11.06.2024 - Comunicato n.11 del Comitato di Partito “Antonio Gramsci” del (nuovo)PCI


Bando ai pompieri: sviluppare la mobilitazione in difesa dell’ex FIAT a Mirafiori!

Da Torino al resto d’Italia, insorgere per impedire lo smantellamento dell’apparato produttivo dell’industria di veicoli a motore!

Mercoledì 12 giugno a Torino, la dirigenza FIOM CGIL unitamente alle istituzioni locali e alle dirigenze delle organizzazioni sindacali di regime e complici dei padroni (FIM CISL, UILM, UGL, FISMIC, ACQF - Associazione Capi e Quadri FIAT) si ritroveranno in piazza Palazzo di Città per celebrare un funerale dell’ex FIAT sotto le mentite spoglie di un’iniziativa presentata come le “8 ore di orgoglio torinese”. Si tratta di un convegno in cui, alla presenza di giornalisti ed esperti, verranno dispensate soluzioni illusorie e imbrogli su come far fronte allo smantellamento dello stabilimento di Mirafiori: dall’elemosinare a Tavares nuovi modelli di autovetture da portare a Mirafiori al sognare il subentro di nuovi capitalisti che da “benefattori” dovrebbero rimettere in funzione gli stabilimenti che Tavares lascia morire e altre fantasie di questo genere.

Nei fatti il 12 giugno le dirigenze sindacali chiameranno a raccolta loro stesse per tarpare e sabotare il potenziale di mobilitazione che avevano contribuito a radunare il 12 aprile scorso, quando alcune migliaia di operai torinesi e tra questi molti operai Stellantis, avevano animato una giornata di lotta e mobilitazione contro lo smantellamento di Mirafiori e dell’insieme dell’apparato produttivo ex FIAT nel torinese. L’aver portato gli stessi sindacati complici dell’attuazione del piano Marchionne nel 2011 a scioperare e mobilitarsi contro la nuova proprietà dell’ex FIAT (Stellantis) è stato un indubbio risultato positivo della manifestazione del 12 aprile scorso e della FIOM CGIL che è stata alla testa di quella mobilitazione.

Il processo di smantellamento degli stabilimenti ex FIAT procede rapidamente, al punto che perfino le organizzazioni sindacali di regime che in questi anni sono stati complici dei padroni (in particolare FIM, UILM, FISMIC) sono costrette a scendere sul terreno della lotta e della mobilitazione contro i padroni. Questo dipende in primo luogo dal montante malcontento anche tra gli operai iscritti ai sindacati di regime e complici, resi tendenzialmente più predisposti alla lotta per via dell’accelerazione imposta da Tavares allo smantellamento e del contestuale peggioramento delle condizioni di lavoro. In secondo luogo è una conseguenza del fatto che la riduzione e chiusura degli stabilimenti ex FIAT minaccia anche le rendite di posizione delle dirigenze dei sindacati che dal 2011 si erano ritagliate il ruolo di supporto del padrone nella realizzazione della sua linea di morte lenta degli stabilimenti e imposizione di un regime interno da caserma.

La manifestazione dello scorso 12 aprile a Torino ha insegnato che se la FIOM CGIL si pone alla testa della lotta contro lo smantellamento e promuove la mobilitazione dei lavoratori, è capace di trascinare al suo seguito la massa degli operai che vogliono mobilitarsi (compresi quelli iscritti ai sindacati complici) e obbliga le dirigenze di questi sindacati a fare altrettanto. Questa è la via da seguire per fare degli operai FIOM l’avanguardia della mobilitazione degli operai iscritti a tutti i sindacati, contro lo smantellamento dell’ex FIAT e per dispiegare una mobilitazione che sia di massa, crescente nella partecipazione, combattiva e capace di ispirare fiducia nella classe operaia e nel resto delle masse popolari torinesi.

Al contrario se la FIOM CGIL rinuncia alla mobilitazione degli operai essa finisce con il porsi alla coda dei sindacati complici e dei loro tradizionali modi di intendere l’azione sindacale: cioè agire da pompieri contro la lotta e la voglia di riscossa degli operai torinesi che è il significato implicito di manifestazioni come il convegno funerale di mercoledì 12 giugno. Ecco perché a Torino non esiste una dispiegata mobilitazione operaia contro lo smantellamento dell’ex FIAT nonostante le forsennate e oramai conclamate manovre dei ladroni Agnelli-Elkann e del boia Tavares in questa direzione. Manca un centro autorevole che si ponga a capo della lotta e chi per storia e forza potrebbe assumere questo ruolo tentenna dal farlo, come dimostra la dirigenza FIOM CGIL che nel giro di due mesi è passata dall’infiammare la protesta a fare da pompiere.

La difesa delle aziende ex FIAT a Torino non può essere abbandonata nelle mani di dirigenti sindacali complici, di pompieri e di cuor di leone. Le RSU, i sindacati di base e tutti i lavoratori devono prendere in mano il destino di Mirafiori e degli altri stabilimenti.

Azienda per azienda e reparto per reparto occorre far sorgere piccoli gruppi di delegati e operai che coalizzino tutti gli operai che, al di là dell’appartenenza sindacale, vogliano contribuire ad alimentare la mobilitazione per fermare lo smantellamento della produzione e il peggioramento delle condizioni di lavoro. Questa è anche la condizione per costringere le dirigenze sindacali (in primo luogo la dirigenza FIOM CGIL) a contribuire allo sviluppo del movimento anziché ostacolarlo. Da Mirafiori a Rivalta alle numerose aziende dell’indotto, non mancano operai e operaie disposti a prendere parte alla lotta contro lo smantellamento. Lo dimostrano i risultati dello sciopero e della manifestazione del 12 aprile scorso e prima ancora gli scioperi spontanei di Mirafiori ad inizio febbraio.

E’ compito degli operai d’avanguardia e degli operai comunisti presenti nei vari stabilimenti farsi promotori di questo processo. Chi si cimenta in quest’opera si darà anche i mezzi per approfittare dei numerosi episodi, piccoli e grandi, di insubordinazione e in alcuni casi di vera e propria lotta che spontaneamente sorgono per effetto del malandare della situazione, tra CIG, contratti di solidarietà, regime da caserma e non rispetto delle condizioni di lavoro in salute e sicurezza.

Chi attende che spontaneamente e d’improvviso a Mirafiori, a Rivalta o altrove nell’indotto si coalizzino gli operai capaci di assumere questo ruolo è destinato ad aspettare che Tavares finisca di liquidare gli stabilimenti senza neppure darsi nel frattempo i minimi mezzi per approfittare delle opportunità date dai momenti di lotta che spontaneamente si producono.

Le organizzazioni del Movimento Comunista Cosciente e Organizzato (MCCO), i delegati combattivi e tutti coloro che vogliono farla finita con il corso disastroso delle cose devono sostenere la formazione all’interno degli stabilimenti ex FIAT di organizzazioni operaie che si attivino contro i piani di smantellamento ed in particolare favorirne il coordinamento con gli operai degli altri stabilimenti italiani ex FIAT (Cassino, Melfi, Pomigliano, Termoli, ecc.) e di altre aziende, nel radunare il sostegno alla loro iniziativa da parte di tecnici, intellettuali, amministratori e parlamentari progressisti e quanti hanno a cuore le sorti dell’industria italiana dei veicoli a motore.

La chiusura di Mirafiori, dopo l’avvenuta chiusura e messa in vendita dei capannoni della ex Bertone di Grugliasco, è la nuova tappa della liquidazione a tappe forzate dell’ex FIAT in Italia che Tavares e Stellantis stanno conducendo. Essa è parte della guerra interna che la borghesia imperialista conduce nel paese per saccheggiare la nostra sovranità e depredare le masse popolari e si combina con il tentativo di arruolamento delle masse popolari italiane nella terza guerra mondiale che la Comunità Internazionale di USA, UE e sionisti va promuovendo e fomentando contro Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese.

Appena poco più di dieci anni fa, durante le lotte contro l’attuazione del piano Marchionne, la classe operaia dell’ex FIAT ha dimostrato tutta la sua forza e la sua capacità di trascinare l’insieme della classe operaia e delle masse popolari nella lotta contro i padroni e i loro governi. Dalla classe operaia della FIAT di Torino sono partiti gli scioperi del marzo 1943 che hanno segnato l’inizio della fine del fascismo e da qui sono iniziate le lotte operaie che hanno aperto la strada al grande movimento di riscossa operaia dell’autunno caldo del 1969. Oggi da queste aziende, pur in condizioni mutate, può e deve partire una resistenza dispiegata contro i piani di liquidazione di Tavares che diventi ingrediente di una generale offensiva operaia e popolare per spazzare via il sistema politico di larghe intese, la guerra che conduce contro le masse popolari e la terza guerra mondiale in cui ci coinvolge per servire gli interessi di NATO, UE e sionisti.

Il boia Tavares & Co. sanno quale forza è capace di dispiegare la classe operaia FIAT. Per questo cercano di eliminare le avanguardie di lotta all’interno degli stabilimenti ricorrendo ai licenziamenti politici, come accaduto a Cassino con il licenziamento del compagno Delio Fantasia e ad Atessa con il licenziamento della compagna Francesca Felice.

Lavoratori della ex Fiat, teniamo sempre conto che non sono i padroni ad essere forti: sono gli operai e le masse popolari che devono organizzarsi per essere capaci di far valere tutta la loro forza!

Agli operai comunisti! Operai, mettetevi in collegamento e unitevi al (nuovo)PCI, organizzatevi clandestinamente per costituire un Comitato di Partito nel vostro stabilimento e contribuire nel modo più avanzato alla lotta in corso per farla finita una volta per tutte con la “razza padrona” e fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

Agli operai che vogliono mobilitarsi e lottare contro Tavares e i suoi piani di liquidazione! Operai, non fatevi legare le mani dal clima da caserma e dalla repressione padronale che si serve anche dei sindacati complici per tenervi a bada: costruite segretamente piccole organizzazioni operaie per progettare e attuare le iniziative necessarie a contrastare le mosse del padrone, per estendere la rete di organizzazioni operaie dentro l’azienda, per collegarvi con le organizzazioni operaie degli altri stabilimenti ex FIAT in Italia e di altre aziende e con le organizzazioni popolari, i movimenti e le reti attive nel territorio!


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