La Voce 74 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - luglio 2023

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

Dittatura del proletariato e partecipazione della popolazione alle attività specificamente umane

Sul sistema politico della Repubblica Popolare Cinese

Pubblichiamo ampi stralci del Rapporto presentato alla seduta del Coordinamento nazionale del 17 maggio 2023 della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) sulla visita nella RPC compiuto da una sua delegazione su invito del PCC e l’articolo di Xin Xiangyang Tre punti per comprendere la democrazia popolare a processo completo.

Gli stralci del Rapporto sono tratti da Ragioni e Conflitti, rivista del PCI (segretario Mauro Alboresi), n. 19 di maggio-giugno 2023, numero monotematico dedicato al Rapporto sulla visita della delegazione FGCI.

L’articolo di Xin Xiangyang è stato pubblicato in italiano su Marx XXI n. 3/22, luglio-settembre 2022 - La Nuova era. Atti del seminario sull’innovazione marxista. Al seminario online tenutosi il 24 luglio 2022 vi sono stati interventi da Cina, Italia e Svizzera. Era promosso e organizzato dall’Accademia del Marxismo-Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS). Xin Xiangyang è vice-presidente dell’Accademia del Marxismo e segretario del Comitato di Partito presso tale Accademia.


La maggior parte dei sinologi italiani oggi si occupa prevalentemente del progresso economico e scientifico-tecnologico della Repubblica Popolare Cinese, aspetto che rientra nel secondo dei tre pilastri del socialismo, ovvero la gestione pianificata e pubblica della produzione di beni e servizi, volta a soddisfare i bisogni della popolazione e delle relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con altri paesi.

Il progresso economico e scientifico-tecnologico è un aspetto fondamentale della RPC. Il fatto che la RPC è arrivata e resta in prima linea a livello mondiale in questo campo è una differenza rilevante tra la RPC attuale e l’URSS di Kruscev e di Breznev (in sostanza dell’intero periodo 1956-1991), sia per la dinamica e la forza del sistema sociale interno (a proposito del quale rimandiamo ai due testi che pubblichiamo) sia per il ruolo della RPC a livello internazionale. Grazie a questo la RPC infatti è un protagonista autorevole nel sistema delle relazioni internazionali quale che sia il regime sociale del paese con cui ha a che fare, a differenza di quanto avvenne per l’URSS nel periodo 1956-1991 stante il suo continuo declino economico. È quindi un fattore che può essere molto importante ai fini della lotta per instaurare il socialismo nel mondo.

L’errore della maggior parte dei sinologi italiani sta nel fatto che trascurano la lotta di classe. È come se oggettivamente non valesse anche per la Cina degli ultimi quarant’anni la tesi con cui Marx ed Engels cominciano il Manifesto del partito comunista (1848): “La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi”.

Il pregio del Rapporto della FGCI e dell’articolo di Xin Xiangyang consiste nel risalto che danno agli altri due essenziali pilastri del socialismo: al primo, la dittatura del proletariato (organismi operai e popolari, quindi masse popolari organizzate, guidati dal partito comunista hanno la direzione politica del paese) e al terzo, la promozione dell’accesso della massa della popolazione alle attività specificamente umane, quelle che distinguono la specie umana dalle altre specie animali:1. la capacità di conoscere e di verificare e usare la conoscenza nell’azione che trasforma il mondo e l’uomo stesso;2. la capacità di elaborare dalle relazioni con la natura e dalle relazioni tra gruppi sociali e tra individui regole e criteri di comportamento che trasformano la società e gli individui. Sono le attività “specificamente umane”, creative e ricreative, che le classi dominanti hanno in gran parte precluso e ancora precludono alle classi sfruttate e oppresse: ne fanno un mondo a sé, riservato alle classi dirigenti e dominanti e conformato alla natura di esse.


Pubblichiamo i due testi per tre motivi.

1. Una buona comprensione di cosa è la dittatura del proletariato è indispensabile già oggi per una giusta ed efficace applicazione nel nostro lavoro quotidiano della linea della creazione delle condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare, la principale delle quali è la creazione di organismi operai e popolari che agiscono come nuove autorità pubbliche. Il nostro lavoro di oggi è svolto tanto meglio quanto più è chiaro che l’obiettivo e il punto d’arrivo della nostra opera è l’instaurazione della dittatura del proletariato.

2. Come contributo alla lotta contro le tare dell’elettoralismo e dell’economicismo che in tutto il corso della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria hanno intralciato e ancora inquinano il movimento comunista nei paesi imperialisti. Una ricaduta di tali deviazioni è che gran parte dei partiti e degli organismi che si dicono comunisti o eludono la questione della dittatura del proletariato perché il massimo che concepiscono è condizionare in senso favorevole alle masse popolari l’azione dei governi borghesi, o si limitano a ripetere quanto detto in proposito da Lenin e Stalin: se ne occupano cioè in maniera accademica e dogmatica, come se si trattasse di una cosa talmente lontana da essere ininfluente sul che fare qui e ora.

3. Per capire e spiegare ai comunisti italiani il socialismo con caratteristiche cinesi, con le sue forme particolari dei tre pilastri universali del socialismo. In particolare per capire come il PCC seleziona i suoi membri, come li forma, le classi a cui appartengono, che ruolo hanno nella vita sociale (nelle aziende, nelle istituzioni, nelle scuole, nei villaggi, ecc.); quali sono le misure che il PCC attua per promuovere e accrescere la partecipazione della popolazione alle attività specificamente umane; se la gestione delle aziende è fatta per il profitto dei capitalisti, quindi secondo il criterio “rende o non rende” oppure per soddisfare i bisogni individuali e collettivi della popolazione, quindi secondo il criterio “cosa serve”; in quali condizioni si lavora nelle aziende in termini di sicurezza, di rapporto tra quadri tecnici e amministrativi e operai semplici, di direzione del Partito (attraverso un suo Comitato all’interno dell’azienda o altri organismi) sul personale, ecc.


Anche se gli autori dei testi che pubblichiamo non se ne occupano esplicitamente, si tratta di capire a che punto è la lotta tra due linee nel PCC e la lotta di classe nella RPC. Perché da come si svilupperanno dipende la strada che prenderà il PCC: far diventare la RPC la nuova base rossa mondiale della rivoluzione proletaria e contribuire allo sviluppo della sua seconda ondata oppure contendere il dominio del mondo agli imperialisti USA e alla Comunità Internazionale da essi egemonizzata.

La Redazione


***


Rapporto sulla visita della FGCI nella RPC


Riforma e apertura”: il modello socio-economico

(…) Attualmente il 90% delle aziende cinesi è in mano a privati e garantiscono l’80% circa dei posti di lavoro e il 50% circa degli introiti dello Stato. Se ne deduce che solo il rimanente 10% è interamente di proprietà pubblica. Questa quota, benché minima in termini assoluti, è tuttavia quella che detiene il controllo in ambito economico dei settori strategici per il Paese: è quella delle colossali aziende di Stato che si occupano di infrastrutture, comunicazioni, logistica e trasporti, energia, sicurezza, difesa, siderurgia, chimica e medicina, agroalimentare, ricerca e sviluppo, finanza nazionale e internazionale. Tutto nelle mani dello Stato. Lo sviluppo di tali settori, attraverso queste aziende, è inoltre basato sulle direttive ricevute in base ai piani quinquennali approvati dal PCC (attualmente vigente è il quattordicesimo): si capisce bene che, per la loro importanza, le ricadute che esse hanno sul mercato nazionale (e non solo) influenzano profondamente ogni altro settore economico che con esse deve confrontarsi. Possiamo per questo ritenere meno importante o addirittura irrilevante quella che resta la quota maggioritaria come tipologia d’azienda nella RPC? Assolutamente no. Essa incide sull’economia del Paese, senza dubbio, determinandone condizioni lavorative che certo non sfuggono al PCC. Sin dagli albori esso infatti si struttura in cellule legate ai luoghi di lavoro: ciò gli ha permesso una capillarità dentro le aziende che le pervade nel profondo, dalle fabbriche ai consorzi agrari, dagli esercizi commerciali con poche decine di dipendenti ai colossi economici nazionali e stranieri, sin dentro le multinazionali le quali, come noto, se vogliono avere accesso al mercato nazionale con più potenziali acquirenti del mondo debbono sottostare a determinate condizioni. E così nel nostro viaggio abbiamo trovato dovunque le cellule del Partito: dagli hotel in cui abbiamo alloggiato alle piccole imprese di provincia, dalle catene alimentari di fama internazionale al minuscolo esercizio commerciale del villaggio rurale celato tra le montagne. Se il Partito è ovunque, nulla ha da temere nessun lavoratore. Le cellule sono luoghi di incontro, confronto; sono luoghi di discussione, luoghi di analisi ed elaborazione politica; sono i luoghi in cui il Partito, dal basso, raccoglie la volontà della classe operaia, dei lavoratori, per elaborare le migliori risposte in ambito economico e politico. (…)

(…) Inoltre, in quel 90% di aziende di cui dicevamo ci sarebbero da annoverare anche le cooperative agrarie, quelle con una più o meno ampia partecipazione statale e, non da ultimo, quelle dirette da grandi e piccoli imprenditori iscritti al PCC e che pertanto ne condividono e applicano la linea. Il PCC inoltre promuove l’iscrizione tra le sue file di elementi provenienti dal settore privato, per la maggior parte di estrazione borghese per intenderci, in maniera tale da poter avere su di esso un maggiore impatto politico ed economico. (…)


La provincia del Guizhou

(…) [Situata nell’entroterra della Cina meridionale, montuosa e forestale], tra le province cinesi quella del Guizhou fino a vent’anni fa era tra le più povere (…). L’agricoltura era già allora la prima risorsa del territorio, ma la superficie di terra coltivabile pro capite era molto piccola: difficoltà dovuta anche alla geografia di tale area, ricca di foreste (circa il 70% della superficie totale) e montagne, le quali in assenza di adeguate infrastrutture la rendevano impervia ed economicamente depressa, inadatta per ragioni climatiche - si era ritenuto quantomeno fino a quel momento - allo sviluppo economico. Ancora nel 2012, nonostante le lotte condotte nel decennio precedente, 66 delle 88 contee che la compongono versavano in condizioni di povertà, mentre nella provincia si rilevava allora circa il 10% della povertà nell’intera RPC, con strascichi che fino al 2020 l’hanno fatta ritenere una delle aree più povere del mondo. Questioni non meno rilevanti erano quelle sociali ed etniche, dal momento che la popolazione del Guizhou è composta da oltre 40 tra etnie e minoranze di vario genere. Dopo il XVIII Congresso del PCC (2012) e l’elezione di Xi Jinping a Segretario generale, abbracciando appieno la nuova linea politica il Comitato provinciale del PCC ha approvato un piano per portare fuori dalla povertà gli abitanti del Guizhou che versavano in tale condizione e che rappresentavano oltre un quarto del totale su una popolazione di 38 milioni. Oggi questa provincia è una di quelle che più drasticamente di ogni altra ha ridotto la povertà. La riduzione di tale parametro nel periodo 2012-2022 è stata superiore a quella dei cento anni precedenti, con un numero di abitanti uscito dalla povertà pari a circa 9.3 milioni, dato superiore all’intera popolazione di Stati quali l’Iraq o lo Zambia. A fine 2020, la crescita del PIL della provincia registrava un +220% rispetto a quello del 2012. Quello pro capite, si è stimato, è passato da circa 3.500 yuan a fine 2003 agli oltre 52.300 odierni, dopo anni di crescita a doppia cifra per la provincia. Inoltre, laddove non è riuscito a estirpare sul posto le condizioni che generavano povertà e miseria, il PCC si è prodigato nel trasferimento, dalle zone depresse del Guizhou verso centri urbani e rurali più accessibili, di circa 1.91 milioni di abitanti, edificando 946 punti di locazione nuovi, 453.000 nuove case e rinnovando l’intero sistema di infrastrutture. Così ad oggi i chilometri di ferrovia che attraversano il Guizhou sono al 5° posto tra quelli dell’intera RPC per lunghezza, mentre tutte le principali città sono dotate di un aeroporto e numerosi corsi d’acqua sono stati resi navigabili. La provincia vanta inoltre la metà dei ponti sospesi di più grandi dimensioni al mondo (…).

Con il XX Congresso (2022), si è lanciata una nuova sfida per questa provincia: l’obiettivo di convertire il 45% della crescita annua del Guizhou in economia green. (…)


La lotta alla povertà

Come è stato possibile tutto questo? La svolta segnata nel 2012 ha innanzitutto assegnato priorità assoluta alla lotta contro la povertà, verso la quale si è rivolto l’intero PCC che, sin dai suoi massimi organismi dirigenti, si è posto da subito in prima fila in tale lotta. Nel 2014 il Comitato provinciale del PCC ha licenziato un Regolamento di controllo: con esso si è dato avvio all’innalzamento del salario medio e al miglioramento delle condizioni di vita del popolo, segnatamente quelle dei contadini. La conduzione e la riuscita di tali battaglie si sono fatte anche parametro per verificare e valutare l’operato svolto dai locali dirigenti e funzionari del Partito. Tale meccanismo ha incoraggiato le contee nella lotta per l’uscita dalla povertà e incentivato il sostegno verso il PCC, certamente assieme all’assistenza ottenuta dallo Stato centrale in questa aspra battaglia e della quale ancora ci si avvale in questo vasto territorio. La lotta è stata sin dall’inizio molto mirata. Pertanto il PCC si è avvalso nel condurla del cosiddetto “principio di precisazione”, misurando attraverso quattro parametri il reale stato di povertà e lottando al fine di eliminarla. Tali criteri erano volti alla verifica delle condizioni di vita partendo dal possesso o meno di una casa, di adeguate risorse alimentari, di un lavoro, di una alfabetizzazione elementare. Tale metodo di misura si è rivelato ottimo ed è stato subito impiegato in tutta la provincia. (...)


La provincia dello Jiangsu

(…) Quanto al contesto urbano, riteniamo sia alquanto eloquente l’esperienza fatta a Nanchino. In tale città abbiamo avuto l’occasione di visitare due case del popolo nel blocco abitativo organizzato dalla Comunità Cibeishe, quartiere residenziale internazionale nel pieno centro della città e circondato da moderni grattacieli. (…) Accolti dalla Segretaria di quartiere, siamo stati informati su alcune peculiarità dello stesso: nel suo territorio trovano luogo circa 1.000 aziende (110 delle quali straniere), un parco industriale, 10.000 residenti (di cui 700 stranieri). (…) Interessante è stata la visita alle case del popolo, perché ci ha mostrato il volto del PCC nei rapporti quotidiani con gli abitanti: per applicare le politiche sociali utili al miglioramento delle condizioni materiali (e non solo di queste), in tali strutture si promuovono momenti di riunione e formazione in appositi spazi, ma anche corsi di pittura, tornei di ping-pong, assistenza agli anziani e servizi per i più piccini, finanche il servizio legale gratuito. (…) Questi i servizi offerti dalla più “piccola” delle due case del popolo, la quale annovera circa 500 affiliati. La funzione di queste strutture non è solo quella di organizzare la vita del quartiere e di fornire servizi alla comunità, ma anche quella di organizzare le cellule nei luoghi di lavoro e dare suggerimenti e indicazioni alle aziende. (…)

Nei giorni successivi ci siamo trasferiti a Suzhou, ridente cittadina alla periferia di Shangai, la quale da sola conta più abitanti dell’intera Lombardia. Tale città è inoltre una delle più avanzate nello sviluppo dell’intero Paese: con 4 aziende tra le 500 più importanti al mondo e 6 tra quelle nazionali, circa 17.000 imprese straniere (di cui circa 150 italiane), essa è all’avanguardia per quanto riguarda modernizzazione tecnologica ed ecologia (…).

Il PCC è il perno sul quale ruota un volume d’affari rilevante per l’intera provincia. Il PCC partecipa a tale crescita in varie forme: innanzitutto attraverso la sua presenza in ogni azienda con le proprie cellule, che gli consentono un rapporto diretto con i lavoratori delle stesse; inoltre, sul piano economico e finanziario, attraverso la partecipazione dei suoi iscritti ai processi decisionali interni a tali industrie, ove la loro presenza è attestata in media attorno al 50,25%, mentre lo Stato detiene quote azionarie che oscillano per il comparto privato presente a Suzhou, nazionale o straniero che sia, tra il 20% e il 30% circa. Un dato non di poco conto, importante per orientare investimenti e scelte di mercato delle stesse, perché il popolo sta al centro. Ma c’è di più: il PCC, ritenendo il settore dell’alta tecnologica di fondamentale importanza per il paese, si impegna a seguirne gli sviluppi anche attraverso il contributo del Fronte Unito della Repubblica Popolare Cinese, rete di gruppi e individui prevalentemente influenzati dal PCC e di una certa rilevanza nelle aree economicamente più prospere del paese (soprattutto quelle che godono di particolare autonomie, come la vicinissima Shangai), un organismo usato per promuoverne gli interessi: esso include oltre al PCC e agli otto partiti legali della RPC, la Federazione Cinese dell’Industria e del Commercio (FCIC) e altre organizzazioni. Il Fronte Unito è gestito dal Dipartimento di Lavoro del Fronte Unito del Comitato centrale del PCC ed include centinaia di altre organizzazioni ad esso subordinate in Cina e all’estero, di natura economica e non solo. Tale organizzazione ha modo di legiferare attraverso l’Assemblea nazionale del popolo, concorrendo dunque con il PCC all’elaborazione di politiche idonee al progresso e al benessere collettivo.


I villaggi rurali

Lontano dalle luci della città, trovano ancora ampio spazio nella RPC i villaggi rurali. Benché il 65% del territorio abitabile sia oggi urbano, l’abbondante terzo rimanente deve infatti regolare la sua vita politica ed economica in base a modelli di sviluppo idonei per le aree rurali. Ne abbiamo visitata una l’ultimo giorno, dirigendoci poco più a sud di Suzhou: si tratta del villaggio Donglian, nel distretto di Wujiang, perfettamente integrato con l’area circostante, ove appaiono campagne ma anche zone urbane e industriali. (…) Il villaggio, come ogni altro dei 43 del distretto e le decine di migliaia in tutta la RPC, ha alla sua guida due comitati: quello governativo e quello del Partito, composto da 11 persone. Il segretario del Partito nel villaggio è, come spesso accade, anche il suo rappresentante nelle locali istituzioni: non vi è da stupirsi di questo, dal momento in cui sono proprio gli abitanti del luogo ad eleggerlo democraticamente. Spesso coincidendo, così, la direzione politica con quella istituzionale, la Segreteria della locale istanza del PCC nel villaggio assume quasi un ruolo di direzione all’interno dello stesso. Nella fattispecie, di essa fanno parte oltre al Segretario anche il vicesegretario, il responsabile degli affari economici, il segretario della Lega della Gioventù Comunista Cinese, il responsabile per gli affari femminili e altre figure più prettamente legate al lavoro politico del PCC sul territorio. Obiettivo principale della Segreteria del villaggio è servire il popolo, rispondendo alle sue necessità. Ciò riesce a compiere attraverso le 6 cellule presenti nel villaggio, le quali annoverano complessivamente 116 membri del PCC e coordinano il lavoro di circa 890 lavoratori legati alle varie associazioni di base nell’area. Attraverso le sue organizzazioni locali e il loro avanzamento, il Partito guida e dirige la società, lottando per lo sviluppo dell’area e così riuscendo a emancipare il popolo dalle avverse condizioni di vita che lo avevano afflitto fino a poco tempo fa. (…)

Questo significa che lo Stato non incontra mai ostacoli o che non ve ne siano? Assolutamente no. La grande umiltà dei compagni del PCC ci ha permesso piuttosto di apprendere alcune inevitabili difficoltà con cui è chiamato a confrontarsi qualunque sistema economico che accolga tra le sue braccia elementi di mercato. Un caso su tutti che ci ha particolarmente colpito, ma che parimenti bene spiega come il PCC agisca dinanzi a tal genere di problemi, è quello del famigerato fenomeno del “996” (ovvero 12 ore di lavoro al giorno per sei giorni alla settimana) [è detto “996” perché l’orario di lavoro va dalle 9 di mattina alle 9 di sera per 6 giorni la settimana, ndr].

Di tale pratica i compagni del PCC ammettono l’esistenza, facendo però tutta una serie di precisazioni. Innanzitutto sono false le notizie che ritengono tale modello di lavoro qualcosa di diffuso e consolidato nella RPC: in realtà esso caratterizza un ristretto numero di aziende, segnatamente quelle del comparto tecnologico e informatico. Nel merito, si sottolinea il fatto che in tale ambito si svolge un lavoro meno faticoso e, al contempo, che le ore lavorate in più vengono comunque sempre retribuite, cosa che rende il fenomeno, per come posto in Occidente, un mito da sfatare facilmente. Inoltre, sul fronte sociale, si precisa che tale fenomeno non è fortemente osteggiato, dal momento che il popolo cinese ha una cultura del lavoro che contempla orari maggiori a fronte di guadagni maggiori. Tuttavia il PCC, a cui il fenomeno è ben noto, ha fatto sua la battaglia contro di esso, prima portata avanti in solitaria da singoli o da sparuti gruppi di lavoratori, e opera adesso affinché una nuova legge sul lavoro elimini definitivamente tale pratica. Ritiene necessario disciplinare la materia lavoro in generale per contrastare anche la promozione di questo fenomeno da parte delle imprese, così come reputa giusto diffondere una nuova cultura del lavoro. Le proteste seguite all’acuirsi di tale fenomeno hanno infatti mostrato l’esistenza di settori in cui il potere contrattuale dei lavoratori è ancora debole e dove dunque il PCC è chiamato a intervenire. (…)


L’organizzazione del Partito

(...) Abbiamo già accennato sommariamente alle organizzazioni di base del Partito, sulle quali vale però la pena ritornare, per spiegare al meglio il successo e il grande seguito che ha nella RPC il più grande partito comunista del mondo. Come detto, la sua unità di base, composta da almeno tre individui (che si possono associare definitivamente o a seconda della necessità anche per un breve periodo e nei contesti più disparati), è la cellula: una scelta che lo rende radicato e forte, che lega la sua crescita innanzitutto al modo di produzione vigente e alla forza lavoro che lo determina. Il fatto che sia la cellula e non qualunque altra istanza di base, quale per esempio la sezione, a regolare la vita di Partito ai livelli più bassi è infatti fondamentale. Tale scelta permette al PCC una capillarità diversamente impossibile da raggiungere. Inoltre, attraverso la partecipazione in gruppi più ristretti e su questioni spesso legate alla soluzione di problemi cui afferisce la specifica natura di ciascuna di tali istanze, essa consente un ampio confronto interno, oltreché la possibilità di sviluppare un dibattito su questioni sia generali che particolari. Ciò porta, per un verso, ad una più rapida risoluzione dei problemi e ad affinare e declinare la linea politica in qualunque contesto, anche difficile; per altro verso, a recepire e applicare le direttive ricevute in maniera più lineare, semplice e rapida, attraverso un dialogo diretto con gli iscritti di base.

Le cellule del PCC ovviamente non sono soltanto quelle di lavoro: ne esistono anche di studio, molto diffuse nelle università e in non poche scuole superiori, ma vi sono pure quelle legate a piccole aree o territori, in contesti urbani e rurali, le quali spesso si concretizzano anche nelle piccole case del popolo che abbiamo avuto modo di trovare per le vie delle città che abbiamo visitato: strutture modeste, non necessariamente dalle grandi possibilità, ma che attraverso la loro diffusa presenza sul territorio assicurano che il confronto e il rafforzamento del Partito e della sua linea avvenga ovunque, aprendosi al contributo del popolo cinese. Non di rado ci è infatti capitato di vedere, anche a tarda ora, diverse case del popolo aperte e piene di gente, impegnata in dibattiti politici o in altre attività: l’importanza di tali strutture prescinde infatti sul piano sociale dal loro valore politico, divenendo spesso luogo di aggregazione per grandi e piccini, per una partita a mahjong, un corso di cucito o quale punto di ritrovo per i bambini del quartiere. Cellule e case del popolo costituiscono dunque le strutture di base del PCC ma, come è ovvio che sia, ad ogni ordine e grado è possibile ritrovare sue locali istanze, che ricalcano la struttura amministrativa della RPC: dai villaggi (rurali, nelle campagne, e da intendere quali comunità e quartieri nelle aree urbane) ai comuni, dalle contee ai distretti, alle grandi municipalità e su fino alle prefetture e alle province. Altre divisioni amministrative riguardano specifiche aree della Cina continentale e tengono conto della diversa composizione socio-culturale delle stesse. Il Partito declina la sua organizzazione in ciascuna di tali ripartizioni, adattando la propria azione in base alla peculiarità delle stesse. Il suo funzionamento interno non deve sorprendere, in quanto tradizionale e molto simile al nostro: ogni organo inferiore fa riferimento attraverso il compagno che lo rappresenta a quello superiore, che raccoglie le istanze ed elabora strategie comuni e piani d’azione adeguati per il territorio di propria pertinenza. La forza del PCC - lo ribadiamo - risiede piuttosto nel legare la propria presenza e la propria azione ai luoghi di produzione, oltreché a quelli popolari e di studio (su cui ritorneremo): il marxismo si applica in tal modo nella sua forma più naturale, interagendo direttamente con la struttura economica del Paese, senza fronzoli, orpelli e inutili istanze, nondimeno però sapendosi pure aprire alle masse, rette dalla poderosa spina dorsale sopra descritta.

Sulla scorta di quanto appena riportato, illustriamo brevemente il modello organizzativo che ci è stato delineato a Suzhou e che tanto entusiasmo ha in noi suscitato a fronte di un modello di sviluppo economico in cui il Partito pare quasi non si veda, ma c’è. Invitati a pranzo dal Segretario del PCC nel distretto di Wujiang, abbiamo avuto modo di apprendere la strategia organizzativa adottata in tale territorio, variegato per composizione sociale ed economica poiché punto di snodo alla periferia di Suzhou tra aree urbane, rurali ed industriali. Ci è stata così illustrata l’elaborazione politica che ha portato alla teorizzazione della “Strategia delle 4 integrazioni”, la quale fonda i suoi capisaldi su sviluppo economico, territorio, popolo e cultura. In merito alla integrazione con lo sviluppo, il PCC ha messo in opera nel distretto, presso le sue sedi, adeguate strategie per il miglioramento, di pari passo al progresso della zona, delle condizioni economiche e sociali del popolo, per mezzo dell’ascolto delle sue necessità e la risoluzione dei problemi che lo riguardano. L’integrazione ha poi avuto seguito in maniera più diffusa sull’intero territorio, aumentando la capillarità del Partito sullo stesso: a parte le sue cellule, in esso trovano oggi luogo altre 31 organizzazioni di base che fanno riferimento al PCC, oltre a 10 centri per la crescita del Partito distribuiti in 4 aree del distretto. Dal territorio al popolo: così vettore dell’integrazione si fanno le locali istanze del PCC, anche attraverso associazioni di mutuo soccorso e associazioni per la tutela dei diritti dei lavoratori. Non meno importante l’integrazione anche sul piano culturale, promuovendo specifiche attività nelle case del popolo. Su questo ultimo fronte, visitando nel pomeriggio la casa del popolo di riferimento per l’intero distretto, abbiamo assistito ad alcuni balli di gruppo partecipati da un nutrito gruppo di signore della zona: il fatto che tali attività siano aperte a tutto il popolo ci ha riconfermato il grande impatto che, dunque, il PCC ha sullo stesso. Già col XVIII Congresso (2012), si è attuata una gestione più rigorosa del Partito, anche nei suoi gangli locali, mentre con il XIX (2017) se n’è migliorato il radicamento attraverso le sue organizzazioni di base.

Discorso più ampio meriterebbero poi le numerose associazioni legate al PCC, molte delle quali di carattere economico, presso le quali convergono tutta una serie di altri iscritti i quali contribuiscono alla definizione della linea politica e alla sua applicazione tra un congresso e l’altro. Il grande numero di tali associazioni e la loro ampia diversità (economica, culturale, sociale, etnica) non ci permettono in questa sede di approfondire l’argomento, sebbene tali “cinghie di trasmissione” rivestano una grande importanza nell’impatto che il Partito riesce ad avere in ogni ambito della società.

Altro elemento molto importante, collaterale all’ambito organizzativo e più pertinente a quello della formazione, è lo strettissimo legame che sin dall’ingresso nelle sue strutture di base il Partito si impegna a garantire tra teoria e prassi. L’iscrizione al PCC avviene presentando domanda, dunque condividendone programma e statuto. L’accettazione della domanda tuttavia non è immediata e avviene, quando possibile, dopo un periodo di verifica di almeno un anno. Approfondendo durante il viaggio tale processo, anche attraverso il contributo dei compagni cinesi che ci hanno accompagnato, con piacere abbiamo appreso come aderire al PCC non sia una moda, il vezzo che rafforza un’opinione, il moto di protesta di anime ribelli: aderire al PCC è una scelta di vita. Servire il popolo non è uno slogan, ma una decisione che si prende e che implica tutta una serie di doveri. Verificando il reale stato di interesse di chi presenta domanda d’adesione, la locale istanza del PCC che se ne occupa non verifica soltanto la concreta adesione del richiedente alla linea politica del Partito, che è tenuto a promuovere, ma anche le sue reali capacità: si assegnano dei compiti, delle piccole responsabilità; si mette concretamente alla prova chi presenta domanda durante tutto il periodo di tempo necessario a determinarne la sua validità tra le fila del Partito, verificando le sue attitudini nella teoria e nella prassi, elementi inscindibili e complementari, che reciprocamente si influenzano. Entrare nel PCC non significa poter rafforzare o sbandierare la propria opinione, non implica maggiori diritti o privilegi rispetto agli altri cittadini: tale scelta è chiamata a tradursi in azioni concrete, in fatti e non parole al servizio della collettività. Sul piano operativo, tale prassi influenza fortemente le nuove leve così come le classi dirigenti che si sono susseguite nei decenni, sin dalla presa del potere dei comunisti nella Cina continentale: implica infatti che ciascun tesserato sia anche un militante, che ciascuno abbia uno specifico compito, un dovere da compiere, un obiettivo da conseguire. Non esiste insomma la partecipazione “nella teoria”, disgiunta da quella nella pratica. Tutto ciò rende il PCC una vera e propria macchina da guerra, in cui sin nelle più piccole istanze si persegue un modello fondato sulla concreta efficacia della linea politica del Partito, attraverso la sua continua verifica e rettifica sul campo, applicandola quotidianamente: un esercito di 96 milioni di donne e di uomini, ciascuno di essi chiamato a dare il proprio contributo alla crescita del Partito, della patria, del popolo. I meccanismi di selezione della classe dirigente non differiscono molto dai nostri, ma come visto si fondano non sulla scelta “del più qualificato” ma “del più efficiente”, di chi meglio riesce dunque a conseguire i compiti a lui assegnati. La formazione avviene innanzitutto sul campo, nell’applicazione e nella propaganda della linea politica così come nella risoluzione di problemi concreti, pratici, senza libro davanti. Certamente concorrono in tale selezione le numerose scuole di partito, centrali e locali, le quali tuttavia si innervano ancora una volta su un modello teso ad individuare quelli che per il popolo costituiscano non i più amati, ma i migliori: perché l’amore passa, ciò che il Partito fa resta. Per il popolo, dicevamo: difatti il controllo politico su quadri e funzionari, la verifica del loro operato, specialmente ai piani più bassi non viene esercitata soltanto dagli organi preposti del PCC, presenti ad ogni ordine e grado, ma anche grazie al contributo popolare: che valuta, che giudica, che segnala nelle sedi opportune. Il mandato ricevuto non è soltanto quello conferito dal Partito, dunque, ma pure quello di cui è lo stesso popolo a investire l’interessato: questo stretto, intimo rapporto tra partito e masse svolge una funzione importante come si può immaginare, ed esercita un continuo invito a perfezionarsi sull’intero PCC. (...)

Delegazione della FGCI


***

Tre punti per comprendere la democrazia popolare a processo completo - dal seminario dell’Accademia del Marxismo


A partire dal XVIII Congresso Nazionale del PCC (2012), grazie all’approfondimento della conoscenza sulla legge di sviluppo della democrazia, abbiamo avanzato la concezione di “democrazia popolare a processo completo”. Si tratta di un sistema basato su meccanismi e procedure di supporto testato attraverso un’ampia partecipazione. Esso integra la democrazia orientata al processo con la democrazia orientata ai risultati, la democrazia procedurale con la democrazia sostanziale, la democrazia diretta con la democrazia indiretta e la democrazia popolare con la volontà dello Stato. È un modello di democrazia socialista che permea tutti gli aspetti del processo democratico e tutti i settori della società. È vera democrazia che funziona. Pertanto, dobbiamo portarne avanti la costruzione facendo sì che il principio del popolo padrone del Paese si manifesti nelle politiche e nelle misure di governo del Partito, in tutti gli aspetti del lavoro del Partito e degli organi statali a tutti i livelli e negli sforzi per soddisfare le aspettative popolari di una vita migliore.

In primo luogo, la democrazia popolare a processo completo richiede che tutti gli ingranaggi della democrazia funzionino, nessuno escluso. La democrazia popolare a processo completo include elezioni democratiche, decisioni democratiche, gestione democratica e supervisione democratica. Il presidente Xi Jinping afferma che per verificare se il popolo gode o meno di diritti democratici, bisogna vedere se ha o meno il diritto di voto durante le elezioni; se ha o meno il diritto di partecipare alla vita politica quotidiana; se ha o meno il diritto di decisione, di gestione e di supervisione. La democrazia socialista ha bisogno non solo di un sistema completo di meccanismi e procedure di supporto, ma anche di ampia partecipazione. Pertanto, si deve assicurare che la democrazia si manifesti in tutto il processo, dalle elezioni alla decisione, alla gestione e alla supervisione sia dal punto di vista del sistema che dal punto di vista delle pratiche. È da evitare che si presti attenzione solo al processo di elezione, trascurando la decisione, l’amministrazione o la supervisione. Bisogna evitare che le elezioni democratiche si riducano solo alla votazione. Andare alle urne non significa realizzare la democrazia. Il PCC è molto attento a garantire il diritto di voto al popolo, fissa esplicitamente la percentuale dei rappresentanti del popolo nella composizione dei Comitati di Partito, delle Assemblee del popolo, dei governi e delle conferenze consultive a vari livelli assicurando che i funzionari del Partito e i dirigenti delle aziende non occupino i posti spettanti alla gente comune. Nel contempo, cerca di salvaguardare il diritto di decisione, di gestione e di supervisione del popolo. Al fine di promuovere decisioni democratiche, si sono prese diverse misure: prima di prendere decisioni importanti i governi a tutti i livelli devono riferire al parlamento o al consiglio locale. Si aumentano i canali di partecipazione dei cittadini attraverso udienze, consultazioni, valutazioni, pubblicazione dei disegni di legge. I comitati di Partito ai vari livelli devono stabilire consultazioni popolari come parte importante della procedura decisionale. Nell’ottica di promozione della gestione democratica, si cerca di migliorare non solo il sistema di gestione dei villaggi rurali, ma anche delle imprese, delle amministrazioni, degli enti pubblici e delle organizzazioni sociali, incentivando l’iniziativa della popolazione. Per garantire una supervisione democratica e far sì che il potere sia esercitato in modo trasparente e nel rispetto delle regole, si deve aumentare la trasparenza dell’operato del Partito, del governo, della giustizia e di tutte le amministrazioni, affinché la popolazione possa esercitare la supervisione da vicino, in modo efficace e rapido. Nella costruzione della democrazia di base questi diritti vengono ampiamente garantiti. Per esempio, nelle imprese o negli enti pubblici, grazie al miglioramento del sistema basato sull’assemblea dei dipendenti e impiegati, è garantito e tutelato il diritto di informazione, di partecipazione, di espressione e di supervisione. L’attenzione accordata a tutti i dettagli della democrazia ha garantito la messa a punto di un sistema di democrazia popolare a processo completo.

In secondo luogo, la democrazia popolare a processo completo significa che ogni sistema democratico percorre il processo in tutte le sue fasi. Il sistema dei congressi popolari è il sistema politico fondamentale che integra la direzione del Partito, la posizione principale del popolo e lo stato di diritto. Da sempre il PCC dà grande importanza all’istituzione dei congressi popolari e ha stabilito normative complete che regolano le elezioni dei parlamentari e l’esercizio delle loro funzioni, il ruolo del Comitato Permanente dell’Assemblea nazionale del popolo e quello dei consigli locali a tutti i livelli. Dopo il XVIII Congresso nazionale del PCC, l’Assemblea nazionale del popolo ha istituito e messo in opera il meccanismo della composizione dei partecipanti al consiglio dei presidenti dell’Assemblea del popolo e il sistema di contatto e rappresentanza dei commissari. Inoltre, è migliorato il sistema di comunicazione tra i parlamentari e i cittadini con la costruzione e l’utilizzo di una piattaforma di lavoro online che ottimizza la discussione delle proposte avanzate dai parlamentari (il meccanismo di feed-back). Tali misure hanno permesso l’attuazione concreta dei diritti dei cittadini in quanto padroni del Paese e migliorato il sistema delle assemblee del popolo a tutti i livelli. In Cina è fondamentale il sistema di cooperazione multipartitica e di consultazione politica sotto la guida del PCC. Dopo il XVIII Congresso nazionale, il PCC ha ulteriormente perfezionato la democrazia consultiva e il meccanismo di lavoro promuovendone uno sviluppo più ampio, più istituzionalizzato e a più livelli. Nel giugno del 2015, il Comitato Centrale del PCC ha emanato il documento intitolato Suggerimento per il rafforzamento della costruzione democratica socialista che illustra l’importanza, le linee guida, i principi fondamentali, la procedura di rafforzamento della democrazia consultiva e i diversi approcci per promuoverla. Il 10 dicembre del 2015, il Gabinetto del Comitato Centrale del PCC ha emanato un altro documento intitolato Suggerimento per il rafforzamento delle consultazioni interpartitiche. Il documento è composto da sei parti che sono rispettivamente: linee guida, contenuto delle consultazioni interpartitiche, forma, procedura, meccanismo di garanzia, rafforzamento del ruolo di guida del PCC nelle consultazioni interpartitiche. Nel documento intitolato Suggerimento per il rafforzamento e miglioramento della supervisione democratica delle consultazioni popolari emanato nel marzo del 2017, si dice:

Di fronte alla nuova situazione e ai nuovi compiti, è di grande importanza valorizzare ulteriormente l’utilità e il ruolo della supervisione democratica al fine di promuovere decisioni razionali, democratiche e attuare, a norma di legge, le direttive politiche del Partito e del Governo e le misure di riforma, spingendo gli organi dello Stato e i suoi dipendenti pubblici a cambiare lo stile di lavoro, migliorare l’operato, lottare contro la corruzione e trovare soluzioni ai problemi dei cittadini. Tale prassi è fondamentale anche per rafforzare l’unione e la collaborazione tra il PCC e gli altri partiti democratici, le organizzazioni popolari e le parti sociali.

Negli ultimi 7 anni, le caratteristiche della democrazia consultiva, ossia “del processo completo”, si fanno sempre più evidenti.

1. Il sistema di consultazione copre l’intero processo

Abbiamo istituito un sistema di consultazione democratica dotato di procedure razionali e complete; abbiamo aumentato i canali di comunicazione tra gli organi dello Stato e le organizzazioni di consultazioni politiche, i gruppi partitici, le organizzazioni sociali di base e le parti sociali; abbiamo promosso le consultazioni tra i vari soggetti in modo sistematico, migliorandone l’attuazione prima di prendere le decisioni e durante il processo decisionale. Ogni volta che si verifica un problema, gli interessati dovrebbero sempre deliberare in buona fede.

Le questioni che coinvolgono molte persone vanno discusse da tutte le persone coinvolte. Ciò ha arricchito la nostra esperienza pratica.

2. Il contenuto delle consultazioni copre tutto il processo

Come sottolinea il presidente Xi Jinping, le questioni che riguardano interessi delle popolazioni di tutte le etnie devono essere discusse da tutte le popolazioni e in tutta la società; le questioni che riguardano interessi della popolazione di una regione devono essere discusse dalla popolazione di quella regione; le questioni che riguardano un gruppo specifico di persone, devono essere discusse dalle persone coinvolte; le questioni che riguardano la base devono essere discusse dalla base stessa. Il sistema dell’autonomia etnica regionale e il sistema di autogoverno comunitario sono sistemi politici fondamentali della Cina. La democrazia a processo completo si manifesta anche in questi due sistemi. Il sistema dell’autonomia etnica regionale riflette uguaglianza e democrazia. Nell’autonomia etnica regionale la democrazia viene attuata in base a due combinazioni. La prima delle quali è tra unità e autonomia: nel presupposto dell’unione e dell’unità, sulla base dell’osservanza delle leggi e delle direttive politiche dello Stato si garantisce alle regioni interessate il potere di amministrazione autonoma, fornendo loro supporto particolare al fine di risolvere problemi specifici. La seconda combinazione è tra elementi etnici ed elementi regionali: l’autonomia etnica regionale non è l’autonomia che gode una singola etnia, ma è l’autonomia che godono insieme tutte le etnie di una determinata regione, è l’autonomia dell’unione e della democrazia basata sull’uguaglianza etnica.

In secondo luogo, l’autogoverno a livello comunitario è la forma principale della democrazia a livello di base. Questo sistema ha assicurato agli abitanti dei villaggi rurali, residenti urbani e dipendenti nelle imprese, il diritto di autogoverno, costituendo la base diretta della politica democratica socialista. Il PCC accorda grande importanza all’esercizio diretto dei diritti democratici dei cittadini e cerca di sviluppare la democratizzazione in tutto il processo e a tutto tondo nella gestione degli affari locali, negli affari pubblici e di assistenza ai livelli di base. Inoltre, si cerca di valorizzare appieno i diritti democratici dei cittadini nell’auto-amministrazione, nel self-service, nell’auto-educazione e nell’auto-supervisione affinché vengano esercitati concretamente i diritti di gestire affari politici, economici, culturali e sociali. Si cerca di perfezionare il sistema di autogoverno ai livelli di base sotto la guida delle organizzazioni del Partito, allargare canali di comunicazione con i cittadini e promuovere la democrazia diretta a livello di base in modo sempre più sistematico e standardizzato.

In terzo luogo, la democrazia popolare a processo completo è una vera democrazia in continuo miglioramento. È importante che i rappresentati eletti dai cittadini partecipino alla gestione degli affari statali o sociali; altrettanto indispensabile è promuovere la partecipazione attiva della popolazione anche attraverso meccanismi non elettivi. La democrazia popolare a processo completo è una vera democrazia. È importante far partecipare alla gestione degli affari statali o sociali i rappresentanti eletti - secondo le leggi - dai cittadini, ed è ugualmente importante far partecipare i cittadini attraverso meccanismi e metodi non elettivi. Come afferma il Presidente Xi Jinping, se i cittadini hanno solo diritto di voto senza diritto di partecipazione, se i cittadini vengono chiamati solo al momento della votazione e poi vengono dimenticati, questa è soltanto una democrazia di facciata.

La democrazia non è un ornamento decorativo, ma uno strumento per risolvere i problemi dei cittadini. La democrazia popolare a processo completo non è una democrazia formale, né uno show o un teatrino politico, non vogliamo la superficialità. Noi cerchiamo di applicare la democrazia attraverso una combinazione di elezioni, processo decisionale, gestione e supervisione al fine di risolvere i problemi dei cittadini nella vita politica. Una democrazia che salvaguarda gli interessi del popolo e ne realizza le aspettative risulta più ampia, più efficace e più funzionale. Noi implementiamo i veri diritti umani. Per giudicare la situazione dei diritti umani di un Paese, il criterio più importante è valutare se gli interessi dei cittadini sono protetti o meno, se i cittadini hanno o meno un senso di soddisfazione e di sicurezza. La democrazia popolare è in continuo miglioramento. A partire dalla sua fondazione, il PCC ha condotto sforzi instancabili per la realizzazione dei diritti democratici del popolo. Durante il periodo della Rivoluzione di Nuova Democrazia, si mise alla prova la democrazia alla sovietica; durante la guerra anti-giapponese si attuò il “sistema a quota”; durante la rivoluzione e la costruzione socialista, si stabilì e sviluppò il sistema politico socialista, compreso il sistema dell’Assemblea del popolo; durante il periodo di riforma e apertura, si scelse un sistema di autogoverno ai livelli di base esplorando la pratica della democrazia socialista con caratteri cinesi. Mentre il socialismo con caratteristiche cinesi entra nella nuova era, il nostro Partito continua a promuovere l’istituzionalizzazione, la standardizzazione e la proceduralizzazione della politica democratica socialista, valorizzando l’utilità della democrazia socialista con caratteri cinesi al fine di soddisfare al meglio le esigenze democratiche del popolo. Da più di cento anni, sotto la guida del PCC, la coscienza, la percezione e la comprensione della democrazia da parte del popolo si sono rafforzate grazie all’uso della razionalità in ogni passaggio del processo democratico, dalle elezioni alle decisioni, dalla gestione alla supervisione. Tale procedimento ha permesso di evitare che si assumessero decisioni politiche irrazionali.

Xin Xiangyang