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Comunicato rapido n. 8 - 9 aprile 2019

Le sagge parole di Moni Ovadia e alcuni puntini sulle i

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Comunicato rapido 08/2019 - 9 aprile 2019


Le sagge parole di Moni Ovadia e alcuni puntini sulle i

Indichiamo ai nostri lettori le parole di Moni Ovadia contro il disfattismo e i suoi diffusori, contro le prediche che “la classe operaia non esiste più” e contro i denigratori della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) sollevata nel mondo intero dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre in Russia e dalla costruzione dell’Unione Sovietica sotto la direzione del Partito di Lenin e di Stalin!

Per chi è ridotto a credere alle parole di Warren Buffet più che ai propri occhi, valgano le parole di Warren Buffet: la lotta di classe continua!

Che la sconfitta della classe operaia è temporanea, è certo, proprio per i motivi che Moni Ovadia mette bene in luce: la borghesia imperialista da quando circa quaranta anni fa ha ripreso in mano la direzione del corso delle cose nel mondo, ha mostrato che essa conduce il mondo al disastro in tutti i terreni (da quello della coesione sociale a quello ambientale); la classe operaia nel breve periodo di 70 anni che dal 1917 al 1976 ha avuto in mano la direzione del corso delle cose, ha guidato il mondo a progredire, ha mostrato che possiamo costruire un nuovo mondo.


Ma la classe operaia non è stata sconfitta perché la borghesia imperialista “ha messo in campo ogni mezzo possibile”: qui Moni Ovadia sbaglia. Se così fosse l’avvenire del mondo dipenderebbe dalla bontà della borghesia imperialista!

La classe operaia è stata sconfitta perché noi comunisti, che siamo stati alla testa della classe operaia nei 70 anni di gloria, non avevamo una comprensione delle condizioni e delle forme della lotta di classe adeguata ai compiti che i risultati raggiunti ci ponevano. La borghesia imperialista e il suo clero usano e useranno tutti i mezzi di cui dispongono per soffocare la rinascita del movimento comunista e impedire che la classe operaia assuma nuovamente la direzione del corso delle cose. Ma non riusciranno a impedire la rinascita del movimento comunista e che la classe operaia instauri il socialismo nei paesi imperialisti stessi, perché noi comunisti abbiamo superato i nostri limiti nella comprensione delle condizioni e delle forme della lotta di classe, i limiti che hanno determinato la sconfitta della classe operaia.

A tutti quelli che vogliono conoscere in dettaglio quali sono stati quei limiti e le lezioni che abbiamo tratto dalla sconfitta, indichiamo I quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale , disponibile sul sito www.nuovopci.it.


da il manifesto, martedì 9 aprile

L’universalità della classe operaia

Moni Ovadia

Cinque operai FCA di Pomigliano d’Arco sono stati licenziati per avere messo in scena un suicidio in effige dell’ex a.d. Marchionne, rappresentandone provocatoriamente il pentimento per le condizioni a cui sottoponeva la sua classe operaia.

La dimostrazione dei lavoratori intendeva protestare ed esprimere solidarietà a loro colleghi che si erano suicidati o avevano tentato di farlo portati a tale drammatico gesto dal duro stress fisico e psicologico generato dallo status del lavoro in quell’azienda. In particolare, nei giorni a ridosso della protesta, un’operaia della fabbrica si era appena suicidata in una situazione tragica. I cinque operai responsabili dell’happening provocatorio sono stati licenziati per aver danneggiato l’immagine della Società. Il grande magnate Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi del mondo ha dichiarato che la lotta di classe è una realtà fattuale e ha soggiunto: “ e la mia classe l’ha vinta!”.

Dunque grazie a un potentissimo capitalista, anche chi non ha una formazione marxista o chi non ha mai voluto riconoscere l’esistenza della lotta fra capitale e lavoro può ora riconoscere che non si tratta di una chimera ma di una incontrovertibile realtà. Ora, chi sta della parte dei padroni o – per essere più precisi del finanz-capitalismo (Luciano Gallino) – ha motivo per esprimere un incondizionato tripudio? A mio parere chiunque sia dotato di un pur minimo tasso di Intelligenza non dovrebbe trarre motivo di sconcia soddisfazione dalla temporanea sconfitta della classe operaia. Lo testimonia il fatto che i nostri cinque operai della FCA di Pomigliano d’Arco hanno deciso di fare ricorso alla Corte europea dei diritti, non per essere riassunti, come era pur lecito aspettarsi, ma per difendere il diritto di ciascuno alla libertà di opinione e di manifestazione delle proprie idee.

Tutti coloro che non hanno mai capito la classe operaia, che ne hanno ignorato la cultura, la sensibilità sociale, che hanno calunniato le sue richieste di diritti, che hanno osteggiato le sue lotte si chiedano per una volta perché cinque operai licenziati con tutte le difficoltà pratiche e umane che devono affrontare decidono di rivolgersi alla corte dei diritti d’Europa per perorare un diritto di tutti? Per una sola ragione: la classe operaia è stata ed è l’unica classe portatrice, in quanto tale, di valori universali.

Mentre la classe che ha vinto, quella dei Warren Buffet, lo ha fatto per se stessa, per un pugno di privilegiati smisuratamente ricchi al fine di renderli ancora più ricchi, anche al prezzo di calpestare quella classe media che ha ingenuamente creduto nei benefici del liberismo e della sua forma patologica, la metastasi iperliberista, la classe operaia ha lottato per la giustizia sociale, per la democrazia. A misura che gli operai si muovevano verso l’emancipazione dallo sfruttamento bestiale, dalla condizione del lavoro servile, l’intera società beneficiava in termini di democrazia di crescita civile e di diffusione dei saperi critici. Le famiglie operaie hanno fatto sacrifici perché i loro figli, le generazioni future potessero studiare e migliorare le proprie condizioni di esistenza al fine di edificare una società migliore per tutti.

Ma le minoranze del privilegio e del potere hanno messo in campo ogni mezzo possibile per impedire che i lavoratori assumessero la leadership politica e culturale. Ben sapendo che la cultura e l’etica del lavoro sarebbero state incompatibili con il parassitismo di chi accumula il proprio potere con gli strumenti della speculazione, della corruzione, pervertendo il senso dei valori istitutivi di una democrazia degna di questo nome.

Questo processo di svalorizzazione del lavoro e della sua cultura favorito dal marasma mediatico impegnato a glorificare la vanità del consumo è arrivata a far credere che il lavoro sia un residuato di un tempo decaduto. Non è così, nel mondo gli operai sono milioni e milioni e il loro ruolo è tutt’altro che irrilevante. Il mondo ha bisogno di loro per non precipitare nell’insensatezza. E per questa ragione dobbiamo sostenere i cinque operai di Pomigliano d’Arco.