo americano è del tutto ovvio: entrambi per sopravvivere lottano contro le masse popolari e il movimento comunista. In questi ultimi mesi il governo Sharon ha cercato di prendere la mano alla cupola mafiosa dei gruppi imperialisti americani. Il complesso militare-industriale che domina gli USA con il colpo di mano basato sugli  attentati di settembre ha rafforzato il suo dominio contro le masse popolari americane e rilanciato in tutto il mondo le sue interferenze sotto la bandiera della sua “guerra contro il terrorismo”. Questa cupola mafiosa ha bisogno dei sionisti per i propri obiettivi. Il governo sionista di Sharon cerca a sua volta di servirsi della cupola mafiosa americana per gli interessi particolari del movimento sionista. Da qui nascono le forme particolari della loro collaborazione e il loro contrasto in questi mesi. La resistenza del popolo palestinese è nell’immediato il fattore principale che acuisce il loro contrasto. La cupola mafiosa americana può lasciare solo pochi giorni al boia Sharon per piegare la resistenza del popolo palestinese, perché deve tenere in sella e sotto controllo i regimi reazionari arabi. Se al boia Sharon quei giorni non basteranno, se la resistenza palestinese non crollerà, la cupola mafiosa americana farà entrare in campo i reazionari arabi per trovare qualche altra soluzione e i rapporti tra sionisti e imperialisti americani si tenderanno.

I gruppi imperialisti americani riescono a mantenersi al potere negli USA solo risucchiando risorse, uomini e denaro da tutto il mondo e di conseguenza “giustamente” considerano la soggezione di ogni angolo del mondo alle loro pretese una questione di “sicurezza nazionale”, la impongono e cercano di conservarla con ogni mezzo. Persino i regimi ad essi asserviti, i servi che essi hanno messo e mantenuto al potere, in definitiva per sopravvivere finiscono per trovarsi in rotta con l’imperialismo americano: Noriega del Panama, Saddam Hussein dell’Iraq, Fujimori in Perù, i Talebani dell’Afghanistan e prossimamente sarà la volta di vari regimi reazionari arabi. Lo Stato sionista d’Israele, dopo la fallita aggressione all’Egitto condotta nel 1956 in combutta con i gruppi imperialisti britannici e francesi, si è comperato la propria sopravvivenza convertendosi nell’avamposto militare e politico dell’imperialismo americano contro la rivoluzione democratica che avanzava nei paesi arabi. La nascita, lo sviluppo e la forza raggiunta dalla resistenza nazionale del popolo palestinese sta mettendo a dura prova la santa alleanza tra sionismo e imperialismo americano. Tutte le classi sfruttate e tutti i popoli oppressi sono oggi debitori verso il popolo palestinese. Ogni movimento progressista e i comunisti devono in ogni modo sostenere la resistenza del popolo palestinese.

La lotta contro il sionismo è anche lotta reale contro il razzismo e in particolare contro l’antisemitismo. Come i fascisti italiani facevano di tutto perché in Italia e all’estero si identificassero italiani e fascisti, come i nazisti tedeschi facevano di tutto perché in Italia e all’estero si identificassero nazisti e tedeschi, come la cupola mafiosa dei gruppi imperialisti americani fa di tutto perché negli USA e all’estero si identifichino imperialisti americani e americani, così i sionisti e tutti i reazionari fanno di tutto perché gli ebrei e gli altri popoli identifichino sionisti ed ebrei. In questo modo, per i propri interessi, i sionisti e tutti i reazionari fomentano l’antisemitismo. Essi spingono in ogni paese le masse popolari a ritenere che gli ebrei in generale sono autori, responsabili o almeno complici delle atrocità perpetrate dai sionisti. In realtà già oggi in Palestina e in ogni paese molti ebrei partecipano in vari modi alla lotta contro il sionismo. Noi comunisti abbiamo sempre combattuto l’antisemitismo e ogni altra forma di razzismo e dobbiamo sempre ricordare il grande contributo che, nonostante il sionismo, gli ebrei hanno dato al movimento comunista: sia come dirigenti (basti citare Karl Marx e Rosa Luxemburg), sia come militanti dei partiti comunisti e combattenti nella Resistenza e nelle lotte rivoluzionarie in Europa e in America, sia come vittime della ferocia imperialista (i coniugi Ethel e Julius Rosenberg sono un esempio).

I comunisti, le forze soggettive della rivoluzione socialista e i lavoratori avanzati del nostro paese devono promuovere la massima mobilitazione popolare in appoggio al popolo palestinese, devono appoggiare in ogni modo la sinistra del popolo palestinese in modo che il popolo palestinese non ceda all’aggressione di Sharon e limiti il più possibile le manovre dei reazionari arabi promosse dagli imperialisti americani, dal Vaticano e dagli imperialisti europei. La vittoria della resistenza palestinese contro l’attacco di Sharon e contro le manovre reazionarie rafforza la resistenza delle masse popolari italiane contro l’eliminazione delle conquiste che il governo Berlusconi sta portando avanti con rabbioso accanimento come sua missione specifica e condizione della sua sopravvivenza.

 

 Appoggiare in ogni modo la resistenza del popolo palestinese contro il sionismo e le manovre reazionarie in appoggio al sionismo!

 

Appoggiare le organizzazioni palestinesi che più coerentemente portano avanti la causa della rivoluzione democratica!

Lottare contro i gruppi imperialisti americani ed europei!

 

Resistere all’attacco della banda di mafiosi, razzisti, fascisti, clericali, speculatori ed avventurieri radunata da Berlusconi a cui la borghesia imperialista ha affidato il potere!

 

Abbattere il governo Berlusconi è l’obiettivo che unisce ogni lotta contro l’eliminazione della giusta causa, contro la riduzione delle tasse ai ricchi e dei contributi previdenziali alle aziende, contro lo scippo delle liquidazioni (TFR), contro la privatizzazione e la riduzione dei servizi, contro lo sviluppo della scuola clericale, contro la creazione di un servizio sanitario di serie A per i ricchi e di serie B per i lavoratori, contro la rivalutazione del fascismo, contro la restaurazione in ogni campo delle barbarie che il movimento comunista aveva eliminato o limitato!

 

Ricostruire un vero partito comunista è la condizione perché queste lotte si sviluppino in un movimento che strappi nuove conquiste e avanzi di vittoria in vittoria fino all’instaurazione del socialismo!

 

 

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