La Voce 70 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - marzo 2022

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La campagna degli operai della GKN

Vecchi nemici da combattere in una fase nuova: giudichiamo Borgomeo dai fatti!

(dal Comunicato n. 32 - 6 marzo 2022 del Comitato di Partito Aurora)

(…) Sul numero 60 di La Voce scrivevamo: “In ogni punto, ad ogni passo avanti che il nuovo potere fa (cioè ogni volta che cresce la direzione di un organo del nuovo potere sulle masse popolari), esso costringe la borghesia, il clero e le loro autorità o 1. a fare un passo indietro (cedere terreno), o 2. a concedere e cercare di ristabilire il loro potere sulla base della nuova situazione (cercando di imporre sindacati di regime dove avevamo creato organismi di lavoratori, facendo opera di intossicazione dell’opinione pubblica a fronte del suffragio universale che non riescono più a manipolare come loro conviene, alimentando il femminismo borghese a fronte delle pari dignità di uomini e donne, ecc.) o 3. a reprimere o a fare una combinazione delle tre cose. Se le istituzioni del nuovo potere (i CdP e le OO e OP) comprendono bene la natura della nuova combinazione, certamente esse ne possono approfittare per fare un secondo passo avanti”.

Al Collettivo di Fabbrica GKN la classe dominante ha dovuto fare concessioni e sta ora cercando di ristabilire il suo potere sulla base della nuova situazione. Alla GKN esisteva ed esiste un nucleo quale il Collettivo di Fabbrica consolidatosi in più di un decennio, erede di esperienze quali quella del Consiglio di Fabbrica della FIAT di Firenze di mezzo secolo fa, legato all’esperienza storica della Resistenza contro il nazifascismo e alle lotte odierne contro il fascismo, a difesa dell’ambiente, della sanità e della scuola pubblica e di tutti i diritti e le conquiste delle masse popolari.

Un primo passo per combattere Borgomeo è giudicarlo dai fatti e non dai discorsi. Fino ad oggi Borgomeo ha fatto ben poco e ciò che ha fatto è stato perché glielo hanno imposto gli operai della GKN. La stampa lo presenta come l’uomo mandato dalla provvidenza, ma in fabbrica non fa nemmeno pulire i bagni. Sono gli operai a ricordargli che lo deve fare e che per farlo deve fare rientrare in servizio i lavoratori delle pulizie operativi prima che Melrose chiudesse, che da allora non hanno ricevuto alcun salario e che da luglio 2021 fino a febbraio 2022 hanno assicurato la pulizia dei bagni. Gli operai del Collettivo di Fabbrica il 17 febbraio dicono: “I lavoratori e le lavoratrici delle pulizie, così come quelli degli altri appalti, devono essere ripresi con continuità contrattuale piena. Senza nessun tipo di ricatto lavoro-diritti. E deve essere sanata con piena soddisfazione la loro situazione per le mancanze pregresse”. Borgomeo pare avere inteso. Il 25 febbraio dice: “...per i servizi di pulizia e logistica QF [il nuovo nome di GKN, NdR] garantirà che le relative attività saranno svolte attraverso ditte esterne che dovranno impegnarsi a utilizzare il bacino delle risorse rimaste senza lavoro attingendo in via prioritaria ai lavoratori ex Easy Group con assunzioni a tempo indeterminato”.

Borgomeo non è mandato dalla provvidenza, ma ha avuto mandato a intervenire a fronte della compattezza degli operai. La sua incursione in GKN è una missione promossa e celebrata dal Vaticano e dai suoi cortigiani,(1) che sono il governo reale e di ultima istanza del nostro paese, come è dimostrato da quanti alla Corte pontificia si genuflettono a destra e a sinistra e dal fatto che non passa norma se il Vaticano non vuole (vedi il caso ultimo del referendum sull’eutanasia).


1. Borgomeo, appena arrivato a Firenze, è andato non nella fabbrica, ma al vescovado, complimentandosi con il vescovo Betori come se il fatto che la GKN non chiudesse fosse frutto delle sue preghiere.


Borgomeo, che si dichiara “imprenditore cattolico”, è un cortigiano della Chiesa di Roma, la quale pratica la doppiezza da secoli.(2) I suoi mandanti hanno ritenuto necessario farlo intervenire perché la classe operaia a Firenze ha mostrato di non poter essere vinta con la forza. La finanziaria Melrose, proprietaria della GKN, che ai primi del dicembre scorso aveva detto di voler licenziare tutti i lavoratori, visto che la minaccia non smuoveva il fronte operaio, faceva precipitosamente ritirata. È a questo punto che è comparso Borgomeo con la promessa di mantenere tutti i posti di lavoro e la fabbrica aperta. L’esito non era affatto scontato: una delle lotte più importanti degli ultimi anni, quella della Bekaert di Figline Valdarno, dove non esisteva un’organizzazione operaia interna che fosse autonoma dai sindacati di regime, dopo cinque mesi ha visto chiudere la fabbrica e ha cominciato a spegnersi. Non così alla GKN.


2. I Gesuiti, il cui ordine è stato istituito nel 1534, sono maestri della doppiezza intellettuale e morale della Chiesa di Roma. In politica, questo significa promettere molto e mantenere poco o nulla, che è quello che fa anche Borgomeo, è ciò che Dante Alighieri chiamò “lunga promessa con l’attender corto” (Inferno, canto XXVII).


Il governo della Repubblica Pontificia non intende salvare la GKN e perciò manda avanti un Borgomeo.(3) Costui può fare qualcosa di buono per gli operai e ridare vita alla fabbrica? Ha comprato la GKN e l’ha chiamata Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze (4F o QF Spa): c’è da credergli o, per restare alle effe, questa è una sua Fantasia?


3. È utile uno sguardo ampio sul contesto storico locale in cui l’intervento di Borgomeo si colloca. È il contesto di più di un secolo di esperienza della Chiesa di Roma alle prese con il tentativo di fare concorrenza al movimento comunista. Il nome che rimbomba nella storia del ‘900 a Firenze è quello di Giorgio La Pira (Pozzallo, Siracusa, 1904 – Firenze, 1977, sindaco di Firenze nel 1951 e nel 1961) che promosse la nazionalizzazione della Nuovo Pignone nel 1954. La Pira era un domenicano ma laico, e discepolo del domenicano don Giulio Facibeni (1884, Galeata (FC) – Firenze 1958), sceso a Firenze dall’Appennino di Romagna nel primo Novecento. Facibeni nel 1923 fonda una associazione di sostegno popolare nel quartiere di Rifredi, dove c’è la Galileo (oggi Leonardo), la più grande fabbrica della città (assieme alla Nuovo Pignone) e dove la rete delle Case del Popolo costruite e gestite dagli operai è fitta (e sotto attacco dei fascisti: la Società di Mutuo Soccorso di Rifredi è incendiata nel 1921). Altro discepolo di Facibeni è Don Lorenzo Milani (Firenze, 1923 – 1967). È a Calenzano negli anni Cinquanta all’opera con la classe operaia della Piana (dove oggi sta la GKN). La Pira, Facibeni e Milani sono uomini che godono di prestigio tra le masse popolari per quanto di buono hanno fatto. Noi dobbiamo però tenere presente due cose.

La prima è che furono sempre uomini di chiesa spinti ad agire da un lato per sostenere le masse popolari ma dall’altro per impedire che esse, e prime tra esse la classe operaia, aderissero al movimento comunista e ai suoi partiti (cioè lo stesso obiettivo per cui la borghesia usò i fascisti). Per quanto abbiano operato in buona fede, intervennero sempre a sostegno dei poveri e degli sfruttati, ma mai pensando possibile eliminare la povertà e lo sfruttamento. Il movimento comunista che questi uomini di chiesa rincorrevano invece proprio questo si proponeva e si propone di fare. Ciò che fecero di buono fu quindi un riflesso più o meno pallido di quello che fece, fa e farà il movimento comunista.

La seconda è che ciò che questi uomini di chiesa ottennero allora per le masse popolari non possono ottenerlo oggi. Oggi siamo all’apice di una crisi che sta assumendo proporzioni catastrofiche. Lo Stato con un governo come quello di Draghi non ha la minima intenzione di farsi carico di aziende e contrastare gli speculatori che lucrano su chiusure e delocalizzazioni, quindi una nazionalizzazione quale quella promossa da La Pira non è in agenda, tanto meno su scala generale, a meno che non siano gli operai a imporla tramite un governo d’emergenza espressione degli interessi loro e del resto delle masse popolari.


C’è poco da credergli, o anche nulla. In fabbrica non ha fatto niente, se non rispondere a rivendicazioni del Collettivo di Fabbrica come quella di assumere i lavoratori di ditte in appalto e perché non ne poteva fare a meno. Non ha fatto alcun nome delle aziende che sarebbero interessate ad acquisire questa che ha chiamato QF e riprendere la produzione. Comunque non di semiassi per autoveicoli: quindi i capitalisti hanno già imposto la delocalizzazione di un pezzo del settore. Non solo non fa qualcosa per gli interessi dei lavoratori, ma fa molto per gli interessi degli speculatori. Una delle operazioni del soggetto è stata l’acquisto di Saxa Gres, gruppo della pietra ceramica con siti produttivi ad Anagni (FR), Roccasecca dei Volsci (LT), Gualdo Tadino (PG), Modena. Ora lo vende a un gruppo finanziario inglese, il Clementy Asset Manager. Pone quindi le condizioni perché il gruppo inglese Clementy delocalizzi la produzione come Melrose ha inteso fare con GKN.