Una rivista di propaganda

Rapporti Sociali n. 29 - marzo 2002 (versione Open Office / versione MSWord)

 

La nostra propaganda mira a dare agli uomini e alle donne che combattono contro la borghesia imperialista per instaurare il socialismo una comprensione sempre più chiara e sempre più esauriente della situazione in cui combattono, dell’origine della lotta che conducono, delle condizioni in cui si svolge la loro lotta, delle classi che vi partecipano, del ruolo di ognuna di esse, delle fasi attraverso cui la lotta deve passare, delle leggi che governano la lotta in ognuna delle fasi, degli obiettivi che devono raggiungere in ogni fase, dei metodi che devono impiegare in ogni fase, di cosa devono fare. Si tratta di una conoscenza in linea di principio illimitata. Tanto più profonda è la nostra conoscenza in ognuno di questi campi tanto più saremo favoriti nel condurre efficacemente e vittoriosamente la lotta che conduciamo.(1) Una conoscenza erronea porta la nostra pratica fuori strada, ci espone alla sconfitta. Una conoscenza superficiale giusta è meglio sia dell’ignoranza sia di una conoscenza erronea. Ma una conoscenza imperfetta è un’arma meno affilata di una conoscenza profonda.

 

1. “I comunisti …hanno un vantaggio sulla restante massa del proletariato per il fatto che conoscono le condizioni, l’andamento e i risultati generali del movimento proletario.”

(Marx - Engels, Manifesto del partito comunista, 1848, cap. II).

 

Gli uomini e le donne impegnate nella lotta contro la borghesia imperialista per instaurare il socialismo hanno bisogno di conoscere. Noi comunisti rigettiamo nettamente la concezione secondo cui la massa della popolazione è ignorante e serve solo come “massa di manovra”. È una concezione della classe dominante. D’altra parte sappiamo che la classe dominante tiene la massa della popolazione in condizioni pratiche tali che per la maggior parte dei membri delle classi delle masse popolari è molto difficile conoscere e usare le proprie conoscenze. In queste condizioni le masse imparano soprattutto per esperienza diretta (partecipando ai movimenti, alla lotta di classe). Ma elevare la coscienza delle masse è un aspetto imprescindibile della nostra lotta per mobilitarle e condurle a compiere una esperienza vittoriosa.

Le masse hanno bisogno di conoscere in modo giusto e abbastanza profondamente. Per come siamo, noi uomini abbiamo bisogno di rappresentare a noi stessi la lotta che conduciamo. La lotta ci pone in ogni momento di fronte a delle scelte: se prendiamo decisioni corrispondenti alle condizioni, alle leggi e alle forze reali, la nostra lotta avrà successo. Senza una teoria rivoluzionaria è impossibile che il movimento rivoluzionario si sviluppi oltre un livello spontaneo ed elementare. Per questo è stato affermato il principio: “senza teoria rivoluzionaria, è impossibile un movimento rivoluzionario”.

In questo periodo, per una serie di circostanze, il movimento comunista forma poco la coscienza delle masse. A conferma di quanto abbiamo detto, succede allora che vi è una ripresa dell’influenza e della diffusione di altre concezioni del mondo: religioni, sette, riforme religiose, ecc. Ciò conferma che gli uomini hanno bisogno di conoscere e di credere in quello che conoscono per dirigere la propria vita e combattere le proprie battaglie.

Una certezza, una fede, non vale però l’altra. Vi sono certezze giuste, corrispondenti alla realtà e confermate dall’esperienza quotidiana e certezze sbagliate, infondate, smentite dalla realtà e dall’esperienza.

Occorrono certezze: è la lezione che traiamo dalla ripresa della religione, dal successo degli integralismi. Ma occorrono certezze corrispondenti alla realtà, certezze giuste: è la lezione che traiamo dagli insuccessi degli integralisti islamici nella loro lotta contro l’imperialismo, nonostante l’eroismo che vi profondono.

L’importanza particolare della propaganda per il movimento comunista sta nel fatto che è costituito da volontari e non è diretto da autorità tradizionali (non è sorretto dalla forza dell’abitudine e della tradizione, ma anzi si batte contro l’abitu dine e la tradizione e mira a distruggere le autorità e gli ordinamenti tradizionali).

Il movimento comunista è anzitutto un movimento pratico e spontaneo di trasformazione dello stato presente delle cose. Gli uomini e le donne lo compiono mossi dalle condizioni pratiche in cui si trovano. Ma il movimento comunista può svilupparsi e vincere solo se diventa un movimento cosciente, solo se le forze che lo promuovono e lo compiono hanno una comprensione sufficientemente giusta e sufficientemente profonda delle condizioni, delle leggi, degli obiettivi e dei metodi. La condizione pratica in cui per sua natura la borghesia pone e mantiene le masse popolari fa sì che nella società borghese è impossibile che le masse abbiano un elevato livello di comprensione delle condizioni, delle leggi, degli obiettivi e dei metodi. La mediazione tra questi due opposti (necessità di conoscere e impossibilità di conoscere) è il partito comunista. Una parte della classe operaia (il partito comunista, avanguardia organizzata della classe operaia) ha una comprensione sufficientemente giusta e sufficientemente profonda per dirigere il resto della classe operaia e la classe operaia ha in questo modo una comprensione sufficientemente giusta e sufficientemente profonda per dirigere il resto delle masse popolari a trasformare le condizioni pratiche della propria vita e quindi anche del proprio processo conoscitivo. Il processo dell’emancipazione pratica della classe operaia e delle masse popolari dalla borghesia imperialista è anche il processo della formazione nella classe operaia e nel resto delle masse popolari di una coscienza superiore e diffusa. Chi pensa che prima si conosca e poi si combatta ha una concezione idealista della realtà. La realtà è che si combatte e per combattere vittoriosamente bisogna conoscere più e meglio e quindi si acquisisce una conoscenza superiore.

Noi propagandisti abbiamo quindi il compito di fare in modo che i membri del movimento comunista, gli attori del movimento pratico di trasformazione dello stato presente delle cose abbiano una conoscenza abbastanza giusta e abbastanza profonda delle cose in relazione al ruolo che ognuno di essi svolge nel movimento pratico e che la loro conoscenza cresca continuamente onde permettere al movimento pratico di rafforzarsi fino a riportare la vittoria.

Anche la conoscenza avviene tramite scontri tra ciò che è vero e ciò che è falso, tra ciò che è nuovo e ciò che è vecchio, tra ciò che corrisponde agli interessi e al modo di vedere della classe rivoluzionaria e ciò che corrisponde agli interessi e al modo di vedere della classe reazionaria. La critica, la discussione, il dibattito sono la via attraverso cui conosciamo, accanto alla ricerca, all’inchiesta e alla verifica. Quindi noi comunisti siamo d’accordo sia col principio che “chi non ha fatto inchiesta non ha diritto di parola” sia col principio della “libertà di critica”. Anche le idee diffuse dalla classe dominante vanno criticate, perché tramite esse la classe dominante influenza le masse popolari e anche i comunisti. Non serve nascondere le idee sbagliate, vietarle, soffocarle. Bisogna confutarle e mostrare dall’esperienza di quale classe vengono e gli interessi di quale classe servono.

Noi siamo assolutamente contrari a quelli che in nome della libertà di critica praticano l’agnosticismo, l’indifferenza per le idee, si oppongono a che nel nostro movimento si crei e si diffonda una concezione organica, sistematica e giusta relativa a ogni aspetto della realtà. Noi siamo assolutamente contrari a quelli che ora dicono una cosa e poi il suo contrario, siamo contrari all’empirismo, all’eclettismo (mettere una accanto all’altra cose contrastanti) e alla sofistica (mettere sullo stesso piano ciò che è principale e ciò che è secondario). La dialettica riconosce l’unità e la lotta dei contrari e indica in ogni fase e in ogni circostanza quale dei due opposti è principale e quale è secondario (v. Mao Sulla contraddizione e la polemica che Lenin conduce nel Che fare? contro quelli che in nome della libertà di critica si oppongono a che nel movimento comunista si crei e si diffonda una concezione organica, sistematica e giusta relativa a ogni aspetto della realtà). Nelle FSRS attuali l’eclettismo, l’agnosticismo, il pressappochismo, l’indifferenza per la teoria rivoluzionaria, il rifiuto della teoria rivoluzionaria sono correnti.

 

Ci proponiamo di fare in modo che questa rivista diventi principalmente uno strumento di propaganda. È stata fino ad oggi principalmente uno strumento di analisi e un luogo di dibattito aperto. La trasformazione in strumento di propaganda corrisponde all’evoluzione in corso, cioè principalmente al processo di ricostruzione del partito comunista in atto.  Questo processo non soltanto richiede che si elaborino strumenti di propaganda adatti allo scopo, ma consente di farlo. Infatti l’analisi e il dibattito hanno una funzione, ma non esauriscono i compiti dei comunisti in campo teorico. Chi limita il proprio lavoro all’analisi rischia di rinchiudersi nel dogmatismo. Chi limita il proprio lavoro al dibattito rischia di prolungare all’infinito il confronto delle idee e delle posizioni. Il lavoro della propaganda non significa soltanto divulgazione entro un dato ambito delle certezze acquisite. Significa anche prendere su di sé la responsabilità di affermare qualcosa come certo, corrispondente alla realtà oggettiva e quindi vero per tutti. Diversamente chi si limita all’analisi rimanda a data da destinarsi il passaggio alla pratica (“Stiamo ancora studiando, dobbiamo perfezionarci”, dice). Pure chi si limita al dibattito rinvia il passaggio alla pratica. Quello che dice non lo dà per vero, lo pone al confronto con ciò che dice l’altro. Le due affermazioni hanno pari dignità, e quindi fino a che il dibattito dura il passaggio alla pratica è rinviato. Il rinchiudersi entro l’analisi e il dibattito infiniti è riflesso o di incapacità (di arretratezza) o di opportunismo. Il passaggio alla propaganda è riflesso del processo di ricostruzione del partito comunista in atto.

Facciamo attenzione e usiamo la dialettica: il passaggio dalla fase del dubbio (quella dell’analisi e del dibattito) alla fase della certezza (quella dove si fa propaganda) non significa abbandonare una cosa per un’altra. “Dubitare è lecito, dubitare di tutto non è lecito”, afferma Mao Tse-tung. Non abbiamo alcuna possibilità di affermare le nuove certezze se le vecchie non sono state sgretolate dal dubbio, e ciò vale in particolare nella relazione con i giovani.(2) Perciò diciamo “no all’imperialismo!” con coloro che hanno manifestato da Seattle a Genova. Allo stesso tempo diciamo “sì al comunismo”. Neghiamo una cosa, ne affermiamo un’altra. Non indichiamo solo ciò che va fatto, ma ciò che viene fatto: non diciamo soltanto che il comunismo è una cosa giusta e come tale bisogna realizzarla, ma diciamo che la si sta realizzando, indipendentemente da chi ancora dubita, ostacolato da ragioni giustificate o non giustificate. Quindi dire “no all’imperialismo! Sì al comunismo” significa anche passare dalla denuncia alla pratica concreta, quella pratica che oggi è la ricostruzione del partito comunista italiano.

 

2. “Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate / serenamente e con rispetto chi / come moneta infida pesa la vostra parola!” (Brecht, Lode del dubbio, p.10 , Ed. Laboratorio Politico, Napoli, giugno 1993) E più oltre: “ /…d’ogni dubbio il più bello / è quando coloro che sono / senza fede, senza forza, levano il capo e / alla forza dei loro oppressori / non credono più!” Ma, insieme alla critica del dogmatismo, (pp. 12 - 13) c’è la critica all’opportunismo: “Con coloro che non riflettono e mai dubitano / si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono. / Non dubitano per giungere alla decisione, bensì / per schivare la decisione. Le teste / le usano solo per scuoterle. Con aria grave / mettono in guardia dall’acqua i passeggeri di navi che affondano. /

Sotto l’ascia dell’assassino/ si chiedono se anch’egli non sia un uomo. / Dopo aver rilevato, mormorando, / che la questione non è ancora sviscerata, vanno a letto”). L’esempio di Brecht calza a pennello per una delle peggiori forme di deriva opportunista in Italia, già del tutto interna alla cultura borghese, quella che si esprime attraverso il quotidiano il manifesto.

 

 

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