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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXVI - marzo 2024

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Sulla situazione e i nostri compiti

Andiamo verso una svolta

Quali sono gli aspetti principali del corso delle cose nel nostro paese che si combinano in questo periodo con quelli del sistema delle relazioni internazionali e spingono verso una svolta nella rivoluzione socialista che noi comunisti italiani promuoviamo o almeno la facilitano se noi la promuoviamo con scienza e con arte?

Il governo Meloni, installatosi dopo le elezioni del 25 settembre 2022, è instabile, traballa sia per questioni interne alla coalizione che lo regge, alle relazioni tra i partiti delle Larghe Intese e al corso delle cose nel paese sia per l’instabilità del sistema di relazioni internazionali alla quale concorrono le guerre in corso nella zona europea e mediterranea (principalmente Ucraina e Federazione Russa, Palestina, Yemen), la particolarmente grave crisi interna del paese imperialista egemone (gli USA), i contrasti tra i gruppi imperialisti e lo sviluppo della lotta per l’indipendenza dei paesi del Sud globale promossa con coscienza e scienza dalla Repubblica Popolare Cinese.

Il mantenimento del sistema elettorale mette l’uno contro l’altro i partiti: non solo i partiti della coalizione di governo contro quelli dell’opposizione, ma anche gli stessi partiti che compongono il governo. Le elezioni dei prossimi mesi (europee, regionali e comunali) acuiscono questo scontro. La lotta tra di essi non è solo per raccogliere voti e per la composizione del governo, delle giunte regionali e dei consigli comunali e provinciali, ma anche per la gestione del governo e dell’amministrazione pubblica a cui sono legati gli interessi delle varie clientele e di gran parte dei circa 4 milioni e mezzo di aziende private (da quelle capitaliste ai lavoratori autonomi).

Tutti i partiti delle Larghe Intese hanno inoltre a che fare con il crescente distacco delle masse popolari dalle procedure (elezioni) e dagli organismi politici e sindacali della Repubblica Pontificia, distacco causato da smantellamento dell’apparato produttivo, eliminazione delle conquiste strappate nel periodo del “capitalismo dal volto umano”, sfacelo e riduzione dei servizi pubblici (assistenza sanitaria, istruzione, trasporti, manutenzione del territorio, ecc.), intossicazione di alimenti, di aria e di acqua e mari, crisi ambientale e crescita politica e ideologica del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO).

La sintonia tra il governo Meloni e gli elettori di FdI del settembre 2022 si è indebolita. Lo conferma da ultimo anche l’esito delle elezioni di febbraio e marzo in Sardegna e in Abruzzo: aumentano gli astenuti, FdI dove vince perde voti rispetto alle politiche del 2022 e i voti che prende li toglie ai partiti alleati, in particolare alla Lega di Salvini, con conseguenti contraddizioni nella coalizione di governo.

Le riforme del governo Meloni (premierato, ecc.) mirano a un maggiore accentramento dei poteri, come aveva cercato di fare anche il PD quando era al governo con Renzi; a dare forma di legge a correnti prassi antipopolari e produttrici di discriminazioni e disuguaglianza: in questo modo le estendono e aggravano e tolgono agli avversari uno strumento su cui fare leva per mobilitargli contro le masse; a facilitare speculazioni finanziarie e immobiliari, estendere la privatizzazione e la gestione su concessione di beni e servizi pubblici, a moltiplicare grandi opere inutili se non anche dannose, turismo mordi e fuggi, caro affitti, ecc. In sintesi concorrono ad attuare l’agenda Draghi, il programma comune della borghesia imperialista.

Cresce il ricorso alla repressione e Meloni e soci lavorano a creare le condizioni per farlo.(1)


1. Un esempio è la specializzazione in funzione di controllo e repressione di alcuni corpi delle Forze Armate, come la Brigata Aosta. “È accaduto nei giorni scorsi nel poligono militare di Piazza Armerina (EN) dove il Reggimento siciliano si è familiarizzato con le tecniche di Crowd and Riot Control (letteralmente controllo antisommossa della folla, nda). “L’attività, strutturata in lezioni teoriche e pratiche, ha consentito al personale delle compagnie del reggimento di acquisire le conoscenze di base relative alle tecniche e alle procedure da adottare in caso di disordini, di situazioni di pericolo e di minaccia per l’ordine pubblico, con lo scopo di potenziare ulteriormente la capacità di intervento antisommossa anche a supporto delle Forze dell’Ordine, al fianco delle quali l’Esercito spesso lavora, come, ad esempio, l’operazione ‘Strade Sicure’”, spiega lo Stato Maggiore dell’Esercito. “Il modulo addestrativo si è concluso con una esercitazione finale a reparti contrapposti che ha consentito di testare le tecniche acquisite e la capacità di reazione in contesti di Crowd and Riot Control” (Antonio Mazzeo, da Osservatorio repressione).


Ma la repressione è un’arma a doppio taglio: diventa un ulteriore motivo di mobilitazione e lotta contro il governo. Questo suscita divisione anche nei vertici della Repubblica Pontificia tra chi è per stroncare le mobilitazioni colpendo duro, chi è per attenuare contrasti, concedere qualcosa a qualcuno, trovare elementi di conciliazione (vedi i lamenti di Mattarella sul “fallimento dei manganelli” dopo il pestaggio dei liceali che a Pisa manifestavano in sostegno della Palestina e contro il genocidio sionista), chi punta sulla mobilitazione reazionaria (mobilitare una parte delle masse popolari contro le altre).

La maggiore subordinazione agli imperialisti USA, quindi il maggiore coinvolgimento nelle loro guerre e la complicità con i sionisti d’Israele stanno inguaiando il governo Meloni nei confronti delle masse popolari italiane. Allargano il numero di persone che scendono in piazza o comunque indignate e preoccupate, rafforzano la lotta degli organismi già attivi contro la guerra, contro le basi USA e NATO e in solidarietà con la resistenza palestinese, mettono in discussione prassi correnti che prima erano più o meno “pacifiche”, come gli accordi di collaborazione tra le università italiane e università, aziende ed enti sionisti. Inoltre il Vaticano per mantenere la sua egemonia sul miliardo e rotti di cattolici (2) deve esortare a essere contro la guerra, anche se invocando Dio e senza rivoltarsi contro coloro che la promuovono,(3) e questo complica la situazione sia di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni (“sono una madre, sono cristiana, sono italiana”), di Lega e di Forza Italia sia del polo PD e M5S. Questi ultimi ora che non sono al governo denunciano la linea guerrafondaia del governo Meloni, ma di fatto collaborano con Meloni e soci nelle guerre in corso in Ucraina, Palestina e Yemen: parla chiaro, ultimo in ordine di tempo, il voto in Parlamento a favore della missione Aspides nel Mar Rosso guidata operativamente dalla Marina Militare italiana. In più nella Chiesa cattolica italiana, molto influente nella Repubblica Pontificia, c’è una crescente divisione: ora perfino un “ministro” del Papa come il cardinale Parolin si è accostato ai settori più reazionari del clero.


2. La Chiesa Cattolica è tra le religioni più diffuse la sola in cui gli intermediari tra i fedeli e il rispettivo Dio (che compongono il clero) sono connessi in un’unica rete mondiale sottomessa a un capo: il Papa che risiede in Vaticano, lo staterello costituito a Roma e dintorni nel 1929 con i Patti Lateranensi sottoscritti da Benito Mussolini e dal cardinale Pietro Gasparri e immessi nel 1947 da De Gasperi e Togliatti nella Costituzione della Repubblica Pontificia.


3. Quando qualcuno mette in pratica le parole del Papa, la musica cambia. Lo hanno ben detto i due attivisti di Ultima Generazione condannati e multati in via definitiva dalla Corte di Appello vaticana per aver applicato a difesa dell’ambiente quello che il Papa ha detto in discorsi ed encicliche: “C’è una grande discrepanza tra ciò che viene detto in pubblico, dal Papa in primis, e come si agisce nel “privato”, nell’aula di un tribunale. Se è vero che il Papa è una coraggiosa voce fuori dal coro, non possiamo negare che siamo perplessi di fronte alla sua inazione nei nostri confronti. L’organo giudiziario dello Stato che governa ci sta reprimendo senza sconti e non ha detto o fatto nulla in nostra difesa” (Noi puniti per il blitz ‘green’ in Vaticano: il Papa non ci difende, il Fatto Quotidiano del 13.03.2024).


I sindacati alternativi e di base e anche la CGIL (e in una certa misura perfino la UIL) sviluppano la loro attività oltre le rivendicazioni economiche e normative, la estendono direttamente al campo politico: contro il governo e le sue politiche, contro la guerra e l’economia di guerra. Espressione di questo indirizzo la promozione da parte dei sindacati di mobilitazioni come quelle del 23 e 24 febbraio e dell’8 Marzo, su temi non strettamente sindacali. L’adesione di operai e altri lavoratori a mobilitazioni indette dalla CGIL cresce quando sono dirette contro il governo. La discriminante di linea in questo campo è tra fare pressione sul governo Meloni o cacciare il governo Meloni e, tra i partigiani della seconda linea, tra creare le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare o non occuparsi di quale governo quindi di fatto favorire il polo PD delle Larghe Intese.

Cresce la violazione di divieti, decreti e altre misure liberticide: vedi Ultima Generazione ed Extinction Rebellion rispetto al decreto che inasprisce le pene contro gli “ecoterroristi”. Si espandono la protesta e mobilitazione di agricoltori e allevatori. C’erano già state proteste di settori di lavoratori autonomi (ambulanti, balneari e tassisti), ma quelle degli agricoltori e degli allevatori raccolgono simpatia e sostegno tra i proletari contro i monopoli della grande distribuzione che ad agricoltori e allevatori impongono prezzi di acquisto stracciati per prodotti che poi vendono a caro prezzo nei supermercati, contro la politica delle “porte aperte” a prodotti provenienti da paesi dove sono minori i controlli di qualità. Questo facilita la lotta comune contro il governo Meloni dei settori proletari e di quelli non proletari delle masse popolari: i trattori che hanno raggiunto lo stabilimento Stellantis di Mirafiori per solidarizzare con gli operai che scioperavano sono un piccolo ma importante segnale.

Tra i sinceri democratici della società civile, del mondo della cultura e dello spettacolo, tra la sinistra sindacale e gli esponenti della sinistra borghese si fa strada l’idea che per cambiare il paese serve la lotta dal basso anziché o prima che nei palazzi: la mobilitazione a sostegno del popolo palestinese e contro il genocidio sionista contribuisce a spingerli in questa direzione. La vicenda del M5S di Grillo e di Conte ha dato una lezione su larga scala. In questo campo la discriminante di linea è tra puntare sulle grandi manifestazioni nelle piazze che dovrebbero indurre il governo Meloni o un eventuale altro governo della Larghe Intese a cambiare rotta oppure principalmente sulla mobilitazione nelle aziende, negli uffici, nelle scuole, negli ospedali, nei quartieri e nei territori per formare organizzazioni operaie e popolari mirando alla costituzione del GBP.

Siamo in una situazione rivoluzionaria. Non nel senso che c’è già un ampio movimento di massa in lotta per il socialismo, ma che la classe dominante è lacerata da contraddizioni che non può risolvere, che il suo potere sulla società è indebolito: non può continuare nelle vecchie forme e non ne ha di nuove da instaurare: anche la mobilitazione reazionaria è un’arma a doppio taglio. Quindi le condizioni oggettive della società sono favorevoli alla rinascita del movimento comunista, presentano molti e vari appigli per lo sviluppo della rivoluzione socialista. La situazione offre gli elementi grazie ai quali, se sapremo profittarne, le forze del movimento comunista che oggi sono deboli potranno crescere fino a rovesciare a proprio favore il rapporto di forza rispetto ai vertici della Repubblica Pontificia che oggi ancora prevalgono. Ci sono le condizioni oggettive per fare un deciso passo avanti nella rivoluzione socialista. Dobbiamo guardare lontano (avere una strategia), cioè non “determinare la nostra condotta caso per caso, adattarci agli avvenimenti del giorno, alle svolte provocate da piccoli fatti politici, dimenticare gli interessi vitali del proletariato e i tratti fondamentali di tutto il sistema capitalista e di tutta l’evoluzione del capitalismo, sacrificare questi interessi vitali a un vantaggio reale o supposto del momento”. E avere i piedi ben piantati nel presente (attuare un piano d’azione): inserirsi in ogni episodio e contesto della lotta di classe, usare ogni appiglio e spunto che la situazione nel campo nemico e nel campo delle masse popolari presenta per far avanzare la nostra lotta, per mobilitare gli operai e il resto delle masse popolari, portarli a rafforzarsi in termini di organizzazione e coscienza, superare e far superare nei comunisti, nei lavoratori avanzati e nelle masse popolari la sfiducia nelle proprie forze e nel socialismo nata dalla sconfitta subita nel secolo scorso, creare così le condizioni per uno scontro di livello superiore e avanzare fino a costituire il GBP e quindi fino a instaurare il socialismo.

Anna M.