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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - marzo 2022

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Lettera alla redazione

Concezione romantica e concezione comunista nei rapporti di coppia

Sono un compagno del (n)PCI e da poco (per mia scelta di vita e per decisione del Partito) sono diventato Rivoluzionario di Professione (RdP). Voglio trattare, perché penso che sia utile per altri compagni, un aspetto della mia esperienza personale e della lotta tra vecchio e nuovo che sto conducendo per assumere con scienza e coscienza il mio nuovo ruolo politico e sociale. Un ruolo che comporta un cambiamento nel modo di concepirmi e di vivere la mia vita politica (nel Partito e tra le masse) e personale: relazioni sociali con compagni, conoscenti, familiari e in particolare con la compagna con la quale ho un rapporto di coppia da due anni.

La mia compagna in questi anni non ha ostacolata la mia attività politica, anzi questo era un aspetto che all’inizio l’aveva incuriosita dal punto di vista intellettuale e aveva contribuito nella costruzione della nostra relazione. Man mano che comprendeva l’importanza che l’attività politica rivoluzionaria aveva per la mia vita, ha iniziato a mettere dei paletti per quanto riguarda le priorità che lei dava nella sua vita (lavoro, hobby), ma non ostacolava la mia scelta di vita, neanche quella di lasciare il lavoro in una azienda per diventare RdP (“è una tua scelta, fai bene a farla, io non me la sento di impegnarmi politicamente, ho deciso di fare altre cose nella vita”, mi ripeteva). In realtà periodicamente, sulla base della vita concreta, sorgevano contraddizioni per le priorità che davo agli impegni politici rispetto al rapporto di coppia, per il fatto che ero diventato truppa mobile del Partito (stare giorni o settimane senza la possibilità di vederci): altrettante fonti di recriminazioni e discussioni (“non ti importa nulla di me e del futuro della nostra coppia”, “che stiamo a fare assieme”, ecc.) che finivano con litigi e alcune volte con la decisione di lasciarci. Ma poi dopo qualche giorno o settimana riprendevamo il rapporto e tutto procedeva “tranquillo” per qualche tempo fino alla successiva occasione che dava origine a una nuova crisi.


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La democrazia proletaria


La “democrazia” dei capitalisti, eredi della democrazia dei proprietari di schiavi nata molti secoli fa in Grecia, è sotto gli occhi di tutti. La democrazia dei proletari è una cosa ben diversa. È la proprietà pubblica dell’apparato produttivo con la gestione pubblica scientificamente pianificata per produrre quello che è necessario per soddisfare i bisogni della popolazione, per difendere il paese da trame e aggressioni di capitalisti italiani e stranieri e per avere relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con altri paesi. È l’impiego di tutte le risorse del paese per promuovere la partecipazione alle attività politiche, culturali, creative, sportive e ludiche dell’intera popolazione, a partire dalle classi, dalle nazionalità, dalle donne e dai giovani che le classi dominanti hanno da sempre escluso da esse, per formare le nuove generazioni a un avvenire luminoso e per migliorare la Terra e l’ambiente in cui viviamo. È la direzione dell’intero paese nelle mani dei lavoratori organizzati.

Gli uomini hanno raggiunto un dominio illimitato sul resto della natura: organizzati e uniti sono in grado di fare di tutto, di produrre tutto quello che vogliono!

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Quanti più passi avanti ho fatto nel mio percorso (sia concreti, nel senso del trasferimento in altra città, sia di concezione), tanto più lei si è allontanata, ha perso fiducia in me e in quello che faccio (la causa e il Partito). Fino a che questa contraddizione non è diventata antagonista, nel senso che ha “consumato” anche il piacere di stare insieme (anche se non ancora il sentimento). Noi stavamo bene insieme (concretamente dico, nel senso di passare dei momenti sereni e nello spalleggiarci su cose concrete oltre ad avere all’inizio una buona intesa sessuale), però di fatto la mia scelta si è rivelata incompatibile con la sua e con quello che lei era disposta a fare per mandare avanti la relazione. Io ho fatto quello che mi pareva possibile per creare le condizioni materiali e spirituali affinché lei potesse fare un’altra scelta rispetto a quella che stava facendo, ma da quando i passaggi della mia scelta di vita diventavano più concreti e netti, ogni mio tentativo di muoverla in avanti nell’interessarsi della vita politica e della lotta che noi comunisti conduciamo si traduceva in un suo passo indietro.

Un dirigente del Partito con il quale ho discusso della questione mi ha aperto gli occhi dicendomi che dovevo andare più a fondo nella critica della concezione (che ha chiamato “romantica”) della relazione tra un uomo e una donna che mi portavo dietro e sviluppare la mentalità propria di un dirigente della rivoluzione socialista, truppa mobile del Partito che promuove la guerra popolare rivoluzionaria. Ecco in sintesi quello che mi ha spiegato. “Nella concezione romantica la convivenza tra un uomo e una donna (che ha una sua manifestazione chiave nel rapporto sessuale, ma si estrinseca anche in tanti altri momenti della vita e azioni, dal mangiare insieme a comuni periodi di svago, divertimento, riposo, sport, frequentazioni, riflessioni, ecc.), la convivenza è risultato di “una combinazione unica al mondo” (“tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, che ogni lingua...”). È la traduzione laica dell’unione consacrata da dio, unica “finché morte non ci separi” (...), ma poi ci sarà il paradiso (...).

Per ognuno di noi, truppa mobile della guerra popolare rivoluzionaria (GPR), la convivenza è una combinazione risultante dalle caratteristiche di ognuno dei due, compatibile, per il suo prodursi e per la sua continuità, con le caratteristiche di ognuno dei due. Se a una delle due persone piace andare in montagna e ci vorrebbe andare appena ha un momento libero, è chiaro che non può convivere con una persona a cui piace andare al mare e ci vorrebbe andare appena ha un momento libero. Sono un certo numero le donne con ognuna delle quali un uomo potrebbe convivere (e viceversa). L’importante è non incaponirsi a convivere con una persona incompatibile, ma anche considerare il percorso che ognuno dei due sta facendo, vuole fare, è in grado di fare.

Le caratteristiche di ogni persona sono frutto in ognuna della storia che ha alle spalle e della riforma intellettuale e morale (RIM) che sta praticando, se la sta praticando. La RIM è un’operazione consapevole. Se uno non ha un percorso di RIM in corso, l’evoluzione delle sue caratteristiche sono combinazione in divenire di quelle che eredita e di quelle prodotte dalla vita che vive. Sono nella sua personalità e la sua mentalità, sulle quali influisce guidato dalla concezione del mondo.

Sono convinto che queste sono premesse con le quali ognuno di noi, truppe mobili e dirigenti della GPR, deve considerare e guidare la propria e l’altrui evoluzione, sulla base delle scelte di vita che ha fatto.

Nel corso della prima ondata, uno dei punti deboli del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) dei paesi imperialisti, che è confluito con l’insufficiente comprensione delle condizioni della lotta di classe del proprio paese nel renderlo impotente ad arrivare all’instaurazione del socialismo, sta nel fatto che una simile premessa non è stata consapevolmente e sistematicamente adottata nel MCCO stesso e neanche nel Partito comunista. Ci stiamo arrivando, ma non ci siamo ancora arrivati. Non siamo in grado di mobilitare, guidare e dirigere le masse popolari a compiere la trasformazione (del sistema di relazioni sociali e di se stesse) di cui hanno bisogno se non ci trasformiamo noi stessi”.

Queste riflessioni sulla concezione della vita di coppia per un RdP mi sono state utili a inquadrare il problema anche nel senso di costruire relazioni sentimentali fin da subito centrate su quelli che sono i miei bisogni stante la vita che faccio. Insomma, avere sulla materia un approccio non dissimile da quello che abbiamo per tutto il resto delle cose (del resto la concezione è una sola, come lo è in ogni campo la sua scienza). Sicuramente nella relazione con la mia compagna era in me all’inizio prevalente la concezione romantica, come l’ha definita il compagno; il percorso che mi accingevo a compiere era ancora più a livello della dichiarazione di intenti (come è normale trattandosi di un percorso). Questo ha influito sull’esito della relazione perché, insomma, io sono cambiato ma lei no, cioè non ha voluto farlo. E, comunque, raddrizzare una pianta è più difficile che dare dirittura a un germoglio.

Mi restava il tentennamento, la crepa, delle conseguenze umane della nostra scelta come comunisti, cioè il fatto che per fare quello che faccio devo chiudere “a freddo” una relazione in cui c’è ancora amore reciproco; il timore più generale che la scelta di vita mi porti a un isolamento dalla rete di relazioni personali in cui come elemento delle masse popolari ero immerso, rete di cui non mi pareva di potere fare a meno senza andare verso un abbrutimento. Mettendo meglio a fuoco il problema anche in termini generali, cioè rispetto alla RIM dei comunisti dei paesi imperialisti nella fase in cui siamo (difensiva strategica), sono arrivato alla conclusione che il problema principale è che il mio cambiamento di ruolo sociale (diventare RdP) rappresenta un salto qualitativo che investe tutti gli aspetti della mia vita, che comporta necessariamente la trasformazione (l’adeguamento) di tutte le mie relazioni sociali (personali, familiari, di coppia) e che l’origine del mio malessere è frutto della lotta tra vecchio (dovuto all’influenza tra le nostre fila del senso comune delle classi decadenti, borghesia e clero) e nuovo (dovuto all’emancipazione individuale e collettiva a cui porta il percorso di assimilazione e applicazione della concezione comunista del mondo che noi comunisti conduciamo con il percorso di RIM). Questa scoperta e l’incitamento di Mao Tse-tung “guardati dall’inquietudine traboccante che spezza il cuore, getta uno sguardo lungimirante sulle cose del mondo” mi aiutano ad affrontare con più serenità il percorso che ho intrapreso e le difficoltà che incontro.

Enrico M.