LA DISGREGAZIONE DEL REGIME DC - ALTRO CHE SECONDA REPUBBLICA

Rapporti Sociali n. 16 (inverno 1994-1995) - (versione Open Office / (versione Word)

Con le elezioni del 27 marzo la disgregazione e la putrefazione del regime DC hanno fatto un altro passo avanti. Gli avvenimenti politici dell’estate hanno ampiamente confermato quello che le elezioni di marzo avevano rivelato: che l’oligarchia di finanzieri, banchieri e altri grandi capitalisti che domina il paese non riesce più ad esprimere una maggioranza politica. I contrasti al suo interno sono acuti e il suo prestigio tra le masse è bassissimo.

Anzitutto non è riuscita a convogliare il “voto popolare” sulla soluzione di ricambio alla DC, cioè sul Polo progressista, che Agnelli e gli autorevoli banchieri nazionali e internazionali avevano preparato con la trasformazione della DC e con Tangentopoli. È la prima volta che succede nella storia dell’Italia borghese.

In secondo luogo la soluzione messa in piedi in quattro e quattr’otto dal gruppo “ribelle” Fininvest ha soffiato il “voto popolare” ad Agnelli e soci, ma è lacerata da mille contrasti e non ha alcun progetto organico da attuare. Le scomposte mosse del governo Berlusconi lo mostrano chiaramente. La conflittualità tra i gruppi imperialisti imperversa più che mai e si esprime all’interno della stessa maggioranza di governo. Anche se alcuni o tutti i grandi gruppi imperialisti che avevano sponsorizzato il Polo progressista entreranno nella maggioranza, ciò non farà che aumentare nella maggioranza gli appetiti da saziare e la rissa che già oggi imperversa nella “stanza dei bottoni”.

Una sola cosa emerge dalle misure e proposte scoordinate dei ministri e dei portavoce del governo Berlusconi. Per continuare a pagare interessi, rendite, profitti e redditi d’oro toglie ogni giorno qualcosa a lavoratori e a pensionati. Esattamente la politica inaugurata dal governo Amato e proseguita dal governo Ciampi.

Nessuno dei problemi che hanno messo in crisi il regime DC è stato risolto. La seconda repubblica è uno slogan pubblicitario con cui la borghesia imperialista cerca di convincerci che i “giochi sono fatti”, che la crisi politica è risolta. Al contrario, i giochi si aprono sempre più. Man mano che la crisi economica e politica si aggrava, le sofferenze e le difficoltà delle masse aumentano, ma aumenta anche la loro resistenza. L’oligarchia di finanzieri, banchieri ed altri grandi capitalisti perde ogni giorno un po’ dell’autorevolezza e della fiducia che ancora le restano. Prima o poi la classe operaia dovrà convincersi per sua esperienza che essa può governare il paese meglio della borghesia imperialista. Allora sì che saremo alla fine della prima repubblica!

(da Resistenza, ottobre ’94)