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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXVI - marzo 2024

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Strage di lavoratori

Due modi per affrontare il problema

A seguito del crollo avvenuto il 16 febbraio scorso all’interno del cantiere Esselunga di Firenze, in cui sono stati uccisi per il profitto dei padroni cinque operai, il segretario generale della CGIL Maurizio Landini durante un’intervista ha detto che le istituzioni e il governo devono intervenire per non permettere più che muoiano altri lavoratori. “Bisogna istituire la patente a punti. Le aziende che non rispettano le regole non devono poter lavorare, devono essere chiuse, non devono poter partecipare agli appalti. Devono invece essere privilegiate quelle che rispettano le norme di sicurezza”. Sono queste le sue testuali parole, condite da ammonimenti a Confindustria e al governo Meloni affinché siano bendisposti nel fare gli interessi degli operai. Nella stessa intervista ha affermato che “in un paese che ha 4.500.000 imprese, con i livelli che oggi ci sono di controllo [gli ispettori] se va bene ne controllano una ogni 15 anni, è come non averceli”.

Esistono due modi per affrontare il problema della strage di lavoratori.

Il primo modo è quello di proseguire l’andazzo con cui finora è stato affrontato: chiedere e rivendicare attraverso piattaforme, incontri con governi e ministri, conferenze e grandi proclami maggiori tutele per i lavoratori, assunzioni negli ispettorati del lavoro e più controlli, sanzioni e penali per le aziende. Nel migliore dei casi, tutto ciò verrà accompagnato da qualche ora di sciopero, che richiederà il cambiamento di qualche legge appellandosi al ministro di turno. Questa linea, questo modo di affrontare il problema, ha già mostrato ai lavoratori che affidarsi al boia (Confindustria e le altre associazioni padronali) o a chi concede al boia la mannaia per colpire i lavoratori (i governi formati dai partiti delle Larghe Intese e i governi tecnici che si sono susseguiti negli ultimi 40 anni) ha portato in 15 anni, dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2023, ad avere 21.050 lavoratori uccisi nei luoghi di lavoro o durante il viaggio di andata e ritorno, a cui si aggiungono ogni anno decine di migliaia di infortuni molto spesso dichiarati “incidenti domestici” o simili su pressione dei padroni. Negli ultimi cinque anni, oltre 300.000 lavoratori hanno subito danni permanenti da infortunio sul lavoro e altrettanti si sono ammalati per agenti inquinanti e mansioni usuranti. Un fenomeno in crescita tanto sono cresciuti la precarietà e il ricatto padronale, in particolare da quando nel 2015 il governo Renzi con il Jobs Act ha abolito l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

L’introduzione della patente a punti patrocinata da Landini e sostenuta da Pierpaolo Bombardieri (UIL) prevede, inoltre, un punteggio al di sotto del quale le aziende non devono poter lavorare con la Pubblica Amministrazione (appalti, commesse, ecc.), oppure devono chiudere e quindi, precisiamo noi, licenziare. Suggerisce ai padroni, nella sostanza, che è sufficiente non investire in sicurezza e causare incidenti per chiudere le aziende e delocalizzare le produzioni. Che ne facciamo delle aziende che chiuderanno e degli operai che saranno licenziati? Non è un caso, infatti, che la maggior parte degli omicidi padronali avvengono nelle aziende destinate dai padroni a morte lenta e a chiusura: quanto più velocemente i padroni intendono smantellare le aziende, tanto meno spendono denaro per la sicurezza dei lavoratori.

Il secondo modo per affrontare il problema è invece quello di mobilitare i propri iscritti e gli altri lavoratori a imporre, con ogni mezzo, le misure necessarie o utili, ossia:

- imporre l’approvazione della proposta di legge che istituisce il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro promossa da Rete Iside e Unione Sindacale di Base, costituire in ogni azienda gruppi di lavoratori che si occupano di promuoverla e così contribuire a renderla una campagna di mobilitazione generale dei lavoratori in combinazione con scioperi e altri tipi di iniziative;

- estendere l’azione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (comparto della Pubblica Amministrazione, che fa capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali), aumentando il numero di ispettori per controllare da cima a fondo capannoni, cantieri, uffici, macchinari, per controllare i carichi di lavoro e le mansioni usuranti, i contratti di assunzione e le reali mansioni assegnate ai lavoratori, la qualità dei materiali e della strumentazione, la formazione professionale e tutto ciò che riguarda anche solo il minimo rischio per la salute dei lavoratori, per contrastare il lavoro nero e il caporalato attraverso un attento lavoro di vigilanza, imponendo la regolarizzazione e l’assunzione di tutti i lavoratori precari e a nero. Questo va combinato con lo stanziamento immediato di fondi e altre risorse necessarie per i controlli, con la rimozione di quei dirigenti della Pubblica Amministrazione incapaci o collusi che, nei fatti, si rendono corresponsabili dello stato di degrado e inerzia degli Ispettorati del lavoro e la loro sostituzione con persone competenti, non corrotte dai padroni e di fiducia dei lavoratori;

- estendere e rafforzare l’azione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), delle Rappresentanze Sindacali Aziendali (RSA) e delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) affinché controllino l’operato dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (non limitarsi a fare le segnalazioni, ma denunciare quando i controlli non avvengono, i rapporti di corruzione tra alcuni ispettorati e le aziende, ecc.), collaborino con gli ispettori per far sì che i controlli siano periodici e adeguati, venga diffusa la cultura della sicurezza tra i lavoratori.

Sono tutte misure di buon senso che, una volta instaurato, il Governo di Blocco Popolare attuerà sistematicamente, impiegando tutte le risorse necessarie ad avere un corpo di ispettori del lavoro non corrotto, dedito a tutelare i lavoratori e capace di fare il proprio lavoro, che collaborerà attivamente con gli organismi operai e popolari e gli RLS, RSA e RSU nei controlli. Allo stesso tempo, sono tutte misure che bisogna sollecitare e puntare a mettere in campo già oggi, nell’immediato, facendo leva sulla mobilitazione dei lavoratori.

La salubrità delle aziende la decidono i lavoratori organizzati, non un patentino concesso dalle istituzioni che finora hanno garantito impunità e lauti profitti ai padroni. Lasciare in mano ai padroni e alle loro autorità la sicurezza dei lavoratori apre il fianco al tentativo di scaricare sugli stessi lavoratori la responsabilità degli omicidi padronali: è quanto avvenuto il 25 settembre 2023 quando la Corte di Cassazione ha condannato un RLS attribuendogli la responsabilità, congiuntamente al padrone, per la morte in fabbrica di un suo compagno di lavoro. È ciò che avviene ogni volta che i padroni restano impuniti o al massimo sono condannati a monetizzare l’assassinio di lavoratori, mentre vengono incentivati a soprassedere sulla prevenzione. Le autorità e le istituzioni non salvaguardano gli interessi della classe operaia e del resto dei lavoratori: c’è bisogno di organizzarsi azienda per azienda per la sicurezza, contro la precarietà, le delocalizzazioni e le chiusure. Bisogna sostenere ogni operaio che non si rassegna alla negazione del proprio diritto a un lavoro dignitoso e sicuro e alimentare la costituzione di organizzazioni operaie che, come i Consigli di Fabbrica sorti nell’Autunno Caldo del ’69, promuovono il controllo operaio all’interno delle aziende. Le organizzazioni operaie sono gli anticorpi necessari per impedire ancora omicidi e infortuni per mano dei padroni. Sono le autorità di cui il paese ha bisogno: autorità di controllo sul governo, sulla Pubblica Amministrazione, sull’operato dei padroni, autorità che indicano agli altri lavoratori e mettono in campo direttamente tutto ciò che è necessario o utile fare per imporre le misure di sicurezza necessarie a impedire gli omicidi sul lavoro. Questo è il ruolo che devono assumere i lavoratori a partire dai RLS, RSU e RSA.

Comunicato CC 7/2024 - 28 febbraio 2024