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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - luglio 2023

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Non ripetere parole d’ordine, ma tradurre nel particolare le linee generali

Internazionale Comunista, fronte popolare e socialfascismo

Lettera alla Delegazione del (n)PCI


Salve compagni,

vi scriviamo perché durante il corso di storia della Scuola di Base A. Makarenko che stiamo svolgendo a Roma abbiamo avuto una discussione interessante sulle diverse linee a proposito dei fronti popolari antifascisti elaborate dall’Internazionale Comunista tra il III (giugno-luglio 1921) e il VII Congresso (luglio-agosto 1935) e sulla loro applicazione. Volevamo approfondire l’argomento in quanto ci sono alcuni aspetti che non riusciamo a comprendere dal Manuale di storia che stiamo stendendo con il Centro di Formazione del P.CARC.

Nello specifico gli argomenti che vorremmo approfondire e comprendere meglio sono due.

1. Il motivo della linea fissata al VI Congresso (luglio-agosto 1928) sul “socialfascismo” e relativi limiti: al VI Congresso la socialdemocrazia viene indicata come social-fascista. Di fatto questa linea riduceva l’applicazione del fronte popolare e del governo popolare, perché venivano a mancare gli esponenti della “sinistra”. Ci siamo interrogati se la linea dell’IC fosse giusta perché finalizzata a conquistare la parte avanzata dei partiti socialisti (da non considerarsi come un tutt’uno) partendo dal denunciare apertamente il ruolo ausiliario della reazione svolto di fatto dalle loro direzioni e lavorando per attirare a sé la parte più avanzata oppure se tale posizione fosse sostanzialmente sbagliata in quanto settaria, poiché impediva ai comunisti di darsi i mezzi per intervenire efficacemente su questo fronte. Nel periodo che va dal III al VII Congresso dell’IC è evidente che nell’applicazione della linea del fronte dal basso e dall’alto finalizzata alla costruzione di un governo popolare i partiti comunisti hanno oscillato tra l’opportunismo e il settarismo. Questo è interessante e utile anche ai fini della lotta attuale per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

2. Il motivo dello scioglimento dell’Internazionale Comunista (maggio 1943): come mai venne deciso che era necessario sciogliere l’IC? Probabilmente le problematiche da affrontare erano crescenti, ma un organo di direzione politica internazionale era fondamentale.

Il responsabile del corso


Risposta della Delegazione del (n)PCI


Cari compagni,

(…) che il dibattito sia sorto è un buona cosa. Serve ad approfondire l’assimilazione della nostra scienza comunista (la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia) e migliorare la comprensione delle condizioni della lotta di classe e significa che lo state facendo. Conto che anche la mia lettera vi sarà utile. La cosa da non fare è avere dubbi e far finta di non averli, non porli apertamente (ovviamente nella sede adatta e nel modo e nel momento adatti: cosa che si impara). Mi congratulo per lo studio dell’argomento che avete fatto su vari documenti della Carovana del (n)PCI ed entro in merito alle due questioni particolari che ponete: il socialfascismo denunciato dall’IC (VI Congresso e Plenum seguenti) e lo scioglimento dell’IC nel 1943.


Il socialfascismo

Nel 1928 (VI Congresso dell’IC) e negli anni seguenti i partiti socialdemocratici (eredi e traditori della II Internazionale) erano al governo in vari paesi imperialisti europei (ad esempio in Germania e in Gran Bretagna), in governi che facevano una politica antipopolare e antioperaia. Era giusto e necessario denunciare il carattere socialfascista (una politica governativa antipopolare come quella fatta dai fascisti già al potere in Italia, ma coperta da frasi socialisteggianti) di quei partiti. Non denunciarlo, avrebbe facilitato i fascisti (cioè i nazisti operanti in Germania e con altri nomi altrove) che in quegli anni nei paesi governati dai socialdemocratici conquistavano seguito tra le masse avvalendosi della politica antioperaia e antipopolare dei governi socialdemocratici.

Quanto alle derive settarie di alcuni partiti comunisti, era necessario opporvisi. Il settarismo era una applicazione sbagliata della linea indicata dall’IC che mirava a conquistare al movimento comunista i lavoratori che per tradizione aderivano ai partiti socialdemocratici.

Una linea generale non è sbagliata perché alcuni (pochi o tanti) nella loro situazione particolare ne fanno un’applicazione sbagliata. La linea generale tratta del generale, ma bisogna capirla (capirne le ragioni) e assimilarla: applicarla nel particolare e nel concreto, facendo analisi della situazione particolare (quali sono le particolarità della situazione in cui opero?) e facendo analisi concreta (cosa fare qui e ora).

Anche della linea indicata nel VII Congresso dell’IC (1935) ci furono in alcuni paesi da parte dei rispettivi partiti comunisti applicazioni sbagliate. L’applicazione “tutto attraverso il fronte” che alcuni partiti comunisti (in Francia e Spagna ad esempio) fecero della linea del VII Congresso andava combattuta. Mao in Cina contrastò (Opere di Mao Tse-tung vol. 7, pag. 29 e pag. 51) i comunisti che volevano applicare in Cina la linea dettata dal VII Congresso IC deviandola in “tutto attraverso il fronte”.


Di ogni linea generale giusta può succedere che alcuni facciano un’applicazione sbagliata. L’IC dovette affrontare il fatto che i singoli partiti comunisti avevano dirigenti di basso livello, ereditati dai partiti della II Internazionale o formatisi direttamente nel partito comunista del proprio paese. Fu il problema di tutti i partiti comunisti. Ad esso era necessario rimediare elevando il livello (“bisogna studiare”, disse Lenin al IV Congresso dell’IC: Cinque anni di rivoluzione russa... in Opere vol. 33 pagg. 395-397). Mao in Cina a Yenan dedicò particolare attenzione e molte risorse alla scuola per i quadri. Stalin non fu da meno. Studiare e pensare sono attività specificamente umane da cui le classi dominanti escludono le classi oppresse. I nostri quadri che provengono dalle masse popolari è normale che non sono abituati a studiare. Un vero partito comunista deve educarli a studiare e a pensare. Non a caso i movimentisti e gli elettoralisti si preoccupano poco o nulla di far studiare i quadri. Noi dobbiamo dedicare a questo compito le risorse necessarie. La Scuola di Base ne è una dimostrazione.


Scioglimento dell’IC

La risoluzione e la dichiarazione di scioglimento di maggio - giugno 1943 ne spiegano chiaramente sebbene sinteticamente il motivo principale. Sbagliano quelli che dicono che il motivo principale era imbrogliare i dirigenti politici dei paesi imperialisti, far loro credere che non era vero che i partiti comunisti erano “dipendenti da Mosca”: come se i dirigenti borghesi fossero stati degli stupidi!

Quello che voi avete letto sulla storia dell’IC conferma che la forma di organizzazione che la IC si era data nel 1919 alla fondazione e soprattutto nel II (1920) e III (1921) Congresso, non era più adatta negli anni ‘30 e ‘40 perché ogni partito comunista dispiegasse nel proprio paese in conformità al corso delle cose e alle sue capacità le forze delle masse che lo seguivano.

La forma che l’IC si era data nei primi anni era servita a creare partiti comunisti finché in ogni paese in cui le masse popolari erano in rivolta (contro la guerra, contro la miseria, ecc.) si trattava di distinguere i comunisti dai socialdemocratici, forti di una tradizione benché il loro tradimento della causa fosse diventato aperto a partire dal 1914, e di dare alle masse popolari una direzione rivoluzionaria. Questo il partito comunista sovietico poteva fare e fece. Ma una volta che i singoli partiti comunisti erano diventati ognuno nel proprio paese forti di un seguito di massa, esso doveva agire con autonomia valorizzando le particolarità del proprio paese. Sciogliere l’IC non significava che i partiti comunisti non dovevano consultarsi, tessere rapporti, fare congressi internazionali, aiutarsi e avere una linea comune di fronte a problemi comuni. Dovevano farlo nelle forme adatte alla maggiore autonomia che i singoli partiti dovevano assumere. E di fatto lo fecero: è da radio Mosca che nel settembre 1943 Togliatti a nome del PCI lanciò la linea della Resistenza. Dopo la fine della guerra i maggiori partiti europei formarono il Cominform. Ma il problema reale era che in Italia, in Francia, ecc. il rispettivo partito comunista fosse capace di far avanzare la rivoluzione socialista.


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La sinistra del partito comunista deve saper tradurre concretamente la linea generale nella situazione particolare, non accontentarsi di ripetere le parole d’ordine. La concezione comunista del mondo (di cui il materialismo dialettico è una parte) e l’analisi del corso delle cose portano a definire linee diverse al cambiare della situazione e per paesi diversi.

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Individui e organismi che subiscono l’influenza della borghesia, quanto più a fondo sono influenzati dalla borghesia, tanto più credono di essere autonomi benché si comportino come la borghesia vuole che si comportino. Noi comunisti siamo consapevoli che la borghesia mette in opera una serie di operazioni per influenzare la masse popolari e far deviare anche noi comunisti. E ha i mezzi necessari per farlo. Sappiamo che noi dobbiamo quindi combattere l’influenza (in termini di linea, di tendenze, di idee e di condotta) della borghesia nelle nostre file. Sappiamo che gli interessi delle masse popolari contrastano con quello che la borghesia cerca di far fare ad esse, con le idee che cerca di promuovere in esse, con i sentimenti che cerca di suscitare in esse. Dobbiamo imparare a portare le masse ad avere una condotta conforme ai loro propri interessi e via via promuovere in esse idee e sentimenti corrispondenti ai loro interessi. La rivoluzione socialista non è spontanea. Sta a noi comunisti imparare a farla progredire. Finora i comunisti dei paesi imperialisti non sono ancora riusciti a farla vincere. È in quest’ottica che dobbiamo ragionare sulla forma delle nostre relazioni internazionali, quindi sulla forma che dobbiamo dare ad esse.

Negli anni ’60 vari dirigenti comunisti di vari paesi sollecitarono il PCC perché formasse una nuova Internazionale simile a quella del 1919 e Mao a ragione vi si oppose: avrebbe significato rompere con partiti che nel proprio paese svolgevano un ruolo positivo (Vietnam, Cuba e Corea ad esempio), ma che non avrebbero rotto con il governo dell’URSS benché questo fosse in mano ai revisionisti moderni (Kruscev e poi Breznev). Oggi noi a livello internazionale dobbiamo usare le forze che abbiamo per sostenere in ogni paese gruppi e organismi che lottano per far rinascere nel loro paese il movimento comunista cosciente e organizzato. Neanche ci sogniamo di formare un’organizzazione internazionale a sé stante degli organismi che condividono quello che unisce noi della Carovana del (n)PCI.

Per la Delegazione, Nicola