La Voce 72 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - novembre 2022

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Sulla natura e il ruolo della Federazione Russa

Le analisi della natura della Federazione Russa (FR) e del ruolo che essa svolge oggi nel mondo devono avere alla loro base la storia (il corso storico delle cose) della Russia e del mondo che ha dato origine alla FR e al sistema di relazioni internazionali proprio dell’epoca imperialista. È un criterio di analisi che vale per ogni paese, ma vale in particolare per la FR che è un paese generato dalla dissoluzione del primo paese socialista, quindi solo in qualche misura assimilabile ad altri. Attualmente gran parte delle analisi della FR correnti negli organi (siti, periodici e letteratura) di organismi delle FSRS prescindono da questa particolarità della sua storia: la borghesia vorrebbe che la costruzione del socialismo non ci fosse mai stata e cerca di cancellarla dalla coscienza e dalla memoria. Intellettualmente e moralmente succubi della borghesia, molti esponenti delle FSRS nell’analizzare il paese in cui il socialismo è stato rovesciato non tengono conto di questo suo passato, mentre altri lo analizzano con le categorie che i marxisti (Lenin e altri) hanno messo in evidenza nelle società arrivate più di cento anni fa alla fine dello sviluppo borghese (le società dei paesi imperialisti) e, vale la pena rimarcare, con le stesse categorie analizzano anche i paesi emersi dalla distruzione degli imperi coloniali. Gli organismi e i membri della Carovana del (n)PCI devono guardarsi dall’accettare le loro analisi come analisi scientifiche della situazione reale. Non devono basarsi su esse per prevedere la condotta degli altri attori e i corsi possibili delle cose e per fissare la propria linea d’intervento e la propria propaganda. Alcune di quelle analisi sono tuttavia ricche di dati, di informazioni e di interpretazioni del corso delle cose utili per arrivare noi comunisti a una comprensione di esso avanzata quanto necessario per dirigere la rivoluzione socialista: dobbiamo valorizzarle e per quanto ne siamo capaci (le forze disponibili e la conoscenza delle situazioni particolari) sviluppare nei confronti degli autori e del pubblico da essi influenzato la critica franca e aperta delle loro analisi.


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In ogni paese il sistema di relazioni sociali è frutto della storia che lo ha formato, della lotta che classi, gruppi e individui conducono per trasformarlo e delle sue relazioni internazionali. In definitiva due e incompatibili tra loro sono le vie su cui la borghesia da una parte e l’avanguardia del proletariato (i comunisti) dall’altra trascinano la società che ereditano dalla storia. Noi comunisti costruiamo la nuova umanità (annunciata nel Manifesto del partito comunista del 1848) sulla base del progresso che con il modo di produzione capitalista la borghesia ha fatto fare all’umanità schiavista o feudale da cui era sorta. La borghesia imperialista invece trascina l’umanità in un processo di nera e sfrenata decadenza.

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L’umanità è entrata più di un secolo fa nell’epoca per un accidente (1) denominata dell’imperialismo. Le principali caratteristiche economiche che segnano il distacco della nuova epoca dalla precedente (l’epoca del pluricentenario sviluppo della società borghese analizzato da Marx) sono descritte da Lenin in L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916). Le principali caratteristiche politiche sono indicate in successivi scritti e discorsi di Lenin (in particolare in Rapporto sul Programma del PC(b)R all’VIII Congresso - 1919) e di Stalin (in particolare in Principi del leninismo - 1924). L’imperialismo non è semplicemente una fase della società borghese successiva alla fase “Macchine e grande industria” descritta da Marx nel capitolo 13 del libro I di Il capitale. Questa fase aveva dato luogo al fenomeno, mai visto prima nella storia umana, delle crisi cicliche (successione di periodi decennali di stagnazione, prosperità, sovrapproduzione e crisi dell’attività economica) del periodo che termina nella seconda metà del secolo XIX, 1825-1867. L’imperialismo è la denominazione accidentalmente data all’epoca della società borghese caratterizzata dalla sovrapproduzione assoluta di capitale (eventualità di cui Marx si è occupato nei capitoli 13, 14 e 15 del libro III di Il capitale) a cui la società borghese approdò tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX.(2)


1. J.A. Hobson intitolò Imperialismo la sua fondamentale opera sulla nuova epoca, pubblicata nel 1902 a Londra e a New York, perché delle varie manifestazioni di essa quella che lo aveva più colpito era la creazione degli imperi coloniali da parte delle principali potenze capitaliste. Lenin in L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916), la indica solo come quarta delle cinque principali manifestazioni dell’epoca.


2. Della sovrapproduzione assoluta di capitale trattano vari scritti della Carovana del (nuovo)PCI a partire dall’articolo La crisi attuale - crisi per sovrapproduzione di capitale della rivista Rapporti Sociali n. 0 (1985).


La produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell’esistenza umana come merci e la loro circolazione caratterizzano il modo di produzione capitalista che si sviluppa in Europa occidentale nel secondo millennio dopo Cristo. La borghesia è la classe che le promuove, ogni borghese mosso dalla volontà di valorizzare il proprio capitale impiegando lavoratori salariati. Anche nell’epoca imperialista la loro produzione come merci resta una componente ineliminabile della valorizzazione del capitale, ma questa avviene principalmente non più tramite la produzione e circolazione di merci, ma tramite operazioni finanziarie e speculative nel contesto del capitalismo monopolistico di Stato. Il capitale non ha più principalmente la forma di imprese produttive di merci, ma quella di titoli finanziari e di danaro.

L’epoca imperialista è l’epoca della lotta del proletariato contro la borghesia: il proletariato lotta per instaurare il socialismo,(3) la borghesia è lacerata tra concorrenza e guerra dei gruppi e potenze imperialiste tra loro e la lotta per prevenire e soffocare la rivoluzione socialista: principalmente abbrutendo e intossicando le menti e i cuori (idee, sentimenti e condotta) delle masse popolari, in secondo luogo con la repressione selettiva e in terzo luogo con le armi, strumento questo ancora esclusivo nell’eliminazione della Comune di Parigi (1871) ma a lungo andare rivelatosi insufficiente (quando la borghesia arriva alle armi, le risorse potenziali dei comunisti sono maggiori di quelle della borghesia).


3. A proposito del socialismo e della relazione tra socialismo e comunismo rimandiamo a Critica del programma di Gotha (Marx, 1875) e ai “tre pilastri del socialismo” ripetutamente illustrati nella nostra letteratura.


La prima guerra mondiale (1914-1918) fu una guerra tra potenze imperialiste per una diversa ripartizione del mondo. Contro di essa nei paesi belligeranti si rafforzò la resistenza delle masse popolari.(4) In Russia il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) guidato da Lenin condusse la classe operaia ad allearsi ai contadini, vincere la borghesia e la nobiltà e instaurare il socialismo (Rivoluzione d’Ottobre, 7 novembre 1917). Sorse così il primo paese socialista, l’URSS.


4. A proposito della resistenza spontanea (cioè non diretta dal partito comunista) delle masse popolari, caratteristica dell’epoca imperialista, rimandiamo a La resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del sistema capitalista e l’azione delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista - Convegno di Viareggio 21-22 novembre 1992, a Il movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi della società borghese e i compiti delle forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS) in Rapporti Sociali n. 12/13 - novembre 1992, a Sulla resistenza spontanea delle masse popolari- Presentazione di un articolo di Rapporti Sociali 12/13 in VO 61 - marzo 2019.


Durante la prima guerra mondiale il movimento rivoluzionario del proletariato oltre che in Russia si sviluppò su grande scala anche in altri paesi europei, soprattutto in Germania ma anche in Italia, Austria, Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia, Francia e altri, ma, contrariamente alle attese di Lenin stesso e dei suoi compagni di partito, in nessuno di essi arrivò a vincere stabilmente fino a creare paesi socialisti. La causa principale della sconfitta fu la linea inadeguata dei partiti socialdemocratici poi denominatisi comunisti che guidavano la classe operaia. Le manifestazioni dell’inadeguatezza della linea seguita fanno parte del bilancio della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria nei singoli paesi. Per l’Italia esse sono esposte nel capitolo II del Manifesto Programma del (n)PCI.

L’URSS (formalmente costituita il 30 dicembre 1922 su gran parte del vecchio impero dello Zar di tutte le Russie) restò l’unico paese socialista. Guidata dal PC(b)R resistette vittoriosamente alle successive tre aggressioni delle potenze imperialiste: la prima (1919-1922) militare e combinata con la guerra civile scatenata da borghesia e nobiltà russe, la seconda (1922-1941) fatta di sabotaggi, boicottaggi, complotti terroristici, assassini di esponenti dello Stato sovietico, la terza (1941-1945) militare preparata da tutte le potenze imperialiste (5) ma militarmente condotta solo dalla Germania nazista e dai suoi alleati europei. Nella seconda guerra mondiale (1939-1945) si combinarono infatti la terza aggressione all’URSS da parte delle potenze e dei gruppi imperialisti e la guerra tra potenze imperialiste (Germania, Italia, Giappone da una parte, USA e Gran Bretagna dall’altra).


5. La partecipazione di tutte le potenze imperialiste alla preparazione della terza aggressione è illustrata nell’articolo di La Voce 24 (novembre 2006) Un libro e alcune lezioni (recensione di Il nemico comune di Clement Leibovitz e Alvin Finkel). La tesi della collaborazione di tutte le potenze imperialiste, compreso il Vaticano, alla preparazione della terza aggressione è inconfutabilmente dimostrata da vari storici, in particolare francesi tra cui Annie Lacroix-Riz e Marc Bloch.


Il Partito Comunista (bolscevico) Russo, erede del POSDR e più tardi denominato PCUS, con alla testa Stalin guidò l’URSS a trasformarsi tra il 1921 e il 1941 nel paese economicamente, tecnologicamente, socialmente e culturalmente più avanzato del mondo. I gruppi dominanti delle potenze imperialiste la combattevano mirando a eliminarla, ma in vari campi, per far fronte alla crisi del proprio sistema sociale e alla lotta di classe, copiavano suoi istituti e istituzioni (la cosa è ben visibile nel campo della pianificazione statale dell’economia). Il PC(b)R inoltre fondò nel 1919 l’Internazionale Comunista (IC, formalmente dissolta nel 1943) che arrivò ad avere partiti aderenti quasi in ogni paese del mondo. I partiti della IC promossero la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976), la Resistenza antifascista e antinazista nel corso della seconda guerra mondiale (1939-1945) e la dissoluzione del vecchio sistema coloniale.

La vittoria dell’URSS contro la terza aggressione (1941-1945) e l’attività dei partiti della IC diedero vita a vari paesi socialisti: le Democrazie Popolari dell’Europa orientale (1945-1948) che nel corso degli anni stabilirono tra di esse e con l’URSS relazioni di vario genere riassunte nella denominazione di “campo socialista”, la Repubblica Popolare Democratica di Corea (1948), la grande (circa un quinto dell’umanità) Repubblica Popolare Cinese (1949), la Repubblica di Cuba (1959), la Repubblica Socialista del Vietnam (1975) e la Repubblica Democratica Popolare del Laos (1975). I partiti della IC promossero rivoluzioni di nuova democrazia in varie colonie e semicolonie di tutti i continenti.

Sul fronte nemico della rivoluzione socialista, con la vittoria nella seconda guerra mondiale i gruppi imperialisti USA instaurarono la propria direzione sui gruppi imperialisti e gli Stati borghesi e semicoloniali di tutto il mondo (l’Italia divenne un protettorato USA nell’ambito della NATO), con il movimento (Maccartismo) promosso da Joseph Maccarthy (1908-1957) e con l’FBI (Federal Bureau of Investigation) stroncarono il movimento comunista cosciente e organizzato negli USA, promossero in tutto il mondo la lotta contro la rivoluzione proletaria, lanciarono la quarta aggressione (la “guerra fredda”) all’URSS e ai nuovi paesi socialisti. La guerra fredda si combinò con l’opera dei revisionisti moderni nel PCUS e nell’URSS.

In URSS per far fronte alla terza aggressione il PCUS si era giovato anche del carattere razzista (antiebraico e antislavo) che i nazisti di Hitler avevano dato alla guerra contro l’URSS e aveva mobilitato contro le armate della Germania nazista e dei suoi alleati che avevano invaso l’URSS anche gli eredi delle vecchie classi dominanti nel territorio sovietico (borghesia, nobili e clero). Il potere da questi acquisito grazie al loro contributo alla guerra rafforzò la destra nella lotta di classe propria di ogni paese socialista e nella lotta tra le due linee propria di ogni partito comunista. A causa principalmente dei limiti della sinistra del PCUS nel far fronte dopo la vittoria del 1945 alla nuova fase della lotta di classe, il risultato fu che i revisionisti moderni capeggiati da Kruscev nel 1956 (XX Congresso del PCUS) presero la direzione dell’URSS e ne avviarono il processo di corruzione e corrosione che si concluse nel 1991 con la sua dissoluzione. Tre sono stati gli aspetti portanti di questo processo: 1. la graduale trasformazione della dittatura del proletariato (6) in quello che i revisionisti moderni denominarono “Stato di tutto il popolo”, 2. il graduale rafforzamento di relazioni mercantili tra le aziende e i lavoratori e delle aziende tra loro a scapito della pianificazione, tolleranza crescente per iniziative economiche private legali e illegali ai margini dell’attività delle aziende pubbliche e delle cooperative, grande sviluppo delle relazioni monetarie e della corruzione, 3. l’abbandono delle iniziative volte a promuovere l’accesso delle masse popolari alle attività specificamente umane (7) che avevano avuto particolare risalto nella costruzione del socialismo (“l’uomo è il nostro capitale più prezioso” era stato un principio guida).


6. Con dittatura del proletariato indichiamo, in contrapposizione alla dittatura della borghesia, lo Stato diretto dal Partito comunista, avanguardia del proletariato, dalle sue organizzazioni di massa e dagli organismi delle classi ad esso alleate.


7. Sono le attività, indicate nel nostro Manifesto Programma nota 2 e altrove, dell’organizzazione della vita associata, della scienza, della cultura. Sono quelle che hanno permesso alle classi dominanti del passato di svolgere il loro compito positivo nella storia e dalle quali esse escludevano le classi che dominavano e sfruttavano.


La combinazione del percorso diretto dai revisionisti moderni all’interno con la quarta aggressione dell’URSS da parte delle potenze e dei gruppi imperialisti portò nel periodo 1989-1991 alla dissoluzione del campo socialista e dell’URSS.

La Federazione Russa (17 milioni di kmq e circa 150 milioni di abitanti) nasce dalla dissoluzione dell’URSS culminata nel 1991 e si trova nella terza delle tre fasi dei paesi socialisti indicate nel capitolo 1.7.3 del Manifesto Programma del (n)PCI (2008). L’eliminazione del sistema pubblico e cooperativo dell’economia avvenne tramite la suddivisione tra i lavoratori di titoli di proprietà sulle imprese, il loro accaparramento tramite l’acquisto di essi da parte dei nuovi capitalisti costituiti 1. dai dirigenti più corrotti del sistema sovietico, 2. dai promotori delle iniziative economiche private legali e criminali cresciute in URSS negli spazi lasciati dalle aziende pubbliche, 3. dagli eredi dei borghesi e dei nobili rientrati dall’emigrazione: essi sono correntemente indicati come oligarchi. In una prima fase, l’epoca Eltsin (1991-1999), esponenti e agenti dei gruppi imperialisti USA diressero gli oligarchi, ma questa direzione portava alla sottomissione della FR ai gruppi imperialisti USA e alla disgregazione della stessa Federazione. Una parte degli oligarchi si ribellò a questo percorso e diede luogo all’attuale regime di cui Vladimir Putin, alla testa del partito Russia Unita, è da più di vent’anni il principale esponente politico. La Federazione Russa entrò a far parte degli Stati che nel mondo si oppongono alla dominazione mondiale acquisita dai gruppi imperialisti USA nel 1945 ma in decadenza dagli anni ’70 a causa dello sviluppo della nuova crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. Grazie alle grandi risorse naturali e al patrimonio militare, tecnologico e scientifico e di relazioni internazionali ereditato dall’URSS, la FR è diventata con la RPC uno dei principali esponenti di questa opposizione mondiale.

Queste sono le basi su cui oggi si sviluppano la lotta tra le classi e i gruppi sociali nella FR e il suo ruolo nel sistema delle relazioni internazionali.

Tonia N.