La Voce 72 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - novembre 2022

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L’imperialismo e l’instaurazione del socialismo

I comunisti si distinguono dagli altri rivoluzionari perché hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe e su questa base la spingono sempre avanti (Marx ed Engels, Manifesto del partito comunista).


Per perseguire i loro obiettivi immediati e storici, i comunisti fondano la loro linea d’azione sulle condizioni oggettive in cui si svolge la lotta di classe. Oggi devono fondarla sulle caratteristiche dell’epoca imperialista, l’epoca della rivoluzione socialista e della decadenza della società borghese. Dalla comprensione della natura dell’epoca imperialista per i comunisti discende l’analisi della situazione e la linea politica da seguire, allo stesso modo in cui la cura di una malattia dipende dalla diagnosi che facciamo della malattia.

Noi comunisti dobbiamo a Lenin e alla sua opera L’imperialismo, fase suprema del capitalismo del 1916 la denominazione della nuova fase (1) e l’illustrazione dei suoi principali aspetti economici mondiali.


1. A partire da Lenin i comunisti chiamano il regime economico-politico che è prevalso nei paesi capitalisti negli ultimi decenni del secolo XIX “imperialismo”, adottando un termine entrato casualmente nel loro vocabolario per l’uso che ne aveva fatto l’economista inglese John Atkinson Hobson (1858-1940), autore di Imperialism pubblicato nel 1902 a Londra e a New York: a conferma che i nomi sono effettivamente puri, purissimi accidenti. Hobson mise al centro della sua riflessione (della sua ricerca teorica) sul corso delle cose l’espansione mondiale dei gruppi capitalisti di alcune grandi potenze e dei rispettivi Stati (il capitalismo monopolistico di Stato era un tratto fondante della trasformazione in corso), quindi la fondazione degli imperi coloniali (Gran Bretagna, Francia, Olanda, Belgio, Germania e, a suo modo, gli USA). Da qui la denominazione di imperialismo data all’epoca. Prima di questo Engels aveva constatato il cambio d’epoca (1867) nell’introduzione della traduzione inglese di Il capitale, scritta nel novembre 1886.


In L’ideologia tedesca (1846) Marx ed Engels scrissero: “chiamiamo comunismo il movimento che la società sta compiendo verso una nuova epoca, verso la nuova umanità...”, le cui caratteristiche sono indicate a conclusione del II capitolo del Manifesto del partito comunista (1848). Nei primi anni del secolo XX alcuni esponenti del movimento comunista cosciente e organizzato (Rosa Luxemburg, Rudolf Hilferding, Nikolaj Bukharin e altri) sostanzialmente riunito nella II Internazionale si occuparono a livello teorico di imperialismo, per capire cosa stava succedendo e le cause motrici del corso delle cose. La ricerca si accentuò quando si trovarono dal 1914 nella (prima) guerra mondiale, la guerra imperialista per eccellenza.(2) Nella primavera del 1916 Lenin fece il suo accurato studio (Quaderni sull’imperialismo - Opere complete vol. 39) arrivando alle conclusioni esposte in L’imperialismo, fase suprema del capitalismo, edito definitivamente nel 1917 dopo il suo rientro in Russia.


2. La seconda guerra mondiale fu una combinazione della terza aggressione contro l’URSS con una guerra imperialista: Germania (e Italia) contro Francia e Gran Bretagna, USA contro Giappone.


Lungo tutto il corso della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) gli esponenti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti si sono occupati poco o niente della natura della fase imperialista del capitalismo: è stato uno dei fattori che ha determinato l’incapacità di promuovere la rivoluzione socialista fino all’instaurazione del socialismo dimostrata nel secolo scorso dai partiti comunisti di tutti i paesi imperialisti (con l’eccezione dell’anello debole della catena dei paesi imperialisti, la Russia).


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Nel novembre 1988 su Rapporti Sociali n. 2 nell’articolo L’epoca imperialista scrivevamo: “L’opuscolo di Lenin L'imperialismo, fase suprema del capitalismo resta ancora oggi (a distanza di oltre settant’anni dalla sua pubblicazione!) quanto di meglio la letteratura marxista rivoluzionaria abbia prodotto sull'argomento. Affermare questo significa implicitamente riconoscere l’enorme ritardo accumulato dalla conoscenza scientifica della realtà dell’imperialismo. Generazioni di comunisti hanno “vissuto di rendita” sulla base dell’analisi leninista, o riproponendola in toto, quasi l’imperialismo fosse un oggetto immobile e non una fase del movimento storico del modo di produzione capitalista, oppure ritoccandola qua e là al modo in cui si restaura un affresco antico o cercando di attualizzarla aggiungendovi ecletticamente elementi desunti dall'osservazione empirica dei fenomeni contemporanei.

I partiti comunisti che si formarono nei paesi imperialisti dopo la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre non arrivarono mai ad una comprensione del movimento economico delle società imperialiste adeguata ai loro compiti politici. La conseguenza fu il loro insuccesso politico, nonostante l’eroismo, la dedizione alla causa, la fedeltà agli ideali del comunismo di milioni di comunisti, nonostante la cospirazione e la lotta armata contro il nazifascismo. In ciò sta anche l’origine dell’impotenza degli esponenti “fedeli ai principi del comunismo” di quei partiti (Secchia, ecc.) di fronte al revisionismo moderno. In particolare il PCI non comprese il movimento economico della società italiana né durante il periodo fascista (interpretò il fascismo come espressione della borghesia arretrata o dell’arretratezza della borghesia italiana) né sotto il regime democristiano (fino al 1956 negò che dopo la guerra e la sconfitta del proletariato era iniziato un nuovo periodo di sviluppo del capitalismo e dopo il 1956 sostenne che il movimento economico era diventato governabile dallo Stato).

Sia lo sviluppo continuo delle cose, sia il carattere stesso dell'opuscolo di Lenin impongono di considerare l’opera di Lenin come punto di partenza per successive analisi. Da un lato, Lenin ha limitato la sua indagine ai soli aspetti economici della nuova fase. Dall’altro lato, pur basandosi sul vaglio di una letteratura enorme in materia (come testimoniano i Quaderni sull'imperialismo), l’opuscolo è stato scritto a scopo dichiaratamente divulgativo - come indica lo stesso sottotitolo “Saggio popolare” - e di agitazione. Infine, occorre sottolineare il fatto che l’opuscolo non può non risentire della prospettiva concreta dalla quale l’imperialismo è stato esaminato: i comunisti russi si trovavano nella condizione di movimento proletario rivoluzionario di un paese capitalistico arretrato alle prese con il sistema imperialista mondiale. Niente di più insensato quindi del volervi trovare le risposte bell’e pronte alle questioni che deve affrontare e risolvere oggi un movimento rivoluzionario nella metropoli imperialista”.

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Il ritardo accumulato nella conoscenza scientifica della realtà dell’imperialismo da parte dei comunisti dei paesi imperialisti ha dato fiato prima alle “vie al socialismo attraverso le riforme di struttura” di togliattiana memoria, poi all’operaismo e dopo ancora al “movimento dei movimenti” e agli “errori e orrori del comunismo novecentesco” di bertinottiana memoria, al benecomunismo e altre teorie simili. Tutte teorie il cui approdo è comune (non occorre instaurare il socialismo) e alla cui base c’è la tesi che “il mondo è tutto diverso”, l’imperialismo e poi la globalizzazione hanno creato un nuovo modo di produzione, hanno cambiato la natura del capitalismo che Marx aveva analizzato ed esposto in dettaglio in Il capitale.

Ancora oggi, nel campo dell’attività di massa, contribuisce a tenere i comunisti impantanati nell’economicismo e nell’elettoralismo, mentre le trasformazioni avvenute nella fase imperialista sia in campo economico (il fatto che la produzione come merci delle condizioni materiali dell’esistenza umana è diventata un aspetto secondario della valorizzazione del capitale e delle attività della borghesia - anche se resta la base ineliminabile di esse - subordinato alla valorizzazione del capitale tramite operazioni finanziarie e speculative) sia in campo politico (il passaggio dalla democrazia borghese ai regimi di controrivoluzione preventiva) portino alla stessa conclusione: la promozione di lotte rivendicative e la partecipazione alla lotta politica borghese vanno finalizzate consapevolmente all’instaurazione del socialismo (1. dittatura del proletariato, 2. gestione pianificata dell’economia volta a soddisfare i bisogni della popolazione residente e delle sue relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con altri paesi e 3. promozione del crescente accesso della popolazione alle attività specificamente umane).

Anche le divergenze e le incertezze esistenti attualmente nel movimento comunista internazionale sulla natura della guerra in corso in Ucraina e sul ruolo della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese sono espressione della necessità di recuperare questo ritardo. Quindi ben vengano le esortazioni in tal senso, come quella del Partito Comunista Greco-KKE nel suo contributo al 22° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP) tenutosi all’Avana dal 27 al 29 ottobre 2022: “C’è un grande dibattito, un confronto ideologico all’interno del movimento comunista su cosa è l’imperialismo. A nostro avviso, si tratta di una questione fondamentale, che deve quindi proseguire in modo multiforme e da compagni, con uno scambio di argomentazioni.

La teoria leninista dell’imperialismo rimane attuale e attrezza i comunisti che hanno il compito di svilupparla ulteriormente, tenendo conto della rapida espansione e del dominio dei monopoli al giorno d’oggi, del ruolo degli Stati borghesi come base della loro azione, dell’ulteriore inasprimento della concorrenza e della contraddizione di fondo del sistema tra capitale e lavoro salariato”.

A contribuire a questa ricerca e a questo dibattito è dedicato il supplemento a VO 72 L’epoca imperialista è l’epoca della rivoluzione socialista e della decadenza della società borghese, realizzato in collaborazione con il Centro di Formazione del P.CARC e disponibile prossimamente sul sito www.nuovopci.it. La comprensione delle caratteristiche dell’epoca imperialista e delle sue trasformazioni dal 1916 in poi è stata, insieme al bilancio della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, uno dei pilastri su cui ha poggiato l’opera di ricostruzione del partito comunista iniziata dalla Carovana del (nuovo)PCI a partire dagli anni ’80 del secolo scorso. Il supplemento a La Voce 72 sintetizza e “mette in fila” le scoperte fatte dalla Carovana del (n)PCI dagli anni ’80 a oggi.

Marcella V.