Ottant’anni fa nasceva l’Internazionale comunista

Rapporti Sociali n. 22 - giugno 1999 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Stralci della relazione dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC) alle conferenze organizzate a Milano (20 marzo 1999) e a Roma (27 marzo 1999) dai CARC e dal Movimento Proletario Anticapitalista (MPA)

 

Premessa

I CARC hanno organizzato, insieme al MPA, queste conferenze come un’importante occasione per la valorizzazione e l’appropriazione del patrimonio storico del movimento comunista al fine di portare avanti e sviluppare il dibattito e la lotta per la costruzione del partito comunista nel nostro paese. Questa lotta è entrata in una fase avanzata per fattori oggettivi e soggettivi.

Le condizioni oggettive si sintetizzano nell’avanzamento della crisi generale del capitalismo.

Le condizioni soggettive che determinano la nuova fase sono:

1. la costruzione del partito comunista è diventata l’obiettivo principale proclamato da un numero crescente di forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS). Molte FSRS stanno facendo sforzi per tradurre questa proclamazione in una linea che guida tutto il loro lavoro in modo che sia sempre più mirato a creare le condizioni perché si possano fare passi avanti verso la costruzione del partito;

2. la pubblicazione del Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano. È un avvenimento che permette di fare un passo avanti nel lavoro per definire la base dell’unità politica e ideologica del futuro partito. Il fatto che sia stato elaborato dalla SN dei CARC e non in comune con altri organismi, costituisce un limite della situazione complessiva delle attuali FSRS. È un limite che dobbiamo superare nel dibattito e nella lotta politica, per superare questo documento in modo che diventi il Manifesto programma del futuro partito.

Nella lotta per la ricostruzione del partito i CARC da sempre sostengono che occorre sviluppare tra le FSRS mille iniziative unitarie (nell’ambito del rapporto di unità e lotta: lotta contro le tendenze negative e valorizzazione delle tendenze positive che esistono in ogni FSRS) senza accettare iniziative intergruppo (perché nascondono, sotto un’apparente unità, la lotta reale e riducono l’espressione comune al livello minimo accettabile della FSRS più arretrata). Occorre inoltre lottare contro la concezione da gruppo, il gruppismo e lo spirito gruppettaro che è il frutto di 40 anni di predominio del revisionismo moderno all’interno del movimento comunista.(1)

Lo studio dell’esperienza dell’Internazionale comunista (IC) e della lotta che si sviluppò in quegli anni per costruire i nuovi partiti comunisti in rottura con i vecchi partiti socialisti (riformisti borghesi, socialsciovinisti, ecc.) ci è utile per portare avanti con meno errori, o almeno senza ripetere gli errori che il movimento comunista aveva criticato teoricamente e superato anche praticamente, il processo per la costruzione, nel nostro paese, di un partito comunista capace di far fronte ai compiti che la situazione attuale pone ai comunisti.

 

(1) Sulla questione vedere “Problemi della costruzione del partito comunista” in Rapporti Sociali n. 21, febbraio 1999.

 

La borghesia e i revisionisti moderni hanno sparso e spargono falsità e deformazioni sulla Rivoluzione d’Ottobre, sulla costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica, su Stalin e sull’imponente opera svolta dall’IC per lo sviluppo della lotta per il socialismo, perché la propaganda ha assunto un ruolo importante nella guerra che la borghesia conduce contro ogni movimento rivoluzionario. L’opera di denigrazione dell’IC e dei partiti comunisti (la cosiddetta “deriva terzinternazionalista”) si è tramutata in attacco al ruolo e alle funzioni del partito nella lotta di classe ed è stata la base ideologica e politica dello sviluppo, all’interno del cosiddetto movimento rivoluzionario, di tutte le posizioni antipartito e  anarcoidi degli ultimi 30 anni.

Ai comunisti, ai ricostruttori del partito comunista nel nostro paese, spetta il compito, come ad esempio hanno fatto i compagni spagnoli del PCE(r) nel libro La guerra di Spagna, l’Internazionale comunista e il PCE, di elaborare quell’esperienza, inquadrarla nel modo giusto per arricchire la pratica e l’attuale lotta per la rivoluzione socialista.

 

1. Cosa ha rappresentato l’Internazionale comunista nella storia del movimento comunista

 

L’epoca della nascita e dell’attività dell’Internazionale comunista

 

L’Internazionale comunista si costituì e sviluppò la sua attività nell’ambito della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale di cui cercò di essere il quartier generale.

La prima ondata delle rivoluzioni proletarie si è sviluppata nella prima metà del secolo (1900-1945) come conseguenza della prima crisi generale del capitalismo. Essa ha conseguito enormi risultati, anche se non ha raggiunto il risultato del superamento definitivo del capitalismo.

L’Internazionale comunista si costituì in rottura con il riformismo dei vecchi partiti socialisti e socialdemocratici e il socialsciovinismo dei partiti della Seconda Internazionale che si erano schierati a fianco delle rispettive borghesie allo scoppio della prima guerra mondiale. Si costituì sull’onda della Rivoluzione d’Ottobre resa possibile dalla direzione di un partito che aveva una linea teorica e pratica adeguata per la rivoluzione socialista e che seppe trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria. (...)

Un importante insegnamento che traiamo dalla nascita dell’IC è che la deriva e le sconfitte a cui avevano portato i partiti della Seconda Internazionale non potevano fermare o porre fine al movimento rivoluzionario in ascesa di quegli anni. Così anche oggi il fallimento dei partiti revisionisti e dei regimi guidati dai revisionisti non può fermare, anzi alimenta, la rinascita del movimento comunista.

 

La Rivoluzione d’Ottobre mostrò ai lavoratori e ai popoli oppressi di tutto mondo che era possibile abbattere il potere della borghesia, che i lavoratori potevano prendere in mano il loro paese e dirigerlo infinitamente meglio di quanto avevano fatto fino allora i più avanzati regimi borghesi, che potevano porre fine alla miseria, alla fame, allo sfruttamento, all’oppressione e all’ignoranza. (...)

Contro questo esempio vivente di paese socialista che indicava la strada da percorrere ai lavoratori e alle masse popolari di tutto il mondo si accanirà la borghesia imperialista dei vari paesi. Negli anni ’30 “Meglio Hitler che i comunisti” è la regola-guida dei gruppi imperialisti. La borghesia imperialista ha cercato di condurre la seconda guerra mondiale in funzione anticomunista, con l’obiettivo di stroncare il movimento comunista in Europa e il movimento antimperialista di liberazione nazionale nelle colonie e nelle semicolonie che facevano traballare il suo dominio e di soffocare l’Unione Sovietica.

Ma la guerra per una serie di fattori non si scatenò, inizialmente, contro l’Unione Sovietica e assunse il carattere di guerra interimperialista.(2)

 

(2) Sull’argomento vedi “Il Movimento politico degli anni ’30 in Europa” in Rapporti Sociali n. 21.

 

I partiti comunisti dei paesi imperialisti, davanti alla guerra imperialista e alle sue conseguenze, al crollo del fascismo, non furono in grado di dare una direzione in senso rivoluzionario alle forze popolari che il crollo dei vecchi Stati libera va: perché non si erano posti in condizioni tali da poter prendere la testa del movimento politico nella nuova situazione, non si erano preparati e non avevano accumulate esperienza e strutture per dirigere la guerra.

Perché il crollo di uno Stato porti all’instaurazione della dittatura del proletariato occorre che essa sia preceduta da un periodo di “accumulazione delle forze rivoluzionarie attorno al partito comunista” e che il crollo dello Stato borghese avvenga nel corso di un movimento diretto dal partito (l’avanzata dell’Armata Rossa in Europa Orientate nel 1944-45; la Cina del 1949; Cuba nel 1959; i tre paesi dell’Indocina nel 1975).(3)

 

(3) La battaglia per la formazione dei partiti comunisti o per la trasformazione dei partiti socialisti in partiti comunisti fu condotta da Lenin e Stalin e dall’IC per quasi cinque anni. Lenin ha più volte indicato al PSI e agli altri partiti della Seconda Internazionale che per entrare nell’IC occorreva liberarsi dei riformisti borghesi, dai centristi e dagli opportunisti. Per quanto riguarda l’Italia “Il 3° Congresso dell’IC (giugno 1921) dà istruzioni all’Esecutivo perché provveda a che vengano fatti i passi avanti per fondere il PSI, epurato dagli elementi riformisti e centristi, con il PCd’I in una sezione unificata dell’Internazionale comunista”.

 

 

Ruolo nella promozione, sostegno e sviluppo dei partiti comunisti

 

L’Internazionale Comunista, promossa e diretta dal Partito Comunista (bolscevico) dell’URSS, formò, aiutò, unì e organizzò tutta una generazione di dirigenti comunisti d’ogni parte del mondo, dall’Europa all’Asia, dall’America all’Africa, all’Australia.

La costituzione dei partiti comunisti fu condotta tramite una dura lotta politica e ideologica contro il riformismo borghese, il revisionismo socialdemocratico e il socialsciovinismo di cui erano impregnati i dirigenti dei partiti socialdemocratici.(4)

 

(4) Internazionale comunista, Tesi della V riunione plenaria del Comitato esecutivo allargato sulla bolscevizzazione (aprile 1925).

 

Nel secondo congresso dell’IC (1920) fu condotta una dura lotta contro l’opportunismo di destra e il revisionismo presenti nel movimento operaio, criticando allo stesso tempo le tendenze estremiste. A conclusione di questa lotta approvò le 21 condizioni per l’ammissione all’organizzazione, tese a favorire la costituzione di partiti comunisti in ogni paese e a rendere quelli esistenti adeguati ai compiti che la situazione rivoluzionaria, determinata dalla prima crisi generale del capitalismo, poneva loro.

Le lotte condotte in tutto il mondo sotto la direzione dei partiti comunisti hanno creato ovunque una base pia avanzata di esperienza e di coscienza. Il ruolo politico e culturale assunto da milioni di uomini e donne nella lotta di liberazione antimperialista, nella lotta contro il fascismo e durante la Resistenza (1941-45) in paesi come ]’Italia e la Francia, nella Guerra civile (1936-39) in Spagna, hanno costituito un passo avanti nella lotta per la costruzione di una società senza classi, quella società di “liberi e uguali” verso cui spinge tutto il corso moderno della società. (...)

 

Sulla natura e caratteristiche dei partiti comunisti nella fase imperialista

 

Nei primi anni di attività, l’IC, sotto la direzione del Partito Comunista Bolscevico, diretto da Stalin, condusse una dura lotta per la trasformazione dei partiti comunisti in partiti adeguati a guidare la rivoluzione nella situazione rivoluzionaria conseguente alla prima crisi generale della fase imperialista.

Questa lotta si incentrò sulla natura e sulle caratteristiche dei partiti comunisti, sulla via rivoluzionaria come unica via per la conquista del potere, sulla conquista del potere come obiettivo principale in vista del quale ogni partito comunista  doveva selezionare i suoi membri e al quale doveva essere subordinato ogni altro obiettivo particolare, sull’adozione del centralismo democratico (...) come fondamentale principio organizzativo all’interno del partito. (...)

 

***** Manchette

 

Conferenza nell’ottantesimo anniversario della fondazione dell’Internazionale Comunista

 

I compagni e le compagne presenti alla Conferenza, organizzata dai CARC e dal MPA, in occasione dell’ottantesimo anniversario della fondazione della Terza Internazionale (Internazionale Comunista) inviano un caloroso saluto ai rivoluzionari prigionieri, agli esuli e ai latitanti che continuano, nelle loro condizioni, la lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e per la rivoluzione socialista.

Con la vostra resistenza alle pressioni e alle lusinghe della borghesia imperialista, con il vostro rifiuto di aderire alle politiche di resa e dissociazione dalla lotta di classe rafforzate e vi unite alla resistenza e alla lotta della classe operaia e delle masse popolari contro lo sfruttamento, l’oppressione e la barbarie del sistema capitalista. La vostra resistenza contribuisce a rafforzare il movimento per la ricostruzione del partito comunista. Un partito che deve essere forte dell’esperienza del movimento rivoluzionario internazionale e del nostro paese, di cui voi impersonate una parte importante. Oggi le masse proletarie e popolari subiscono sulla loro pelle l’attacco e l’eliminazione delle conquiste strappate con dure lotte negli anni passati, che vengono una ad una cancellate dalla borghesia imperialista che tenta in tutti i modi di aumentare lo sfruttamento e l’oppressione.

In questa situazione, aumenta il prestigio e l’influenza di quelli come voi, che nel passato si sono assunti il compito di lottare per l’eliminazione del regime borghese e l’instaurazione del socialismo e di creare quindi le basi per un futuro di benessere e di progresso stabile per tutti i lavoratori.

Dall’esperienza dell’Internazionale Comunista, abbiamo imparato l’importanza che assume la solidarietà proletaria verso i lavoratori e le loro avanguardie colpite dalla repressione borghese.

L’IC ha creato il Soccorso Rosso Internazionale, con le loro sezioni nazionali che “... raccolse e sviluppò le iniziative di solidarietà proletaria con le vittime politiche che erano già abbastanza diffuse in mezzo alla classe lavoratrice... Soccorso Rosso, due parole che ormai sono divenute popolari in Italia. Esse significano che quando un proletario è colpito per aver lottato contro il fascismo e contro il capitalismo, c’è qualcuno che lo soccorre, che aiuta i suoi rimasti senza pane, il S.R. aiuta tutti i lavoratori colpiti nella lotta senza distinzione di partito”.

Compagni la vostra lotta è la nostra!

La solidarietà nei vostri confronti, non solo rafforza voi e tutto il movimento rivoluzionario, ma anche le stesse masse proletarie e popolari nella lotta contro la borghesia imperialista e per il socialismo.

Solidarietà con i rivoluzionari prigionieri, gli esuli e i latitanti! Viva l’Internazionale Comunista!

Avanti verso la costruzione del partito comunista!

Milano, 20 marzo 1999

Roma, 27 marzo 1999

*****

 

Questa lotta è conosciuta come “lotta nell’Internazionale Comunista per la bolscevizzazione dei partiti comunisti”.(5)

(…)

 

(5) Sulla tattica del Fronte unico, già nel 1924, vengono individuate le distorsioni in senso opportunista che vengono fatte da alcuni partiti comunisti dei paesi imperialisti (Inghilterra, USA, ecc.) o in senso di deviazioni di ultrasinistra (ad esempio dal PCd’I: dove persiste “un dogmatismo ben poco marxista”) - vedi Risoluzioni del V congresso dell’IC, giugno 1924. (...)

 

Per quanto riguarda il nostro paese, questa lotta iniziata nel Congresso di Lione del 1926, non riuscì a trasformare il PCd’I in un vero partito bolscevico e a renderlo capace di sviluppare un’adeguata linea specifica per lo sviluppo della lotta rivoluzionaria nel nostro paese.

Nelle Tesi di Lione viene fatta una seria analisi della società italiana e del ruolo delle varie classi, si ripercorre la storia della lotta tra le due linee all’interno del PSI; si fa un’analisi chiara del regime fascista, vengono individuate i compiti dei comunisti e la trasformazione che devono fare per porsi alla testa della rivoluzione socialista del nostro paese. Vengono individuate e analizzate le due deviazioni (lotta tra le due linee) presenti nel partito comunista. (...)

Nella pratica il partito non riuscì a comprendere le leggi specifiche della rivoluzione socialista del nostro paese, si trovò “disarmato” di fronte alla reazione fascista (arresto di Gramsci e dei massimi dirigenti); non riuscì a combinare la lotta  contro il fascismo (prima e durante la Resistenza). La linea di destra del partito s’impadronì sempre più della direzione e i suoi dirigenti (Togliatti & C) divennero i massimi esponenti del revisionismo moderno che si sviluppò su grande scala nel movimento comunista dopo la morte del compagno Stalin. (…)

 

La linea del Fronte unico

 

La linea del Fronte unico proletario (approvata nel IV congresso dell’IC, 1922) e del Fronte popolare antifascista (approvata dal VII Congresso dell’IC, agosto 1935) nei paesi imperialisti fu applicata come linea di alleanza con forze politiche e sindacali e con classi senza l’autonomia del partito e senza la direzione del partito comunista nel Fronte. Quindi portò il partito comunista ad essere continuamente ricattato dai partiti socialdemocratici e borghesi, a dipendere, in una certa misura e in certi periodi, nella sua azione verso le masse popolari dalla collaborazione dei dirigenti e dei partiti socialdemocratici e riformisti, a subordinare al loro consenso la sua iniziativa, a porsi compiti la cui attuazione dipendeva dal loro concorso, a non assumere in prima persona la direzione e a non concepire il movimento come guerra.(6)

 

(6) Soccorso Rosso Internazionale - Sezione italiana “Direttive per i Comitati di base, Patronati e attivisti”, 1933 – Ristampa a cura dell’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP), 1996.

 

L’applicazione della tattica del fronte unico, con gli errori e le deviazioni sopra menzionati, ha comunque portato un significativo arricchimento del patrimonio teorico e pratico del movimento comunista su aspetti come: la politica delle alleanze della classe operaia con il resto delle masse popolari, la costruzione di un ampio fronte popolare contro la borghesia e contro il nazi-fascismo, il ruolo che deve assumere il partito comunista nel fronte. Mao, elaborando gli errori e i limiti che l’IC aveva commesso in quegli anni, arrivò ad elaborare ed applicare nella rivoluzione cinese la linea della guerra popolare di lunga durata e del ruolo che deve assumere il partito comunista nel fronte popolare e nella guerra partigiana.

 

Promozione dell’internazionalismo proletario e dello sviluppo del movimento rivoluzionario in diversi paesi

 

L’IC sviluppò concretamente, tramite l’importante apporto dell’Unione Sovietica, per la prima volta in modo massiccio l’internazionalismo proletario. Uomini e donne di decine di paesi si sono ritrovati insieme per affrontare i problemi che la lotta per il socialismo poneva loro, costruendo organizzazioni internazionali, strutture di servizio e di promozione della solidarietà proletaria.

L’IC, oltre a dare un apporto teorico allo sviluppo della rivoluzione proletaria mondiale, l’appoggiò anche nella pratica: uno degli esempi più noti fu l’aiuto economico e militare dell’Unione Sovietica e dei vari partiti comunisti e l’invio di combattenti comunisti, le Brigate Internazionali, in supporto ai comunisti e alle masse popolari spagnole durante la guerra di Spagna (1936-39).(…)

 

Promozione di organizzazioni di massa del fronte popolare rivoluzionario

 

Fondò varie organizzazioni di massa che mobilitarono e unirono le masse popolari intorno a obiettivi specifici:

Internazionale Comunista della Gioventù, 1920; Segretariato Femminile Internazionale, 1920; Internazionale Rossa dei Sindacati, 1921; Internazionale Sportiva Rossa, 1921; Soccorso Operaio Internazionale, 1922; Soccorso Rosso Internazionale, 1922; Internazionale Contadina, 1923.

 Tra le organizzazioni di massa fondate dall’IC, la più conosciuta è il Soccorso Rosso Internazionale.(7) (...) Queste organizzazioni sono state scuole di comunismo e hanno contribuito a formare una generazione di rivoluzionari che diventerà protagonista nella guerra di Resistenza e del movimento rivoluzionario degli anni successivi.

 

(7) “Il fallimento delle prime [presa del potere tramite un colpo di mano organizzato dal partito comunista] (es. Amburgo - ottobre 1923, Reval in Estonia - dicembre 1924, Canton - dicembre 1926….) confermò la tesi enunciata da Marx contro Blanqui e gli altri promotori di ‘sette rivoluzionarie’: la rivoluzione proletaria non può avere la forma di un colpo di Stato, può essere solo opera delle masse. Il fallimento dei secondi [presa del potere del partito comunista nel corso di un’insurrezione popolare] (es. Germania 1918-19, Ungheria 1919, Austria 1934, Asturie 1934) confermò la tesi enunciata da Engels nel 1985 (Introduzione a K Marx, Lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850): ‘(...) la rivoluzione proletaria non ha la forma di un’insurrezione delle masse popolari che rovescia il governo esistente e nel corso della quale i comunisti prendono il potere’. Nello stesso contesto Engels aveva enunciato anche la tesi che la rivoluzione proletaria per sua natura ha la forma dell’accumulo di forze attorno al partito comunista, fino a invertire il rapporto di forza: ‘(...) quindi la classe operaia deve preparare fino ad un certo punto già all’interno della società borghese gli strumenti e le condizioni del suo potere’.” (da PCE(r) - La guerra di Spagna, il PCE e l’Internazionale comunista, Presentazione ai lettori italiani, pag. 16 - Edizioni Rapporti Sociali, 1997). Sull’argomento vedi anche : E. Collazo, La guerra rivoluzionaria, Edizioni Rapporti Sociali, 1990.

 

2. Errori e limiti dell’Internazionale comunista e dei partiti comunisti.

 

Il movimento pratico di quell’epoca fu, come sempre avviene, più ricco di esperienze di quante i suoi protagonisti ne elaborassero in termini teorici.

Lo studio dell’esperienza dell’IC, deve essere condotto confrontando la coscienza che essa ebbe del movimento economico e politico dell’epoca e la strada che effettivamente tale movimento prese. Una serie di obbiettivi che l’IC si pose (ad esempio la conquista del potere da parte del proletariato nei paesi imperialisti) non furono realizzati e ciò significa che la coscienza che essa ebbe delle tendenze e delle forze motrici del movimento economico e politico non rispecchiava adeguatamente il movimento reale.

L’IC guidò i tentativi di rivoluzione proletaria nei vari paesi, spesso commettendo errori di analisi della situazione concreta che si ripercuoterà nell’adozione di tattiche e strategie sbagliate.

L’errore più rilevante dell’Internazionale comunista fu la teorizzazione dell’insurrezione come forma della rivoluzione proletaria, cioè come via per la conquista del potere valida per tutti i paesi, sulla base dell’interpretazione sbagliata che riduceva la via al potere seguita dalla classe operaia russa soltanto all’insurrezione del 7 novembre 1917 a Pietroburgo; tutti i tentativi di applicazione della strategia insurrezionalista (es. Germania, Ungheria, Asturie, Canton e Shangai, ecc.) ebbero infatti esiti fallimentari.(8)

 

(8) Sul ruolo del partito vedi il cap. II del Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano, della SN dei CARC, Ed. Rapporti Sociali, 1998.

 

L’Internazionale comunista non ebbe una giusta comprensione della natura della crisi che era in corso e degli sviluppi a cui essa poteva dar luogo: nel sesto congresso (1928) la definì come crisi irreversibile. La storia successiva ha mostrato ampiamente l’erroneità di questa tesi. Non si trattò infatti di una crisi irreversibile ma della prima crisi generale della fase imperialista che si risolse con le enormi devastazioni della seconda guerra mondiale.

Negli anni ’20 e ’30, la crisi economica che pure aveva creato milioni di disoccupati e miseria in tutto il mondo capitalista non portò al trionfo della rivoluzione e ha dimostrato che, nonostante le condizioni oggettive favorevoli, la mancanza di partiti comunisti adeguati permette lo sviluppo della mobilitazione reazionaria. (...)

Negli anni ’30 nel pieno dello sviluppo dei regimi fascisti e nazisti in vari paesi, l’IC oscillò dando indicazioni contraddittorie sull’applicazione della tattica del Fronte unico e del Fronte popolare antifascista che portarono alcuni partiti a legami e vincoli con i partiti borghesi, non riuscendo ad avere un ruolo dirigente nel Fronte.

  

I limiti dei partiti comunisti nei paesi imperialisti, durante la prima crisi generale (1910-1945), in sintesi si riducono all’incomprensione, a non aver compreso (e tradotto in azione politica la comprensione) che la guerra civile tra classe operaia e borghesia imperialista era la forma principale assunta dalla lotta di classe negli anni 1914-1945. I partiti comunisti dei paesi imperialisti non si sono mai posti su questo terreno, come loro terreno strategico principale, dal quale e in funzione del quale sviluppare tutto il restante lavoro. Hanno affrontato con forza la clandestinità e la guerra quando l’avversario le ha imposte, ma come un evento straordinario, una pausa in un processo che doveva svolgersi altrimenti. I partiti comunisti dei paesi imperialisti consideravano che la rivoluzione proletaria assumeva la forma principale della guerra nelle colonie e nelle semicolonie, non nei “civili” paesi imperialisti, benché la borghesia nei “civili” paesi imperialisti avesse a più riprese mostrato che era capace di radere al suolo città e paesi, di passare per le armi decine di migliaia di uomini disarmati, di ricorrere a ogni mezzo pur di conservare il proprio potere, di preferire l’occupazione straniera (“meglio Hitler che il comunismo”) al potere della classe operaia. (...)

 

***** Manchette

Contro la guerra imperialista!

Salutiamo la resistenza dei popoli della Jugoslavia contro l’attacco armato imperialista attuato dagli USA e dall’UE attraverso la NATO.

Alla guerra e ai bombardamenti sulla Jugoslavia partecipa con un ruolo di primo piano il governo D’Alema-Cossutta sostenuto dall’opposizione. Questo dimostra come i rappresentanti dei capitalisti, per difendere i propri interessi strategici oggi si trovano uniti: sia quando si tratta di attaccare le conquiste dei lavoratori, sia quando si tratta di partecipare ad una guerra di spartizione del bottino.

Questa unità è tanto più evidente nel momento in cui manca un partito che rappresenti realmente gli interessi della classe operaia e degli altri strati popolari: il Partito comunista.

Con questa guerra l’Italia e la NATO, diretti dagli Americani, hanno innescato un grande conflitto che rischia di espandersi in tutta l’Europa e apre la strada per una nuova guerra mondiale.

Come operai e lavoratori rivoluzionari condanniamo e lottiamo contro questa sporca guerra imperialista, denunciamo che i nemici del popolo sono in casa nostra. Sono i capitalisti e i loro servi che licenziano e sfruttano i lavoratori italiani e stranieri, e che hanno interesse per questa guerra e per i massacri e le distruzioni che provoca.

CONTRO LA GUERRA DEI PADRONI

CONTRO L’IMPERIALISMO U.S.A. E I SUOI ALLEATI EUROPEI!

CONTRO IL GOVERNO DI GUERRA D’ALEMA-COSSUTTA-BERLUSCONI-FINI!

ORGANIZZIAMO OVUNQUE È POSSIBILE, A PARTIRE DAI POSTI DI LAVORO, ASSEMBLEE E FERMATE DI PROTESTA PER BOICOTTARE LA GUERRA IMPERIALISTA

L’esperienza ci ha insegnato che la guerra non si ferma col pacifismo borghese e parolaio ma con lo sviluppo della mobilitazione rivoluzionaria.

Movimento Proletario Anticapitalista (MPA)

Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Assemblea sull’80° anniversario della fondazione dell’Internazionale Comunista

Roma, 27 marzo 1999

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3. La rinascita del movimento comunista internazionale è alla base del nuovo internazionalismo e annuncia la nuova ondata della rivoluzione mondiale

 

Oggi siamo nuovamente in una situazione di crisi generale del capitalismo (la seconda crisi generale del capitalismo da quando è entrato nella fase imperialista). I suoi effetti si manifestano nei tassi di crescita sempre più bassi, nelle crisi finanziarie (Messico, Sud-Est asiatico, Russia, Brasile, ecc.), nelle crisi politiche e istituzionali, nelle crisi militari (Balcani, Medio oriente, Africa centrale, Caucaso, ecc.), nella crisi culturale generalizzata. Alla crisi la borghesia imperialista risponde con l’attacco alle conquiste dei lavoratori e delle masse popolari, l’attacco alle condizioni di vita dei popoli oppressi, la guerra di aggressione e di rapina, la ricolonizzazione del mondo. In questa situazione si acuiscono i contrasti tra i gruppi imperialisti e gli Stati che li rappresentano e giorno dopo giorno si rafforza la tendenza alla guerra imperiali sta.

Ma come nella precedente crisi generale anche nell’attuale si determina una situazione rivoluzionaria in sviluppo come insieme di condizioni economiche e politiche che caratterizzano un lungo periodo, che rendono instabili i regimi politici esistenti, che spingono alla mobilitazione le masse, che rendono possibile la loro mobilitazione rivoluzionaria, lo sviluppo della lotta rivoluzionaria di lunga durata e, attraverso di essa, l’accumulazione delle forze rivoluzionarie fino a ribaltare i rapporti di forza e conquistare il potere.

O la rivoluzione ferma la guerra o la guerra scatena la rivoluzione. Contro il capitalismo in putrefazione della fase imperialista si profila la nuova ondata della rivoluzione mondiale.

Questa ondata della rivoluzione mondiale è annunciata dalla rinascita del movimento comunista internazionale che è l’avanguardia organizzata del nuovo internazionalismo proletario.

 

La nuova situazione rivoluzionaria in sviluppo è caratterizzata da:

a) Il crollo dei revisionisti moderni

Alla fine degli anni ’80, dopo circa 30 anni di predominio nei paesi socialisti dei revisionisti moderni (il gruppo che ha preso il potere in Unione Sovietica dopo la morte di Stalin, Krusciov e la sua cricca, dirigenti che hanno interrotto il processo di costruzione di una società socialista sia in campo politico che economico e hanno prima eroso ed eliminato via via tutte le misure che esprimevano nella pratica il controllo e la direzione della classe operaia sull’intera società) abbiamo assistito al crollo dei regimi gestiti dai revisionisti.

Questa situazione e la crisi generale stanno creando grossi sconvolgimenti all’interno dei paesi imperialisti (crisi finanziarie, crolli di borsa, guerre commerciali) e all’interno degli ex paesi socialisti dove le masse popolari sono costrette a gustare i “buoni frutti del capitalismo”: disoccupazione, guerre civili, miseria, barbarie, prostituzione di massa, ecc.

L’esperienza della lotta di classe dei paesi capitalisti ci ha dimostrato il fallimento di tutti i tentativi proclamati dai revisionisti moderni (da Togliatti a Berlinguer, da Cossutta a Bertinotti) di “condizionare il capitalismo”, instaurare una società di tipo socialista nell’ambito dei rapporti di produzioni capitalisti, costruire un capitalismo dal volto umano.

Le grandi masse constatano sempre l’inconsistenza pratica delle proposte neorevisioniste di partiti come il PRC di “far fare al governo della borghesia una politica favorevole ai lavoratori e alle masse popolari”. Il programma dei governi della borghesia vanno sempre nella stessa direzione: attacco e eliminazione delle conquiste fatte dalle lotte della classe operaia e dal resto delle masse popolari, nuovi attacchi alle condizioni di vita di lavoratori, pensionati, regali ai capitalisti con le privatizzazioni, finanziamenti al Vaticano e alle scuole cattoliche, ecc. (...)

Per lottare contro questa situazione si sta sviluppando un nuovo movimento di resistenza e comunista:

- nei paesi socialisti, che ci dimostra che non è facile riportare milioni di uomini e donne alle condizioni di sfruttamento previste dai “nuovi” padroni

- nei paesi capitalisti dove assistiamo allo sviluppo di un movimento di resistenza contro l’attacco alle conquiste strappate dai lavoratori e contro i governi borghesi.

b) La rinascita del movimento comunista

Le sconfitte che il movimento comunista ha subito negli ultimi 40 anni, la corruzione e l’erosione dei paesi socialisti fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica del 1991, la ricolonizzazione dei paesi semicoloniali, l’eliminazione delle conquiste strappate dalle masse popolari sotto la direzione dei partiti comunisti, fino all’attuale stato di sofferenza, di devastazione e di guerra legato al predominio riconquistato dalla borghesia e alla sua nuova crisi generale, rendono la comprensione e la valorizzazione dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria una componente indi spensabile della rinascita del movimento comunista che si sta sviluppando.

Il bilancio dell’esperienza delle rivoluzioni socialiste e dell’esperienza dei partiti comunisti dei paesi imperialisti e in particolare del partito comunista nel nostro paese è fondamentale per chi oggi vuole lottare per una società socialista e che quindi si pone il compito di ricostruire un partito comunista adeguato a guidare questa lotta.

Un corretto bilancio materialista dialettico, sugli aspetti positivi, sui limiti e sugli errori, dell’esperienza del partito comunista italiano e del movimento comunista è di fondamentale importanza perché permette di fornire alla nuova leva di comunisti una parte importante del patrimonio storico da cui attingere per la costruzione del nuovo partito comunista italiano e per lo sviluppo della rivoluzione socialista nel nostro paese. (…)

 

4. Il compito immediato: la ricostruzione del partito comunista nel nostro paese

 

L’esperienza storica dei 150 anni del movimento comunista ci ha insegnato che la conquista del potere può avvenire solo attraverso una rottura rivoluzionaria e violenta, perché la borghesia per mantenere il suo dominio è disposta ad ogni genere di violenza (guerre, genocidi, massacri, distruzione dell’ambiente, ecc.).

L’esperienza dei paesi socialisti ci ha dimostrato che il proletariato deve mantenere la propria dittatura per un tempo indeterminato e deve mobilitare le masse per lottare contro i vecchi e nuovi elementi borghesi e per impedire i tentativi di restaurazione dall’interno e dall’esterno. L’indebolimento della dittatura del proletariato in nome dello “Stato di tutto il popolo” è stata una delle linee su cui ha fatto leva la borghesia per sabotare i paesi socialisti fino alla loro rovina.

L’esperienza di tutte le rivoluzioni proletarie (iniziate con la Comune di Parigi del 1871) ci insegna che un movimento rivoluzionario della classe operaia può svilupparsi oltre un certo livello elementare e raggiungere la vittoria SOLO se è diretto da un Partito Comunista. La classe operaia si costituisce come classe dirigente solo costituendo il Partito Comunista.

 

***** Manchette

Copia della versione completa della relazione può essere richiesta alla redazione di Rapporti Sociali.

La relazione del Movimento Proletario Anticapitalista (MPA) e stata pubblicata nel n. 22 de Il Futuro.

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Il Partito Comunista è la parte di avanguardia e organizzata della classe operaia, ha una unità politica e ideologica che è la base della sua unità organizzativa, incarna la coscienza della classe operaia in lotta per il potere ed è lo strumento della sua direzione sul resto del proletariato e delle masse popolari; è il reparto d’avanguardia della classe operaia nel senso che è la coscienza della classe operaia che lotta per il potere. È l’interprete cosciente del processo in corso nella società, conosce le leggi della rivoluzione, ecc. È lo strumento che guida la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, diretta dalla classe operaia e che contrasta e combatte la mobilitazione reazionaria diretta dalla borghesia. (...)(9)

 

(9) SN dei CARC, Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano, Ed. Rapporti Sociali, 1998.

 

La rivoluzione socialista è fatta dalla classe operaia, dal proletariato e dalle masse popolari: il Partito comunista è la direzione, lo stato maggiore di questa lotta. È un partito di quadri che dirige la lotta delle masse, quindi è parte delle masse e deve essere profondamente legato alle masse in modo da essere in grado di comprendere le tendenze e sviluppare le tendenze positive. Il Partito è lo strumento della dittatura della classe operaia.

 Per dirigere la rivoluzione alla vittoria il partito comunista deve avere assimilato il materialismo dialettico come concezione del mondo e come metodo di pensiero e d’azione, espresso come marxismo-leninismo-maoismo e saperlo applicare alla situazione concreta del proprio paese, ricavandone la linea generale, le linee particolari, i metodi e le misure della sua attività.

Il Partito per vincere deve conoscere il movimento economico e politico della società, delle tendenze oggettive e soggettive, delle classi in cui la società è divisa, delle lotte e contrasti all’interno del campo delle masse popolari e della borghesia. Deve essere guidato da una teoria rivoluzionaria e avere una linea giusta, una linea ricavata dall’analisi della situazione concreta e dagli insegnamenti positivi e negativi dell’esperienza del movimento comunista.

Il Partito deve combattere tra i suoi membri ogni tendenza a fondare la sua esistenza e la sua azione sulle libertà e sugli spazi che la borghesia le concede. Deve non farsi legare le mani dalla borghesia e attrezzarsi per essere realmente autonomo dalla borghesia. Tutte le volte che la classe operaia ha basato la sua lotta sulle concessioni della democrazia borghese, la borghesia imperialista ha ricordato che il potere le appartiene ricorrendo a massacri e repressioni di massa, colpi di Stato, provocazioni e scissioni contro le organizzazioni delle classe e ha imposto il suo potere (...).

L’esperienza pratica ci ha insegnato che solo un partito che tenga conto di tutti questi elementi può guidare il processo rivoluzionario e condurre il proletariato alla conquista del potere e a costruire una società socialista.

Il Partito si costruisce nella lotta di resistenza difensiva e offensiva che le masse popolari oppongono e opporranno alla crisi generale del sistema capitalista, nella lotta per affermare la direzione della classe operaia su questa lotta in modo da trasformarla in lotta per il comunismo.

 

***** Manchette

 

Bilancio congiunto delle conferenze di celebrazione dell’80° anniversario di fondazione dell’Internazionale Comunista

 

Il 20 marzo a Milano e il 27 marzo a Roma i Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) e il Movimento Proletario Anticapitalista (MPA) hanno promosso due conferenze-dibattito per celebrare 1’80° anniversario della fondazione dell’Internazionale Comunista (marzo 1919).

Nel lavoro di preparazione delle conferenze sono stati invitati e coinvolti nel dibattito diversi organismi. Hanno dato la loro adesione alle iniziative il Collettivo Dinamite di S. Giuliano Milanese, il CSO Stella Rossa di Bassano (VI) e il Circolo Lenin di Catania. Alcune organizzazioni straniere hanno portato il loro contributo al dibattito (il Fronte Democratico di Liberazione della Palestina - FPLP; un militante del PCE(r) - Spagna,; un compagno iugoslavo), la Revolutionarer Aufbau (Svizzera) ha mandato un saluto.

Alle conferenze, oltre agli organismi aderenti, sono intervenuti diversi compagni e compagne sviluppando un dibattito ricco e articolato.

Le due conferenze hanno visto la presenza complessiva di oltre 150 persone.

La preparazione delle iniziative è stata fatta, dalle due organizzazioni promotrici, cercando di sviluppare un lavoro di confronto teorico-pratico, con due distinte relazioni, che mettevano al centro due aspetti: 1) elaborazione di elementi di bilancio comune dell’esperienza storica dell’Internazionale comunista, 2) contribuire alla rinascita del movimento comunista internazionale come base per un nuovo internazionalismo proletario. L’introduzione e le conclusioni sono state fatte in modo unitario mettendo al centro l’importanza di sviluppare un rapporto chiaro di unità e lotta che deve caratterizzare il rapporto tra gli organismi per combattere e superare la politica delle sette presente nel movimento rivoluzionario.

I CARC e il MPA, sviluppando il lavoro di preparazione delle relazioni, hanno verificato che diverse considerazioni relative al bilancio e all’esperienza dell’IC li uniscono: 1) la valutazione dell’importante ruolo di quartiere generale della rivoluzione proletaria svolto dall’IC; 2) la valutazione dell’importanza storica avuta dall’IC nella formazione dei partiti comunisti in tutto il mondo. Per quanto riguarda i limiti e gli errori compiuti dall’IC si è rilevata una convergenza: 1) nel considerare un errore l’aver teorizzato l’insurrezione come forma della rivoluzione proletaria valida per tutti i paesi; 2) nell’errore di analisi fatto dall’IC riguardo alla natura della crisi generale del capitalismo definita da essa irreversibile; 3) nel considerare confusa e per alcuni aspetti ambigua la formulazione della tattica dei fronti popolari fatta dall’IC.

Su altre considerazioni e analisi si sono rilevate divergenze: 1) l’analisi del revisionismo; in particolare l’inizio della sua influenza; 2) l’analisi delle fasi in cui si divide l’epoca imperialista. Da parte del MPA si sono inoltre messe in evidenza critiche sullo scioglimento dell’IC e sul ruolo del partito guida.

Su queste questioni, come su altre importanti questioni che riguardano il processo della costruzione del partito  comunista nel nostro paese, si continuerà il confronto teorico e pratico tra le due organizzazioni e con tutti gli altri organismi che si dichiarano e lottano per il socialismo.

Tra una conferenza e l’altra si è determinata l’aggressione imperialista della NATO contro la Jugoslavia. La conferenza di Roma è stata un momento di denuncia e di mobilitazione unitaria contro la guerra imperialista che poi si è sviluppata in una campagna contro la guerra. A partire dalla mozione unitaria, con la decisione di promuovere e partecipare alle manifestazioni e di produrre un manifesto nazionale. Si è rilevato che la guerra non è un incidente della storia ma la conseguenza della crisi in cui da anni si dibatte il capitalismo. Una guerra che, come insegna l’esperienza dell’IC, può essere fermata solo trasformandola in mobilitazione rivoluzionaria, in guerra rivoluzionaria. La guerra schiera i fronti dividendo gli opportunisti dai rivoluzionari. L’insegnamento che possiamo trarre dal lavoro svolto nell’ambito di queste celebrazioni è che il dibattito su ciò che unisce e su ciò che divide oggi il movimento comunista nel nostro paese dobbiamo impostarlo a partire dalla necessità storica della liberazione dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e quindi sulla necessità della costruzione del partito comunista come importante tappa per lo sviluppo della rivoluzione proletaria nel nostro paese e base per lo sviluppo del nuovo internazionalismo proletario.

Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Movimento Proletario Anticapitalista (MPA)

10 aprile 1999

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*[nel testo originale delle rivista manca una parte del testo, ndr] … realizzare per la costruzione del nuovo partito comunista: 1. formare compagni capaci di ricostruire il partito, 2. tracciare il programma del partito, il suo metodo di lavoro, l’analisi della fase e la linea generale, 3. legare al lavoro di ricostruzione del partito i lavoratori avanzati, le donne e i giovani delle masse popolari, 4. creare le basi finanziare del futuro partito.

 

5. Costruzione del nuovo internazionalismo proletario

 

Benché sopravvivano ancora le nazioni ed esistano ancora tanti singoli Stati, il capitalismo ha già unificato il mondo sul piano economico. Quindi il socialismo non può affermarsi definitivamente che come sistema mondiale. Le crisi generali del capitalismo sono crisi mondiali e mondiale è anche la situazione rivoluzionaria che ne deriva.

La costruzione di un nuovo internazionalismo proletario deve necessariamente legarsi alla costruzione dei nuovi partiti comunisti specifici di ogni paese, allo sviluppo della necessaria collaborazione internazionalista e alla rinascita del movimento comunista e antimperialista a livello mondiale. (...)

Per portare avanti la rivoluzione nel proprio paese, la prima grande tappa è la costruzione del nuovo partito comunista.

“Per vincere i loro rispettivi nemici i vari “reparti nazionali” della classe operaia devono imparare l’uno dall’altro, collaborare tra di loro e sostenersi reciprocamente. È quanto abbiamo visto succedere nel corso dei 150 anni del movimento comunista, in forma più o meno sviluppata a seconda delle varie fasi: in forma organizzata nella Lega dei comunisti (1847-52), nella I Internazionale (1864-76), nella II Internazionale (1889-1914), nell’Internazionale comunista (1919-43), nel Cominform (1947-56), in modo informale negli altri periodi.” “Il partito comunista di ogni paese ha il dovere di portare al successo la rivoluzione nel proprio paese e di contribuire così al successo della rivoluzione a livello mondiale”.(9)

 

(9) SN dei CARC, Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano, Ed. Rapporti Sociali, 1998.

 

 

***** Manchette

 

Sul 150° anno del movimento comunista

Assimilare l’esperienza del 150 anni di storia del movimento comunista, comprendere a fondo i motivi e i metodi delle sue conquiste e i motivi delle sue sconfitte sono compiti indispensabili per tutti quelli che vogliono svolgere un ruolo d’avanguardia nella mobilitazione rivoluzionaria delle masse, per tutti quelli che vogliono lavorare quindi alla ricostruzione del partito comunista che l’esperienza ha dimostrato essere un fattore determinante nel progresso del movimento comunista.

 I 150 anni del movimento comunista - Resistenza n. 1/98

La preistoria del movimento comunista - Resistenza n. 2/98

Il bilancio del movimento comunista - Resistenza n. 3/98

Come si formò la coscienza del movimento comunista - Il socialismo utopista, il socialismo feudale e il socialismo piccolo-borghese - Resistenza n. 5/98

Come si formò la coscienza del movimento comunista - Il socialismo scientifico - Resistenza n. 6/98

Il bilancio del movimento comunista. Le condizioni pratiche in cui si sviluppa attualmente il movimento comunista e la ricostruzione del partito comunista - Relazione dei CARC al convegno di Firenze sul 150° anniversario della pubblicazione del Manifesto del partito comunista, marzo 1998

La raccolta di questi testi può essere richiesta alla redazione di Resistenza

 

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