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Comunicato rapido n. 3 - 14 settembre 2018

Chi è responsabile del crollo del Ponte Morandi?

Come impedire che queste stragi si ripetano?

 

Un dirigente, tecnico o funzionario che due mesi fa, qualche mese fa, qualche anno fa avesse sostenuto con forza che bisognava arrestare il traffico sul Ponte Morandi di Genova, decine di migliaia di auto e autocarri al giorno, ed eseguire lavori di manutenzione, certamente avrebbe provocato enormi perdite di profitti alla famiglia Benetton, agli azionisti delle sue società e di altre in qualche modo collegate ad esse direttamente o tramite la Borsa e il mercato finanziario. Gente alcuni dei quali sono molto potenti e influenti nel mondo degli affari, della ricerca, della politica e della scienza: ogni professionista deve tenerne conto. Avrebbe danneggiato finanziariamente anche i trasportatori e disturbato il traffico e migliaia e migliaia di persone e di attività connesse. Il crollo e la strage del 14 agosto non ci sarebbero stati e neanche i disagi attuali agli abitanti e ai passeggeri e trasportatori. Ma i danni certo che sì, ci sarebbero stati. Ora che il ponte è crollato, tutti dicono che certo, bisognava provvedere.

Ma visto che il crollo non ci sarebbe stato, chi dei ricchi e potenti avrebbe premiato, lodato e apprezzato il responsabile di tale sconvolgimento finanziario e del traffico autostradale e delle attività connesse? Visto che il crollo non ci sarebbe stato, avrebbero sempre potuto con argomenti contestabili ma non del tutto infondati dire che aveva esagerato il rischio e causato molti danni finanziari e d’altro genere. Chi violando il segreto bancario o commerciale rivela i reati dei ricchi viene punito e messo al bando: figuratevi cosa sarebbe successo a chi avesse causato i danni connessi all’arresto per mesi del traffico e dei pedaggi!

Ora tra tutti quelli, dirigenti e tecnici, che avevano i poteri per bloccare il traffico o almeno influenzare una simile decisione, i magistrati da settimane cercano i responsabili che avrebbero potuto scatenare la decisione e non l’hanno fatto. A crollo avvenuto, tutti sono d’accordo che bisogna intervenire per tempo. Cercheranno i colpevoli ancora per settimane, mesi e qualche anno: primo grado, secondo grado e poi cassazione, come minimo. A un mese dal crollo, non hanno ancora fatto l’incidente probatorio, la Procura chiede mezzi al governo, il governo esita tra Benetton e le aziende pubbliche. Chi ha incassato più soldi dalla continuazione del traffico e della riscossione dei pedaggi fino al crollo del 14 settembre, ha più soldi per assoldare i migliori azzeccagarbugli. Questi dimostreranno che altri sono più responsabili del loro assistito, che i sintomi non erano univoci, che il crollo non era sicuro che avvenisse, che l’urgenza non era tale da esigere una decisione immediata, che il potere non era nelle mani del suo assistito e tanto meno solo di lui, che lui aveva fatto la sua parte, che la responsabilità va come minimo ripartita. Un articolo del codice, un codicillo lo si trova sempre e i magistrati fanno il loro mestiere, hanno le loro relazioni: finita la magistratura, vanno a dirigere aziende e istituzioni, se non loro i loro figli.

Così funziona il sistema capitalista. Nel campo della costruzione, manutenzione e gestione delle infrastrutture, delle opere pubbliche e di tanto altro. Ma vale anche per l’inquinamento e per ogni altra attività. Se incassi soldi e fai incassare soldi a chi ti paga, va tutto bene. L’economia funziona, il PIL cresce, lo spread diminuisce. Ogni opera per la sicurezza sul lavoro, per la stabilità di case e infrastrutture, per la prevenzione delle malattie, per evitare disastri che non è neanche sicuro succederanno, è una spesa certa per il capitalista. Il danno finanziario è certo. Se succede il disastro, vedremo come si ripartiranno i danni finanziari, per le responsabilità penali poi è tutto da vedere.

 

 Un sistema di rapporti di lavoro che mira a massimizzare i profitti porta ai risultati che vediamo. Un sistema che mira a massimizzare il benessere della popolazione, non esclude che si facciano errori, ma non è un incitamento a rischiare, a far correre il rischio alla popolazione e ai lavoratori, a ridurre ad ogni costo le spese.

Criminali sono i membri della classe che protrae la vita del sistema sociale capitalista, i capitalisti e i loro complici.

Chi veramente vuole essere solidale con le vittime del crollo del Ponte Morandi, deve arruolarsi nelle file del Partito comunista che lotta per eliminare il capitalismo e instaurare il socialismo. Una società dove una cosa è tanto legata all’altra come è la società attuale, se è governata da individui ognuno dei quali deve aumentare il capitale che lui amministra altrimenti è soppiantato da altri, non è in grado di evitare disastri, prevenire catastrofi, per forza di cose provoca inquinamento e distruzione dell’ambiente, abbrutimento degli individui, miseria e sprechi, guerre e delitti d’ogni genere.

Solo con l’instaurazione del socialismo l’umanità ha un avvenire felice e il libero sviluppo di ogni individuo diventa la condizione del libero sviluppo di tutti.

Sulla base della scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia, il nuovo Partito comunista ha elaborato e attua un preciso piano d’azione per instaurare il socialismo. La velocità con cui attuiamo il nostro piano dipende dal numero delle persone che si arruolano nelle nostre file.

Ulisse, segretario generale del CC del nuovo Partito Comunista Italiano.