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Avviso ai naviganti n. 14
Giulietto Chiesa, il socialismo e gli ostacoli
alla lotta per il socialismo

14.03.2013

Cipro insegna!
Comunicato CC - 4 aprile 2013

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Avviso ai naviganti 15

04.04.2013

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Diventerà l’IRISBUS un caso modello per tutto il nostro paese?

 

L’autogestione è diventata una questione di grande attualità, di bruciante attualità per la difesa e la creazione di posti di lavoro, per attuare la parola d’ordine “a tutti un lavoro utile e dignitoso”. I capitalisti chiudono, ridimensionano e delocalizzano le loro aziende. I governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia riducono i servizi pubblici e lasciano andare in malora il territorio e il patrimonio immobiliare e viabilistico, licenziano, trasformano in lavoro precario i contratti a tempo indeterminato. L’autogestione, insieme alla creazione di Amministrazioni Comunali d’Emergenza (ACE) e più in generale di Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE), è diventata una questione di grande attualità per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio pubblico e privato, le scuole e le strade, per assicurare la manutenzione e la sicurezza del territorio e mantenere e sviluppare la coesione sociale e le condizioni per una convivenza civile (servizi pubblici vecchi e nuovi).

Promuovere l’autogestione è quindi una delle vie sia per attuare la parola d’ordine “a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso” (e quindi dare soluzione anche al problema particolare di disoccupati effettivi e potenziali e di lavoratori precari), sia per sostituire produzioni e condizioni di lavoro nocive o dannose comprese le industrie di guerra, le basi militari e affini, sia per difendere e sviluppare la vita sociale e i “beni comuni”. Nelle condizioni concrete di questa fase l’autogestione è una delle vie con cui combiniamo interessi particolari anche contrastanti e l’interesse generale delle masse popolari, la soddisfazione di bisogni immediati con la costruzione del sistema di relazioni sociali del futuro.

Sarà quindi interessante vedere come riusciranno a trattare dell’autogestione i compagni e gli esponenti delle masse popolari di tutto il paese che sabato 6 aprile si riuniscono in assemblea a Grottaminarda (Avellino) con lavoratori dell’IRISBUS per affrontare il compito della riapertura della grande fabbrica di autobus che Marchionne ha chiuso e a quali risultati arriveranno: qui si trova la soluzione del problema non a Roma, come invece proclamano all’unisono Sergio Scarpa e Gaetano Altieri segretari provinciali rispettivamente della FIOM e della UILM.

L’autogestione è diventata d’attualità non come forma di organizzazione della produzione del futuro, come a volte (in genere sottacendo questo aspetto, cioè che essi prescindono dalla furibonda lotta di classe in corso nel presente) ne trattano Guido Viale e altri. Proprio una furibonda lotta di classe è quello che caratterizza il presente, anche se la grande maggioranza dei commentatori, degli intellettuali e degli uomini politici non la chiamano col suo nome (e proprio questo conferma che sono al servizio o comunque sotto l’influenza della classi dominanti). Chi prescinde da essa “stona, anche se canta bene”: canta per un pubblico che oggi non esiste e che domani quando esisterà sceglierà esso stesso la musica di suo gradimento. Infatti il futuro sarà caratterizzato, in contrasto con tutto il passato della specie umana, dall’unità organizzata e cosciente di tutta la specie umana a livello mondiale e dalla partecipazione universale (cioè di tutti gli individui, ognuno secondo le sue specifiche capacità individuali sviluppate però tramite un avanzato sistema di educazione e formazione che riguarderà tutti i bambini fin dal loro concepimento) alla gestione della società e al patrimonio scientifico, artistico e culturale sviluppato dall’umanità. Questa sarà certamente la condizione del futuro, perché essa è condizione indispensabile non solo per l’ulteriore progresso della specie umana ma perfino per la sua  sopravvivenza e per la gestione razionale e lungimirante da parte di essa del pianeta su cui vive e delle sue risorse e del miglioramento generale di esso e della sua relazione con l’universo che lo attornia. Ovviamente questo tratto del futuro si ripercuoterà anche sull’organizzazione minuta, in piccolo, nella singola unità della produzione di beni e servizi. Questa quindi assumerà forme molto diverse dalle attuali di cui ci occupiamo oggi.

L’autogestione è diventata d’attualità e noi ora ci occupiamo dell’autogestione come forma di lotta delle masse popolari contro la catastrofe in cui, per mantenere in vita nonostante la crisi generale del capitalismo il loro sistema di relazioni sociali, la borghesia e il clero le hanno precipitate e che ogni giorno aggravano. Ci occupiamo dell’autogestione come forma di lotta e di organizzazione per far fronte alla chiusura e riduzione delle aziende capitaliste che al presente costituiscono ancora, anche se non proprio tutto, certamente gran parte del tessuto produttivo del nostro paese e che i capitalisti chiudono o delocalizzano anche quando esse hanno, anche solo nel nostro paese, un mercato effettivo e potenziale maggiore di quello che riuscirebbero a soddisfare lavorando a pieno ritmo, come è il caso dell’IRISBUS che produceva autobus per il trasporto pubblico.

Noi beninteso ci occupiamo dell’autogestione non in maniera miope e gretta, come chi vorrebbe farsi (si illude di potersi fare) la sua nicchia al riparo dalla crisi del capitalismo e “che gli altri si arrangino!”. Ce ne occupiamo nel quadro della lotta delle masse popolari per far fronte alla crisi generale del capitalismo che sconvolge e travolge tutto il nostro paese e tutto il mondo, una crisi a cui è impossibile dare soluzione nell’ambito dell’economia capitalista: un concetto che, in contrasto con i portavoce della borghesia imperialista e gli esponenti della sinistra borghese, abbiamo esaurientemente dimostrato in molte sedi, da ultimo anche nel recente Comunicato CC 14/2013. La crisi del capitalismo la risolveremo definitivamente solo con l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti, a partire dallo sconvolgimento e rovesciamento a livello mondiale dei rapporti di forza tra borghesia imperialista (in sostanza la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti) e le masse popolari con il loro nucleo principale, la classe operaia. Uno sconvolgimento dei rapporti di forza a livello mondiale che con ogni probabilità sarà però determinato dal primo paese imperialista in cui le masse popolari instaureranno un loro governo d’emergenza. Di esso abbiamo delineato i contorni e l’azione chiamandolo Governo di Blocco Popolare e abbiamo indicato come creare le condizioni per costituirlo e farlo almeno provvisoriamente ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia, come soluzione provvisoria al fatto che le masse popolari impediscono loro di governare il paese con i mezzi di cui dispongono.

Proprio perché la crisi in corso non ammette altra soluzione che l’instaurazione del socialismo, noi comunisti e tutti gli elementi avanzati dobbiamo mettere in opera da subito iniziative e operazioni con cui le masse popolari fanno almeno in qualche modo fronte ai bisogni immediati e nello stesso tempo passo dopo passo creano in se stesse l’organizzazione e la coscienza necessarie per instaurare il socialismo: il tutto nonostante l’opposizione e la repressione messe in opera dalle classi dominanti. L’autogestione delle aziende è una di queste iniziative.

L’autogestione implica come sua premessa la volontà di un gruppo abbastanza vasto di lavoratori e la loro organizzazione. Senza questo non vi può essere autogestione.

La società borghese ci ha abituato che promotore dell’unità produttiva, suo organizzatore e depositario delle conoscenze e delle relazioni necessarie per farla funzionare è il padrone, il capitalista o un suo amministratore. Quindi la volontà e l’organizzazione di un gruppo di lavoratori che si sostituiscono al padrone non ci vengono dalle abitudini correnti, non “sono nell’aria”, non corrispondono al senso comune alimentato dalla borghesia e dal clero. Ma non nascono tuttavia dal nulla. Nascono dalla volontà di non cedere alla disperazione, di non rassegnarsi alla miseria e dalla combinazione di questo con la coscienza avanzata dei comunisti e di compagni che alla concezione comunista e all’esperienza del movimento comunista sono in qualche modo vicini.

Noi però abbiamo alle spalle una storia penosa e tortuosa di declino del movimento comunista che si è prolungato per  decenni nel nostro paese e nel mondo; decenni di arrogante predominio della borghesia e del clero e del senso comune conforme al loro dominio che essi hanno imposto come pensiero unico. Quindi non ereditiamo da questo passato prossimo una coscienza avanzata, scientifica dei rapporti sociali e politici con la volontà e l’organizzazione che ne deriverebbero. Perciò il primo passo è crearle e alimentarle. Poi, una volta avviata, l’autogestione sarà, assieme alle altre condizioni e agli altri risultati della lotta di classe, una potente fucina in cui volontà e organizzazione si rafforzeranno e cresceranno creando via via una coscienza e una mentalità superiori. Combinata con le altre forme della lotta di classe e di organizzazione, l’autogestione diventerà un potente fattore di organizzazione e di crescita della coscienza dei lavoratori e delle altre classi delle masse popolari: ispirerà nei lavoratori fiducia in se stessi, farà vedere che i lavoratori possono fare a meno dei capitalisti, farà fiorire idee sulle nuove relazioni sociali che gli uomini possono stabilire, sarà una componente fondamentale del movimento che creerà le condizioni necessarie per costituire il GBP e per farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia. Proprio per questo la borghesia imperialista, il clero e tutti gli individui e i gruppi da questi influenzati, sono decisamente contro l’autogestione e rafforzano tra noi la corrente degli sfiduciati, dei rassegnati, dei depressi e dei disfattisti.

È possibile per dei lavoratori organizzati autogestire un’azienda che il capitalista vuole chiudere o che ha già chiuso? Notate bene che dico non a caso lavoratori organizzati. Perché senza organizzazione, senza lavoratori organizzati l’autogestione non è possibile. Di contro, l’obiettivo dell’autogestione può diventare un potente stimolo a organizzarsi e ad affrontare e risolvere tutte le difficoltà che organizzarsi comporta per persone che non sono abituate all’organizzazione. Quindi determinante per incominciare non è come i singoli individui concepiscono l’autogestione: determinante è che siano decisi a organizzarsi per far fronte alla crisi, tanto decisi da essere disposti a mettersi all’opera e gettarsi in un’impresa come l’autogestione di un’azienda che il padrone ha chiuso o vuole chiudere. Sta poi a noi comunisti e ai lavoratori più avanzati far crescere la coscienza al livello necessario per dare continuità e forza all’autogestione.

I lavoratori organizzati possono certamente autogestire aziende. È una questione che abbiamo già illustrato in vari Comunicati CC, in particolare nel Comunicato CC 34/2012 del 27 settembre 2012 (Sette risposte a sette domande più un appello) che sollecitiamo a mettere ovunque al centro del dibattito sull’autogestione.

Un gruppo di lavoratori organizzati può e deve promuovere la collaborazione, il sostegno di tecnici e intellettuali per le attività di organizzazione del lavoro, di ricerca per l’innovazione del prodotto e del processo di produzione e distribuzione, per l’amministrazione e la commercializzazione: le attività che abitualmente sono estranee alla massa dei lavoratori. Ma sono attività che anche il capitalista non padroneggia personalmente: le fa svolgere a impiegati, tecnici e specialisti che oggi anch’essi in gran numero soffrono della disoccupazione, sono frustrati nelle loro migliori aspirazioni e costretti ad arrangiarsi. Un gruppo di lavoratori organizzati che promuove l’autogestione trova quindi in abbondanza e facilmente persone disposte a collaborare. La collaborazione di scuole, istituti di ricerca e università contribuirà a dare a questi problemi le soluzioni al livello più alto disponibile. La grande sensibilità e anche organizzazione già presente nel nostro paese per modificare e la trasformare prodotti, condizioni di lavoro e processi produttivi in senso compatibile con la gestione razionale dell’ambiente e delle risorse, contribuiranno anch’esse a rafforzare l’autogestione. Ogni gruppo di lavoratori organizzati può e deve legarsi al movimento per acquisire collaborazioni, sostegni e tessere alleanze. Deve imparare a dirigere. I capitalisti dirigono, i lavoratori lo possono fare in condizioni molto migliori.

Questo retroterra riguarda principalmente le relazioni e le contraddizioni in seno alle masse popolari. Ma un gruppo di lavoratori organizzati che si impegnano nell’autogestione devono risolvere anche questioni attinenti al carattere commerciale, monetario e capitalista del contesto nazionale e internazionale in cui devono operare per un tempo  indeterminato: si tratta di trovare crediti, clienti e fornitori per l’azienda autogestita.

Le aziende autogestite possono trovare crediti per pagare i fornitori e i salari (e persino imposte e tasse se le autorità riconoscono le aziende autogestite): devono solo indurre, con le buone o con le cattive, i banchieri a concedere crediti nella misura necessaria. Il denaro attualmente è solo credito concesso dalle banche (quindi dai dirigenti delle banche) a loro discrezione. In definitiva un direttore di banca che concede un credito ha meno difficoltà di un direttore di supermercato che subisce una “spesa proletaria”: il credito alla sua banca non costa nulla. Ovviamente le banche operano in rete con le altre banche e con le istituzioni finanziarie secondo leggi, regolamenti e abitudini dettate dal sistema bancario e finanziario nazionale, europeo e mondiale (cioè della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti). Queste tollerano molti comportamenti illegali e “creativi” delle singole agenzie e banche (il caso del Monte dei Paschi di Siena è la manifestazione più attuale di questo), ma certamente saranno contrari a concedere credito ad aziende autogestite. Ma come potranno impedirlo se le masse popolari, le autorità locali, ecc. lo impongono ai dirigenti delle banche? L’Italia è un paese troppo importante nel sistema monetario, bancario e finanziario internazionale perché la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti la isolino. La vicenda di Cipro, un paese minuscolo, insegna molte cose. In più l’Italia è la sede del Vaticano, uno dei pilastri della Comunità Internazionale: isolare l’Italia sarà anche per questo più difficile. Certamente minacceranno, cercheranno di creare difficoltà di ogni genere, economiche (sanzioni), monetarie e finanziarie, ma nessuno dei membri di questa poco onorevole Comunità Internazionale vuole fallire sacrificandosi per il bene della loro Comunità Internazionale. Proprio le notizie messe in circolazione in questi giorni dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti d’Inchiesta mostrano di che pasta sono fatti i membri, amministratori e autorità di questa Comunità Internazionale. Il loro nuovo Papa Bergoglio predica la povertà, l’amore per i poveri e i diritti delle donne: ma predica dall’alto del trono della Corte più ricca del mondo e di una istituzione che gareggia con le istituzioni più arretrate del mondo nell’ostacolare l’emancipazione delle donne. In conclusione farsi fare crediti è principalmente una questione di “forza di convinzione” da parte delle masse popolari organizzate, compresi gli impiegati delle banche, nei confronti dei dirigenti delle banche e una questione di capacità di far leva sulle debolezze dei membri e amministratori della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti per far fronte alle loro sanzioni e ai loro attacchi. È questione di connettere ogni singola autogestione al movimento generale che crea le condizioni per la costituzione del GBP e che lo farà ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.

Le aziende autogestite possono trovare clienti: basta che producano oggetti o servizi di cui nel nostro paese e nel mondo c’è bisogno. Noi in Italia siamo in grado di produrre molte cose che molti paesi, in particolare molti dei paesi oppressi dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e dei “paesi canaglia” (Venezuela, Iran, Bolivia, Corea del Nord, Sudan, Cuba, ecc. ecc.) boicottati da essa, non producono, mentre essi producono e possono produrre molte cose che noi in Italia non possiamo produrre. Si tratta quindi di organizzare, su base di scambio monetario o di accordi di collaborazione e solidarietà un efficace sistema di distribuzione e circolazione. Cosa difficile se non impossibile per un singolo gruppo di lavoratori organizzati che con l’autogestione vuole costruirsi la sua “nicchia felice”, ma del tutto possibile anche se non facile per ogni gruppo di lavoratori organizzati che è strettamente legato al movimento che lotta per la costituzione del GBP.

Le aziende autogestite possono trovare fornitori: una volta assicurato il credito necessario per pagare le forniture, trovare fornitori è in definitiva la cosa più semplice tra le tre (crediti, clienti, fornitori), nonostante le sanzioni che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti certamente decreterà. Ai singoli capitalisti i cui capitali sono impegnati nella produzione di beni e servizi, la crisi del capitalismo si presenta principalmente nella veste di mancanza di clienti per le loro merci. Questo e gli interessi e la solidarietà degli “paesi canaglia” già messi al bando dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti permetteranno certamente a  ogni gruppo di lavoratori organizzati di avere tutte le forniture necessarie.

 

L’autogestione come forma della lotta di classe per far fronte a bisogni immediati e per creare le condizioni dell’instaurazione del socialismo è insomma possibile, a due sole condizioni:

1. che ogni gruppo di operai organizzati che la vogliono praticare tengano attentamente conto delle particolari condizioni concrete, oggettive e soggettive, della particolare loro iniziativa;

2. che ogni gruppo di operai organizzati che la vogliono praticare partecipino attivamente alla lotta di classe per costituire il GBP.

Noi comunisti dobbiamo dimostrare d’essere effettivamente all’avanguardia della lotta di classe e promotori della rivoluzione socialista impegnandoci senza riserve a portare ogni gruppo di operai a organizzarsi e a diventare passo dopo passo sempre più capaci di partecipare attivamente alla lotta di classe per costituire il GBP e fare la rivoluzione socialista.

 

Avanti quindi, con coraggio e realismo, nell’imboccare la strada dell’autogestione in ogni caso in cui sono riunite le condizioni oggettive e soggettive per farlo con successo!

 

Molte imprese ci appaiono difficili da realizzare non perché sono difficili, ma al contrario ci appaiono difficili perché non osiamo realizzarle!

 

Rubrica - Dibattito Franco e Aperto 

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