Cronaca della condizione dei lavoratori autonomi in Toscana dall’inizio dello stato d’emergenza: da marzo 2020 a marzo 2021

     

14 aprile 2021. Comunicato numero 24 del Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano


Alleghiamo cronaca dello sviluppo della condizione dei lavoratori autonomi in Toscana a partire da marzo 2020 a oggi. La cronaca segue al Comunicato numero 20 del Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano del 15 gennaio 2021 e al Comunicato numero 8 del Comitato Ho Chi Minh del (nuovo)PCI del 16 marzo 2021 riportati nel documento allegato e pubblicati nel sito del (nuovo)PCI (www.nuovopci.it/comdipar/a2021/indcdp.html).

Il documento contiene elenco di quella parte di attori in campo con ruolo di direzione nel settore nella fase eccezionale iniziata a febbraio 2020.

I dirigenti del settore elencati sono di due tipi:

  1. o sono essi stessi lavoratori autonomi che si sono “formati sul campo” come dirigenti, sono cioè elementi delle masse popolari spinti dalle circostanze ad assumere ruolo di rappresentanti di interessi collettivi, mentre fino a ieri non si distinguevano dagli altri, ciascuno dei quali volto alla realizzazione dell’interesse individuale proprio, della propria famiglia e di eventuali lavoratori dipendenti,

  2. o sono esponenti della borghesia imperialista posti ai vertici degli organismi rappresentativi di lavoratori autonomi.

I due tipi di dirigenti sono molto differenti tra di loro.

  1. I primi si formano spontaneamente tra le masse popolari. Gli elementi delle classi delle masse popolari tendono spontaneamente a organizzarsi, perché organizzati sono più forti, o meglio, solo organizzandosi sono forti, come è evidente nella classe operaia: un operaio da solo non ha alcuna forza davanti al padrone. Questo vale per tutti gli altri lavoratori, che lavorino sotto padrone o siano lavoratori autonomi. In questo elenco di attori riportato nella cronaca sono pochi, e sono i Mohamed El Hawi e i Pasquale Naccari. La tendenza spontanea ad organizzarsi cresce tra i lavoratori autonomi per tre motivi.

    1. Lo Stato non è più in grado di rispondere alle loro esigenze materiali (non garantisce nell’immediato la loro sopravvivenza) e spirituali (non dà prospettive alla loro attività, destituisce di importanza il loro ruolo nella società, nega i principi di riferimento della loro vita quali ad esempio la libertà d’iniziativa, il valore del lavoro individuale, la serenità del vivere in un contesto che garantisce sicurezza, rispetto, progresso, ecc.).

    2. I loro rappresentanti scelti dalla borghesia imperialista (vedi sotto, punto 2) non sono in grado nemmeno loro di rispondere alle loro esigenze. Gli altri lavoratori del settore li spingono avanti, li stimolano a farsi loro difensori perché dai rappresentanti scelti dalla borghesia imperialista non si sentono più difesi.

    3. Individualmente sentono che bisogna reagire a una condizione negativa crescente, che “qualcuno deve fare qualcosa” e quel qualcuno sono loro stessi.

  2. I secondi sono scelti dalla borghesia imperialista per mantenere il settore sotto controllo e utile ai propri fini. Elementi di questo tipo costituiscono molta parte dell’elenco di attori riportato nella cronaca, e in testa ci sono i Marinoni, i Cursano, i Bassilichi. Ad esempio, un esponente della borghesia imperialista che produce una determinata merce può avere interesse che questa merce sia venduta da un commerciante al dettaglio e quindi deve controllare tutti i commercianti al dettaglio che vendono quella merce, quindi mette un uomo di sua fiducia a capo dell’associazione di questi lavoratori. Mette altri uomini di sua fiducia in posti chiave in campo politico e sindacale.

La tendenza spontanea delle masse popolari ad organizzarsi è un aspetto del movimento epocale in corso. Noi tutti vediamo che non va affatto “tutto bene” come Conte aveva promesso sarebbe accaduto quando cercava di governare lo stato d’emergenza, e anzi tutto va sempre peggio. Essenzialmente, però, le sofferenze che l’umanità sperimenta sono quelle del parto di una società nuova fatta di uomini nuovi, in cui ci liberiamo dai padroni, dagli sfruttatori, dagli oppressori, ci dirigiamo da noi e dirigiamo l’intero assetto sociale. Questo accade già oggi, nell’organizzarsi autonomamente nei luoghi di lavoro, nei territori e su interessi comuni. Tutto questo è forma del cambiamento epocale che è un cambiamento rivoluzionario. La classe dominante non vuole che questo cambiamento avvenga ma non è in grado di impedirlo. Visto che non è in grado di farlo cerca di governarlo mettendo alla sua testa uomini di propria fiducia, come quelli che costituiscono buona parte dell’elenco riportato nella cronaca.

Costoro o sono elementi della classe della borghesia imperialista, o agiscono a suo nome. La borghesia imperialista è la classe di chi non deve lavorare per vivere, o se lavora lo fa per incrementare il proprio profitto. Gli elementi di questa classe sono capitalisti che operano nel campo della speculazione, della finanza, della produzione di merci, sono i politici al loro servizio, gli intellettuali e gli artisti che difendono il loro regime, l’alto clero che nel mondo della speculazione e della finanza occupa posizioni di primo livello, le organizzazioni criminali. Sono elementi che costituiscono un 10% circa della popolazione del paese. Il resto della popolazione, inclusi i lavoratori autonomi, è vittima di questi elementi e del regime che per tenere in piedi loro, richiede il sacrificio di tutti, così come accade, tra gli altri, per tutti quelli che stanno chiudendo le attività o che le hanno chiuse, così come per tutte le decine di migliaia di anziani morti per il virus nel corso dell’anno.


La classe dominante per mantenere il proprio dominio a fronte della crisi crescente, della sua incapacità di gestirla o piuttosto, a fronte del bisogno di gestirla ciascuno a proprio vantaggio calpestando gli interessi altrui e gli interessi collettivi, cerca di creare divisione tra le masse popolari, di mettere i lavoratori del settore pubblico contro quelli del settore privato, gli operai contro i lavoratori autonomi, i giovani contro gli anziani. La risposta a questo tentativo deve essere l’unità delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Soprattutto la classe operaia deve porsi come guida di questa lotta, e quindi porsi in prima fila nella difesa degli interessi del resto delle masse popolari, lavoratori autonomi inclusi. Chi oggi manda in rovina i lavoratori autonomi è quella stessa classe che ha chiuso la Bekaert a Figline Valdarno, che conduce a morte lenta l’acciaieria a Piombino e a Taranto, che chiude la Sanac di Massa, la stessa classe che ha privatizzato la sanità pubblica, ed è la classe che va tolta di mezzo.


Il sindacalista Massimiliano Bianchi, delle cui posizioni l’allegato tratta, si scandalizza quando gli autonomi dichiarano di voler fare lo sciopero fiscale, come se non fosse cosa ovvia che chi non lavora non guadagna, e se il suo guadagno è zero la parte da versare allo Stato o al Comune pure è zero. Il sindacalista Bianchi però viaggia d’inerzia sulla vecchia divisione tra classe operaia e lavoratori autonomi, alimentata ad arte nei decenni, e spaccia gli autonomi come i nemici degli operai, in questo modo nascondendo il fatto che i nemici degli operai sono i loro padroni e, senza timore del ridicolo, dice a battuta che se gli autonomi non pagano le tasse allora gli operai potrebbero “evocare la rivoluzione”. Un tale servo dei padroni si merita il sarcasmo di un padrone quale è il dirigente di Confcommercio, che si meraviglia di sentire un sindacalista che è contro lo sciopero. La risposta migliore però gliela diamo noi e gliela daranno tutti i lavoratori, gli operai, i proletari, i lavoratori autonomi di tutti i settori: noi non siamo sette di “evocatori della rivoluzione”, ma costruttori della rivoluzione e della rivoluzione socialista, una rivoluzione dove il potere politico è quello delle classi lavoratrici, dove l’economia è diretta al bene comune, dove cresce la capacità di ciascuno, tra le masse popolari, di dirigere l’assetto sociale in cui vive e la propria stessa vita. A questo ci spinge questa crisi, e qui sta il suo beneficio.


Viva l’unità degli operai, dei proletari, dei lavoratori autonomi!


Uniamoci nel (nuovo)Partito comunista italiano!


Il momento di cambiare la società è ora!


Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

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