Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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2 agosto 2024

Saluto di Ulisse, segretario generale del CC del (nuovo)Partito Comunista Italiano, al dibattito operaio “Far valere la forza dei lavoratori e la solidarietà di classe contro i licenziamenti e la repressione aziendale” della Festa Nazionale della Riscossa Popolare a Pontedera (PI)


Cari compagni,

a nome del (nuovo)Partito Comunista Italiano ringrazio Simone Casella che per conto della Federazione Toscana del Partito dei CARC ha invitato il (n)PCI a portare il proprio saluto al dibattito operaio della Festa Nazionale della Riscossa Popolare, ospitata quest’anno dal circolo ARCI “Il Botteghino” di Pontedera.

I padroni licenziano gli operai combattivi o, dove temono che gli altri lavoratori reagiscano in maniera energica ai licenziamenti, li sanzionano, li mobbizzano e li spostano in reparti confino (quello di Nola è il più conosciuto, ma ce ne sono in ogni grande azienda) per scongiurare il rischio che “contagino” altri lavoratori e li trascinino a opporsi alle manovre e ai soprusi dei padroni e delle loro autorità. I padroni e le loro autorità infatti fanno passi avanti nelle loro rapine, imbrogli e delitti solo man mano che riescono a confondere le idee tra la massa della popolazione, a seminare tra i lavoratori la convinzione che non c’è niente da fare, a convincere anche i meno docili che l’unica cosa che resta da fare è cercare (e sperare) di essere tra i meno colpiti, a isolare i più ribelli. La forza dei padroni sta principalmente nel fatto che i lavoratori mancano di un’organizzazione ramificata e salda, di un orientamento giusto e unitario (sapere dove porta la lotta che stanno conducendo e quali obiettivi immediati sostenere), di una direzione decisa a vincere. Ma tutte queste cose possiamo costruirle e questo è il compito dei comunisti.

Bisogna creare in ogni azienda organismi di operai come quelli della Piaggio e della GKN, che si occupano del futuro dell’azienda, che mobilitano gli altri lavoratori e che con la loro azione rafforzano la lotta di classe nel territorio circostante. Giustamente qualcuno obietterà: “Ma un operaio che si mette in luce, il padrone e i suoi complici prima lo tentano perché si venda, poi lo denigrano, quindi lo isolano e infine lo espellono dalla fabbrica”. Anche per questo bisogna formare in ogni azienda un Comitato di Partito clandestino, che assicura la direzione, che rafforza l’organismo pubblico, dà continuità alla sua azione, lo potenzia e rinnova, nel senso che fa in modo che non sia mai un solo operaio a esporsi, ma che ci sia un gruppo di operai capaci di operare tra gli altri operai e il resto delle masse popolari e anche negli organismi di massa (anche in quelli diretti dalla borghesia e dal clero come le ACLI, la CISL e altri: la struttura clandestina può avere la massima flessibilità tattica proprio perché il legame col partito la rende salda nella strategia). Se vede che tolto di mezzo un operaio ne subentra un altro, il padrone ha meno interesse ad attaccare il singolo. Quando c’è un organismo clandestino, il padrone sa che se colpisce chi fa il lavoro aperto, spinge a organizzarsi clandestinamente.

I capitalisti chiudono le aziende perché guadagnano di più speculando in Borsa oppure perché le delocalizzano nei paesi dove i salari sono più bassi e le leggi per la protezione dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente più permissive. Nelle aziende che non sono ancora riusciti a delocalizzare o che non possono essere delocalizzate (come ad esempio la grande distribuzione) cercano di far tornare i lavoratori alle condizioni in cui erano all’inizio del secolo scorso, di eliminare i diritti e le conquiste che i lavoratori hanno strappato quando il movimento comunista era forte nel nostro paese e nel mondo. Cercano di accaparrarsi sanità, istruzione, trasporti e altre attività che il movimento comunista aveva fatto diventare servizi pubblici e di farne nuove fonti di profitto, quindi disponibili solo per chi ha i soldi per pagare e con salari da fame per chi ci lavora. Si buttano sulla produzione di armi e di beni di lusso, sulle grandi opere e i grandi eventi, sul turismo. Questo è oggi il capitalismo. Gli avvenimenti di questi giorni all’ex ILVA e all’ex FIAT confermano che per far fronte a questa situazione la lotta sindacale non basta. Al massimo serve per limitare i danni, a ottenere che in CIG vadano 4.050 lavoratori anziché 5.200. Anziché chiedere al governo Meloni succube degli imperialisti USA di applicare il golden power per impedire a Stellantis di vendere Comau a un fondo di investimento statunitense (come ha già fatto con Magneti Marelli), bisogna costituire e imporre un governo deciso e in grado di applicare il golden power. Deciso e in grado di porre fine alla partecipazione dell’Italia alle guerre USA-NATO, al sostegno ai sionisti di Israele, alla corsa al riarmo, all’ubbidienza alle imposizioni della UE. Deciso e in grado di rendere da subito operative misure atte a dare sollievo almeno ai più gravi dei mali di cui soffrono le masse popolari e ad alleviare la crisi ambientale.

Per cambiare il corso delle cose bisogna che il governo del paese sia in mano a chi vuole cambiarlo! Non basta impedire al governo Meloni e ai padroni di fare, non basta opporsi alla borghesia che cerca di uscire dalla crisi alla sua maniera: con la guerra all’esterno e con la sopraffazione sui lavoratori e sugli immigrati, in una parola con la mobilitazione reazionaria delle masse. Opporsi è necessario, ma serve solo a ritardare l’opera criminale della borghesia. Se ci si oppone e basta, prima o poi le cose vanno nel verso in cui la borghesia spinge. L’opposizione deve avere una prospettiva, occorre indicare e promuovere, preparare e organizzare una via d’uscita dalla crisi favorevole alle masse popolari, dare uno sbocco politico comune a ogni lotta. Questo sbocco è cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza che opera al servizio delle masse popolari organizzate. E di lì avanzare fino a instaurare il socialismo.

Socialismo vuol semplicemente dire 1. il governo del paese in mano alla parte rivoluzionaria degli operai e delle masse popolari organizzate, con alla testa il partito comunista; 2. proprietà e gestione pubblica delle aziende riorganizzate secondo un piano nazionale in funzione delle esigenze della popolazione, della tutela dell’ambiente e dei rapporti con gli altri paesi; 3. accesso della massa della popolazione alla cultura e sua partecipazione crescente alla gestione dello Stato, delle aziende e di ogni altra attività sociale: questa è la democrazia proletaria.

Cosa occorre per instaurare il socialismo? 1. Il partito comunista: un partito comunista che è fin dall’inizio grande e forte? No, ci vuole un partito con una linea giusta e strutturato per attuarla a ogni costo. L’esperienza del PCI insegna che un partito comunista seppur piccolo ma con una linea giusta (la Resistenza contro il nazifascismo) ha cambiato il paese, mentre diventato grande ma con una linea sbagliata (la “via parlamentare al socialismo”) si è disgregato e poi estinto; 2. organizzazioni operaie e popolari nelle aziende capitaliste, negli ospedali, scuole e altre istituzioni pubbliche, in ogni caseggiato, quartiere e città: sono i nuovi soviet che instaureranno il futuro Stato socialista nel nostro paese, lo faranno funzionare e lo difenderanno; 3. un piano che indica le tappe della guerra per farla finita con i capitalisti: costituire un governo popolare di emergenza contro le Larghe Intese, la UE e la NATO e da lì avanzare fino a instaurare il socialismo; 4. scienza e organizzazione, coraggio, amore e onore. La scienza della lotta di classe, che il movimento comunista è venuto elaborando dalla sua nascita; l’organizzazione che unisce i singoli proletari insofferenti della situazione a formare un esercito al servizio della propria classe; il coraggio di lottare contro i padroni per amore dei nostri familiari, della nostra classe, del nostro paese; l’onore di portare a termine l’opera iniziata dai nostri Partigiani.


Ogni lavoratore, ogni giovane, donna e anziano delle masse popolari italiane e immigrate può contribuire alla rivoluzione socialista, che è l’opera più nobile a cui dedicarsi e dà un senso alla vita di ognuno: arruolarsi nel (n)PCI e costituire Comitati di Partito clandestini, partecipare al fronte delle forze popolari, formare organismi operai e popolari di azienda, territoriali e tematici!

compagno Ulisse, segretario generale del CC del (n)PCI