Presentazione

Rapporti Sociali n. 28 - luglio 2001 (versione Open Office / versione MSWord)

 

Compagni che seguono la rivista da molto tempo si lamentarono del fatto che si sono tralasciate quelle analisi riguardanti la situazione economica e l’evolversi della crisi di sovrapproduzione di capitale, analisi che contraddistinguevano i primi numeri con i quali la rivista si presentò alla metà degli anni Ottanta. Spiegammo a quei compagni, e lo ripetiamo qui, che l’analisi della situazione economica è essenziale, e non a caso la si pose all'inizio delle nostre pubblicazioni. Il compito principale oggi consiste nel ricostruire il partito comunista e l'approfondimento dell'analisi della situazione economica deve essere funzionale a questo. Rapporti Sociali quindi si occupa di questo: riferisce dei progressi in atto, dei limiti da affrontare, entra nel dibattito in corso.

La gran parte degli articoli presentati in questo numero quindi hanno a che fare con il processo di ricostruzione del partito. L’espressione di solidarietà nei confronti di Iniziativa Comunista risponde infatti a un attacco palese contro questo processo, attacco portato avanti dalle forze della controrivoluzione preventiva. Spieghiamo natura e motivi dell'operazione repressiva contro IC, operazione con cui si alza il tiro contro il processo di ricostruzione del partito. Il salto di qualità della strategia repressiva indica la debolezza della borghesia, costretta a mostrare che, quando si tratta di ricostruire un partito comunista vero, per lei già l’intenzione è reato.

In positivo, la partecipazione dei CARC alla campagna elettorale con il Fronte Popolare per la ricostruzione del partito comunista segna un passo avanti di cui dobbiamo ancora valutare la qualità e la consistenza. Abbiamo avuto molti limiti, e molti ancora ne abbiamo. D’altra parte in pochi mesi abbiamo accettato e affrontato un compito del tutto nuovo per noi e abbiamo avviato un dibattito intenso tra le forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS). Un primo bilancio compare già in questo numero.

Molta parte della rivista è dedicata al dibattito con le FSRS, e anche qui la questione principale si ripropone. In ogni caso, nel nostro confronto con il Comitato Comunista Prenestino e con l'AsLO, a fronte degli attacchi denigratori che ci arrivano dal PCE(r), la questione centrale è sempre il processo di ricostruzione del partito comunista italiano.

Questo ribattere sulla questione del partito può essere considerato un’ossessione da chi pensa che ciò che si dice è determinato da esigenze soggettive: perciò i CARC si contraddistinguerebbero per questo, che ad ogni cantone arrivano per parlare del partito, e questo sarebbe il loro modo di “stare dentro” al movimento rivoluzionario dato che, secondo un certo giudizio, ognuno nel movimento ci sta dentro a modo suo. Oppure questo ribattere è da un lato segno di un’urgenza oggettiva, che aumenta, di un'esigenza a due facce, quella di chi deve far nascere qualcosa e quella di quel qualcosa che vuole nascere, come è per la madre e il figlio o la figlia che stanno per venire al mondo. Analogamente al parto di un essere vivente il processo di ricostruzione del partito non avviene senza sofferenza, il che è dimostrato dagli attacchi a volte furibondi che si scatenano attorno alla cosa, sia da parte della borghesia, sia dall’interno del movimento rivoluzionario.

Nonostante l’urgenza impostaci dagli impegni ci consentiamo di dedicare qualche spazio a temi di interesse generale, legati al lavoro per definire il programma del futuro partito comunista, quali quelli esposti nella lettera di un lettore di Resistenza dove si parla della mafia, e quelli esposti in un articolo sulla religione, dove il tema è la nostra concezione del mondo, la nostra filosofia. Qui avremo da affrontare alcuni nodi di fondo riguardanti le posizioni filosofiche che i migliori dirigenti comunisti hanno espresso in Italia. Si tratta degli assunti fondamentali del materialismo dialettico, sui quali entro il vecchio PCI non si produsse qualcosa di paragonabile agli studi di Lenin esposti in Materialismo ed empiriocriticismo e nei suoi appunti filosofici. In generale l'arretratezza teorica del movimento comunista italiano porta a un disprezzo nei confronti della teoria che riguarda la filosofia in primo luogo: la filosofia soprattutto è considerata  una perdita di tempo o un lusso che i proletari non possono concedersi. Ne segue che tra le FSRS non c’è una concezione del mondo che abbia un minimo di consistenza: non si fa che prendere il mondo così come viene, una volta in un modo, una volta in un altro, e l’unica costante è la negazione della cultura borghese e delle sue concezioni. Tra le masse popolari, invece, data l’assenza di una concezione del mondo del proletariato, continuano a esercitare la loro forza le concezioni religiose, che per quanto fasulle pure hanno una certa coerenza interna e sono meno contraddittorie di quanto è il pensiero debole delle FSRS, pensiero che ha, di forte, solo l’espressione della rabbia contro la borghesia. L’assenza di una concezione del mondo del proletariato riflette l'assenza del partito comunista: colmare entrambe le assenze è lo stesso lavoro.

 

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