La Voce 72 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - novembre 2022

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Come comportarsi di fronte a situazioni nuove?

Perché rimaniamo sorpresi dallo sviluppo repentino degli eventi?
Usare sistematicamente il metodo materialista dialettico per conoscere la realtà e trasformarla

Premessa

Nel 2008, 14 anni fa, siamo entrati nella fase acuta e terminale della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (SAC). In questi ultimi anni, in particolare dal 2020 con lo scoppio della pandemia da Covid-19 e poi con la guerra in Europa (iniziata nel 2014 perché gli USA non riuscivano a integrare l’Ucraina nella NATO ed estesasi da febbraio 2022 quando la Federazione Russa ha lanciato la sua “operazione speciale” in Ucraina), assistiamo a eventi che hanno ricadute immediate e traumatiche sulla vita delle masse popolari italiane e degli altri paesi europei. Nel nostro paese da un giorno all’altro centinaia e migliaia di persone perdono il posto di lavoro, altre muoiono per inquinamento, intossicazione e mancanza di cure. La seconda crisi generale per SAC iniziata negli anni ‘70 del secolo scorso ha investito l’intera società in tutti i campi e in modo capillare. Oggi spinge la borghesia e il clero a un attacco contro le masse popolari sempre più aspro e aperto: nel 2020 con le misure adottate nella pandemia, con decine di migliaia di vittime soprattutto tra gli anziani (considerati superflui, anzi dannosi perché comportano il versamento di pensioni), oggi con il carovita che rende alle masse popolari la vita impossibile. La seconda crisi per SAC è anche crisi dei regimi politici della borghesia, crisi culturale, morale, sociale.

Gli sviluppi repentini pongono noi comunisti sempre più spesso di fronte a situazioni nuove in cui intervenire. In poco tempo dobbiamo analizzare la situazione e definire in dettaglio linee adeguate al nuovo. In un periodo rivoluzionario la situazione cambia rapidamente: se non modifichiamo rapidamente la nostra analisi e la nostra linea per renderla conforme alla nuova situazione, non riusciamo a condurre la rivoluzione alla vittoria. Accade spesso che la nostra analisi e la nostra linea non vanno al passo con la realtà. Capita che alcuni sviluppi ci colgono di sorpresa e ci troviamo ad affrontare situazioni che non avevamo previsto.

Oggi nel Partito, di fronte a situazioni nuove, dobbiamo combattere “tre mostri”:

- compagni che delegano ad altri l’analisi della situazione e la definizione della linea da adottare,

- compagni che si attengono ad analisi, linee, criteri messi a punto in passato,

- compagni che pensano sempre di dover ripartire da zero nell'analisi della situazione.

Uno dei campi in cui dobbiamo migliorare ed elevare la qualità del nostro lavoro e renderlo più scientifico, meno artigianale e improvvisato, è la nostra capacità di analizzare nuove situazioni e definire la nostra linea.

Il rimedio è l’inchiesta condotta con l’uso del materialismo dialettico, la teoria marxista della conoscenza. Obiettivo di quest'articolo è alimentare la lotta affinché ogni membro del Partito (e tutti i comunisti che ambiscono a fare la rivoluzione socialista) usino il metodo materialista dialettico per analizzare la situazione politica generale, i singoli fenomeni che la caratterizzano, l'origine di ognuno dei fenomeni, i legami tra essi, ecc. e per trasformare la realtà.


Sul materialismo dialettico

Cos’è il materialismo dialettico? Innanzitutto è un metodo scientifico.(1)


1. Il metodo scientifico è il processo, sperimentale e ripetibile, necessario per ottenere una conoscenza della realtà che sia oggettiva e verificabile in maniera deduttiva (dal generale al particolare) o induttiva (dal particolare al generale). Le tappe di cui si compone sono 1. osservazione (inchiesta), 2. formulazione di ipotesi, 3. loro verifica tramite la sperimentazione (che conferma, smentisce, modifica, arricchisce, ecc. le ipotesi di partenza), 4. elaborazione dei dati e dei risultati (i risultati devono essere ripetibili e verificabili da altri). È un processo replicabile che verifica nella pratica le ipotesi teoriche, scarta quelle che la sperimentazione smentisce e sviluppa ulteriormente quelle che la sperimentazione stessa conferma e/o a cui apre.


Materialismo significa che la realtà è esterna al pensiero: pensando riproduciamo la realtà nella nostra mente.

Dialettica significa che 1. ogni cosa si trasforma, 2. ogni cosa interagisce con il contesto in cui è inserita, 3. ogni cosa si trasforma per contraddizioni interne o per interazione con il contesto.

Noi comunisti siamo materialisti e dialettici e quindi di ogni cosa indaghiamo la natura nella realtà e studiamo le contraddizioni che la muovono e che essa muove.

Ma andiamo con ordine...

La realtà non è solo ciò che percepiamo direttamente e immediatamente. Il materialismo dialettico è necessario anche nel momento in cui ricostruiamo nella nostra mente quella parte di realtà che non si presenta direttamente o immediatamente ai nostri sensi ma che determina i fenomeni che si presentano ai nostri sensi. I compagni che si fermano ai dati sensoriali, alle impressioni e alle informazioni, non hanno e non elaborano la scienza della società, la conoscenza degli elementi che la compongono, delle relazioni che li legano tra loro, delle leggi secondo cui si sviluppano. Questi compagni non riescono a dirigere la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

Per promuovere e dirigere con successo la guerra e ogni sua singola battaglia e operazione, bisogna studiare il terreno e le forze in campo. Guardare e registrare le cose non basta. Non basta nemmeno metterle in ordine ed esporle assemblando quelle che sono simili.

Il metodo del materialismo dialettico consiste nello scomporre la realtà nelle parti elementari che la compongono e, così facendo, scoprire cose che non sono percepibili con i sensi, che non si vedono e non si sentono: è così che si scoprono i motivi di determinati comportamenti, le relazioni di ognuna delle cose con altre e le leggi secondo cui esse si trasformano.

La concezione comunista del mondo è questo tipo di conoscenza e dobbiamo elaborarla dai mille particolari della realtà fino a costruirne la scienza nella misura necessaria: tradurre il generale nel particolare e applicarla concretamente agli individui, agli organismi e alle condizioni che in ogni dato momento affrontiamo a partire da come essi in quel momento sono.(2) Per elaborare la concezione comunista del mondo dobbiamo condurre costantemente la lotta tra vero e falso, tra vecchio e nuovo e tra giusto e sbagliato. Bisogna considerare sempre i punti di vista delle due principali classi antagoniste. Così facendo riconosciamo l'origine di classe di ogni idea: “Il materialismo dialettico è una verità universale perché nessuno nella sua attività pratica può scostarsi da esso. La storia della conoscenza umana ci mostra che la verità di numerose teorie era incompleta e che solo la verifica nella pratica ha permesso di completarla. Molte teorie erano sbagliate e solo attraverso la verifica nella pratica i loro errori sono stati corretti. Ecco perché diciamo che la pratica è il criterio della verità e che ‘il punto di vista della vita, della pratica, deve essere il punto di vista primo e fondamentale della teoria della conoscenza’. Stalin ha giustamente detto: ‘La teoria diventa priva di oggetto se non viene collegata con la pratica rivoluzionaria, esattamente allo stesso modo che la pratica diventa cieca se non ci rischiariamo la strada con la teoria rivoluzionaria’”.(3)

Il partito comunista è il centro organizzatore dell'elaborazione della concezione comunista del mondo e la scuola di formazione dei comunisti che devono dirigere la guerra con cui le masse popolari instaureranno il socialismo.(4)


2. Attenzione: il concreto reale (cioè il mondo quale esiste e con il quale abbiamo a che fare ogni momento) è altra cosa dal concreto di pensiero (cioè quello che esiste nella nostra mente dopo aver analizzato la realtà con il metodo del materialismo dialettico). A tal proposito vedi in La Voce 51 Concreto reale, concreto di pensiero.


3. Citato da Sulla pratica, vol. 5 pag. 178 di Opere di Mao Tse-Tung, Edizioni Rapporti Sociali.


4. In La Voce 48 articolo Sulla Guerra Popolare Rivoluzionaria scrivevamo: “La GPR, nella fase strategicamente difensiva (Manifesto Programma, cap.3.3), consiste nell'individuare nel sistema delle relazioni sociali che costituisce la Repubblica Pontificia e il suo contesto internazionale (i rapporti di produzione, le relazioni politiche, le relazioni della società civile) gli appigli e le fessure che esso inevitabilmente sempre presenta, attaccare (la nostra tattica può e deve sempre essere offensiva) con le forze di cui già disponiamo nei punti che meglio si prestano per strappare successi e raccogliere nuove forze, formarle, rilanciare con le forze così accresciute la guerra a un livello superiore e su scala più larga, ripetere questo processo fino a entrare nella fase superiore della GPR”.



Come comportarsi di fronte alle situazioni nuove

Il corso delle cose ci costringe ad aggiornare repentinamente la nostra analisi e la nostra linea e nel prossimo periodo questa necessità si acutizzerà. È capitato, capita e capiterà spesso di commettere errori, di dover modificare il nostro orientamento, la nostra linea, i nostri metodi e strumenti alla luce del bilancio dell'esperienza compiuta. Oggi spesso ci muoviamo ancora in modo artigianale. Se dirigiamo dei compagni, non basta dir loro che devono correggere il loro lavoro o che non applicano fino in fondo la linea definita.

Specialmente di fronte alle nuove situazioni imputare la scarsità dei risultati ai diretti o limitarci alla critica della loro condotta è nefasto (“non hai applicato la linea fino in fondo...”, “non è che non lo sai fare, non lo vuoi fare”, “il punto non è che non hai capito, non lo vuoi capire”). Il dirigente deve individuare e intervenire sui nodi ideologici che hanno portato il compagno che egli dirige a impostare il lavoro in quel determinato modo e fare con lui delle esperienze-tipo per insegnargli a fare il lavoro che oggi ancora non sa fare.

Il compito principale di noi comunisti non è giudicare. Il compito principale è analizzare la realtà e trasformarla. A questo serve il materialismo dialettico fondato da Marx ed Engels. È proprio sulla base della concezione di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao della rivoluzione socialista che noi definiamo la nostra linea di guerra, che sfidiamo tutti quelli che si dicono comunisti a criticarla e a indicarne una alternativa.


Di fronte a situazioni nuove per avere un’adeguata analisi della realtà e definire la linea oltre a usare il metodo del materialismo dialettico bisogna sistematicamente:

1. tirare il bilancio dell’esperienza,

2. curare al meglio lo sviluppo del dibattito nell’istanza del Partito in cui si milita (CdP, CC, ecc.),

3. cercare i punti critici dell’elaborazione e della linea, far emergere le critiche e accoglierle come una risorsa,

4. sperimentare senza remore e riserve la linea definita e tirarne il bilancio,

5. avvalerci dell’esperienza di altri, singoli e organismi, che compongono il movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO),

6. avvalerci del bilancio dell’esperienza del primo MCCO.


Chi non elabora l’esperienza non riesce a dirigere

Noi abbiamo alle spalle 200 anni di storia del MCCO. La Carovana del (n)PCI ha 40 anni di esperienza in cui ha elaborato e sperimentato. Molti dei problemi che ci troviamo ad affrontare sono stati oggetto di studio e sperimentazione dei nostri predecessori: nell’affrontarli non dobbiamo pensare di dover partire sempre da zero come se il mondo iniziasse con noi.(5) Bisogna attingere da questo ricco patrimonio, non ripeterlo in generale:(6) bisogna usarlo considerando la situazione particolare e concreta in cui operiamo.


5. In questo caso si tratterebbe di una chiara manifestazione di soggettivismo.


6. In questo caso si tratterebbe di una chiara manifestazione di dogmatismo.


Faccio solo un esempio per capirci: nella definizione della nostra linea per la campagna elettorale delle elezioni del 25 settembre ci siamo imbattuti nuovamente nella lotta contro l’astensionismo di principio anche nelle nostre file. La lotta contro l’astensionismo di principio non è nuova né nella storia del primo MCCO, né nella storia della Carovana del (n)PCI. Ma la lotta contro l’astensionismo di principio durante una campagna elettorale straordinaria che è durata un mese (metà agosto-metà settembre 2022) ha costretto, chi l’ha condotta, ad adottare metodi e strumenti diversi rispetto a una campagna elettorale che generalmente dura quattro mesi.


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Lo sviluppo di un processo oggettivo è pieno di contraddizioni e di lotte. Lo sviluppo del processo della conoscenza umana è anch’esso pieno di contraddizioni e di lotte. Ogni movimento del mondo oggettivo troverà, prima o poi, il suo riflesso nella conoscenza umana. Nella pratica sociale il processo di nascita, sviluppo e fine non ha termine, quindi non ha termine neppure il processo di nascita, sviluppo e fine nella conoscenza umana. Come progredisce costantemente la pratica, la quale modifica la realtà oggettiva secondo idee, teorie, piani o progetti determinati, così anche la conoscenza umana della realtà oggettiva si approfondisce sempre più. La modificazione del mondo reale oggettivo non avrà mai fine, quindi non avrà mai fine neppure la conoscenza della verità che l’uomo acquista attraverso la pratica. Il marxismo-leninismo non è conoscenza di tutta la verità; al contrario, nel processo dell’attività pratica esso apre continuamente la strada alla conoscenza della verità.

La nostra conclusione è che noi sosteniamo l’unità storica, concreta, del soggettivo e dell’oggettivo, della teoria e della pratica, del sapere e del fare e siamo contro tutte le ideologie erronee, “di sinistra” o di destra, avulse dalla storia concreta”

(da Sulla pratica, vol. 5 pag. 180 di Opere di Mao Tse-Tung, Edizioni Rapporti Sociali).

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Conclusioni

Le masse popolari ci mostrano costantemente che sono disposte a lottare contro la borghesia e comunque sono costrette a resistere alla guerra di sterminio che la borghesia e il clero conducono contro di loro. Ma le masse popolari lotteranno senza riserve contro la borghesia e il clero se avranno una direzione che indica cosa fare e come farlo.

Il partito comunista ha il compito di indicare la strada alle masse popolari. Noi spesso, attingendo dal Manifesto del partito comunista di K.Marx e F.Engels (1848), diciamo che i comunisti si distinguono dagli altri proletari in lotta perché hanno una comprensione più avanzata (più profonda) delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e su questa base la spingono in avanti.

Ecco appunto, i membri del (n)PCI devono distinguersi dai proletari in lotta e avere un ruolo più attivo nell’elaborare l’esperienza e nel verificare le idee nella pratica: il successo nella pratica è il criterio della verità!

Piero G.