La Voce 74 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - luglio 2023

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La de-dollarizzazione del sistema monetario e finanziario internazionale

Sono in atto da tempo operazioni che segnano altrettante tappe del percorso della de-dollarizzazione del sistema di relazioni monetarie (commerciali e finanziarie) internazionali: sono nate e nascono banche internazionali operanti con monete diverse dal dollaro (renminbi, rubli, rupie, ecc.) e si moltiplicano accordi per transazioni commerciali internazionali senza ricorso al dollaro. Le sanzioni a ripetizione, la requisizione di 300 miliardi di dollari della banca centrale russa depositati all’estero e altre analoghe operazioni contro la Federazione Russa hanno impresso una decisa accelerazione a questo processo.


L’attuale sistema di relazioni monetarie internazionali risulta dalla decomposizione in corso del sistema di relazioni basato sul dollaro USA e dalle iniziative volte a creare un nuovo sistema di relazioni monetarie internazionali in concorrenza e combinazione con lo sviluppo della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria. I gruppi imperialisti USA difendono in vari modi con accanimento il sistema basato sul dollaro; le iniziative per creare un nuovo sistema sono promosse principalmente dal gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, SudAfrica) con la RPC alla sua testa. Nello scontro un ruolo particolare è svolto dai gruppi imperialisti dell’UE (euro), della Gran Bretagna (sterlina) e del Giappone (yen).

Il sistema basato sul dollaro è valso lungo tutto il periodo iniziato con gli accordi di Bretton Woods (1944). Essi avevano segnato la sua netta e definitiva affermazione (prevalenza) sul sistema, predominante nella fase iniziale dell’epoca imperialista (ultimi decenni del secolo XIX e primi decenni del secolo XX), basato invece sulla sterlina gestita dalla Banca d’Inghilterra.

Alla conferenza tenuta nel 1944 negli USA a Bretton Woods parteciparono i portavoce di varie decine di governi borghesi, ma di fatto gli accordi risultarono dallo scontro tra esponenti delle autorità britanniche e quelli delle autorità USA. I primi avevano sostenuto la creazione di un sistema basato sulla gestione comune dei rapporti tra le principali monete nazionali: un sistema di compensazione (clearing union),(1) gestita da appositi istituzioni, tra debiti e crediti nelle varie monete. Gli accordi di Bretton Woods sancirono invece la supremazia del dollaro.


1. Clearing union (unione di compensazione) indica un’associazione di istituzioni bancarie internazionali, di solito banche centrali dei singoli paesi, che funge da stanza di compensazione internazionale, compensando crediti e debiti di un paese ed evidenziando soltanto il saldo attivo o passivo di esso verso i suoi partner: questo sarà successivamente oggetto di liquidazione. In sostanza una clearing union si combinerebbe con le strutture e reti diplomatiche, con gli apparati militari e con i servizi di spionaggio e sovversione nella gestione delle relazioni internazionali di ogni paese sovrano. La borghesia non è mai riuscita a creare una struttura monetaria del genere su scala mondiale. Quella che vi è andata più vicino è la stanza di compensazione londinese prima del 1931. Allora gran parte dei paesi esteri mantenevano conti presso una qualche banca londinese e regolavano i pagamenti tra loro mediante accrediti e addebiti su questi conti. Lo scopo di una unione di compensazione è quello di agevolare i pagamenti derivanti da scambi di merci e da operazioni finanziarie.


In base agli accordi di Bretton Woods le banche centrali di ogni paese erano tenute a dare moneta nazionale a chi la chiedeva in cambio di dollari e dare dollari a chi li chiedeva in cambio della moneta nazionale. Il tasso di cambio tra dollaro e ogni moneta nazionale era fissato negli accordi, salvo variazioni concordate nell’ambito del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM), due istituzioni create dagli accordi stessi. I dollari andavano a costituire la riserva monetaria di ogni banca centrale. Questa poteva chiedere alle autorità USA il cambio dei dollari in oro. Gli accordi fissavano il cambio a 36 dollari per oncia d’oro.

La Federal Reserve, banca centrale USA, emetteva dollari. Essa e il Dipartimento del Tesoro USA di fatto presiedevano il sistema di scambi commerciali e di operazioni finanziarie di tutti i paesi aderenti agli accordi. A questo fine nel corso di decenni è stata creata la rete SWIFT.(2)


2. SWIFT sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication - Società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie. Si tratta di una società con sede legale a Bruxelles, fondata nel 1973, che riunisce più di 10 mila istituzioni finanziarie di più di 200 paesi. Si occupa di definire e registrare standard (regole) nel settore finanziario e, più specificamente, dell’invio sicuro e della lettura dei messaggi finanziari (bonifici internazionali). Tale sistema permette il pagamento diretto anche quando il creditore e il debitore non sono residenti nello stesso paese né clienti della stessa banca.

A partire dal 2001 tramite SWIFT il Dipartimento del Tesoro USA controlla tutte le transazioni internazionali, ufficialmente a fini di “lotta al terrorismo”. Gli istituti di credito della Federazione Russa, dopo l’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina (24 febbraio 2022), sono stati disconnessi da SWIFT per volontà del Dipartimento del Tesoro USA nell’ambito delle sanzioni economico-finanziarie e hanno sviluppato a un livello superiore un proprio sistema di comunicazione finanziaria chiamato MIR (“mondo” in russo).


Questo sistema funzionò senza problemi (quindi pose fine alle crisi monetarie che si erano susseguite negli anni ’20, ’30 e ’40 del secolo XX) finché i capitalisti e le autorità degli altri paesi imperialisti (e le loro colonie, semicolonie, protettorati, ecc.) ebbero bisogno di investimenti USA, di aiuti USA (piano Marshall e altri) e di interventi civili o militari USA. Di fatto era connesso con la NATO e altre strutture militari e civili internazionali controllate dagli USA. Esso incominciò a presentare problemi man mano che 1. i paesi capitalisti europei e il Giappone superavano i danni materiali e i traumi politici (tra cui le tendenze rivoluzionarie presenti nei rispettivi partiti comunisti) prodotti dalla Seconda guerra mondiale ed espandevano esportazione di merci e investimenti all’estero e 2. i capitalisti e le autorità USA aumentavano le loro spese all’estero (acquisto di merci, investimenti diretti e finanziari, guerre: basti pensare al costo della guerra del Vietnam, degli interventi in America Latina, delle guerre seguite alla dissoluzione dell’URSS e del campo socialista europeo). Le riserve in dollari emessi dalla Federal Reserve a sua discrezione crescevano nelle altre banche centrali. Quando, negli anni ’60, le autorità francesi consigliate dell’economista Jacques Rueff (1896-1978) e capeggiate da Charles De Gaulle insistettero (sulla base agli accordi di Bretton Woods) per cambiare in oro i dollari accumulati dalla banca centrale francese, le autorità USA risposero che avrebbero affondato le navi francesi che portavano negli USA dollari per avere oro in cambio.

L’inizio della crisi del sistema monetario internazionale basato sul dollaro esplose nel 1971 con la soppressione anche ufficiale della convertibilità del dollaro in oro. La soppressione venne decretata unilateralmente da R. Nixon, presidente degli USA e “ingoiata” dagli altri Stati imperialisti.(3)


3. Per questi aspetti rimando ad Approfondimento 7 pagg. 48-51 del Supplemento a La Voce 72 (L’epoca imperialista è l’epoca della rivoluzione socialista e della decadenza della società borghese).


L’affermazione del sistema monetario internazionale basato sul dollaro è stato uno dei risultati della prima crisi generale della società borghese (1878 - 1917 - 1945).

Una delle caratteristiche dell’imperialismo è il crescere delle operazioni finanziarie e speculative rispetto alle operazioni attinenti alla produzione e alla circolazione di merci (beni e servizi), quelle che molti intellettuali chiamano “economia reale” e che distinguono e contrappongono alle operazioni finanziarie e speculative. La produzione e circolazione di merci (beni e servizi) per sua natura non può crescere illimitatamente, perché non può crescere illimitatamente la quantità di beni e servizi che gli uomini usano, perché una parte crescente di beni e servizi è fornita dalla società ai suoi membri senza che essi diventino merci (è una delle forme del passaggio dalla società borghese al socialismo che Marx ed Engels indicano a conclusione del cap. 2 dal Manifesto del partito comunista del 1848), per l’esaurimento e comunque i limiti delle risorse naturali e per gli effetti che la crescente produzione di beni e servizi comporta per il pianeta. La sovrapproduzione assoluta di capitale (prevista e illustrata da Marx - vedere i capitoli 13-14-15 di Il capitale libro III), cioè che la produzione e circolazione di merci diano luogo a una quantità di capitale superiore a quella che i capitalisti possono investire con profitto nell’espansione di esse, è all’origine del sistema imperialista.(4)


4. Per la sovrapproduzione assoluta di capitale rimandiamo a Rapporti Sociali 0 (1985) e ai numerosi altri articoli di Rapporti Sociali e di La Voce che trattano di essa in generale o di suoi singoli aspetti.


Le caratteristiche che lo distinguono dal sistema analizzato e scientificamente descritto da Marx in Il capitale, sono ben illustrate da Lenin in L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916).

Questo comporta che la ricchezza di un paese capitalista si presenta sempre più come quantità di denaro detenuto dalle sue istituzioni, dai suoi capitalisti e in generale dai suoi residenti anziché come quella “immane quantità di merci” con cui Marx all’inizio del cap. 1 di Il capitale caratterizza e distingue i paesi capitalisti dai paesi di epoche precedenti. La società attuale non è più la società analizzata da Marx. La produzione e circolazione di merci (l’attività delle aziende industriali, agricole e di servizi) è sempre più surclassata dalle attività delle banche d’affari e dalle attività dell’Amministrazione Pubblica. La separazione tra banche commerciali (che gestiscono depositi-risparmi e prestiti) e banche d’affari (negli USA sancita nel 1933 dalla legge Glass-Steagal nell’ambito del New Deal di F.D. Roosevelt) è stata da tempo abolita (negli USA nel 1999 dal presidente Clinton). Le banche d’affari non gestiscono depositi e prestiti di denaro: i loro campi d’azione sono la consulenza strategica per le aziende, gli investimenti su materie prime, l’emissione e circolazione di titoli finanziari e di titoli derivati, la gestione di operazioni finanziarie a rischio (acquisto e vendita sulla base di prezzi pronosticati), l’amministrazione di fondi d’investimento.

La crisi nel 1971 del sistema monetario internazionale basato sul dollaro è stata uno degli indizi dell’inizio della seconda crisi generale della società borghese in cui noi operiamo ancora oggi, manifestazione della combinazione dello sviluppo della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria (rivoluzioni socialiste e rivoluzioni di nuova democrazia) con la decadenza della società borghese. La de-dollarizzazione del sistema monetario internazionale è un aspetto di questa crisi.

Tuttavia attualmente il dollaro è ancora largamente dominante negli scambi commerciali, negli investimenti finanziari e nelle operazioni speculative, benché il suo predominio si sia ridotto e si riduca.

Dalle stime delle più autorevoli istituzioni deduco, a rischio d’errori la cui segnalazione da parte dei lettori di La Voce e degli intellettuali sarà gradita, che tra il 1999 e il 2021 nelle transazioni internazionali l’impiego del dollaro è passato dal 72% al 59% del totale, l’impiego dell’euro dal 18% al 21%, quello dello yen è rimasto sul 6%, quello della sterlina inglese è passato dal 3% al 5%, quello di altre monete (tra le quali dal 2015 è compreso anche il renminbi della RPC) dal 2% al 10%.

Quanto alle riserve delle banche (per lo più banche centrali), nel 2022 il dollaro dovrebbe contare ancora per circa 7 mila miliardi su un totale di 13 mila miliardi di riserve (valutate tutte in dollari). Il totale dei debiti denominati in dollari di istituzioni e individui non residenti negli USA dovrebbe essere dell’ordine di 12 mila miliardi.

Tutto questo in un contesto mondiale valutato (contando tutto in dollari) a 90 mila miliardi quanto a PIL annuale e a un milione di miliardi quanto a totale di transazioni commerciali, finanziarie e speculative.


Riusciranno i BRICS e gli altri paesi promotori di un sistema monetario internazionale indipendente dalla supremazia dei gruppi imperialisti USA a venire a capo del sistema monetario internazionale basato sul dollaro, a superare questa situazione?

Man mano che trainati dal governo della RPC si accorderanno, essi devono rimuovere i molti ostacoli (tra cui l’esistenza di una gran massa di dollari all’estero degli USA, la cui eliminazione comporterà opposizioni e crisi che essi dovranno trattare) a costituire una clearing union, a meno che l’avanzata della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti renda obsoleta la produzione e circolazione di merci e quindi sopravanzi con rapporti di solidarietà, collaborazione e scambio tra paesi socialisti la creazione di una clearing union mondiale di paesi capitalisti. Questo risolverebbe anche il problema dell’eliminazione della massa di dollari.

Oggi l’avanzata della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria è esclusa da tutti gli intellettuali della sinistra borghese e anche da molti che pur si dichiarano comunisti. Ma neppure essi negano la crisi generale del capitalismo e che protagonisti delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia sono gli uomini stessi. Per costruire la società futura occorrono uomini nuovi. Per promuovere la rivoluzione socialista, cioè per mobilitare le classi e i popoli sfruttati e oppressi a instaurare il socialismo (caratterizzato dai tre pilastri portanti mostrati dal marxismo-leninismo e dall’esperienza della prima ondata mondiale), i comunisti devono impegnarsi a diventare uomini nuovi. In che senso nuovi lo illustra la riforma intellettuale e morale (RIM), uno dei sei grandi apporti del maoismo (illustrato in La Voce 42) alla scienza comunista.

Gli uomini sono formati dalle condizioni in cui nascono e crescono, ma queste sono a loro volta create dagli uomini e dalle circostanze in cui operano (Marx-Engels, L’ideologia tedesca, 1845-1846). Quindi la risposta sul nostro futuro sta nelle nostre mani.

Umberto C.