La Voce 72 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - novembre 2022

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

A chi spetta l’educazione dei giovani delle masse popolari?

Per non lasciare i giovani nelle mani della borghesia e nel suo marasma, sono i comunisti a doversene occupare - Esperienze dei primi paesi socialisti

Noi comunisti dobbiamo occuparci seriamente dell’educazione e della formazione dei giovani delle masse popolari. Non è un campo che possiamo lasciare in mano al nemico (alla borghesia e al clero) e nemmeno un campo a cui dedicarsi un domani. La nuova scuola, i suoi criteri, metodi, li costruiamo da ora e qui, lottando e sperimentando. Dobbiamo sviluppare un dibattito franco e aperto sul tema, sperimentare, mobilitare oggi i migliori insegnanti ed educatori a cimentarsi in questa impresa, lottare contro l’opera distruttiva della borghesia e del clero.

Si tratta, infatti, di salvare milioni di giovani, che la borghesia, da quando a seguito dell’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria ha ripreso il dominio dell’umanità, sprofonda nella depressione, nella perdita di un senso della vita, nell’intossicazione, nell’uso di droghe, nello sballo (rave party) e in altre attività dannose, fino anche alla morte. La borghesia e il clero calpestano ogni sentimento positivo e di sviluppo sociale e fomentano nei membri delle masse popolari sentimenti e abitudini regressive (non a caso fioriscono nuove e vecchie religioni) e meschine, coltivano in ogni modo l’individualismo e l’egocentrismo (ognuno fa per sé). Fanno sprofondare i giovani nell’abisso di una classe morente distogliendoli dalla rivoluzione socialista, dalla trasformazione propria di classi in ascesa che devono imparare a dirigere la nuova società!


Le esperienze dei primi paesi socialisti

Dall’esperienza di paesi come l’URSS e la Cina popolare di Mao dobbiamo trarre alcuni insegnamenti e criteri per l’educazione e la formazione di giovani e bambini:

- l’educazione delle nuove generazioni è ambito di lotta di classe e deve essere diretta dai comunisti;

- per la loro educazione è necessaria la combinazione di teoria e pratica, che è cosa diversa sia dall’erudizione (la teoria per conoscere) che dalla pratica limitata a fare un mestiere. La centralità del lavoro nel percorso formativo la comprendiamo se vediamo che i giovani erano educati a ragionare e creare. L’educazione politecnica, come definita nell’URSS, è formazione di uomini e donne che dirigono la nuova società;

- ruolo fondamentale nella formazione degli studenti ha il collettivo, che è ambito di emancipazione dai legami familiari e inserimento dei giovani nella società.

In questo articolo ci occuperemo del sistema di educazione delle giovani generazioni che si sviluppò nella prima fase di edificazione del socialismo nell’Unione Sovietica.


L’esempio dell’Unione Sovietica e la creazione dell’“uomo nuovo”

In nessun luogo le masse popolari sono così interessate alla vera cultura come da noi; in nessun luogo, in nessun paese, il potere dello Stato si trova nelle mani della classe operaia che, nella sua massa, comprende perfettamente la sua mancanza, non dirò di cultura, ma di istruzione; in nessun luogo essa è disposta a fare, e fa, per migliorare la sua situazione in questo campo, sacrifici così grandi come nel nostro paese”.(1)


1. Lenin, Pagine di diario, pubblicate nella Pravda il 4 gennaio 1923 - Opere complete Editori Riuniti 1967, vol. 33 pag. 424.


Nella Russia del 1917 il neonato Stato sovietico si occupò da subito dell’educazione e della formazione delle masse popolari e delle nuove generazioni. La Rivoluzione d’Ottobre dette avvio al più grande movimento di massa verso la conquista dell’educazione perché per la prima volta nella storia dell’umanità il potere si trovava nelle mani degli operai e della loro avanguardia, costituita dal partito comunista. Nel 1937 il 75% della popolazione sapeva leggere e scrivere (nel 1920 era il 31.9%, nel 1897 il 22.3%), oltre 50 milioni di persone avevano imparato nei 20 anni successivi alla Rivoluzione. Entro il primo decennio degli anni ‘60 l’analfabetismo fu completamente eliminato.


***

La scuola è estranea alla politica?

In un paese imperialista come l’Italia, l’idea della scuola super partes, estranea alla politica e strumento per l’intera società, è una falsità che fa parte dell’intossicazione che le classi dominanti perpetrano ai danni delle masse popolari per prevenire la loro mobilitazione rivoluzionaria. Le scuole sono strumenti delle classi dominanti per la loro sopravvivenza. Ai figli delle masse popolari insegnano poco, male e sempre meno. Insegnano un mestiere e ad adattarsi allo sfruttamento, non insegnano a pensare, a parlare, a elaborare. Al contrario la scuola sovietica fu strumento della lotta di classe e dell’edificazione del socialismo. Fu scuola al servizio del proletariato e della rivoluzione. Lenin, nel Discorso al 1° Congresso panrusso dell’istruzione (29 agosto 1918), dice: “La scuola è stata trasformata per intero in uno strumento di dominio della classe borghese, si è vista assegnare il compito di fornire ai capitalisti docili servi e operai capaci… Noi diciamo che nel settore della scuola la nostra causa è la stessa lotta per rovesciare la borghesia e dichiariamo apertamente che la scuola estranea alla vita e alla politica è una menzogna e un’ipocrisia”.

***



Pedagogia e scuola nuova nell’URSS

Nella costruzione della nuova scuola il nuovo Stato socialista si mosse combinando la creazione di istituzioni, leggi e decreti con la mobilitazione delle masse popolari per la conquista della propria educazione. Fondò quindi la sua azione sul potere sovietico, su quella fitta rete di Soviet presenti in aziende, scuole e città di tutto il paese.

A pochi giorni dalla Rivoluzione d’Ottobre, l’8 novembre 1917, venne costituito il Commissariato del Popolo per l’Istruzione, organo deputato alla direzione dell’educazione, delle scuole e delle istituzioni culturali (dal 1948 Ministero dell’Educazione del Popolo). Lo stesso mese, con uno dei suoi primi atti, il governo sovietico definì i provvedimenti urgenti e fondamentali da prendere nel campo dell’istruzione, tra cui l’accesso agli istituti superiori per tutti coloro che lo desideravano, in primo luogo per i figli di operai e contadini. Questi principi verranno poi integrati nei primi atti del Commissariato, Regolamento della scuola unica del lavoro e Principi della scuola unica del lavoro (emanati il 16 ottobre 1918), e nei decreti successivi (del 1918, 1921, 1922) che riguardavano anche la scuola universitaria. Nasceva quindi la Trudovaja Skola, la Scuola Unica del Lavoro, un sistema scolastico unico, politecnico, laico, gratuito e obbligatorio. I principi su cui si fondava la nuova scuola erano: 1. istruzione generale, politecnica e gratuita per i ragazzi di entrambi i sessi fino ai 17 anni; 2. scuola unica mista e laica; 3. diffusione dell’istruzione professionale tra le persone che avessero raggiunto l’età di 17 anni. Questi sono gli albori della cultura generale e politecnica dell’URSS che si fondava sull’integrazione del lavoro intellettuale e manuale.

Le fondamenta su cui si resse questa nuova scuola furono i Soviet scolastici. Il Soviet scolastico era composto da tutti i lavoratori della scuola, da alcuni rappresentanti della popolazione attiva del distretto scolastico, da rappresentanti degli studenti (a partire dai 13 anni). Questi organi avevano poteri di controllo e decisionali sui programmi di insegnamento (in conformità alle direttive centrali), sulla gestione amministrativa dell’attività scolastica e sull’approvazione dei regolamenti scolastici. Insomma, il Soviet scolastico aveva un vasto potere nella scuola: esso ne dirigeva e sorvegliava l’andamento. I Soviet scolastici delle varie scuole di un comune si univano poi per eleggere un Soviet scolastico municipale e così via fino al Soviet scolastico distrettuale e poi regionale fino ad arrivare al Soviet dell’ Educazione Nazionale presieduto dal Commissario del Popolo per l’ Istruzione. Ruolo fondamentale dentro la scuola e nel creare il rapporto con la società esterna ebbe il Komsomol, Unione della Gioventù Comunista Leninista, impegnato nell’educazione dei giovani per renderli partecipi alla costruzione della nuova società sovietica.


***

Celebriamo il centenario della proclamazione dell’Unione Sovietica


Il 30 dicembre 1922 i massimi dirigenti della Rivoluzione d’Ottobre e dello Stato sovietico proclamarono la costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Era appena terminata (con la cacciata delle truppe giapponesi nell’Estremo Oriente) la prima delle quattro aggressioni con cui le potenze e i gruppi imperialisti di tutto il mondo hanno cercato di eliminare il potere sovietico instaurato con la Rivoluzione d’Ottobre. Nell’articolo di Vera Z. di pagg. 38-39 di La Voce 70 (marzo 2022) abbiamo riassunto la storia dell’URSS e sinteticamente illustrato le tre aggressioni (1918-1922, 1922-1941, 1941-1945) delle potenze e dei gruppi imperialisti alle quali i popoli sovietici hanno fatto fronte vittoriosamente e la quarta, iniziata nel 1945 (la guerra fredda), che ha portato alla dissoluzione dell’URSS nel 1991, perché l’aggressione dall’esterno confluiva con la corrosione del socialismo promossa all’interno dai revisionisti moderni (la destra del PCUS) capeggiati prima da Kruscev, poi da Breznev e infine da Gorbaciov. Nell’Avviso ai naviganti 120 del 18 aprile 2022 abbiamo illustrato più largamente le quattro aggressioni. L’antologia Questioni del leninismo (Edizioni Rapporti Sociali e Red Star Press) illustra la costruzione del sistema economico, culturale, educativo, scolastico, sanitario e delle altre relazioni sociali e la promozione dell’accesso in massa della popolazione alle attività specificamente umane. E nello stesso tempo l’URSS fu sede dell’Internazionale Comunista e fulcro della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976) nel corso della quale si costituirono Stati come la grande RPC e altri stati socialisti e progressisti e venne distrutto il vecchio sistema coloniale.

Non sono scientifiche le analisi del corso delle cose nel mondo attuale che non tengono conto che esso è il risultato anche della costruzione del socialismo in URSS, della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria e del suo esaurimento, dei decenni di corrosione del socialismo in URSS. L’umanità di oggi è frutto anche di quel percorso. Dei suoi insegnamenti, risultanti dal bilancio dell’esperienza, deve tener conto chi vuole porre fine al catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista.


Avanti nel bilancio dell’esperienza e nella promozione della rivoluzione socialista!

***



L’educazione politecnica

La pedagogia sovietica si fondava sull’esigenza di un “uomo nuovo”, sviluppato onnilateralmente attraverso una preparazione politecnica e con l’organizzazione nel lavoro collettivo. I metodi didattici poggiavano sulla dialettica tra libertà e necessità, creatività individuale e lavoro collettivo, autonomia e disciplina cosciente. La scuola che va formandosi non è più strumento di autoformazione delle personalità e men che meno di autoaffermazione individuale, ma istituto collettivo di formazione delle donne e degli uomini del socialismo, delle lavoratrici e dei lavoratori sovietici. Sono i fondamenti che saranno alla base delle esperienze d’avanguardia di Makarenko.(2)


2. Anton Makarenko, maestro e pedagogista sovietico, fa le sue importanti esperienze educative e rieducative nelle colonie di rieducazione di ragazzi sbandati. Di queste sintetizzerà gli insegnamenti poi riportati nell’opera Poema Pedagogico (scritto dal 1925 al 1932) e in altri scritti. In particolare l’esperienza da cui attingerà maggiormente è il ruolo di educatore che egli dal 1920 assunse nella colonia Gorki. Anton Makarenko, Poema pedagogico, Edizioni Rapporti Sociali e Red Star Press, 2017.


La Scuola Unica del Lavoro si fondava sull’integrazione del lavoro intellettuale e di quello manuale. Il lavoro era il perno attorno a cui costruire l’immissione dei giovani in un collettivo e quindi nella società. L’educazione politecnica non aveva niente a che vedere con l’insegnamento impartito fino a quel momento agli operai, che aveva avuto lo scopo di insegnare loro un mestiere e delle azioni meccaniche per imparare a essere fabbro, falegname, ecc. Ora invece l’obiettivo dell’educazione degli “uomini nuovi” era far loro comprendere l’industria in cui lavoravano e la sua importanza, il loro ruolo nel complesso della società. La scienza doveva illuminare la peculiare natura dell’industria in questione, la storia delle ramificazioni della stessa e questo si doveva fare in rapporto allo studio della storia del lavoro e della civiltà, dei problemi economici e politici. Il ruolo del lavoratore dell’Unione Sovietica non assomigliava a nessuno dei ruoli degli altri lavoratori del mondo: non era l’esecutore servile di una volontà estranea, ma il creatore e l’architetto del mondo nuovo. Per far questo occorreva dunque che conoscesse i principi fondamentali della produzione affinchè potesse dispiegare appieno la sua iniziativa, la sua potenza creatrice, per migliorare la produzione e perfezionarla. La scuola politecnica aiutava a formare l’uomo nuovo in quanto creatore, organizzatore della produzione e inventore.

Questo tipo di educazione partiva fin dalle scuole primarie, con laboratori in cui i bambini imparavano a padroneggiare semplici lavorazioni allo scopo di far loro comprendere il lavoro d’insieme e di procedere a innovazioni, a invenzioni, a giudicare ciò che andava bene e ciò che poteva essere modificato. Anche per i bambini le prime esperienze di lavoro erano dunque collegate strettamente all’esercizio collettivo del potere.

L’educazione delle giovani generazioni in Unione Sovietica era dunque il processo di socializzazione dell’uomo. Suo obiettivo era mettere l’individuo nelle condizioni di partecipare attivamente alla costruzione della società. I giovani dovevano imparare a intendere il lavoro come strumento per il miglioramento della condizione personale e della società intera. Ruolo centrale aveva il collettivo. Il lavoro nel collettivo era strumento di educazione e crescita fisica, morale e intellettuale dell’intera comunità. Lo sforzo lavorativo comune, il lavoro nel collettivo, il reciproco aiuto nel lavoro e la cosciente dipendenza degli uni dagli altri portavano al risultato di creare un giusto atteggiamento fra gli uomini. Nel processo educativo dovevano nascere e crescere per i giovani le prospettive di un intero collettivo, fino a farle coincidere con le prospettive di tutta la società. La vita singola acquistava valore e completezza perché l’uomo partecipava all’edificazione di una valida vita sociale e quest’ultima a sua volta prosperava perché riusciva a compenetrarsi con l’agire individuale. Anton Makarenko con le sue esperienze nella colonia Gorki fissò questo metodo educativo basato sul collettivo, sulla collaborazione e partecipazione tra gli individui che ne facevano parte, dove ognuno diventava mezzo e causa della crescita dell’altro.


***

Quale educazione al lavoro per un’Italia socialista?


La Russia degli anni del dopo rivoluzione era un paese semifeudale, in condizioni di estrema povertà e arretratezza. Il governo sovietico, per uscire da una simile morsa, doveva nel giro di pochi anni ottenere un costante sviluppo industriale e produttivo. Se pensiamo al nostro paese, un paese imperialista del 2022, vediamo che lo sviluppo della scienza e della tecnologia ha già portato l’umanità a un livello tale per cui il problema non è incrementare la produzione ma cambiarne la destinazione e la gestione. Le priorità del lavoro di produzione di beni nell’Italia socialista saranno: 1. utilizzare le tecnologie in uso e svilupparne di nuove per liberare uomini e donne dal lavoro produttivo e renderli capaci di dedicarsi alle attività specificamente umane (attività politica e di gestione della società, teatro, musica, cultura, ecc.); 2. produrre in maniera compatibile e integrata con la natura e la società; 3. produrre secondo un piano che tiene conto delle necessità delle masse popolari italiane e delle relazioni internazionali.

***



Conclusioni

Imparare dall’esperienza dei primi paesi socialisti significa comprendere cosa i comunisti devono fare oggi nel nostro paese per costruire una nuova pedagogia ed educare i giovani delle masse popolari al ruolo che devono assumere nella società. Dobbiamo però essere chiari sulla distinzione tra le esperienze dei primi paesi socialisti e la nostra esperienza oggi. In un paese socialista la questione dell’educazione delle giovani generazioni è questione dell’intera società, di massa. Per noi oggi, stante l’attuale debolezza del movimento comunista, educare in modo giusto le nuove generazioni significa farlo a partire dalle loro avanguardie, dai giovani che sono disposti a mobilitarsi e si organizzano e anche dagli educatori e insegnanti che sono disposti a promuovere questo processo.

Ai giovani serve imparare a studiare, a scrivere, a pensare e a ragionare; serve conoscere la storia come lotta di classe. Servono scuole e istituiti che facciano una simile opera. Ma costruire una nuova educazione significa combinare in stretta sinergia teoria e pratica, questa è la condizione necessaria. Dobbiamo fissare qual è la pratica necessaria alla società oggi. Meglio, quale è la pratica necessaria alle masse popolari nella lotta di classe oggi.

La pratica di cui i giovani devono fare esperienza non è quella di un lavoro in cui il capitalista ruba loro tempo e lavoro, non è una scuola di oppressione, di sfruttamento e sottomissione. Non è l’alternanza scuola-lavoro, la Buona Scuola. Ai bambini e ai giovani delle masse popolari nuoce il sistema fatto per ingrassare le tasche di capitalisti, preti e affaristi. È la scuola di organizzazione e gestione della società quella che serve loro e che in una società capitalista fanno imparando a mettere mano, collettivamente e autonomamente dalle classi dominanti, ai problemi che hanno loro e che hanno i loro genitori, i loro quartieri. Devono fare esperienze come quelle delle Brigate di Solidarietà. Così fanno scuola pratica di lotta di classe. Boicottare l’alternanza scuola-lavoro e promuovere l’organizzazione degli studenti legandoli al quartiere, ai lavori utili nei quartieri (come bonificare dall’amianto, fare scioperi al contrario che coinvolgano i disoccupati, far retribuire i lavori svolti). Rafforzare i collettivi studenteschi, i consigli degli studenti e di istituto perché diventino la struttura su cui si regge la scuola e che promuove la nuova educazione, come furono in URSS i Soviet scolastici. Questi sono esempi di pratica che serve ai nostri giovani perché imparino a occuparsi delle loro vite e della società. Perché il potere deve essere sempre più nelle mani di mille organismi operai e popolari connessi tra loro a livello nazionale. Così i “migliori” andranno anche a rafforzare le file del movimento comunista cosciente e organizzato che rinasce.

Nadia G.