Agli operai, ai lavoratori della sanità e a tutti i lavoratori dipendenti
Gli operai devono essere fedeli alla propria classe, non ai padroni!

     

14.05.2020 Comunicato n.17 del CdP Aurora del (n)PCI

Gli operai che tornano al lavoro per il profitto dei padroni non possono denunciare l'azienda quando non rispetta le norme per evitare la diffusione dell'epidemia, quando non fa mantenere le distanze o evita l'uso dei dispositivi di protezione individuali, la sanificazione degli ambienti, i controlli sanitari perché rallentano il ritmo del lavoro e abbassano il profitto. Non lo possono fare per il cosiddetto "obbligo di fedeltà aziendale" sancito dall'articolo 2105 del Codice Civile. I padroni non mancheranno di farvi ricorso. Lo hanno fatto negli ultimi decenni contro i lavoratori e i sindacalisti più combattivi, meno rassegnati a subire le condizioni che causano incidenti e delle morti (omicidi veri e propri!), sui posti di lavoro. In più casi gli operai, il migliore movimento sindacale e il movimento comunista hanno opposto una resistenza dura e continuata all'attacco padronale. Così è successo a partire dal 2008 a difesa dei ferrovieri licenziati Dante de Angelis, Riccardo Antonini, Sandro Giuliani, dal 2014 a difesa dei 5 operai licenziati dalla FCA di Pomigliano, oggi a difesa dei lavoratori che denunciano la mancanza di sicurezza a fronte dell'epidemia nei luoghi di lavoro, come è il caso dell'infermiere Marco Lenzoni sotto attacco da parte dell'ASL Toscana nord.

Con l'obbligo di fedeltà aziendale i padroni e i dirigenti nelle aziende private e pubbliche attaccano il lavoratore che diffonde informazioni sull'azienda e fornisce elementi che possono essere utili alla lotta di classe, utili agli operai per difendersi contro condizioni di lavoro pericolose, utili a sindacati che portano avanti una battaglia contro queste condizioni, utili al (nuovo)Partito comunista italiano che delle informazioni si serve per conoscere il nemico e il terreno di scontro su cui condurre le battaglie e la guerra di classe.

 

Nella società divisa in classi la legge non è uguale per tutti. Lo mostra il caso di Antonio Vittoria, delegato provinciale dell'UGL metalmeccanici di Pistoia, operaio licenziato dall'Hitachi perché ha spiegato dati alla mano che il numero degli incidenti sul lavoro è superiore a quanto dichiarato dall'azienda. Il caso è stato denunciato in forma anonima da un operaio dell'Hitachi alla sezione pistoiese del Partito dei CARC. La legge in questo caso infatti vieta la libertà di parola a Vittoria e a chi in fabbrica lo sostiene, e dichiara la fabbrica territorio in cui non vigono i diritti costituzionali. Il padrone se ne fa scudo contro la pena per i reati che compie. Tanto più lo farà nelle aziende cui il governo lascia libertà di mantenere la produzione in questo stato d'emergenza. Gli operai si ammasseranno nelle fabbriche, il padrone deciderà se usare o meno i dispositivi di protezione e le misure protettive contando sul fatto che i controlli sulla sicurezza nel posto di lavoro poco c'erano prima e meno ce ne saranno ora, si "autodichiarerà" in regola e terrà il fucile puntato sui lavoratori che osano affermare il contrario, lascerà magari a sindacati compiacenti anche il diritto di fare proteste inconcludenti. Nel peggiore dei casi se i suoi reati verranno alla luce

rischia una multa. Gli operai e tutti i lavoratori invece rischiano la vita e quindi non possono consentire che i padroni agiscano secondo il loro arbitrio, tacendo per "obbligo di fedeltà", per mantenere la "segretezza". Possono reagire in più modi.

Dove sono forti, e cioè in organizzazioni operaie legate alle masse popolari che il padrone non è in grado di attaccare,  denuncino pubblicamente (ai giornali, alle amministrazioni comunali, alle ASL, alla Protezione Civile, all'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA), ecc.) condizioni insicure sia ai fini della prevenzione del contagio sia quelle che c'erano anche prima dell'epidemia e indicare le cose che occorre fare per garantire la sicurezza di chi lavora. Dove ancora non sono forti inoltrino lettere anonime (ai giornali, alle amministrazioni comunali, alle ASL, alla Protezione Civile, all'ARPA, ecc.).

Se i lavoratori non se la sentono di agire pubblicamente ma hanno informazioni circostanziate (con ad esempio nome e cognome dei dirigenti responsabili dei fatti denunciati e simili), le inoltrino al (n)PCI che provvederà a renderle pubbliche e quindi a farle oggetto di lotta politica. Possono farlo con i programmi TOR e PGP, i veri "garanti della privacy". TOR consente loro di navigare in rete e di creare indirizzi di posta elettronica da cui spedire i loro scritti senza essere identificati, PGP cripta ciò che scrivono. Le istruzioni per installare TOR sono in sono in www.nuovopci.it/corrisp/Istruzioni_Tor_Browser_05.06.15.pdf, quelle per PGP sono in: www.nuovopci.it/comrapid/2019/05/Rapid_05.html.

 

Azzeriamo la segretezza che pretendono i padroni e mettiamo in campo la segretezza che ci consente di denunciare liberamente i loro crimini e le loro malefatte. Il (n)PCI mette a disposizione i suoi mezzi per farlo. Prendiamoci questa libertà che è parte della strada verso la vittoria e che passa dalla costruzione di un governo d'emergenza, governo delle masse popolari organizzate.

 

Il futuro è nostro, e incomincia ora!

Bando al panico e al disfattismo!

Viva il governo delle masse popolari organizzate!

Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Per informazioni, vedi il sito del (nuovo)Partito comunista italiano in www.nuovopci.it, dove trovate anche le istruzioni per utilizzare metodi di comunicazione protetti (TOR e PGP).

Comunicazioni con il CdP Aurora al recapito theaurors@netcourrier.com

 

 

Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

Per informazioni, vedi il sito del (nuovo)Partito comunista italiano in www.nuovopci.it , dove trovate anche le istruzioni per utilizzare metodi di comunicazione protetti (TOR e PGP).

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