La Voce 75 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - novembre 2023

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Lettera alla redazione - Su un’esperienza di propaganda

Progettazione, realizzazione e rilancio

Cari compagni,

vi scrivo a proposito dell’operazione di propaganda di un CdP toscano contro l’installazione di un comando NATO nel quartiere di Rovezzano, alla periferia sud-est di Firenze.


Progettazione dell’operazione

Abbiamo deciso di intervenire sulla vicenda coerentemente con la linea e le indicazioni del Partito: denunciare ogni base, comando o qualsivoglia opera e progetto di militarizzazione dei nostri territori.

Gli obiettivi che ci siamo posti erano da una parte rafforzare la lotta delle masse popolari contro questa opera inutile e dannosa, in particolare l’attività del Comitato No Comando NATO né a Firenze né altrove che si è costituito in seguito a una partecipata assemblea il 13 luglio scorso; dall’altra indebolire il campo nemico, alimentarne l’insicurezza, lanciare il messaggio che, nonostante il PD (partito che è al governo della città) stenda un velo di silenzio sulla vicenda e provi in ogni modo a non far trapelare nulla, le masse sono a conoscenza dei suoi piani e si stanno organizzando per rispondere a dovere.

La clandestinità con cui operiamo ci ha consentito di definire liberamente gli obiettivi dell’azione, di elaborare parole d’ordine adeguate, le reazioni da suscitare nel campo delle masse popolari e nel campo nemico, le ricadute a livello organizzativo, ecc. Per le parole d’ordine, inizialmente eravamo partiti cercando affannosamente nella pubblicistica del Partito per ricavare qualche spunto, magari da qualche titolo, da qualche slogan precedentemente usato, ma ci siamo resi conto che stavamo andando fuori strada. Le parole d’ordine giuste le troviamo elaborando l’esperienza della lotta di classe, partendo dai sentimenti e dalle aspirazioni (talvolta inespresse) degli elementi più avanzati delle masse popolari per svilupparli. Abbiamo quindi messo al centro l’esperienza delle masse popolari a partire dalla loro consapevolezza (seppur a diversi livelli) del ruolo criminale che ha un’organizzazione come la NATO che nel nostro paese, tra l’altro, ha avuto relazioni e legami con l’eversione neofascista (da qui: “La NATO uccide!”), e dalle loro aspirazioni, come quella di non destinare le proprie risorse a opere inutili e dannose, che fomentano la filiera della guerra a scapito di quella dei diritti e delle conquiste (da qui: “No comando NATO a Firenze”) facendo leva sul sentimento pacifista e antifascista di cui è ricca la tradizione popolare fiorentina.


Preparazione e realizzazione dell’operazione

L’operazione è partita prima con la produzione e affissione di alcuni adesivi. Questo ci è servito a preparare il campo e a iniziare a diffondere una serie di parole d’ordine (la NATO uccide, No comando NATO a Firenze, ecc.).

A questa prima tappa è seguita la realizzazione delle scritte nei dintorni della caserma Predieri (dove intendono collocare il comando). Le scritte le abbiamo fatte dopo una serie di verifiche effettuate nei giorni precedenti: sopralluoghi, definizione del percorso da svolgere per evitare di incappare in telecamere ed eventuali controlli della polizia, ecc. In relazione a questo un consiglio: scegliere bene l’orario. Bisogna evitare che sia troppo presto e di rimanere in giro a lungo con l’attrezzatura per fare le scritte in attesa del momento migliore per operare senza essere visti da nessuno, ma con il rischio di essere intercettati dalla polizia (più stiamo fuori più le possibilità di essere individuati e fermati dalla polizia aumentano) e di esporsi alle riprese delle telecamere. Se ci rendiamo conto che l’orario non è consono, meglio posticipare di qualche ora o cambiare giorno. Nel nostro caso la scelta dell’orario e la selezione preventiva e precisa dei punti dove intervenire ci ha consentito di svolgere l’operazione in modo pulito e rapido. Questo anche grazie al bilancio che avevamo fatto di un’altra operazione di propaganda (fatta in occasione del corteo indetto dagli operai del Collettivo di Fabbrica della GKN il 25 marzo scorso a Firenze). Era ben riuscita dal punto di vista degli obiettivi, ma durante lo svolgimento avevamo commesso vari errori dovuti

- alla sottovalutazione delle possibilità di essere intercettati e fermati dalla polizia, visto che ormai abbiamo una certa esperienza,

- all’idea che, poiché eravamo camuffati, anche se fossimo stati ripresi dalle telecamere le immagini non avrebbero potuto essere usate contro di noi,

- alla poca cura prestata a non essere visti da elementi delle masse popolari, convinti che la cosa importante è non essere visti dalla polizia mentre se a vederci sono i lavoratori non è un problema. Anche questa concezione è sbagliata, innanzitutto perché abbiamo verificato che l’essere visti può diventare fonte di disturbo e poi è unilaterale, perché esclude la possibilità (che invece esiste) che quel lavoratore possa essere anticomunista o particolarmente arretrato e magari chiami lui stesso la polizia o ci faccia storie. È una concezione che non tiene conto che anche nelle masse popolari c’è un arretrato e un avanzato.


Rilancio dell’operazione

Dopo la realizzazione delle scritte abbiamo rilanciato con un comunicato. Questo passaggio è stato importante in quanto ci ha consentito di:

- dare ampia diffusione all’operazione condotta e al contenuto delle scritte murali (cioè arrivare anche a chi non ha avuto modo di vedere i muri con le scritte),

- accompagnare le foto delle scritte con un approfondimento (quindi associare all’agitazione - propria di una scritta - anche la propaganda).

L’operazione ha dato slancio ad altri compagni e attivisti. In seguito alla comparsa dei nostri adesivi e delle nostre scritte, abbiamo infatti visto che altri si sono cimentati.


Conclusioni

Progettazione, realizzazione e rilancio: la combinazione di questi tre fattori qualifica l’operazione di propaganda che abbiamo svolto come “operazione condotta con ottica di guerra”. In questo senso, il ragionamento che stava dietro al contenuto delle scritte è particolarmente importante ed è l’elemento principale che qualifica la nostra iniziativa come un’iniziativa, per l’appunto, di guerra: guerra popolare, cioè guerra che è anche di conquista del cuore e della mente delle masse popolari.

Come abbiamo scritto varie volte su La Voce, l’attività di agitazione e propaganda dei CdP è uno dei principali canali tramite cui promuoviamo la conoscenza dell’esistenza del (n)PCI, della sua linea e delle sue parole d’ordine.

Per noi comunisti che la propaganda è un’operazione di guerra vuol dire 1. operare alla luce di obiettivi precisi e suffragati dall’analisi della situazione concreta; 2. mettere in campo una serie di azioni concatenate che prevedono un prima, un durante e un dopo, per sviluppare i risultati (non fare interventi spot) particolari dell’azione nell’economia del nostro piano generale.

Sara G.