ANTIFASCISMO POPOLARE E ANTIFASCISMO PADRONALE

Rapporti Sociali n. 16 (inverno 1994-1995) - (versione Open Office / (versione Word)

La crisi del regime DC si aggrava e la borghesia imperialista deve ricorrere a personaggi politici sempre più squallidi. Dopo “turarsi il naso e votare DC”, è l’ora di “turarsi il naso e votare Berlusconi-Bossi-Fini”. La borghesia deve servirsi di chi riesce in qualche modo a tenere in pugno la piazza, non può fare a meno delle masse popolari; deve ricorrere cioè alla “mobilitazione reazionaria delle masse”, come negli anni ’20 e ’30. Ma è una lama a doppio taglio: più la borghesia fa ricorso a gruppi fascisti, criminali, integralisti, demagogici e avventuristi, più si smaschera. Tra le masse popolari inizia la mobilitazione antifascista. Molto bene! Alcuni gruppi imperialisti cercano di cavalcare la mobilitazione antifascista, di prenderla in mano. Cosa è che distingue il loro antifascismo da quello delle masse popolari?

L’antifascismo padronale condanna il regime fascista del 1922-1945, il “totalitarismo”, la mancanza di democrazia, la persecuzione degli oppositori democratici, le manifestazioni “volgari e incivili” del fascismo, le leggi razziali, ecc. Esso invece accetta e difende il potere di un pugno di capitalisti (finanzieri, industriali, banchieri, ecc.) di decidere della vita del resto della popolazione, lo sfruttamento dei lavoratori, la miseria, la condanna al lavoro per tanti e la vita da parassiti per alcuni, i privilegi, la corruzione economica e morale, le cricche di potere, il clientelismo, le stragi di Stato, la politica occulta, l’arroganza antipopolare, l’abbandono all’ignoranza e all’abbrutimento. È l’antifascismo che trova un terreno d’intesa con Fini e i “fascisti in doppiopetto”, i fascisti “colti e civili”, perché sono della stessa classe. È l’antifascismo per cui il governo Berlusconi è “il primo governo di destra”, mentre i governi Ciampi, Amato, Andreotti...

L’antifascismo popolare è invece anzitutto lotta contro capitalismo, la miseria, l’oppressione di classe e i privilegi, lotta per l’eguaglianza, contro la schiavitù del bisogno e della paura per la maggioranza della popolazione.

L’antifascismo padronale divide i lavoratori, tanto quanto li divide il fascismo padronale. Il padrone che ti mette alla porta come “esubero”, l’intellettuale che difende questo regime in cui sei messo alla porta come “esubero” e si dichiarano antifascisti, fanno in realtà propaganda al fascismo. Danno una mano al demagogo fascista che, alla Berlusconi, promette un milione di posti di lavoro per domani e ti chiede di dargli la tua fiducia oggi, specula sul tuo bisogno e sulla tua disperazione. L’antifascismo padronale non piace alle masse, cosi come ai padroni non piace l’antifascismo popolare. Non è un caso che i padroni che oggi sono antifascisti, al cambiar delle condizioni politiche diventino fascisti e viceversa.

L’antifascismo che unisce le masse popolari è anzitutto lotta per affermare il diritto di tutti a vivere e a lavorare e il dovere di ogni persona sana di lavorare per vivere.

(da Resistenza, giugno ’94)