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Avviso ai naviganti 26

24 agosto 2013


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Ancora l’Irisbus, a proposito di un’obiezione di Aldo Milani alla battaglia per la sua riapertura

Non si tratta di creare una o più nicchie nella società borghese, di strappare qualche concessione alle autorità della Repubblica Pontificia!
 
Si tratta di costituire il Governo di Blocco Popolare e aprire così la via all’instaurazione del socialismo!

 

Gli sviluppi dati da Lenin e Stalin e da Mao al patrimonio del movimento comunista sono indispensabili per instaurare il socialismo nel nostro paese.

 

Dopo i compagni del Comitato Resistenza Operaia (CRO) a cui abbiamo dedicato l’Avviso ai naviganti 25, è Aldo Milani, coordinatore nazionale del S.I. COBAS, che ci invia a proposito dell’Avviso ai naviganti 24 - Vincere la battaglia per la riapertura dell'Irisbus! una critica che merita l’attenzione nostra e dei nostri lettori.

 

Ecco cosa sono questi stalinisti maoisti, dei riformisti belle e buoni: illudono gli operai che ci possa essere un modello diverso economico nell’epoca capitalista. I loro interlocutori diventano i De Magistris, i sinceri democratici, i professori universitari e tutta questa marmaglia interclassista che loro chiamano popolo, progressisti, ecc. Secondo loro un altro modello di sviluppo è possibile nel capitalismo, basta che gli operai ne siano alla guida (sic).

 

In effetti Aldo Milani ha pienamente ragione: sarebbe ingenuità o errore immaginare e perseguire la riapertura dell’Irisbus nel contesto della fase acuta e terminale della crisi del capitalismo al di fuori del movimento per costituire il Governo di Blocco Popolare (GBP). Che questo costituisce oggi il quadro che rende possibile il successo di ogni singola lotta è l’idea principale del nostro Avviso ai naviganti 25 (che abbiamo dedicato principalmente ai compagni del CRO), ma era anche l’idea principale del nostro Avviso ai naviganti 22 (che abbiamo dedicato principalmente ai promotori dell’assemblea del 29 luglio al Politecnico di Napoli: il S.I. Cobas era uno di essi e Milani fu in quell’occasione uno dei più applauditi oratori).

Oggi in Italia la borghesia imperialista e in particolare la FIAT le fabbriche le chiudono e se hanno chiuso l’Irisbus non è perché Marchionne & C non sanno fare i loro conti. Nella speculazione finanziaria i capitali si valorizzano più che nella produzione di beni e servizi. E quei capitali che si valorizzano nella produzione di beni e servizi trovano nel mondo paesi dove i diritti e i salari dei lavoratori sono minori, le misure a protezione della sicurezza e dell’ambiente più scadenti, minori le conquiste residue tra quelle che le masse popolari avevano strappato alla borghesia imperialista durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, minori le imposte, gli oneri finanziari e le rendite a carico dei capitalisti che investono i loro capitali nella produzione di beni e servizi, maggiore la protezione che ricevono dalle autorità del paese: in breve ci sono paesi dove i capitalisti possono fare il bello e il cattivo tempo più che in Italia, per i capitalisti noi in Italia non siamo ancora ridotti abbastanza male!

Milani non tiene conto che noi abbiamo detto che è nell’ambito del movimento per la costituzione del GBP che possiamo vincere la battaglia per la riapertura dell’Irisbus. Tutto dà addirittura a pensare che lo fa di proposito: secondo lui costituire il GBP è affidarsi a De Magistris, sinceri democratici e professori universitari che lui qualifica come “marmaglia interclassista”. Insomma dalla sua critica emerge la concezione di quelle correnti che nella prima metà del  secolo scorso si sono staccate dal filone principale del movimento comunista che a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre (1917) e dalla fondazione dell’Internazionale Comunista (1919) ha sconvolto il mondo, la concezione di quelle correnti che da allora sono vissute ai suoi margini, cercando di far tesoro dei limiti, delle difficoltà e infine del declino del movimento comunista. Ed è proprio di questa concezione che vogliamo richiamare l’attenzione dei nostri lettori.

Nel movimento attuale, accanto ai promotori di lotte rivendicative che non si vogliono porre e comunque non si pongono la questione della sorte delle lotte che alimentano (lottano e basta concependo, quando pensano, la loro lotta come espressione della loro soggettività e vitalità), vi sono quelli che sono convinti che “prima o poi” la rivoluzione socialista scoppierà e che i “veri comunisti” devono prepararsi e magari affrettare il momento, oltre che con la propaganda, alimentando lotte rivendicative. Quindi, a differenza dei primi hanno una qualche idea (non ci interessa qui discutere in dettaglio quale) del futuro verso cui va l’umanità, non sono spontaneisti puri.

Personificazioni tipiche ma non esclusive di questa concezione sono i gruppi bordighisti e trotzkisti che si sono appunto distaccati dal filone principale del movimento comunista nella prima metà del secolo scorso. Essi guardano con grande disdegno agli “stalinisti” e ai “maoisti”. Dimenticano che sotto la guida di Stalin e di Mao il movimento comunista ha “sconvolto il mondo” e per alcuni decenni ha dato speranza e slancio alle classi sfruttate e ai popoli oppressi di tutto il mondo, con risultati che hanno marcato la storia dell’umanità, al punto che la formazione dello stato presente delle cose è incomprensibile a quelli che non tengono conto di quei decenni. Bordighisti e trotzkisti sono invece vissuti a fianco degli avvenimenti criticando questa o quella linea e concezione del movimento comunista e credono che l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria confermi le loro critiche. Come se la morte di un uomo fosse la prova che non doveva nascere e che la sua vita è stata inutile.

Simili concezioni avrebbero poca importanza se non fosse che noi siamo in un periodo in cui le forme di avvicinamento all’instaurazione del socialismo sono la questione decisiva della nostra lotta. In Italia la costituzione del GBP è la forma principale con cui andiamo verso l’instaurazione del socialismo. Nell’ambito di questa lotta, per chi promuove questa lotta, anche le mille forme di attività di personaggi, gruppi e movimenti che hanno tutt’altri propositi e concezioni, tutte le forme di azione sono utilizzabili, perché “dietro le nostre concezioni c’è la storia, c’è ad ogni passo la realtà”. La nostra lotta non è espressione della nostra soggettività, che anzi la rivoluzione trasforma anche noi e noi dobbiamo trasformarci per partecipare con efficacia e successo alla rivoluzione socialista. Dobbiamo assimilare le leggi proprie del passaggio dalla società borghese al comunismo e farcene attori, conformare le nostre azioni e la nostra soggettività ad esse. Ma proprio grazie alla nostra concezione e al nostro metodo di lavoro, il materialismo dialettico, in concreto il marxismo-leninismo-maoismo, noi possiamo e dobbiamo valorizzare per la rivoluzione socialista, far confluire a ingrossare e rafforzare la corrente del fiume della rivoluzione socialista, tutte le attività di quelli che per i più diversi propositi si agitano contro lo stato attuale delle cose e persino anche dei sindacati di regime che in tanto servono al regime in quanto riescono a mantenere i contatti con le masse che il regime sfrutta, opprime e deve tenere a bada.

Cosa sarà il socialismo che dobbiamo instaurare è insito non nei desideri di ognuno di noi, ma nei presupposti del futuro che esistono nella società di oggi, che la società borghese ha fatto nascere. Già tanti anni fa Marx ed Engels si opponevano a quelli che definivano “unica massa reazionaria” tutte le classi sfruttate e oppresse che non erano la classe operaia che per la sua posizione e il suo ruolo nella società borghese è tra tutte le classi sfruttate e oppresse, quella che più facilmente può assimilare la concezione comunista del mondo e farne la guida della sua azione, diventare grazie ad essa e al partito comunista che la personifica, il soggetto politico principale del mondo d’oggi.

È profondamente sbagliata la concezione che traspare dalla critica di Milani e la storia ne ha già dimostrato la sterilità. Noi stalinisti e maoisti abbiamo subito una grande sconfitta nella seconda parte del secolo scorso, ma eravamo saliti molto in alto. Chi ha sempre razzolato terra terra non poteva neanche cadere. Ma se vuole progredire deve spiegarsi i motivi della sterilità della sua concezione. Per chi tirerà questa lezione la critica di Aldo Milani sarà stata feconda.

 

Rubrica - Dibattito Franco e Aperto 

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