La Voce 70 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - marzo 2022

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La campagna degli operai della GKN

L'arma principale degli operai

La lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese è uno dei fronti della lotta in corso per creare le condizioni necessarie a costituire il Governo di Blocco Popolare. È il fronte principale perché ne sono protagonisti gli operai e gli altri proletari dipendenti da aziende pubbliche (sanità, scuole, trasporti, altri servizi pubblici in via di riduzione, privatizzazione, aziendalizzazione). Inoltre riorganizzare l’apparato produttivo assegnando un lavoro utile e dignitoso a ogni persona in grado di lavorare e compiti produttivi a ogni azienda per svolgere le tante (piccole e grandi) opere che servono a rimettere in sesto il paese è la base per realizzare tutti gli altri obiettivi della resistenza popolare (la tutela e il miglioramento dell’ambiente, la difesa, il miglioramento e l’estensione della scuola, della sanità e degli altri servizi pubblici, la fine delle discriminazioni di genere, di nazione e di razza, ecc.).

Dal 9 luglio 2021, quando sono arrivate le lettere di licenziamento inviate dal fondo finanziario Melrose, il Collettivo di Fabbrica (CdF) e gli operai della GKN di Campi Bisenzio (FI) hanno svolto un grande ruolo in questa lotta e il nostro Partito già il 10 luglio è intervenuto su questo fronte con il Comunicato CC 15/2021.


Ribellandosi al licenziamento e combinando la lotta per la difesa del loro posto di lavoro e del loro salario con la mobilitazione di lavoratori delle aziende private e pubbliche, di studenti e di altri settori delle masse popolari, gli operai della GKN hanno ottenuto l’annullamento dei licenziamenti e la continuazione del pagamento dei salari. In questo modo mostrano a tutti i lavoratori la linea d’azione per far fronte con efficacia a chiusure, delocalizzazioni, smembramento e riduzione delle aziende che producono beni e servizi.

- Non rassegnarsi a cassaintegrazione e altri ammortizzatori sociali aspettando e sperando che nel frattempo passi la bufera (linea del “meno peggio” promossa dai sindacati di regime), ma fare di ogni azienda minacciata di delocalizzazione, chiusura, ristrutturazione un centro promotore della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese.

- Prendere in mano la situazione con propri organismi, formare fin da subito in ogni azienda comitati che coalizzano gli operai combattivi indipendentemente dall’appartenenza sindacale. Quando Melrose ha mandato le lettere di licenziamento gli operai della GKN hanno potuto avvalersi del fatto che già da anni nell’azienda c’era un collettivo autorevole presso i circa 400 dipendenti: la lezione è di organizzarsi fin da subito, senza aspettare di essere sotto attacco.

- Tenere in mano l’iniziativa anche dopo i primi risultati, non affidarsi alle promesse dei padroni e delle loro autorità: la lotta continua anche dopo che Francesco Borgomeo lo scorso 23 dicembre 2021 ha comperato la GKN dal fondo finanziario Melrose, l’ha rinominata “Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze (4F o QF Spa)” e si è impegnato a trovare un altro capitalista che la rimetta in funzione (per produrre macchinari per la farmaceutica o energie rinnovabili).

- L’arma principale degli operai è la mobilitazione di lavoratori e altre masse popolari contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e contro le altre misure inique imposte dalla borghesia imperialista nelle aziende e nelle scuole, contro la criminale gestione della pandemia e la distruzione del servizio sanitario nazionale, contro le grandi opere inutili e dannose, contro la devastazione dell’ambiente e l’incombente catastrofe ecologica, contro la guerra e le “missioni umanitarie” che inducono milioni di uomini e donne ad emigrare.(1) Il sistema di potere della borghesia imperialista è oramai giunto a un punto tale che essa è in grado di prolungarne l’esistenza solo se riesce a generare e conservare nelle masse popolari, con il suo sistema di manipolazione e intossicazione delle menti e dei cuori, un certo livello di consenso e di rassegnazione. La ribellione degli operai della GKN e la mobilitazione che a seguito della loro ribellione e dei loro interventi essi hanno suscitato, riducevano su scala crescente consenso e rassegnazione delle masse popolari nell’intero paese.


1. Chi indica l’aver impedito l’uscita dei prodotti stoccati e la rimozione del macchinario come arma principale degli operai GKN non tiene conto del contesto in cui si svolge la lotta di classe. Certo era necessario, indispensabile e quindi giusto che bloccassero l’uscita dei prodotti stoccati nel magazzino di Campi Bisenzio e la rimozione del macchinario, ma a questo la borghesia aveva un rimedio. Di soldi per far costruire altri stabilimenti e produrre altri macchinari la borghesia imperialista e le sue autorità ne creano quanto loro conviene. È un servizio svolto dalle loro banche centrali e dal connesso sistema bancario e monetario: proprio Mario Draghi, l’attuale commissario boia dell’UE in Italia, lo ha praticato e anche dichiarato quando faceva il presidente della Banca Centrale Europea. I soldi, per secoli merce universale (ossia merce particolare - oro, argento, ecc. - universalmente accettata dai membri di una data società in cambio di ogni altra merce), nell’epoca imperialista sono diventati solo titoli, garantiti dalle autorità politiche, che danno diritto al comando sul lavoro altrui (moneta fiduciaria). A seguito del decreto Nixon del 1971 il dollaro USA lo è diventato a livello mondiale.


Sono questi i motivi per cui la lotta degli operai alla GKN ha fin qui avuto un esito diverso da quello di centinaia di altre aziende. È importante che i comunisti li usino e li facciano conoscere su ampia scala. Tra gli operai avanzati di varie aziende c’è ammirazione per la determinazione degli operai della GKN e solidarietà nei loro confronti, ma allo stesso tempo circolano e vengono fatte circolare (per arretratezza o per interesse) spiegazioni del tipo “il sindacato ha voluto salvare GKN”, “la GKN è al nord e quindi gli operai sono più garantiti”, “il settore autoveicoli (automotive) è strategico” (la GKN produceva semiassi per autoveicoli), “alla GKN la situazione è diversa”, “da noi le cose sono più difficili” e simili. Sono spiegazioni che alimentano l’idea che ogni azienda che chiude, delocalizza o ristruttura è un caso a sé anziché una manifestazione particolare di un fenomeno generale, nazionale e mondiale (la crisi generale del capitalismo), nascondono o comunque non mettono in luce gli insegnamenti generali della lotta degli operai GKN e quindi ostacolano e rendono più difficile che gli altri lavoratori se ne avvalgano. Ed è evidente a chi questo conviene.


A sostegno della loro lotta prima contro i licenziamenti e adesso per il riavvio della produzione, il CdF e gli operai della GKN hanno cercato tutti gli alleati possibili, facendo leva sulla comune lotta contro la crisi, i suoi effetti e i suoi responsabili. In questo modo stanno rafforzando ed estendendo il coordinamento tra organismi e movimenti che animano e compongono la resistenza popolare, a partire dal movimento studentesco e da quello contro la crisi climatica. Il legame tra gli operai in lotta per difendere il posto di lavoro e le masse popolari in lotta per un ambiente sano è particolarmente importante: la crisi ecologica è una catastrofe che i capitalisti hanno reso incombente in tutto il pianeta. La contrapposizione tra lavoro e ambiente è un effetto del capitalismo e padroni e loro autorità in più se ne servono per dividere e deviare dalla lotta comune per una reale transizione ecologica.


CdF e operai GKN in questi mesi hanno mobilitato tecnici, giuristi, economisti, ricercatori e ingegneri per elaborare prima un decreto legge contro le delocalizzazioni e poi un piano pubblico per la mobilità sostenibile. Nel Comunicato dell’11 marzo 2022 il CdF GKN ha dichiarato:

Entro fine marzo la proprietà presenterà il proprio piano, ma vogliamo lasciare chiaro che questo territorio e il collettivo di fabbrica non attenderanno passivamente l’esito della reindustrializzazione. Il piano per quanto ci riguarda sarà presentato in tutte le sedi possibili. (…)

La fabbrica è ancora ferma al 9 luglio. Lo stabilimento GKN Firenze è un monumento di resistenza operaia ma è oggi anche un monumento di viltà della politica industriale. Saremmo potuti ripartire come fabbrica dell’automotive se lo Stato fosse intervenuto su Stellantis o ci avesse riconvertito in un polo pubblico della mobilità sostenibile. Per fare questo ci sarebbero voluti rapporti di forza diversi nel paese. E quei rapporti di forza dobbiamo ancora andarceli a prendere. Il piano infatti prevede la costruzione di un Polo Pubblico della Mobilità Sostenibile.

La prospettiva della reindustrializzazione, che quindi alla fine abbiamo dovuto subire, è fatta di ammortizzatore sociale ed esiti, incerti, verificabili solo negli anni. La reindustrializzazione prevede di fatto lo svuotamento del capannone e il suo riempimento con nuovi macchinari. Ci hanno tolto una fabbrica funzionante, immaginatevi quanto sarebbe facile togliercene una che ancora non esiste. Per questo non si smobilita.

Il piano elaborato con ricercatori e ingegneri solidali è una proposta concreta che parte dalle reti produttive e universitarie presenti sul territorio. Il piano da noi elaborato ritiene fondamentale l’intervento pubblico, il contributo del Collettivo di Fabbrica e della struttura democratica dei delegati di raccordo, con la creazione di una fabbrica socialmente integrata”.


Il CdF e gli operai della GKN non indicano la linea del GBP ma hanno alimentato un processo che ha come sbocco la costituzione del Governo di Blocco Popolare. All’indomani del 9 luglio sono partiti dalla constatazione che “c’è e c’era un mondo che aveva determinato la chiusura della nostra fabbrica e per difenderla bisogna provare a cambiare il mondo attorno”. Si sono impegnati nel “cambiare i rapporti di forza”. Sono arrivati alla conclusione (citiamo l’intervento di Dario Salvetti, RSU ed esponente del CdF GKN, all’Insorgiamo Tour di Cosenza- 19 febbraio 2022) che:

c’è una discrasia tra l’assenza totale di classe dirigente che stiamo conoscendo nei ministeri e negli amministratori delegati, un’incompetenza totale… non che non sappiano fare i loro interessi, ogni giorno di più dimostrano di non avere nulla da dire al paese reale che noi rappresentiamo, di avere un misto di arroganza, incompetenza, farraginosità, burocratismo, lentezza, non si sa bene che cazzo combinano questi dalla mattina alla sera, si sa solo quanto sono pagati, tanto, per fare quello che fanno. Dall’altra parte in questi mesi abbiamo trovato una capacità di padroneggiare il proprio lavoro e il proprio territorio, abbiamo trovato non dei movimenti di opposizione nel senso classico, ma delle persone che hanno dovuto e sanno spiegarci come riorganizzerebbero delle città (ad esempio nell’assemblea su Bologna), come riorganizzerebbero l’intera rete digitale e la digitalizzazione (ad esempio nel rapporto con i lavoratori Telecom e Tim), come riorganizzerebbero la compagnia di bandiera (nel rapporto con i lavoratori Alitalia e Air Italy), abbiamo trovato quella che abbiamo chiamato classe dirigente. Noi vogliamo che sia questa classe dirigente che scrive la piattaforma del 26 marzo e la storia che viene dopo il 26 marzo”.


La linea del Governo di Blocco Popolare traduce tutto questo in un piano d’azione:

- moltiplicare e rafforzare in ogni azienda capitalista e pubblica e in ogni zona organismi operai e popolari sull’esempio del Collettivo di Fabbrica della GKN,

- coordinarli tra loro ed estenderne le iniziative di protesta e di lotta fino a rendere ingovernabile il paese da Draghi e i vertici della Repubblica Pontificia,

- unirli intorno all’obiettivo comune di cacciare il governo Draghi e costituire un loro governo di emergenza, composto da uomini di loro fiducia, da essi revocabili e disposti e capaci di tradurre in leggi e altre misure politiche le soluzioni indicate da questi organismi, come hanno dimostrato di fare i tecnici, i giuristi, gli economisti e gli ingegneri che proprio gli operai della GKN hanno riunito a Campi Bisenzio per elaborare, su loro indicazione, il decreto legge antidelocalizzazioni e il piano per la mobilità sostenibile.

La lezione più importante della lotta condotta finora dal CdF e dagli operai della GKN di Campi Bisenzio è che un organismo che gode di una certa autorità presso il resto dei lavoratori di un’azienda (e una cosa analoga vale per un ospedale e per una scuola o università e vale anche per un territorio: lo dimostra la Val di Susa) è in grado di creare nell’intero paese una mobilitazione che la borghesia imperialista non è in grado di gestire e la costringe a fare concessioni. Bisogna imporle concessioni di cui possiamo e sappiamo approfittare per costringerla a farne di maggiori e bisogna che ne approfittiamo. Nel 1944 (svolta di Salerno) la Resistenza dei Partigiani l’aveva ridotta ad invocare la partecipazione del PCI e di altri esponenti del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) al governo, cosa di cui il PCI e gli altri del CLN non seppero approfittare per andare oltre, a causa dei loro limiti. A prevenire il ripetersi della cosa, serve un Partito al livello del suo compito.

Anna M.