Estendere e rafforzare la mobilitazione operaia e popolare contro la guerra in tutta l'Emilia Romagna!

     

25.06.2024 - Comitato di Partito Fratelli Cervi - Comunicato n. 17


Nel precedente comunicato - il numero 16 (qui) - abbiamo trattato della necessità di cacciare i sionisti e i loro complici dalla nostra regione, mostrando sia il sommovimento che dalle piazze alle Università è andato montando negli ultimi mesi sia gli appigli e le attività per proseguire ed intensificare la lotta. L'accampata universitaria all'Università di Bologna – arrivata a coinvolgere diverse facoltà tanto in città quanto altrove, come Ravenna – è stata la punta più avanzata di questo percorso, arrivando ad incrinare (oltre che a smascherare) gli interessi criminali e guerrafondai dell'ateneo con il comparto militare italiano, della NATO e sionista.

A sintesi, con la primavera, la situazione è andata evolvendosi su due linee politiche estremamente di prospettiva: da un lato, la crescita del ruolo, del protagonismo e dell'azione pratica da parte della classe operaia nella lotta contro la guerra come dimostrato dall'azione del SI Cobas a Modena insieme al movimento in solidarietà con la Palestina e a Bologna con il boicottaggio, durante la lotta per il rinnovo contrattuale in FERCAM, dello smistamento di merci sioniste nella logistica; dall'altro, la montante, per quanto ancora limitata e cioè ad uno stadio embrionale, messa nel mirino delle aziende produttrici di armi (tanto a livello nazionale che regionale) e che attivamente alimentano la terza guerra mondiale a mosaico in corso.

Infatti, ai "grandi nomi" quali Leonardo, ENI o Carrefour la lotta si sta estendendo anche a realtà più piccole, meno conosciute ma perfettamente inserite nella catena produttiva bellica a sostegno dello "sforzo" guerrafondaio che il nostra paese, dall'Ucraina alla Palestina, sta compiendo sotto l'ombrello della NATO e dei sionisti (senza contare qui l'enorme volume delle esportazioni di armi italiane in tutto il mondo). Anche la nostra regione è costellata da queste realtà, cioè piccole e medie aziende, e anche qui, così come avviato dal CALP di Genova già da anni (e ancora in essere, come il blocco del porto genovese il 25 giugno), sta prendendo corpo la mobilitazione contro la produzione e i traffici di armi. Iniziare a colpire queste aziende è un salto qualitativo in quanto elemento di lotta politica che insiste specificatamente sulla promozione dell'organizzazione e del coordinamento operaio e popolare.

Avviare e sviluppare una lotta di questo genere significa cioè, nel macro quadro della lotta alla guerra, prendersi cura del proprio territorio: la produzione bellica in sé e il testarne i suoi prodotti sono una vera e propria iniezione letale tanto per l'uso che la classe dominante ne fa (quale che sia il conflitto ma quel che è certo che non ci sono diapositive migliori di quelle che arrivano dal genocidio in Palestina) quanto per gli effetti e gli impatti nocivi e tossici per la terra e per la salute delle persone che la vivono. Il caso della Sardegna, con le sue basi, i suoi campi d'addestramento e i suoi poligoni di tiro e tutto ciò che ne consegue anche in termini di inquinamento della terra, dell'acqua e dell'aria (manovre di mezzi aerei, terrestri, navali, anfibi, ecc, scorie, bossoli e munizioni) è emblematico: intere porzioni di territorio rese inabitabili con il corredo di devastazione ambientale e di malattie mortali e tumorali estese e in crescita.

La produzione bellica, con il suo uso militare a servizio del capitalismo, uccide tanto all'estero quanto in Italia e pertanto va fermata!

 

In Emilia Romagna, sono diverse le aziende coinvolte in questo settore e che, grazie ad alcune reti popolari locali, stanno via via diventando oggetto di azioni di lotta e su questa strada bisogna continuare fino a ingolfare il motore della guerra, ad esempio bloccandone le spedizioni con picchetti ai cancelli e non solo (al porto di Ravenna, all'aeroporto Marconi di Bologna e ancora negli incalcolabili magazzini della logistica in ogni angolo della regione). In particolare, è da segnalare ANSER, ovvero il gruppo regionale che raccoglie le aziende operanti nel settore aeronautica e aerospazio e che lavora nell'ambito del progetto regionale promosso dalla Regione Emilia Romagna (a guida Partito Democratico - PD) insieme a Confindustria Emilia Romagna e Banca Intesa-SanPaolo al fine di alimentare questo settore specificatamente nei mercati del Medio Oriente. Da notare che ANSER ha partecipato a uno dei principali incontri internazionali del settore, quello a Tel Aviv del 2020 (l'Aerospace and Defense Meeting e quello del 2025 è nuovamente previsto a Tel Aviv) ed è quindi facilmente intuibile il grado di interessi e di collusioni che questo programma regionale ha con i sionisti di cui il PD ne è complice.

Alcune di queste fabbriche sono:

Curti Costruzioni Meccaniche (e Aerospace) a Castel Bolognese, via Emilia Ponente, 750 (RA) – Fornitore di Leonardo S.p.a. per la divisione Helicopters e per la divisione Difesa in campo navale e terrestre. Oltre ad esportare pezzi di ricambio per obici semoventi (inviati dalla Germania all'Ucraina), ha ricevuto commesse del nostro Ministero della Difesa per la progettazione di droni militari ad alta tecnologia. Curti è poi capofila di ANSER.

Bucci Composites a Faenza, via Mengolina, 22 (RA) – Fornitore di Avio S.p.a per motori di elicotteri militari e specializzata nell'industrializzazione e produzione di componenti per strutture e sistemi per aerei, elicotteri e droni;

NPC a Imola, via Malatesta, 27/29 (BO) – Ha una divisione che produce nanosatelliti, in collaborazione con diverse Università, anche a scopo e uso militare.

Med. S.p.a a Cervia, via Maccanetto, 39 (RA) – Si occupa di produzione navale e, secondo indagini giornalistiche recenti, nel 2019 si sarebbe aggiudicata una commessa di 2,4 milioni di euro per fornire imbarcazioni alla guardia costiera libica.

Invitiamo i lettori a contattarci in modo sicuro (baserossa@riseup.net seguendo le istruzioni reperibili qui) per integrare questo primo, scarno elenco.

La storia del movimento comunista internazionale e delle rivoluzioni socialiste che ci ha preceduto, oltre al fatto che la rivoluzione socialista è – per quanto speciale (la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, vedi qui) – una guerra, ci insegna che la produzione bellica è e sarà un settore tanto strategico quanto da mantenere. È il suo senso e scopo, e quindi la direzione che se ne fa, ad essere discriminante. Sotto la borghesia imperialista, e quindi nel capitalismo, questo non può che essere sinonimo di distruzione mentre, già a partire con il Governo di Blocco Popolare – GBP, nel socialismo, coerentemente con i suoi bisogni e interessi di difesa e di pace, questa tipologia di produzione cambierà avviandosi verso la sua messa a servizio per le masse popolari e terminando innanzitutto di esserlo per gli imperialisti UE, la NATO e i sionisti. Per comprendere questo criterio e indirizzo, un parallelo è possibile illustrarlo con la produzione siderurgica: anche nel GBP e nel socialismo avremo bisogno dell'acciaio e quindi continueremo a produrlo ma in ottemperanza ai bisogni delle masse popolari, mettendo così anche mano alla contraddizione salute/ambiente e lavoro (come, uno su tutti, nel caso dell'ex ILVA di Taranto). Ogni aspetto della realtà va cioè valutato alla luce degli interessi di classe contrapposti oggi presenti, quelli della borghesia imperialista da un lato e quelli delle masse popolari con alla testa la classe operaia dall'altro: la tecnologia e l'utilizzo delle macchine, la ricerca scientifica, l'Intelligenza Artificiale e simili nel capitalismo portano di fatto a perdita di posti di lavoro; nel socialismo a nuove e superiori libertà perché con il loro impegno massiccio (liberato dalla ricerca del profitto) gli uomini potranno dedicarsi sempre di più alla costruzione del nuovo mondo e alle attività specificatamente umane.

Liberare l'Emilia Romagna dai guerrafondai di ogni genere e grado è la massima forma di solidarietà che possiamo dare a tutti i popoli del mondo in lotta contro l'imperialismo ed è anche la strada migliore per fermare la guerra in corso, tanto in Italia che all'estero!

Colpire la produzione bellica emiliano-romagnola è la pratica concreta subito percorribile: avanti uniti!