Il Vaticano

Rapporti Sociali n. 14-15,  inverno - primavera 1994 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Il Vaticano (il Papato) è contemporaneamente un grande gruppo imperialista di tipo particolare (cioè con importanti tratti specifici solo suoi) e un'importante forza politica nel mondo e, a maggior ragione, in Italia.(1)

Per un verso fa parte di un gruppo di istituzioni sopravvissute alla fine dell'epoca feudale e assimilate dalla borghesia imperialista, come la mafia siciliana, la massoneria, alcuni ordini religiosi, alcune sette islamiche (es. quella dell'Aga Khan) ed ebraiche, la monarchia saudita, ecc. Per altri versi il Vaticano è affine ad altri gruppi imperialisti moderni che combinano un impero di livello mondiale di partecipazioni finanziarie e di proprietà immobiliari con la direzione di un certo numero di fedeli sparsi in varie parti del mondo e cittadini di vari Stati, riscuotono da essi tasse (donazioni, offerte, ecc.) ed esigono obbedienza e prestazioni personali. Tali sono, ad esempio, le moderne sette religiose per lo più con centro negli USA come quella del rev. Moon.

 

1. In realtà Vaticano e Papato non coincidono: il Papato come istituzione di potere esiste per tutta l’epoca feudale della storia europea e fino ai nostri giorni. Il Vaticano esiste come istituzione e come Stato solo dal 1929, a seguito degli accordi stipulati tra il governo di Mussolini e il Papato (Patto del Laterano e Concordato).

 

Con le risorse economiche di cui dispone, sparse in vari paesi del mondo e svariate come tipo, il Vaticano mantiene al suo servizio un'enorme e collaudata struttura ideologica, diplomatica e di raccolta di informazioni e dispone di un'enorme quantità di strumenti per intervenire nella formazione, nell'orientamento e nell'organizzazione delle classi dominanti di un gran numero di paesi. Questa potenza politica internazionale ha il suo centro nel nostro paese ed è la cellula attorno a cui negli anni 1943-1947 si è costruito il regime della borghesia imperialista che ha governato per quasi cinquant’anni il nostro paese.

La Chiesa cattolica italiana è una istituzione all'incirca 90 diocesi, 20 mila parrocchie, alcune centinaia di migliaia di dipendenti (persone il cui reddito dipende dalla loro funzione nella Chiesa stessa: preti secolari, frati e preti di ordini e congregazioni religiosi, suore), una rete di opere pie e di associazioni, una propria struttura finanziaria (raccolta di contribuzioni, finanziamenti statali, proprietà immobiliari, proprietà finanziarie, attività economiche), alcuni milioni di seguaci (praticanti e contribuenti). Essa è nel nostro paese una forza politica di prim’ordine, un partito politico con caratteristiche particolari che la distinguono dai partiti “moderni”. La Chiesa cattolica italiana ha con il Vaticano un rapporto particolare, diverso da quello delle Chiese cattoliche di altri paesi. Tuttavia è distinta dal Vaticano, ha una sua propria coesione, struttura, direzione e sistema finanziario. I rapporti tra essa e il Vaticano, i rapporti tra le sue parti costitutive istituzionali e i rapporti tra queste e i suoi seguaci costituiscono altrettanti problemi politici.

Sia il Vaticano, sia la Chiesa cattolica italiana sono organicamente forze politiche della borghesia imperialista perché sono, oltre che forze politiche, gruppi imperialisti: consorzi, holdings, federazioni di gruppi imperialisti (con grandi proprietà immobiliari e finanziarie). La particolarità del periodo 1947-1993 sta nel fatto che durante questo periodo essi sono stati in Italia la principale forza politica che ha impersonato la volontà generale della borghesia imperialista: sono stati in Italia l’espressione politica di tutta la borghesia imperialista, nonostante la perenne contraddittorietà del rapporto tra i gruppi imperialisti. Nel periodo 1947-1993 essi hanno svolto un ruolo che non avevano mai svolto precedentemente.

 

Occorre distinguere nettamente la religiosità delle masse e la religione (le credenze, i riti, gli atti di culto, le pratiche  religiose, ecc.) che ne è l’espressione, dalla Chiesa cattolica e dal Vaticano. La religiosità delle masse popolari italiane non si identifica necessariamente né con la Chiesa cattolica né con il Vaticano, anzi più volte in più parti in questi ultimi decenni è diventata conflittuale con essi. Si vedano ad es. i casi dell’Isolotto di don Mazzi (Firenze), della comunità di San Paolo di don Franzoni (Roma), di padre Balducci (Firenze), le “sette” e le altre chiese in rapida crescita. Vaticano, Chiesa cattolica e religiosità delle masse costituiscono tre problemi che ai fini della lotta per la rivoluzione socialista sono distinti, nonostante le relazioni esistenti tra loro.

Nel nostro paese il movimento comunista ha una storia sia di relazioni con la religiosità delle masse sia di relazioni con la Chiesa cattolica e il Vaticano.

I revisionisti moderni (Togliatti, Berlinguer, ecc.) hanno in larga misura confuso i due tipi di relazioni.. Ma trasformare la relazione con la Chiesa cattolica e con il Vaticano nella relazione con la religiosità delle masse è un modo per “arrendersi” al Vaticano e alla Chiesa cattolica, quindi alla borghesia imperialista. Infatti noi comunisti dobbiamo rispettare e tutelare la religiosità delle masse, così come tuteliamo e rispettiamo tutti i bisogni materiali e spirituali delle masse. La religione è una delle espressioni ideali della condizione umana, una forma della coscienza delle masse che come le altre forme (ad es. l’arte) non scompaiono, ma si trasformano nel corso del movimento pratico. Al contrario il Vaticano e la Chiesa cattolica sono forze politiche e gruppi economici appartenenti al campo della borghesia imperialista e quindi, come tali, scompariranno assieme al resto della borghesia imperialista.

 

Su questo tema ci pare importante precisare due punti.

 

1. La relazione tra Vaticano-Chiesa cattolica, religione cattolica, regime DC (1947-1993).

La forza politica dei regime economico-sociale del nostro paese in quel periodo (e della sua principale espressione politica, la combinazione Chiesa cattolica-Vaticano) è derivata dal fatto che esso "dava da mangiare ai corpi", che ha governato il paese in un'epoca di generale stabilità dei regimi politici di tutti i paesi imperialisti (il periodo dei "capitalismo dal volto umano"). La cultura borghese di sinistra, idealista, ha invece sostenuto che la stabilità dei regime era dovuta alla sua forza politica (Chiesa cattolica-Vaticano) e al suo risvolto ideale, la religione cattolica (ma come spiegano la stabilità del sistema di relazioni politiche internazionali e il fatto che in quel periodo i regimi politici sono stati stabili in tutti i paesi imperialisti, salvo che, per particolari motivi, in Francia?). Con questo Togliatti e poi Berlinguer giustificarono la resa del PCI alla DC e la collaborazione con essa. In realtà la religiosità e la religione nelle masse popolari italiane in altri periodi sono state ben più forti che negli ultimi quaranta anni, senza che a ciò corrispondesse né un ruolo politico così importante della Chiesa cattolica e del Vaticano né un regime economico-politico così stabile. Sembra che in questi ultimi anni la religiosità delle masse sia in aumento, mentre la forza politica della Chiesa cattolica e del Vaticano è in declino. A meno che Chiesa cattolica e Vaticano, giovandosi della loro attuale forza, riescano a diventare promotori di una corrente vincente della mobilitazione reazionaria delle masse, cioè a riciclarsi come partito "nuovo" della borghesia imperialista, la loro attuale forza è destinata a diminuire ulteriormente.

 

2. La religione e la lotta per il comunismo.

Alcuni compagni assumono in modo dogmatico la tesi di K. Marx che la religione "è l'oppio del popolo". Marx enunciò questa tesi nell’articolo Per la critica della filosofia del diritto di Hegel pubblicato nel 1844 nei Deutsch-Französische Jahrbücher. Quella tesi si riferiva al ruolo della religione nella lotta politica e culturale della Germania dell'epoca, in cui la religione era l'espressione culturale, a livello popolare, del partito della reazione. Di certo questa tesi non rispecchia né il ruolo della religione cristiana nell'epoca della decadenza dell'impero romano (come ben illustra F. Engels nello scritto Le origini del cristianesimo), né il ruolo dell'Islam nel periodo dell'espansione dei popoli arabi (circa dal 600 al  1300), né il ruolo delle religioni cristiane nel periodo dell'espansione europea nel mondo (circa dal 1400 al 1900). La religione è una rappresentazione fantastica, non scientifica del mondo elaborata dagli uomini a cui corrispondono pratiche rituali di intervento sull'uomo e sulla natura spesso efficaci. Infatti come ogni forma di rappresentazione, anche la religione risponde ad alcuni precisi bisogni della vita materiale e rispecchia i limiti e i successi di essa. La religione comprende la rappresentazione di un mondo desiderato e anche la sua trasfigurazione in sogno. Come ogni forma di coscienza, essa riflette la contraddizione della condizione pratica degli uomini che producono quella coscienza. In particolare la religione, come ogni altra forma dì coscienza, è diversa per le varie classi e ne rispecchia le contraddizioni della vita reale. Vale per la religione quello che vale per le altre forme di coscienza e per la cultura in generale: la condizione specifica dì ogni classe si riflette nella sua cultura, le contraddizioni tra le classi si riflettono nelle contraddizioni tra le scuole culturali, la cultura dominante è quella della classe dominante, ecc. Come per ogni altra forma di coscienza, anche la religione è trasformata principalmente dal movimento pratico. Nello scritto sopraccitato Marx giustamente afferma: "L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni". Bisogna trattare scientificamente anche la forma religiosa della coscienza, come quella artistica. II fatto che il pensiero scientifico sia una forma superiore di coscienza, non cancella il ruolo delle forme inferiori. La forma superiore dimostra di essere tale anche sapendo trattare le forme inferiori. Al contrario alcuni compagni conducono contro la religione una lotta di tipo idealista, in cui la "scienza" vuole negare quello che non sa né risolvere né trasformare. Un conto è lottare contro la confusione tra il sogno e la realtà, contro la pretesa di vincere una battaglia con una poesia, contro la pretesa di sostituire l'immaginazione del mondo alla sua conoscenza scientifica; un altro è negare il ruolo del sogno, della poesia, dell'immaginazione, voler abolire il sogno, l'arte e l'immaginazione. In conclusione, i comunisti e le forze soggettive della rivoluzione socialista devono elaborare sulla base del materialismo dialettico la relazione tra la loro lotta per il socialismo e la coscienza religiosa delle masse, relazione che assolutamente diverge da quella che ha la borghesia di sinistra. La coscienza non è l'uomo, ma solo un aspetto dell'uomo. Parimenti il pensiero scientifico non è la coscienza, ma solo una parte (un aspetto) di essa.