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[39]Nelle traduzioni francese e inglese: "settari".

[40]Per intendere in tutto il suo significato questo passo di fondamentale importanza, si tenga presente quanto scrive Marx nell'Ideologia Tedesca, cit., p. 25: "Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente". È questa una critica a tutte le concezioni comunistiche di carattere utopistico le quali prospettavano il comunismo come una condizione ideale alla quale doveva essere adeguata la realtà, senza per altro tenere conto né delle condizioni di sviluppo storico della società, né dei mezzi necessari per realizzare quello stato; nella prefazione a Per la critica dell'economia politica, cit., pp. 5-6, viene detto: " ... l'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione... I rapporti di produzione borghesi sono l'ultima forma antagonistica del progresso di produzione sociale; antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorga dalle condizioni di vita sociale degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana".

[41]Ripetizione del medesimo concetto con termini diversi

[42]Marx sviluppa ampiamente questi concetti nella Ideologia tedesca.  Si ricordi tra l'altro: "Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che la espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l'espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio. Gli individui che compongono la classe dominante posseggono fra l'altro anche la coscienza, e quindi pensano; in quanto dominano come classe e determinano l'intero ambito di un'epoca storica, è evidente che essi lo fanno in tutta la loro estensione, e quindi fra l'altro dominano anche come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo, è dunque evidente che le loro idee sono le idee dominanti dell'epoca ... Ogni classe che prenda il posto di un'altra che ha dominato prima è costretta, non fosse che per raggiungere il suo scopo, a rappresentare il suo interesse come interesse comune di tutti i membri della società, ossia ... a dare alle proprie idee la forma dell'universalità, a rappresentarle come le sole razionali e universalmente valide. La classe rivoluzionaria si presenta senz'altro, per il solo fatto che si contrappone a una classe, non come classe ma come rappresentante dell'intera società, appare come l'intera massa della società di contro all'unica classe dominante. Ciò le è possibile perché in realtà all'inizio il suo interesse è ancora più legato all'interesse comune di tutte le altre classi non dominanti e sotto la pressione dei rapporti fino allora esistenti non si è ancora potuto sviluppare come interesse particolare di una classe particolare. La sua vittoria giova perciò anche a molti individui delle altre classi che non giungono al dominio, ma solo in quanto pone questi individui in condizioni di ascendere nella classe dominante ... Tutta questa parvenza, che il dominio di una determinata classe altro non sia che il dominio di certe idee, cessa naturalmente da sé non appena il dominio di classe in generale cessa di essere la forma dell'ordinamento sociale, non appena quindi non è più necessario rappresentare un interesse particolare come universale o 'l'universale' come dominante" (ed. cit., pp. 35-38).

 

 

[43]Commentando questo passo del Manifesto, Lenin, nel II cap di Stato e rivoluzione, scriverà: "Vediamo qui formulata una delle più notevoli e importanti idee del marxismo a proposito dello Stato, l'idea della 'dittatura del proletariato'". La definizione la troviamo nella citata lettera a Weydemeyer del 1852, e tutto il concetto sarà sviluppato nel 18 Brumaio di Luigi Bonaparte (1852) e più ancora negli indirizzi della I Internazionale noti col titolo La guerra civile in Francia (1870-71). Si vedano a questo proposito le pagine di Lenin in Stato e rivoluzione, capp. II e III.

[44]Nella edizione del 1872 e nelle successive alla parola "antagonismo" è sostituita la parola "differenza".

[45]Viene qui introdotta l'idea della scomparsa dello Stato dopo la abolizione delle classi. Questa idea era già stata esposta da Marx in Miseria de//a filosofia, Roma 1969, p. 146: "La classe lavoratrice sostituirà, nel corso del suo sviluppo, all'antica società civile una associazione che escluderà le classi e il loro antagonismo, e non vi sarà più potere politico propriamente detto, poiché il potere politico è precisamente il riassunto ufficiale dell'antagonismo nella società civile". A queste conclusioni Marx era giunto già nella Critica de/la filosofia hegeliana del diritto pubblico, ed. cit., p. 135. L'approfondimento maggiore di questo problema viene dato da .Marx nella sua Critica al programma di Gotha (K. Marx, F. Engels, Opere scelte, cit., p. 951 sgg.). A quel documento Lenin dedica il V capitolo del suo Stato e rivoluzione

[46]La rivoluzione Parigina del luglio 1830 rovesciò il potere dei grandi proprietari terrieri rappresentati da Carlo X di Borbone, re per diritto divino, e lo trasmise nelle mani dell'alta borghesia finanziaria, rappresentata da Luigi Filippo, re per volere dei francesi, che ebbe come primi presidenti del consiglio due dei più potenti banchieri di Francia, il Laffitte e il Périer. L'esempio della rivoluzione del luglio 1830 a Parigi favorì la vittoria del movimento per la riforma elettorale. Il vecchio sistema elettorale inglese garantiva il monopolio della vita politica ai proprietari terrieri, grandi latifondisti (tories). Le circoscrizioni elettorali erano stabilite in modo tale che spesso le moderne città industriali non eleggevano neanche un rappresentante al Parlamento mentre borghi spopolati con poche decine di elettori ne inviavano più d'uno. La riforma elettorale fu approvata con legge dell'aprile del 1832 spezzando il dominio della aristocrazia terriera e portando in Parlamento i rappresentanti della borghesia commerciale e industriale. Alla vecchia distinzione tra tories e whigs subentrò una nuova distinzione che delineava i moderni partiti politici inglesi, i conservatori, espressione dell'aristocrazia latifondista, e i liberali, espressione della ricca borghesia. Accanto a questi entrarono in Parlamento i primi rappresentanti di una terza corrente: quella radicale. Nel 1835 fu realizzata la riforma municipale che rendeva elettive le municipalità abolendo anche il limite di censo conservato per le elezioni del Parlamento.

[47]Si allude non alla restaurazione inglese del l660-1689, ma alla restaurazione francese del 1814-1830 (Nota di Engels all'edizione Inglese del 1888).

[48]Reminiscenza della satira di Heine, Germania  

[49]I "legittimisti" (sostenitori della monarchia "legittima" dei Borboni) erano il partito dei nobili proprietari terrieri. L'Andler nel suo commento al Manifesto (Le Manifeste Communiste de Carl Marx et Friedrich Engels, introduction historique et commentaire, Parigi, s. d.) riporta i nomi di T. N. Bigot de Morogues (Du pauperisme, de la mendicité ce des moyens d'en prevenir les funestes effets, Parigi, 1834 e De la misère des ouvriers et de la marche à suivre pour y remedier, Parigi, 1832), di Huerne de Pommeuse e del Villeneuve Bargemont.

Nel suo commento al Manifesto (Torino, 1948) Emma Cantimori ricorda gli Avvenimenti politici (1853) del ministro di Carlo Alberto, Solaro della Margarita, ed osserva che lo scritto benché sia posteriore al Manifesto esprime idee certo non maturate soltanto dopo il 1848 e certo condivise dalla reazione europea: "... il popolo sdegna quei borghesi superbi che mentre astiano i nobili, lo trattano con una durezza di cui non vede che ben di rado gli esempi nel ceto più elevato. È vero che aizzata dai borghesi si è visto in più luoghi la plebe far guerra alla nobiltà più per amor di rapina che odio alla classe; ma quando, seguendo i principi del socialismo, la dichiara all'aristocrazia delle ricchezze il popolo trae la vera logica conseguenza di quanto i borghesi gli hanno insegnato a danno della nobiltà ...".

La Giovane Inghilterra era una frazione del partito conservatore costituitasi intorno al 1842 e che ebbe come rappresentanti più in vista il Disraeli e Thomas Carlyle. "È nelle intenzioni della Giovane Inghilterra - annota Engels in La situazione della classe operaia in Inghilterra (Roma 1955, p. 307) - di ricostruire l'antica "merry England" con i suoi aspetti brillanti e il suo romantico feudalesimo: naturalmente questo fine è inattuabile e perfino ridicolo, è una caricatura di tutto il progresso storico, ma le buone intenzioni, il coraggio di opporsi alla realtà attuale e ai pregiudizi esistenti e di riconoscere l'infamia di questa realtà attuale hanno pure il loro valore." Il Disraeli nel 1845 pubblicò un suo famoso romanzo Sybil or the Two Nations, nel quale si fa un quadro nostalgico della vecchia fusione tra popolo e signori nel corso del Medio Evo di contro alla moderna divisione fra la "nazione" dei ricchi e la "nazione" dei poveri, l'una contro l'altra armate. Sentimenti e concezioni analoghe ricorda Emma Cantimori nel commento citato, erano state espresse dai Carlyle in Chartism (1841) e in Past and Present (1842), recensiti da Engels nei Deutsch-Französische Jahrbücher (1844) con grande simpatia. Del gruppo della "Giovane Inghilterra" faceva parte anche Lord Ashley che aveva sostenuto la legge sulle 10 ore alla quale era stato invece ostile Richard Cobden sostenitore della legge sui libero scambio.

[50]Nell'edizione inglese del 1888 alle parole "le mele d'oro" seguono le parole: "Che cadono dall'albero dell'industria".

[51]Ciò si riferisce particolarmente alla Germania, dove la nobiltà terriera e i grandi proprietari fondiari sfruttano la maggior parte dei loro beni per conto loro, mediante i loro amministratori, e in pari tempo sono anche grandi produttori di zucchero di barbabietola e fabbricanti di acquavite di patate. I più ricchi aristocratici inglesi sono per ora piuttosto al di sopra di questi costumi, ma anche essi sanno come si può rimpiazzare la rendita fondiaria in diminuzione prestando il proprio nome ai fondatori di società per azioni più o meno equivoche (Nota di Engels all'edizione inglese del 1888).

[52]Tutto il romanticismo cattolico francese è venato da tendenze socialiste cristiane.

[53]L'economista svizzero Simonde de Sismondi (1773-1842) che nei suoi scritti economici svolse una argomentata critica dei principi coi quali gli economisti classici inglesi avevano costruito e idealizzato la loro statica concezione della nuova struttura capitalistica. In questo senso Marx ed Engels parlano del Sismondi come capo di questa letteratura critica anche per l'Inghilterra.

I capoversi che seguono nel Manifesto comprendono sia un sommario del contenuto critico di idee fornito dal Sismondi, e che è ampiamente messo a frutto nella prima parte del Manifesto, sia un giudizio limitativo del contenuto positivo di quelle critiche, in relazione alle soluzioni prospettate (e quindi al punto di vista che le anima). È noto che nella sua maturità il Sismondi propose il ritorno a forme corporative nella manifattura, e idealizzò come condizione ideale nell'agricoltura la piccola proprietà condotta patriarcalmente, cioè propose un ritorno indietro nella storia, in una concezione economica che si suole appropriatamente definire romantica, e che, in relazione alla influenza che quelle idee esercitarono, confluisce anche nelle posizioni dei sociologhi e economisti della scuola del socialismo "cristiano" e "feudale".

[54]Nella Ideologia tedesca vengono duramente caratterizzati i "veri socialisti" tedeschi, i quali avevano raccolto alcune idee comuniste francesi e inglesi e le avevano mescolate con le loro fumisterie filosofiche traducendo le idee francesi nella lingua degli ideologi tedeschi distaccando i sistemi, le critiche e gli scritti polemici comunisti del movimento reale di cui costituivano l'espressione e mettendoli in connessione arbitraria con la filosofia tedesca. "La loro attività, nei confronti dei francesi degli inglesi "non scientifici", consiste nell'abbandonare per prima cosa al disprezzo del pubblico tedesco la superficialità o il "rozzo" empirismo di questi stranieri, nell'elevare un inno alla "scienza tedesca" e nell'assegnarle la missione di portare alla luce, per la prima volta, la verità del comunismo e del socialismo, il socialismo assoluto, il vero socialismo". "Questo "vero socialismo" dunque non è altro che la trasfigurazione del comunismo proletario, e dei partiti e delle sette che in Francia e in Inghilterra hanno più o meno parentela con esso, nel cielo dello spirito tedesco..." (ed. cit., pp. 447-448).

[55]Nell'edizione del 1872 e successive le parole: "sulla vera società" sono omesse.

[56]Nella Ideologia tedesca questa allusione a Kant è pienamente svolta: "La situazione della Germania alla fine del secolo passato si rispecchia completamente nella Critica della ragion pratica di Kant. Mentre la borghesia francese si innalzava al dominio, con la più grandiosa rivoluzione che la storia conosca, e conquistava il continente europeo, mentre la borghesia inglese, già emancipata politicamente, rivoluzionava l'industria e si assoggettava l'India politicamente e tutto il resto del mondo commercialmente, gli impotenti borghesi tedeschi riuscirono ad arrivare soltanto alla "buona volontà"... La forma caratteristica che assume in Germania il neorealismo francese, fondato su reali interessi di classe, la ritroviamo ancora in Kant. Tanto Kant quanto i borghesi tedeschi, dei quali egli era l'encomiastico portavoce, non si accorsero che alla base di quei pensieri teorici dei borghesi erano interessi materiali e una volontà condizionata e determinata dai rapporti materiali di produzione; egli quindi separò quella espressione teorica dagli interessi che essa esprime fece delle determinazioni della volontà, materialmente motivate, della borghesia francese, autodeterminazioni pure della "libera volontà", della volontà in sé e per sé, della volontà umana, e le trasformò così in determinazioni ideologiche puramente concettuali e in postulati morali. I piccoli borghesi tedeschi si ritrassero quindi inorriditi dinanzi alla prassi di quell'energico liberalismo borghese appena essa si manifestò tanto nel Terrore quanto nello "spudorato guadagno borghese" (ed. cit., pp. 177, 179).

[57]Filosofia dell'Azione è il titolo di un saggio di Moses Hess (1812-1875) pubblicista tedesco che dalla corrente "giovane hegeliana" passò al socialismo, divenne uno dei rappresentanti principali dei "veri socialisti" e più tardi lassalliano. "Vero socialismo", "scienza tedesca del socialismo", ecc. tornano di continuo negli scritti di Karl Grün (Ernst Von Der Haide) (1817-1887), proudhoniano tedesco, Bruno Bauer (1809-1882) Hermann Kriege (1820-1850), che fu a capo del gruppo dei "veri socialisti" di New York e sulle cui idee esiste una circolare di sconfessione redatta da Marx.

[58]Si allude alle insurrezioni per fame, a carattere luddistico, della primavera del '44 degli operai delle fabbriche tessili boeme e dei tessitori slesiani.

[59]Sulla funzione politica negativa del "vero socialismo" un duro giudizio è contenuto nell'articolo di Marx apparso nella Deutsche-Brüsseler-Zeitung nel settembre del 1847 in polemica col Rheinischer Beobachter:  "Se una certa frazione di socialisti tedeschi ha infuriato continuamente contro la borghesia liberale, e in una maniera che non ha portato vantaggio a nessuno fuor che ai governi tedeschi, e se adesso fogli governativi, come il Rheinischer Beobachter, appoggiandosi alle frasi di quella gente, affermano che non i liberali, ma il governo, rappresenta gli interessi del proletariato, i comunisti non hanno niente in comune né con gli uni né con gli altri. Certo, c'è stato chi ha voluto attribuire ai comunisti la responsabilità di tutto ciò, accusandoli di alleanza col governo. Questa accusa è ridicola. Il governo non si può associare con i comunisti, i comunisti non si possono associare col governo, per la semplice ragione che i comunisti sono il più rivoluzionario fra tutti i partiti rivoluzionari di Germania, e perché il governo lo sa meglio di tutti" (Citato da E. Cantimori, nel suo commento al Manifesto). Marx polemizza con i tentativi delle forze reazionarie governative prussiane di stornare la spinta delle masse popolari dalla lotta contro il regime assolutistico, e di indirizzarla contro la opposizione borghese, attraverso la untuosa propaganda di un socialismo di tipo cristiano-feudale.

[60]La bufera rivoluzionaria del 1848 ha spazzato via tutta questa sordida scuola e tolto ai suoi rappresentanti ogni voglia di continuare fare del socialismo. Il rappresentante principale e il tipo classico di questa scuola è il signor Karl Grün (Nota di Engels all'edizione tedesca del 1890). Karl Grün, il già nominato discepolo di Feuerbach, fu il  principale rappresentante del "vero socialismo". L'opera sua più importante fu il movimento sociale in Francia  e in Belgio, Lettere e studi (1845), al quale Marx dedica uno sferzante capitolo della Ideologia tedesca. La bufera rivoluzionaria del 1848 ha spazzato via tutta questa sordida scuola e tolto ai suoi rappresentanti ogni voglia di continuare fare del socialismo. Il rappresentante principale e il tipo classico di questa scuola è il signor Karl Grün (Nota di Engels all'edizione tedesca del 1890). Karl Grün, il già nominato discepolo di Feuerbach, fu il  principale rappresentante del "vero socialismo". L'opera sua più importante fu il movimento sociale in Francia  e in Belgio, Lettere e studi (1845), al quale Marx dedica uno sferzante capitolo della Ideologia tedesca.

[61]Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), il sociologo ed economista francese, ideologo piccolo borghese, uno dei capiscuola teorici dell'anarchismo.

Con le idee di Proudhon, assurto a grande notorietà con la sua memoria Che cos'è la proprietà?  (nella quale si afferma che la proprietà è il furto) e che fece epoca, "se non per la novità di ciò che afferma, per lo meno per il modo nuovo e ardito di dire tutto", Marx polemizzò nella sua Miseria della filosofia (1847) in risposta al Sistema delle contraddizioni economiche o Filosofia della miseria di Proudhon. Il giudizio di Marx, che sarà ripreso nella lettera a Schweitzer del 24 gennaio 1865, (riportati in Miseria della filosofia, cit., p. 183 sgg.) è così compendiato: "Ogni rapporto economico ha un aspetto buono e uno cattivo: è questo l'unico punto sul quale il signor Proudhon non si smentisce. Il lato buono egli lo vede esposto dagli economisti; quello cattivo lo vede denunciato dai socialisti. Egli prende a prestito dagli economisti la necessità dei  rapporti eterni; dai socialisti l'illusione di vedere nella miseria solo la miseria. E si trova d'accordo con gli uni e con gli altri nel volersi riferire all'autorità della scienza, che, per lui, si riduce alle esigue proporzioni di una formula scientifica; è l'uomo alla ricerca delle formule. È così che il signor Prudhon si vanta di aver fornito la critica e dell'economia politica e del comunismo: mentre si trova al di sotto dell'una e dell'altro. Al di sotto degli economisti, poiché come filosofo che ha sottomano una formula magica, ha creduto di potersi esimere dall'entrare in dettagli puramente economici; al di sotto dei socialisti, poiché non ha né sufficiente coraggio né sufficienti lumi per elevarsi, non fosse altro in maniera speculativa, oltre l'orizzonte borghese! Il signor Proudhon vuole essere la sintesi. Ed è invece un errore composto. Vuole liberarsi come uomo di scienza ai di sopra dei borghesi e dei proletari; e non è che il piccolo borghese sballottato costantemente fra il capitale e il lavoro, fra l'economia politica e i1 comunismo". (op. cit., pp. 107-108).

[62]Tenendo presenti le considerazioni generali con le quali Engels introduce il suo Antidühring possiamo ritenere che gli accenni generali contenuti in questo paragrafo del Manifesto si riferiscano alla corrente di Thomas Münzer, nell'epoca della Riforma e della guerra dei contadini, ai "livellatori" nella grande rivoluzione inglese e al movimento rivoluzionario iniziatosi nel corso della Rivoluzione francese nel Cercle Social, i cui esponenti principali furono il Leclerc e il Roux. Le descrizioni utopistiche dei regimi sociali ideali nei secoli XVI e XVII costituivano manifestazioni teoriche adeguate allo stadio di sviluppo reale del movimento sociale, e solo nel XVIII secolo si presentarono come teorie comuniste vere e proprie in Morelly e Mably (cfr. Engels, Antidühring, cit., p. 21 sgg.; vedi pure Engels-Marx, La sacra famiglia, Roma, 1967, p. 155 e L'ideologia tedesca, cit., p. 202).

François Babeuf (1760-1797), il rivoluzionario francese, capo del movimento cospirativo degli "eguali" che si proponeva di sospingere la rivoluzione francese alle più avanzate conseguenze e soluzioni sociali, alla abolizione della proprietà e alla instaurazione di una società comunistica. La tradizione babuvista attraverso Filippo Bonarroti, amico di Babeuf, rimase viva in Francia fino al '48 e confluì successivamente in parte nel blanquismo.

[63]Henri de Saint-Simon (1760-1825) il più fecondo e geniale dei socialisti utopisti; dedicò tutta la vita a progetti di riorganizzazione economica e sociale, che venne esponendo nelle sue opere. Nell'ultimo suo lavoro, Il nuovo cristianesimo (1825), fornisce la più compiuta esposizione delle sue idee socialiste, proponendosi come scopo quello di "migliorare il più rapidamente e il più concretamente possibile l'esistenza morale e fisica della classe più numerosa e più povera". Marx si riferisce molto spesso al Saint-Simon già nei Manoscritti economico-filosofici dove sottolinea, come farà in seguito anche Engels, quell'aspetto del pensiero del Saint-Simon per il quale viene definito anche "profeta della borghesia industriale": (industriale in senso latinissimo, contrapposto ad "ozioso", e per borghesia intendendo e la borghesia attiva, e i fabbricanti e i mercanti e i banchieri) Marx criticò nell'Ideologia tedesca, nello scritto sul Grün già da noi citato, le deformazioni che il tedesco aveva compiuto delle idee del grande utopista francese. Engels nell'Antidühring (ed. cit, pp. 276-277) scrive nel Saint-Simon: "... già nelle sue Lettere ginevrine stabilisce il principio che "tutti gli uomini debbono lavorare". Nello stesso scritto sa già che il dominio del Terrore fu il dominio delle masse nullatenenti. Concepire invece la Rivoluzione francese come una lotta di classi fra nobiltà, borghesia e nullatenenti, era per l'anno 1802 una scoperta genialissima. Nel 1816 egli dichiara che la politica è la scienza della produzione e predice che la politica si dissolverà completamente nell'economia. Se il riconoscimento che la realtà economica è la base delle istituzioni politiche appare qui soltanto ancora in germe, tuttavia la trasformazione del governo politico, esercitato su uomini, in una amministrazione di cose e in una direzione di processi produttivi, è qui espressa già chiaramente e con essa quella abolizione dello Stato, su cui di recente si è fatto tanto chiasso... In Saint-Simon scorgiamo una geniale larghezza di vedute grazie alla quale in lui sono contenute in germe quasi tutte le idee non rigorosamente economiche dei socialisti venuti più tardi..." Charles Fourier (1772-1837), fu uno dei più grandi socialisti e utopisti francesi, nelle cui opere, accanto a concezioni a volte ingenue a volte stravaganti, compaiono anticipazioni particolarmente acute su fattori psicologici del lavoro, sulla industrializzazione dell'agricoltura, sull'emancipazione della donna, ecc. A Fourier si deve, all'inizio del XIX secolo, la critica forse più radicale delle condizioni sociali del suo tempo, con la quale espose senza veli le ipocrisie e le contraddizioni della società sgorgata dalla grande Rivoluzione francese, e smontando l'ottimismo degli ideologi della borghesia. Il Fourier fu attentamente studiato da Engels, e sia questi sia Marx dimostrano di valutare l'aspetto critico del pensiero del Fourier a tal punto da passare in secondo piano il fatto che il Fourier non venne mai meno al principio della intangibilità della proprietà privata. Engels parlando del Fourier nell'Antidühring scrive (pp. 277-278): " ... in Fourier troviamo una critica delle vigenti condizioni sociali, ricca di uno spirito schiettamente francese, ma non perciò meno profondamente penetrante. Fourier prende in parola la borghesia, i suoi ispirati profeti prerivoluzionari e i suoi interessati apologisti post-rivoluzionari. Egli svela spietatamente la misère materiale e morale del mondo borghese e le contrappone tanto le splendide promesse degli illuministi di una società in cui dominerà la ragione, di una civiltà che darà ogni felicità e di una perfettibilità umana illimitata, quanto l'ipocrita fraseologia degli ideologi borghesi contemporanei, dimostrando come, dovunque, alla frase più altisonante corrisponda la realtà più miserevole... Ancora più magistrale è la sua critica della forma borghese dei rapporti sessuali e della posizione della donna nella società borghese. Egli dichiara per la prima volta che, in una data società, il grado di emancipazione della donna è la misura naturale dell'emancipazione generale. Ma dove Fourier appare più grande è nella sua concezione della storia della società. Egli divide tutto il suo corso quale finora si è svolto, in quattro fasi di sviluppo: stato selvaggio, barbarie, stato patriarcale, civiltà, la quale ultima coincide con quella che oggi si chiama società borghese e dimostra che l'"Ordinamento civile eleva ognuno di quei vizi, che la barbarie pratica in una maniera semplice, ad un modo di essere complesso, a doppio senso, ambiguo e ipocrita", che la civiltà si muove in un "circolo vizioso", in contraddizioni che continuamente riproduce senza poterle superare, cosicché essa raggiunge sempre il contrario di ciò che vuol raggiungere. Cosicché, p. es., "nella civiltà la povertà sorge dalla stessa abbondanza". Fourier, come si vede, maneggia la dialettica con la stessa maestria del suo contemporaneo Hegel". - Robert Owen (1771-1858), industriale inglese, tra i maggiori rappresentanti del socialismo utopistico, era partito da un esperimento riformatore, che fu applicato a Manchester in una fabbrica di 500 operai e successivamente nella grande filatura di New Lanark, in Scozia, giunse poi al comunismo in una concezione umanitario-utopistica. Nel 1826 fondò nel Messico la colonia comunista di New Harmony, che ebbe però breve vita. Quando rientrò in Inghilterra partecipò attivamente alle lotte operaie, e nel 1833 organizzò la prima grande Trade Union, per ottenere, nazionalmente, attraverso uno sciopero generale la giornata di lavoro di 8 ore. Anche il movimento cooperativo si ricollega ad Owen il quale lo concepì come un grado, una tappa nello sviluppo dell'azione necessaria a pervenire ad una organizzazione comunistica della società. Engels, esponendone nell'Antidühring  le idee, sottolinea il carattere pratico di Owen, "un uomo dal carattere di fanciullo, semplice sino a sublime, e ad un tempo dirigente nato come pochi" (p. 279).

 

[64]La scuola sansimoniana sviluppò radicalizzandoli alcuni dei concetti originali, e talune idee contenute nel Nuovo Cristianesimo con posizioni mistiche che oscurano il carattere sociale originario della dottrina di Saint-Simon. I principali seguaci di Saint-Simon furono il Bazard e lo Enfantin, i quali cristallizzarono le idee del maestro e le considerarono vive in un momento in cui la situazione storica e lo sviluppo delle lotte sociali rendeva ormai inattuali quelle concezioni che pur avevano una loro intima giustificazione nel momento in cui esprimevano in modo ancora confuso esigenze reali al loro sorgere. La influenza delle idee di Saint-Simon fu assai profonda per tutto il XIX secolo; ne risentì la filosofia di Auguste Comte, fu alla base delle iniziative di alcuni grandi banchieri industriali, quali i fratelli Pereire e Ferdinand Lesseps, Stuart Mill e Mazzini. Il pensiero socialista posteriore a Saint-Simon trasse da lui una serie di idee ed intuizioni. Tra gli scolari del Fourier va ricordato il Considérant, e i suoi amici, definiti da Marx "agli antipodi precisi del Fourier, ...borghesi dottrinari". Tra i seguaci di Owen vanno ricordati i cosiddetti pionieri di Rochdale, i quali ridussero la cooperazione, quale era concepita da Owen, nei limiti esaltata dai riformisti.

[65]Home-Colonies (Colonie in patria) chiamava Owen le sue società modello comuniste. Falanstero era il nome dei palazzi sociali ideati da Fourier. Icaria si chiamava il fantastico paese utopistico, le cui istituzioni comuniste vennero descritte dl Cabet. (Nota di Engels all'edizione tedesca del 1890). Etienne Cabet (1788-1856), comunista francese, allorché fu esule nel 1834 in Inghilterra venne a contatto con le idee e le esperienze di Owen, al suo ritorno in Francia scrisse Viaggio in Icaria (1842) nel quale illustrava il suo sistema filosofico sociale ed ottenne effettivamente delle concessioni di terra nel Texas e poi nell'Illinois dove suoi seguaci stabilirono delle colonie comuniste.

[66]Riferimento ai sostenitori del giornale La Réforme, espressione dei democratici e radicali francesi. Il giornale era diretto da F. Flacon

[67]Il Cartismo è il movimento politico-sociale che a varie riprese agitò la classe operaia inglese tra il 1838 e il 1850, e che sorse dopo la crisi industriale e nelle condizioni della diffusa disoccupazione. Le rivendicazioni fondamentali erano contenute in una "Carta" (da qui la definizione "cartismo"), e comprendevano 6 punti: il suffragio universale, il voto segreto, l'abolizione del censo dei deputati, eguaglianza delle circoscrizioni elettorali, remunerazione dei deputati, elezioni ogni anno. Il movimento per questi punti diede origine a grandi comizi di protesta ed anche a vere e proprie rivolte locali. In seno al movimento cartista si fecero luce una corrente di destra guidata dall'operaio londinese Lovett owenista, che condannava l'azione violenta e sosteneva la necessità di una azione comune con la borghesia radicale, e un'ala sinistra, guidata da O'Connor, e in seguito da O'Brien, sostenitrice di una azione rivoluzionaria. Il Cartismo declinò dopo il 1848, nel nuovo clima creato dallo sviluppo industriale inglese dopo l'abolizione del dazio sui grani, e può considerarsi finito nel 1850-52. - I riformatori agrari dell'America del Nord (cioè i National Reformers, membri della Anti-rent League, fondata nel 1847 sotto la direzione di operai industriali), condussero una vasta campagna contro la vendita delle terre dello Stato ai capitalisti e a favore della loro assegnazione gratuita a coloro che la lavoravano o si impegnassero a lavorarla. Parlando, in polemica col Volkstribun di H. Kriege, di questo movimento Marx ne riconobbe la legittimità storica.

[68]Partito che era allora rappresentato nel Parlamento da Ledru-Rollin nella letteratura da Louis Blanc e nella stampa quotidiana dalla Réforme. Il termine socialdemocrazia indicava, per questi suoi inventori, quella parte del partito democratico repubblicano che aveva una sfumatura più o meno socialista (Nota di Engels all'edizione del 1888).

Quello che allora in Francia si chiamava Partito socialista democratico era rappresentato in politica da Ledru-Rollin e in letteratura da Louis Blanc; era dunque lontano come il cielo dalla terra dall'odierna socialdemocrazia tedesca (Nota di Engels all'edizione tedesca del 1890).

[69]Partito democratico piccolo borghese svizzero, di orientamento repubblicano, diretto da James Fazy.I radicali diressero la lotta e poi la guerra contro il Sonderbund, cioè contro la federazione separata di sette cantoni cattolici, costituita al fine di opporsi al progresso di trasformazione borghese della Svizzera e di difendere i privilegi della Chiesa e in particolare i Gesuiti.




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