Indice del n° 8 - luglio 2001

Indice dei comunicati


Comunicato della CP, 3 maggio 01

Contro le perquisizioni e gli arresti a carico di Iniziativa Comunista

 

I miasmi della putrefazione del regime DC

 

All’alba di oggi i Carabinieri, su mandato del Giudice delle Indagini Preliminari e della Procura di Roma, hanno perquisito circa ottanta abitazioni a Milano, Roma e Crotone e arrestato otto compagni. Reduce dal bombardamento della Jugoslavia, il regime diretto dal governo di Centro-sinistra ha compiuto un’altra delle sue “gloriose imprese”, sulla falsariga di quella compiuta il 19 ottobre ‘99. Allora avevano colpito principalmente i Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC), questa volta hanno colpito principalmente Iniziativa Comunista (IC). Perché questa nuova operazione?

Cresce la resistenza dei lavoratori e delle masse popolari contro la devastazione delle condizioni sociali e ambientali della propria vita e contro la barbarie capitalista che nuovamente dilaga in ogni angolo della società. La resistenza dei lavoratori diventa via via più efficace e si focalizza sempre più sulla ricostruzione di un vero partito comunista. È dal ‘99 che il regime ha scatenato contro la ricostruzione del partito comunista i suoi sbirri, i suoi magistrati, i suoi organi di provocazione e i suoi strumenti di intossicazione e di disinformazione. Intimidazione e confusione sono le direttrici della campagna del regime. Varie Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista legali sono state colpite, oltre ai CARC e a IC. Centinaia di compagni e di lavoratori avanzati sono stati oggetto di azioni intimidatorie, tese a farli desistere dal loro impegno nella lotta di classe e in particolare dalla ricostruzione del partito comunista. Contro di loro il regime ha avviato un’interminabile inchiesta per associazione sovversiva che fa da cornice a tutte le manovre contro la ricostruzione del partito comunista. Per questo ha ripescato dal codice fascista, che la DC ha mantenuto sempre in vita, il reato di associazione sovversiva sulla base del quale nel 1928 il Tribunale Speciale ha condannato Antonio Gramsci e gli altri dirigenti del primo Partito comunista italiano. Un articolo del codice penale secondo cui la propaganda (“ciò che si dice e ciò che si scrive”) del comunismo e la ricostruzione del partito comunista sono un reato. Non solo ha ripescato quest'articolo, ma lo sta anche potenziando. Alcuni esponenti del regime insistono per includere nel reato anche il concorso esterno in associazione sovversiva. Il 4 aprile il governo Amato ha approvato, in fretta e furia perché il 7 aprile scadeva il termine per l’inchiesta contro i CARC già prorogato una prima volta dal Tribunale, un decreto legge che allunga i termini delle indagini preliminari per associazione sovversiva e permette di continuarle senza neanche avvisare gli indagati. Quindi al regime non bastano le operazioni già segrete dei suoi servizi di informazione e di provocazione: i suoi sbirri vogliono avere le spalle più coperte e al suo stesso interno vi sono resistenze da vincere. Infatti gli esponenti del regime che reputano  a lungo andare pericoloso per l'ordine pubblico l’applicazione di questo reato tratto dal codice fascista, insistono soprattutto a confondere la ricostruzione del partito comunista con l’attuazione di attentati e di stragi. Per questo, mentre è in corso l'inchiesta per associazione sovversiva (cioè su “ciò che si dice e ciò che si scrive”), da sei mesi a questa parte la borghesia ha anche sollevato un gran polverone sulla rinascita del terrorismo. Nessun risultato di indagini e nessun fatto nuovo giustificano il polverone sollevato: solo la volontà di creare confusione e di intossicare l’opinione pubblica. A questo scopo il regime è già passato alle provocazioni. L’attentato al Manifesto del 22 dicembre doveva rilanciare in grande la strategia della tensione e rimettere in opera gli uomini e gli apparati del regime assoldati e addestrati per rubare, uccidere, devastare e seminare il terrore. Il bis di p.zza Fontana non riuscì perché uno degli esecutori, il fascista Insabbato, restò preso nella sua stessa trappola. Ma, benché private del clamoroso lancio, le forze occulte del regime hanno sviluppato egualmente la loro campagna di allarme. A questo la campagna elettorale fa dato il suo contributo: ognuno dei due poli borghesi si è messo a gridare al terrorismo e cerca di presentarsi a tutta la borghesia come il baluardo più serio e sicuro contro i lavoratori. Con gli arresti e le perquisizioni il governo Amato sta cercando di vincere le elezioni.

Il problema vero per la borghesia è che cresce la resistenza delle masse popolari al progredire della crisi del capitalismo e che la causa della ricostruzione del partito comunista fa passi avanti. Per aumentare i suoi profitti e la sua libertà  di sfruttare e saccheggiare, la borghesia non può fare a meno di eliminare le conquiste che i lavoratori avevano strappato. Dove non ha ancora la forza di agire direttamente, segue vie traverse. Non è riuscita ad abolire i contratti nazionali di lavoro, ma più di 6.5 milioni di lavoratori dipendenti su 15 hanno il contratto scaduto che non viene rinnovato: il governo e i sindacati di regime hanno dato cenno di accorgersene solo a pochi giorni dalle elezioni. Non è riuscita ad abolire lo Statuto dei lavoratori, ma un numero crescente di lavoratori è costretto ad accettare lavori precari e contratti atipici. Aspetta solo che siano passate le elezioni per rilanciare l’assalto contro le pensioni che vuole rimpiazzare asservendo i lavoratori agli speculatori finanziari.

Non c’è limite all’arroganza dei gruppi imperialisti e dei ricchi. Come alternativa all’attuale governo, propongono Berlusconi, finanziere della Mafia e socio di Craxi. Andreotti, il vecchio fiduciario della Mafia e del Vaticano, è sempre in auge. Il Vaticano sfida apertamente persino le leggi: non solo organizza su grande scala l’usura con il card. Giordano o lo IOR, ma pretende di intossicare con l’elettrosmog. I fascisti sono assolti dai loro delitti ed equiparati ai comunisti e agli altri antifascisti in nome degli “ideali” di sopraffazione e di sfruttamento che hanno difeso. I miliardari e gli spreconi gridano contro i salariati e i pensionati che con le loro richieste comprometterebbero l'economia del  paese. Non c’è diritto e valore che la borghesia non calpesti senza ritegno, in nome della libertà di chi ha denaro.

Gli avvenimenti confermano giorno dopo giorno sempre di più che il regime che domina e devasta l'Italia è il regime dei grandi gruppi imperialisti, della NATO, del Vaticano e della Mafia. I fatti di ogni giorno, da qualunque parte ci guardiamo, confermano che è letteralmente un regime di criminali e di assassini; che è il regime dei complotti e della vigliaccheria, il regime del dominio universale del denaro, dell’imbroglio e del complotto elevati anche ad arte della lotta politica.

Un regime del genere non può che opporsi con ogni mezzo alla ricostruzione di un vero partito comunista. Ma la classe operaia e le masse popolari possono sconfiggere la potenza, l’arroganza e le provocazioni dei padroni. Essi perseguitano le organizzazioni e i compagni che lavorano alla luce del sole. Proprio per questo dobbiamo ricostruire il nuovo partito comunista nella clandestinità. Noi non abbandoneremo la lotta aperta, anzi la clandestinità ci permetterà di sostenere con più forza le organizzazioni, i compagni e i lavoratori avanzati che lottano apertamente, perché, se il partito comunista è clandestino, la borghesia potrà arrivare a colpirlo qua o là, ma non riuscirà mai a paralizzare il grosso delle sue forze. Non ci riuscì neanche con il fascismo. Il partito clandestino è una garanzia e una forza per tutta la multiforme lotta che le masse popolari e le loro organizzazioni conducono apertamente contro la borghesia imperialista. La lotta aperta delle masse popolari e delle loro organizzazioni è la fonte che alimenta il partito clandestino.

Di fronte alle perquisizioni e agli arresti scatenati dai padroni, noi chiamiamo tutte le organizzazioni comuniste e progressiste e tutti i lavoratori avanzati

1. a propagandare e organizzare tra le masse popolari e a praticare la solidarietà con i compagni e con le organizzazioni perseguitate,

2 a sostenere la costruzione del nuovo partito comunista nella clandestinità, in modo da rendere vani i colpi e le provocazioni dei padroni,

3. a intensificare e coordinare ogni forma di lotta contro l’arbitrio dei gruppi imperialisti, per la difesa dei diritti conquistati, per i contratti di lavoro, per la libertà di organizzazione e il diritto di sciopero, per più posti di lavoro, per il diritto di ogni famiglia delle masse popolari a condizioni di vita dignitose, per porre il diritto, la dignità e la salute delle masse popolari al di sopra dei profitti dei ricchi.

Solidarietà con i compagni di Iniziativa Comunista!

Solidarietà con compagni dei CARC e con gli altri compagni perseguitati per associazione sovversiva!

Nel ricordo di Antonio Gramsci e del primo Partito comunista italiano, nel ricordo della gloriosa e vittoriosa lotta che sotto la sua direzione la classe operaia e le masse popolari hanno condotto contro il fascismo, avanti nella costruzione del nuovo Partito comunista italiano!

 

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"È l'inizio di una rivoluzione più difficile, più essenziale, più radicale, più decisiva dell'abbattimento della borghesia, perché è una vittoria sulla nostra inerzia, sulla nostra rilassatezza, sul nostro egoismo piccolo borghese, sulle abitudini che il maledetto capitalismo ha lasciato in eredità all'operaio e al contadino. Quando questa vittoria sarà consolidata, allora, ma soltanto allora, la nuova disciplina sociale, la disciplina comunista, sarà creata; allora, ma soltanto allora, il ritorno al capitalismo diventerà impossibile e il comunismo sarà realmente invincibile.

(...) Il comunismo comincia là dove semplici operai si preoccupano con abnegazione, a costo di un duro lavoro, dell'aumento della produttività, di ogni chilo di grano, di carbone, di ferro e di altri prodotti che non sono destinati agli operai stessi e alle persone a loro “ prossime ”, bensì a quelle “ lontane ”, cioè alla società nel suo complesso, alle decine e centinaia di milioni di uomini uniti dapprima in un solo Stato socialista e poi in una Unione di repubbliche sovietiche.

(...) Più attenzione affinché questo chilo di grano e questo chilo di carbone, necessari all'operaio affamato e al contadino lacero, nudo, si possano acquistare non col traffico sottobanco, non con mezzi capitalisti, ma col lavoro cosciente, volontario, eroicamente disinteressato dei semplici lavoratori, quali sono per esempio i manovali e i ferrovieri della linea MoscaKazan.

(...) Si dimostri innanzi tutto che si è capaci di lavorare gratuitamente nell'interesse della società, nell'interesse di tutti i lavoratori; che si è capaci di “lavorare alla maniera rivoluzionaria”; che si è capaci di aumentare la produttività del lavoro, di impostare le cose in modo esemplare, e allora soltanto si potrà aspirare al nome onorifico di “comune”!"

(V.I. Lenin, La grande iniziativa, 29.6.1919, Opere Complete, vol. 29)