Le critiche di Rossoperaio

Rapporti Sociali n. 29 - marzo 2002 (versione Open Office / versione MSWord)

 

Rossoperaio (RO) è il foglio di un gruppo di impostazione maoista che porta lo stesso nome. È un gruppo noto tra le forze soggettive della rivoluzione socialista e ignoto alla gran parte delle masse popolari e pure alla gran parte dei lavoratori. RO non si distingue dalle altre forze soggettive (CARC compresi), che sono altrettanto ignote o poco conosciute. Si distingue da altre forze per il fatto che dichiara come proprio scopo la ricostruzione del partito comunista.

Tra le molte forze che dichiarano questo come scopo prioritario RO si distingue, e una delle distinzioni in negativo è l’utilizzo di ciò che Mao Tse-tung critica come “stile stereotipato di partito”.

Lu Hsun (1) scrive: “Lo stile stereotipato, vecchio o nuovo che sia, deve essere completamente eliminato. Per esempio, se qualcuno sa soltanto ‘imprecare’, ‘minacciare’ e persino ‘sentenziare’, ma rifiuta di servirsi, concretamente e secondo le esigenze della realtà, delle formule elaborate dalla scienza per spiegare i fatti e i fenomeni nuovi di ogni giorno, limitandosi a copiare formule bell’e pronte e a servirsene a ogni piè sospinto a proposito e a sproposito, ebbene è stile stereotipato anche questo”.(2) RO è appunto una di quelle forze che usano la minaccia, l’imprecazione, il sentenziare come più frequenti modi di esprimersi

 

1. Lu Hsun (vissuto nella prima metà di questo secolo) è uno degli artisti più grandi che hanno fatto parte del movimento comunista dalle sue origini ad oggi. Mao dice che “fu il comandante in capo della rivoluzione culturale cinese; fu non solo un grande letterato, ma anche un grande pensatore e un grande rivoluzionario."

 

2. Mao Tse-tung Opere, Ed. Rapporti Sociali, Milano, 1992, vol. 8, p. 162.

 

RO ha spesso criticato i CARC attraverso i suoi documenti e i suoi organi di stampa. Prendiamo in considerazione la loro critica. Serve a comprendere le differenze tra i vari percorsi per la ricostruzione del partito. Si tratta di differenze cruciali, che mostrano direzioni tra loro opposte, direzioni che si distinguono tra loro perché una porta al successo, l’altra no. Perciò è importante riconoscere le differenze, saper scegliere e agire di conseguenza.

RO polemizza con i CARC in più occasioni, anche se in nessuna lo fa in modo argomentato e cioè utile a farci capire i nostri errori, a portare a un livello avanzato il dibattito e la lotta per la ricostruzione di un nuovo e vero partito comunista nel nostro paese.

A maggio RO scrive che i proletari non hanno bisogno “di bizzarri esperimenti come quello dei CARC, che propongono la costituzione di un nuovo PCI - nuovo partito revisionista sarebbe più corretto dire - e, nel frattempo, per “legarsi alle masse” decidono di presentarsi alle elezioni (una singolare dichiarazione di impotenza e mancanza di collegamento con le lotte). Mentre le masse mostrano un rapido scollamento dalle istituzioni e si allarga il rifiuto proletario del voto i CARC vogliono riportare i proletari alle urne anziché spingerli verso la lotta per il potere; una attitudine verso il partito e la rivoluzione di stampo menscevico”.(3)

 

3. Rossoperaio n. 7, 1 maggio 2001.

 

I CARC, dunque, propongono di costituire un nuovo PCI. La cosa, insieme alla decisione di presentarsi alle elezioni, appare “bizzarra” a RO. Il partito socialdemocratico russo, guidato da Lenin, più volte prese parte alle elezioni. Oggi non è più il caso di farlo? Perché? Cosa è cambiato? Si pensa che la partecipazione alle elezioni sia segno dell’opportunismo dei compagni peggiori, e rischio di corruzione per i compagni migliori? La deriva opportunistica e il rischio di corruzione non sono affatto legate alla tattica che i comunisti scelgono, e lo dimostra il fatto che esiti del genere sono toccati anche a militanti delle organizzazioni combattenti comuniste in Italia nei primi anni Ottanta.

 I CARC propongono una linea che conserva integralmente gli insegnamenti di Lenin. Secondo noi la partecipazione alle elezioni è uno degli strumenti utili attraverso cui la costruzione del partito avviene, per vari motivi che abbiamo spiegato molte volte. Chi non è d’accordo ci spieghi perché.

Secondo RO la decisione dei CARC di partecipare alla campagna elettorale è “una singolare dichiarazione di impotenza e mancanza di collegamento con le lotte”. Scomponiamo questo discorso, e vediamo cosa c’è di vero e cosa di falso.

I CARC non hanno mai fatto dichiarazioni di impotenza. Da quando si sono costituiti hanno sempre lottato contro le convinzioni diffuse tra le forze soggettive della rivoluzione socialista, secondo le quali le masse non hanno alcuna potenzialità perché tutta la potenza sta dalla parte della borghesia imperialista. I CARC invece dichiarano apertamente di avere come limite la mancanza di collegamento non solo con le lotte, ma con le masse popolari in generale.(4) Tale mancanza di collegamento è limite di tutte le forze soggettive,(5) compreso RO. RO infatti può essere collegato all’una o all’altra lotta, ma non è collegato con le lotte in generale. Per essere collegati con le lotte in generale ci vogliono organismi grandi e articolati sul territorio nazionale, come i sindacati dei lavoratori che oggi sono in mano alla borghesia imperialista. Quindi la dichiarazione dei CARC è “singolare” solo nel senso che non è collettiva, che è una dichiarazione singola mentre sarebbe bene che altri (e RO tra i primi) si rendessero conto del loro isolamento e della loro debolezza.

 

4. Non a caso la linea del futuro partito comunista consiste nel legarsi alla resistenza che le masse popolari oppongono al procedere della crisi e far prevalere in essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla in lotta per il socialismo.

 

5. Vedi, in Rapporti Sociali n. 28, p. 16, Le lotte della classe operaia e la ricostruzione del partito comunista.

 

RO scrive che “le masse mostrano un rapido scollamento dalle istituzioni e si allarga il rifiuto proletario del voto”. Lo scollamento esiste ma, per quanto rapido, allo stato attuale non tocca la grande maggioranza delle masse popolari (almeno per ciò che riguarda la partecipazione alle elezioni). Se poi RO intende con “rifiuto proletario del voto un atto consapevole, generato dalla coscienza che lo scontro tra proletariato e borghesia non ha soluzione sul piano elettorale, qui si tratta di un fenomeno ristretto ad una minoranza quantitativamente insignificante della popolazione italiana. Basta guardarsi attorno e ammetterlo. Questa minoranza non è qualitativamente insignificante, perché su di essa si fa conto per la ricostruzione del partito. Chi però entro questa minoranza si ostina a non riconoscere la realtà si condanna a essere insignificante anche dal punto di vista qualitativo. In altre parole, coloro che non si rendono conto di come stanno le cose e dipingono la realtà diversa da com’è, manterranno la loro debolezza e il loro lavoro non avrà alcun significato per la ricostruzione del partito”.

"I CARC vogliono riportare i proletari alle urne anziché spingerli verso la lotta per il potere”, dice RO. Questo significa che RO non ha capito ciò che i CARC sono e ciò che fanno. I CARC hanno partecipato alla campagna elettorale per confrontarsi a largo raggio con le masse popolari, anche con quelle che non la pensano al modo nostro, anche con quelle che pensano in modo opposto al nostro, perché queste sono la maggioranza assoluta della popolazione italiana. Queste masse sono coloro che la classe operaia pretende di dirigere con il suo partito comunista, e perciò vanno riconosciute per ciò che sono, anche se non sono corrispondenti ai nostri schemi. I CARC hanno solo voluto uscire dalla tana. Non pretendono di spingere i proletari da qualche parte. Abbiamo la possibilità di influenzare non i proletari, ma una parte ancora molto piccola di lavoratori avanzati, e RO non è in condizioni migliori della nostra.

Alla fine si dice che i CARC partecipando alle elezioni dimostrano un’attitudine menscevica. Si tratta di calunnie. I  CARC non hanno mai detto che la lotta tra classe operaia e borghesia imperialista si decide in parlamento. Anzi hanno sempre detto il contrario, e agito di conseguenza. Tutto quello che abbiamo detto e scritto in questi anni lo sta a dimostrare, e noi non rinneghiamo nulla di ciò che abbiamo prodotto da quando ci siamo formati.

Stiamo considerando ciò che scrive RO non tanto per battibeccare. RO fa confusione, mescola il vero ed il falso, e tutto questo fa danno al lavoro di ricostruzione del partito.

Nel numero di luglio/agosto c’è un esempio di come si fa confusione in un tema delicato come quello della repressione. Un articolo di un giornale borghese attacca Rossoperaio come reclutatore di manovali per l’area eversiva, accomunandolo ai Nuclei Proletari Rivoluzionari e ai CARC. RO si ribella di fronte a tali affermazioni e dichiara di riferirsi “comunque sempre alla lotta armata delle masse come è stata nel nostro paese ad esempio la resistenza popolare antifascista”. Non si riferisce “a ciò che non è lotta armata delle masse, come è il caso dei gruppi” sopra citati (NPR e CARC). Qui RO farebbe bene ad essere preciso. Secondo gli organi della controrivoluzione preventiva i CARC fanno parte dell’area eversiva e sono l’anticamera della lotta armata. Questo pensano e questo fanno dire ai pennivendoli di regime. RO sta viaggiando sull’onda della campagna contro i CARC allestita dalla propaganda borghese e dagli apparati della controrivoluzione preventiva. I CARC non hanno mai rivendicato scelte di lotta armata, come invece hanno fatto i NPR. I CARC sulle questioni relative alla lotta armata non entrano nel merito, non sparano giudizi a raffica, convinti che sull’argomento la libertà d’espressione non esiste. È la borghesia che tenta di metterci in bocca discorsi non nostri, con lo scopo di attaccarci. I compagni di RO anche se non intrattengono attualmente relazioni con noi, come precisano in questo articolo,(6) pure ci conoscono bene, e perciò possono benissimo fare più attenzione a ciò che dicono.

 

6. A che scopo tutto questo precisare da parte di tante forze soggettive che non si intrattengono relazioni con i CARC, cosa venuta di moda soprattutto dopo l’operazione repressiva scatenata contro di noi?

 

Veniamo a dicembre del 2000. Rossoperaio scrive:

“Nelle lotte vere, come quelle in cui parliamo in questo numero, inoltre, i proletari capiscono che tanti gruppi che si definiscono “comunisti e rivoluzionari”, che fanno bei giornali e belle riviste, che si ritrovano con variopinta merce ai raduni e alle manifestazioni di carattere nazionale, sono scribacchini parolai e parassiti politici, che nelle lotte non ci sono mai e che non danno alcun contributo. È con la lotta che ci si lega ai proletari, si assimila il loro linguaggio e si trasforma la loro coscienza. E che dire di coloro che vogliono costruire il ‘nuovo partito comunista’, scegliendo la ‘clandestinità’ alle lotte dei proletari e proponendo, invece, di presentarsi alle elezioni? Che dire dei CARC e “La Voce”, che finalmente ci spiegano in che cosa consiste la loro “commissione preparatoria” - cioè a preparare liste elettorali - e la natura del loro programma, così ampiamente confezionato? C’è qualcuno che può dubitare di quanto abissale sia la differenza tra questi ‘beati costruttori di partito’ e i loro simili e i maoisti di Rossoperaio?”

Come si vede RO continua a fare confusione tra i CARC e la Commissione Preparatoria (CP) del congresso del nuovo Partito comunista italiano, e questa confusione è acqua al mulino degli organi della controrivoluzione preventiva. Non sono i soli che lo fanno (anzi). RO alla confusione aggiunge errori di ortografia. Se le cose stessero come dicono loro da un lato ci sarebbero gli “scribacchini”, quelli che scrivono bene e razzolano male, dall’altro i rozzi, quelli che scrivono male perché devono “stare dentro alle lotte”. La classe operaia merita ben altro che dover scegliere tra alternative del genere. E infatti la classe operaia ha avuto il meglio, da Marx a Engels, a Lenin, a Stalin, a Mao Tse-tung, dirigenti di massimo valore nella pratica come nella teoria. I dirigenti sono tenuti a dare il meglio alla classe operaia. Questo avverrà anche nel caso del nuovo Partito comunista italiano, quali che siano coloro che riusciranno a  costruirlo. Noi stiamo facendo il nostro lavoro, abbiamo ancora da imparare moltissimo, e da reimparare molto. RO sta al di là della differenza abissale che lo separa da noi. Se l’abisso si fa più largo allora le forze saranno abbastanza distanti da non tenersi in considerazione. Se l’abisso si colmerà allora sarà possibile un lavoro comune. Ognuna delle due direzioni è possibile, e ognuna delle due conduce all’obiettivo, la ricostruzione di un vero partito comunista.

 

***** Manchette

A proposito delle Tesi programmatiche di Rossoperaio (gennaio 01)

Articolo di Umberto C.

Supplemento n. 1 a La Voce n. 7 (maggio 2001)

Il testo è disponibile sul sito della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (n)PCI: www.lavoce.freehomepage.com

[ndr, al 07.08.2017 il sito è www.nuovopci.it]

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