La Voce 75 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - novembre 2023

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Il governo Meloni e la mobilitazione reazionaria

L’articolo Quattro note sulla questione del potere pubblicato su VO 74 sostiene che

- la linea del GBP “resta valida benché con il passaggio da Draghi a Meloni (cioè con l’operazione “elezioni settembre 2022”) i vertici della Repubblica Pontificia abbiano optato, sia pure con esitazioni, a favore della mobilitazione reazionaria delle masse popolari: se questa opzione si dispiegherà noi comunisti dovremo cambiare linea tattica. Non è ancora deciso quale delle due vie (mobilitazione rivoluzionaria o mobilitazione reazionaria) imboccheranno le masse popolari del nostro paese, quindi noi dobbiamo tener conto che entrambe sono possibili e lottare con decisione perché imbocchino la prima”;

- “Sia le considerazioni sul ‘colpo di Stato dall’alto’ sia l’inchiesta sullo spoils system (occupare con propri uomini di fiducia i posti più importanti per la direzione dell’Amministrazione Pubblica e degli enti statali) del governo Meloni portano alla conclusione che per il prossimo futuro del nostro paese non dobbiamo escludere un salto nella mobilitazione reazionaria. Attuando la linea del GBP facciamo avanzare la rivoluzione socialista e preveniamo anche il successo della mobilitazione reazionaria”.

Queste tesi hanno suscitato discussioni e domande tra i compagni del Partito, del P.CARC e di altre organizzazioni del MCCO. Queste le principali.

1. Perché sostenete che i vertici della Repubblica Pontificia hanno optato, sia pure con esitazioni, a favore della mobilitazione reazionaria delle masse popolare? In questo modo date spago a quelli che sostengono che il governo Meloni è un governo fascista (di fascio-leghisti) e di conseguenza alla tesi che siamo in un regime di “moderno fascismo”.

2. Affermate che il governo Meloni agisce in continuità con gli altri governi dei vertici della Repubblica Pontificia (in particolare con quello del suo predecessore Draghi) per attuare il programma comune della borghesia imperialista. Quindi è “solo” un altro governo delle Larghe Intese. Perché allora nell’articolo si dice che viene usato dai vertici della Repubblica Pontifica per promuovere la mobilitazione reazionaria (dando forza e potere a eredi e scimmiottatori del fascismo del secolo scorso)?

3. Data l’attuale debolezza del movimento comunista che non minaccia concretamente il potere della borghesia imperialista e considerato che manca la spinta che diedero l’Unione Sovietica di Lenin-Stalin (“fare come in Russia”) e l’Internazionale Comunista, la borghesia imperialista non ha bisogno di ricorrere su larga scala alla mobilitazione reazionaria come è avvenuto in Italia, Germania e in altri paesi negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso, non ci sono le condizioni perché la mobilitazione reazionaria prevalga. Quindi la tesi dell’articolo che “i vertici della Repubblica Pontificia hanno optato, sia pure con esitazioni, a favore della mobilitazione reazionaria” è un’esagerazione.


1. La mobilitazione reazionaria delle masse popolari e chi ne sono i promotori

Nella letteratura della Carovana del (n)PCI chiamiamo mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari la mobilitazione delle masse contro la borghesia e le altre classi reazionarie per togliere loro il potere e instaurare il potere delle masse popolari organizzate con alla testa il partito comunista, cioè la dittatura del proletariato, espressione politica del socialismo. Chiamiamo mobilitazione reazionaria delle masse popolari la mobilitazione delle masse popolari diretta da gruppi ed esponenti della borghesia imperialista o del clero: masse contro masse nello stesso paese e le masse popolari di un paese contro quelle di altri paesi (assume la forma della guerra civile e della guerra tra Stati), facendo leva su contraddizioni reali in seno ad esse oppure sfruttando abilmente motivazioni razziali, nazionali, di religione o altre.(1) In definitiva per i gruppi borghesi decisi a bloccare la mobilitazione rivoluzionaria e a impedire la scomparsa del loro mondo, l’unica via realistica e praticabile di uscita dalla crisi è mobilitare loro nel loro paese quella parte delle masse popolari che riescono a mobilitare sotto la propria direzione, scagliarla contro il resto delle masse popolari e trascinare tutti al saccheggio del resto del mondo: la guerra imperialista. Essa è la continuazione con altri mezzi della politica che conducono già oggi.


1. Vedi Manifesto Programma del (nuovo)PCI, cap. 1.3.3 pagg. 52-55 e cap. 1.4 pagg. 60-70; I comunisti e il campo delle masse popolari, la mobilitazione reazionaria e la rivoluzione socialista in VO 65 - luglio 2020.


Chi sono i promotori della mobilitazione reazionaria delle masse popolari? In Italia sono i vertici della Repubblica Pontificia e la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei. Essi la promuovono trasformando la contraddizione tra loro e le masse in contraddizioni tra parti delle masse, in guerra tra masse (proletari contro sottoproletari, occupati contro disoccupati e precari, autoctoni contro immigrati, lavoratori di una zona contro quelli di un’altra, anziani contro giovani, uomini contro donne, ecc.) e in guerra tra paesi. Dato che lo Stato della borghesia non è in grado di provvedere al benessere delle masse popolari, la borghesia deve mobilitare le masse a provvedervi o a spese di un’altra parte delle masse o aggredendo, opprimendo, rapinando e saccheggiando altri paesi, popoli e nazioni. La via della mobilitazione reazionaria comporta e deve necessariamente passare attraverso un “vortice mondiale di devastazioni e di guerre”.

Per promuovere la mobilitazione reazionaria i settori più reazionari della borghesia imperialista e del Vaticano hanno bisogno di individui e gruppi in grado di mettersi alla testa della parte più arretrata e abbrutita delle masse popolari per compiere imprese criminali come quelle condotte dai nazisti e dai fascisti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e dai sionisti dello Stato di Israele contro il popolo palestinese a partire dal secondo dopoguerra fino ad oggi. È per questo motivo che creano, foraggiano, sostengono, finanziano e proteggono gruppi di fascisti (scimmiottatori del fascismo del ventennio) e cercano di favorire il loro radicamento nei quartieri popolari. Queste operazioni le abbiamo chiamate “prove di fascismo” e abbiamo indicato che vanno stroncate sul nascere, non bisogna lasciare che fascisti, nazisti e razzisti infestino i nostri quartieri.

Vari partiti e organismi comunisti considerano le classi non proletarie delle masse popolari (i lavoratori autonomi) il bacino per eccellenza in cui pescano i promotori della mobilitazione reazionaria. “I promotori della mobilitazione reazionaria e delle prove di fascismo possono certamente avvalersi e si avvarranno dei pregiudizi individualistici, antiimmigrati, particolaristi, campanilistici e antiproletari (contro gli operai e contro i dipendenti pubblici) che la Repubblica Pontificia ha alimentato tra i lavoratori autonomi. Essi cercano e cercheranno di prendere tra i lavoratori autonomi il posto che fu della DC, come già a loro modo hanno fatto la Lega e la banda Berlusconi. Ma la realtà dei fatti e l’esperienza pratica contrappongono sempre più apertamente i lavoratori autonomi al capitale finanziario (che distrugge l’economia reale capitalista ai cui margini essi vivevano, che non è in grado di assicurare il corso ordinario degli affari) e al suo Stato (che li soffoca con imposte e tariffe e restringe da mille lati i margini della loro attività, che non è in grado in questa fase di assicurare neanche condizioni minime di vita)”.(2)

La mobilitazione reazionaria delle masse popolari però è un’arma a doppio taglio per la borghesia. Se non raggiunge il suo obiettivo, se le masse popolari oppongono resistenza al suo programma di lacrime e sangue e se i paesi, popoli e nazioni aggrediti resistono efficacemente, la mobilitazione reazionaria può trasformarsi in mobilitazione rivoluzionaria.(3)


2. Da I comunisti e il campo delle masse popolari, la mobilitazione reazionaria e la rivoluzione socialista, in VO 65 - luglio 2020.


3. Vedi MP, pagg. 50-56.



2. Regime di controrivoluzione preventiva, mobilitazione reazionaria delle masse popolari e regime terroristico della borghesia

Ai fini della nostra analisi del corso delle cose e della conseguente linea pratica da adottare, è importante distinguere tra regime di controrivoluzione preventiva (ostacolare la crescita della coscienza e dell’organizzazione delle masse popolari, distoglierle dalla lotta di classe per evitare di arrivare a uno scontro aperto),(4) mobilitazione reazionaria (mettere masse contro masse, mettere masse di un paese contro quelle di altri paesi) e regime terroristico della borghesia (fascismo e simili, con la repressione e messa fuori legge degli oppositori politici, la guerra, i lavori pubblici e l’irreggimentazione della borghesia stessa).(5) Chi sostiene che siamo in un “moderno fascismo” invece mischia tutto assieme. Per denunciare “più forte” che la classe dominante fa ricorso crescente alla repressione, al controllo, all’eliminazione di quanto resta delle libertà democratiche, alla propaganda di regime e alla censura e criminalizzazione di chi si sottrae al coro della “narrazione dominante”, ecc., finisce con il confondere le idee alle masse popolari, perché non adotta né indica linee d’azione coerenti (organizzarsi clandestinamente) con il “moderno fascismo” in cui dice che siamo e anzi spesso continua a operare come se addirittura fossimo, anche se con alcune storture, in un paese democratico.


4. Nella controrivoluzione preventiva la borghesia combina cinque linee di intervento: 1. manipolare e intossicare menti e cuori delle masse, diffondere una cultura di evasione dalla realtà, promuovere teorie, movimenti e occupazione di diversione dalla lotta di classe; 2. soddisfare le richieste di miglioramento avanzate con più forza dalle masse, invischiarle in una rete di vincoli finanziari (mutui, ecc.), moltiplicare mezzi e forme in cui esse esauriscono tempo e denaro; 3. far partecipare le masse alla lotta politica della borghesia (elezioni, assemblee elettive, ecc.) in posizione subordinata e al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti; 4. fornire alle masse organizzazioni dirette da uomini di fiducia della borghesia (tipici i sindacati di regime); 5. reprimere in maniera selettiva comunisti e altri oppositori politici. Questi sono i cinque i pilastri che congiuntamente reggono ogni regime di controrivoluzione preventiva.

Per approfondimenti vedasi il cap.1.3.3 pagg. 46-56 del MP, il cap. 3 de I quattro Temi, gli articoli La controrivoluzione preventiva in VO 27 - novembre 2007, Controrivoluzione preventiva e mondo virtuale, in VO 51 - novembre 2015 e Le tre trappole in VO 54 - novembre 2016.


5. Vedi MP, pagg. 126 e 132.


Il regime di controrivoluzione preventiva si distingue dal fascismo aperto (dominio terroristico della borghesia) perché la borghesia usa la repressione e il terrore non contro le masse popolari in generale, ma in maniera mirata contro i rivoluzionari e gli altri oppositori politici. A scanso di equivoci: noi diciamo che la borghesia sta conducendo una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari. È un’affermazione che va intesa nel modo giusto. La borghesia oggi uccide migliaia di proletari, schiaccia migliaia (e a livello mondiale miliardi) di uomini, donne e bambini, rovina la vita di milioni di persone. Ma non li uccide per mano di soldati, di poliziotti, con la repressione, con le armi, con i campi di concentramento, le camere a gas e la violenza aperta. Lo fa con le sue normali, ordinarie, “pacifiche” misure economiche. La borghesia uccide, abbrutisce e tortura milioni di persone attraverso i rapporti economici.

Con la controrivoluzione preventiva la borghesia riconosce che le masse hanno assunto un ruolo nuovo nel movimento della società, ben diverso da quando erano composte di lavoratori dispersi e isolati, ognuno alle prese con le particolarità del proprio signore. Sa di essere seduta su un barile di esplosivo. La sua attività nei confronti delle masse è improntata a promuovere la divisione in partiti e fazioni non corrispondenti agli effettivi contrasti di interessi tra le masse popolari e la borghesia imperialista (“gli operai che votano Lega”, ad esempio), la diversione della loro attenzione e delle loro passioni dai problemi reali verso futilità e immaginazioni, l’evasione dalla realtà (superstizioni, droghe, mondo virtuale, spettacoli, miti). Ha sviluppato una più raffinata tecnica del potere che utilizza sistematicamente i più moderni ritrovati delle scienze biologiche, tecnologiche e psicologiche di cui promuove lo sviluppo su larga scala. Ha esteso su larga scala l’uso delle droghe fisiche e spirituali. A differenza di quanto sostengono i teorici del “controllo sociale totale”, però, quello che la borghesia non può eliminare è l’esperienza quotidiana e capillare dello sfruttamento e dell’oppressione insiti nei rapporti sociali capitalisti. Quindi il regime di controrivoluzione preventiva lascia mille buchi aperti per la nostra attività. La borghesia per non provocare le masse e per sfruttarle meglio, limita l’uso degli strumenti repressivi ai rivoluzionari, alle avanguardie, ai promotori. Anche questo dà ampi spazi di manovra ai rivoluzionari che non sono di colore diverso dalle masse, che possono confondersi tra le masse. La politica rivoluzionaria allora implica un’attenta e scientifica (nel senso che si impara con l’esperienza) combinazione di lavoro clandestino e lavoro pubblico.

I regimi terroristici della borghesia (fascismo e simili) nascono negli anni ’20 e ’30 in Italia prima, poi in altri paesi dell’Europa centrale, in Germania e in Spagna proprio perché in questi paesi la borghesia non aveva ancora instaurato un sistema di controrivoluzione preventiva adeguato alla forza della mobilitazione rivoluzionaria delle masse.(6)


6. Sulla distinzione tra regime di controrivoluzione preventiva, democrazia borghese e fascismo vedi anche Ancora sulla controrivoluzione preventiva, in VO 6 - novembre 2000.


Noi siamo ancora in regime di controrivoluzione preventiva, ma i vertici della Repubblica Pontificia hanno bisogno di ricorrere sempre più alla mobilitazione reazionaria per cercare di mantenere il loro dominio sulle masse proprio perché il loro sistema di potere si è indebolito, il regime di controrivoluzione preventiva è traballante. Il secondo dei suoi cinque pilastri (le concessioni economiche) è già crollato, il quinto (il carattere fortemente selettivo della repressione) è scosso dal dilagare della militarizzazione, della guerra e della repressione, il terzo (la partecipazione di massa alle elezioni al seguito dei partiti borghesi) e il quarto (le organizzazioni di massa del regime) sono fortemente sconvolti, il primo (la manipolazione delle coscienze) è quello che fa più presa, ma senza gli altri resta sospeso in aria.

Questo rende lo scontro tra le due vie (mobilitazione rivoluzionaria o mobilitazione reazionaria) più aperto.


3. A che punto è la mobilitazione reazionaria nel nostro paese?

Qui occorre dare risposte concrete, risposte che non valgono una volta per tutte ma cambiano man mano che la lotta avanza, man mano che usiamo queste stesse risposte nella pratica, che la rinascita del movimento comunista si sviluppa. Inoltre esse variano da zona a zona. L’inchiesta, l’uso del materialismo dialettico come metodo di conoscenza, la verifica pratica permetteranno al movimento comunista cosciente e organizzato di trovare risposte in ogni fase, in ogni paese, in ogni zona e in ogni scontro concreto.

L’articolo Quattro note sulla questione del potere analizza aspetti concreti e tira una prima conclusione sul governo Meloni, tenendo conto che la situazione è in evoluzione e può cambiare anche in modo repentino. Un partito comunista deve seguire e intervenire sul corso degli eventi, adeguando e aggiornando la sua analisi e la sua linea. L’analisi concreta dice che il governo Meloni è, quanto alla promozione della mobilitazione reazionaria delle masse popolari, più pericoloso del governo Draghi perché più di questo è succube della Comunità Internazionale (CI): è più chiaramente al servizio dei gruppi imperialisti USA ed è coinvolto meno del governo Draghi nei contrasti tra i gruppi imperialisti USA e i gruppi imperialisti UE (in particolare franco-tedeschi). Esso, rispetto al governo Draghi, si giova anche del fatto che i vertici della RP e la CI hanno costruito per il governo Meloni (che pure attua anch’esso il programma comune della borghesia, precisato nell’agenda Draghi) una “veste democratica” attraverso le elezioni (per quanto farsesche) del 25 settembre 2022 (“abbiamo tempo cinque anni per attuare il programma” sbraitano Meloni e Salvini).

Il governo Meloni mette masse contro masse, rafforza la partecipazione alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e il sostegno ai sionisti di Israele contro la resistenza palestinese con annesse economia di guerra, propaganda di guerra e militarizzazione delle scuole, accentra i poteri (vedere sviluppi dello spoils system e il progetto di riforma sul premierato), promuove il cosiddetto “piano Mattei per l’Africa”, l’accordo con l’Albania sui migranti e il progetto di fare dell’Italia un centro (hub) energetico per tutta l’Europa.

In passato la borghesia ha fatto ricorso alla mobilitazione reazionaria e al regime terroristico per far fronte a un movimento comunista forte. Oggi nel nostro paese non c’è ancora un movimento comunista forte, ma la classe dominante deve fare i conti con l’indebolimento del suo sistema di potere e con l’aumento dell’ingovernabilità dall’alto (due fattori, questi, che nel nostro paese sono accentuati dal ruolo della Corte Pontificia e dalla presenza di più centri di potere: organizzazioni criminali, imperialisti USA, sionisti, imperialisti UE), con lo smantellamento dell’apparato produttivo, con il disastro ambientale e la conflittualità che suscita, con la crisi del sistema delle relazioni internazionali.

È vero che la coalizione governativa è dilaniata da contrasti e lotte tra fazioni e centri di interessi che dividono anche i partiti che la compongono, ma la subordinazione dimostrata da Meloni in questo primo anno verso la CI e in particolare verso gli USA e la mancanza di una vera opposizione da parte di partiti ed esponenti del mondo politico borghese rendono i vertici della RP fiduciosi di poter portare avanti con Meloni & C. l’attuazione dell’agenda Draghi. Dobbiamo considerare che il fermento nel nostro paese e nel mondo è grande e cresce ogni giorno di più. Il peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari, la chiusura di aziende, la devastazione ambientale, il degrado morale e culturale e le operazioni di mettere gruppi di masse contro altri gruppi di masse, la politica di guerra e l’economia di guerra con il governo Meloni aumenteranno e aumenterà anche la resistenza spontanea delle masse popolari, che noi comunisti possiamo e dobbiamo far diventare mobilitazione rivoluzionaria. Un anno fa, alla nascita del governo Meloni, abbiamo scritto: “Giorgia Meloni porterà rapidamente e su grande scala alla rovina i padrini della Repubblica Pontificia e la loro RP stessa. Papa Francesco predica contro la guerra, ma non osa chiamare i suoi seguaci europei e USA a ribellarsi ai governi europei e USA che finanziano e fanno fare la guerra, tanto meno osa scomunicare i loro esponenti come i suoi predecessori in Vaticano anni fa scomunicarono i comunisti. Sta a noi approfittare dell’opera di Giorgia Meloni. Dobbiamo non ripetere gli errori dei nostri predecessori che non osarono combattere, temevano la guerra civile.

Gli uomini sono formati anche intellettualmente e moralmente dalle condizioni in cui nascono e crescono. Da più di quarant’anni la borghesia e il clero prevalgono su di noi comunisti, stante l’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione socialista (1917-1976) e la dissoluzione a cui è approdato il primo paese socialista della storia, l’Unione Sovietica. Abbrutiscono e intossicano anche intellettualmente e moralmente milioni di individui delle masse popolari. Ma le condizioni pratiche in cui costringono le masse popolari a vivere peggiorano senza tregua e il movimento comunista cosciente e organizzato rinasce nel mondo, anche nel nostro paese. L’influenza dei comunisti sulle masse popolari si rafforza.

A noi comunisti italiani spetta far crescere la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari del nostro paese e orientarle e guidarle a instaurare il socialismo. La nostra impresa è difficile ma la vittoria è possibile. Siamo in grado di superare gli effetti della sconfitta dei nostri predecessori. Dobbiamo farlo. Osare combattere! Osare vincere!”.(7)

Il mondo della borghesia è in fiamme Solo la sfiducia che la rivoluzione socialista e le rivoluzioni di nuova democrazia sono possibili oltre che necessarie e che i comunisti hanno la forza e capacità di mettersi alla testa del movimento di resistenza e far prevalere la mobilitazione rivoluzionaria delle masse, porta alcuni compagni a vedere le cose con gli occhi del passato e in modo dogmatico. Lenin ha condotto la vittoriosa Rivoluzione d’Ottobre senza avere l’esempio e lo stimolo di una Unione Sovietica!

Sergio F.


7. Da Il nuovo governo dei vertici della Repubblica Pontificia e i nostri compiti, in VO 72 - novembre 2022.