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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - luglio 2021

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Il settore siderurgico in Italia

Il settore siderurgico comprende le aziende proprietarie e i loro stabilimenti (unità produttive o siti) che producono ghisa, acciaio o leghe ferrose. Ogni sito è dedicato 1. a produzione primaria: produzione di ghisa o acciaio fusi che vengono solidificati in semilavorati di forme particolari, 2. a lavorazione non primaria: deformazione termoplastica dei semilavorati in prodotti finiti di due tipi: 2.1. prodotti lunghi (tubi, travi, barre, vergelle, rotaie e simili) e 2.2. prodotti piani (lamiere, coils e simili) o 3. a entrambe.

La produzione primaria avviene con ciclo integrale (altoforni che da minerali di ferro ricavano ghisa che viene poi convertita in acciaio) o con ciclo a forni elettrici che ricavano acciaio da rottami selezionati.

I prodotti finiti in acciaio, ghisa e leghe ferrose entrano, in concorrenza con i prodotti in materie plastiche, nelle lavorazioni di moltissimi altri settori industriali. Le costruzioni di grandi opere inutili se non dannose, la cementificazione del suolo con edifici e sistemi di trasporto di beni e persone, la moltiplicazione di armi, esercitazioni militari, guerre e spedizioni spaziali accrescono senza limiti la produzione di acciaio. Esperti del settore valutano che le costruzioni assorbano il 36,5% della produzione di acciaio, l’industria meccanica il 20,2%, i prodotti in metallo il 18,7%, i veicoli il 17,1%, gli elettrodomestici il 3,2%, altri mezzi di trasporto il 2,7% e altri settori di utilizzo il 1,5% (fonte: Il settore siderurgico italiano: l’analisi di Euler Hermes 2021. - https://www.eulerhermes.com/it_IT/news-e-approfondimenti/studi-economici/thank-you-page-download/report-siderurgico-2021-thank-you-download.html).

Inoltre i quantitativi di acciaio, ghisa e leghe ferrose prodotti a livello mondiale e in ogni singolo paese e azienda in regime di proprietà privata

- risentono delle variazioni e fluttuazioni proprie delle relazioni commerciali e finanziarie capitaliste e dei rapporti tra Stati nell’attuale sistema di relazioni internazionali,

- danno luogo a una dispendiosa e inquinante rete di trasporti.

La proprietà delle aziende e i quantitativi nazionali prodotti, esportati e importati hanno in ogni paese storie proprie determinate dalle relazioni commerciali e finanziarie di ogni azienda e paese nell’attuale catena mondiale di valorizzazione del capitale.

In Italia la produzione nazionale è cresciuta fortemente a partire dall’Unità: l’industria capitalista ha inglobato la produzione artigianale di acciaio per armi, utensili e oggetti della vita corrente che in ognuno dei paesi unificati nel 1861 aveva una storia plurimillenaria e l’ha sviluppata su grande scala (guerre, ferrovie, ecc.). Quando per far fronte alla crisi della prima parte del secolo scorso il Fascismo creò un settore pubblico dell’economia incentrato sull’IRI (Istituto Ricostruzione Industriale), una parte crescente dell’industria siderurgica venne a farne parte. Il settore pubblico della siderurgia crebbe sia per acquisizione di aziende private sia per costruzione di nuovi impianti. Alla vigilia della seconda guerra mondiale la produzione pubblica era circa il 50% della produzione nazionale e nel 1957 era arrivata al 73%. Negli anni ‘80 incominciò la privatizzazione anche del settore siderurgico con la chiusura di alcune aziende pubbliche e la vendita delle altre a gruppi capitalisti italiani e stranieri. Inoltre la produzione nazionale complessiva si è sempre più spostata dal ciclo integrale al forno elettrico ed è in calo: da più di 31 milioni di tonnellate nel 2006 è scesa a circa 23 nel 2019.

La produzione mondiale di acciaio invece è in grande espansione. Nel 2018 è stata di 2.000 milioni di tonnellate (era circa 1.150 nel 2005, come indicato nel grafico 1). La distribuzione tra i vari paesi nel 2018 è indicata nel grafico 2. Negli ultimi anni quella della Cina è molto cresciuta (ora è circa il 50% della produzione mondiale), quella degli USA è calata (nel 1965 era il 26% della produzione mondiale, nel 2019 è stata il 5%) e molti impianti USA sono sottoutilizzati. Anche la produzione complessiva dei paesi UE è calata.

Nella graduatoria mondiale dei paesi produttori, nel 2018 l’Italia era al decimo posto ma tende a perdere posizioni. Nella graduatoria UE, nel 2018 era al secondo posto (grafico 3) ma era al primo quanto a produzione da rottami e alla produzione di acciai speciali.

L’Italia esporta e importa prodotti siderurgici in grandi quantitativi, in base a rapporti propri delle singole società. Le importazioni superano le esportazioni. Queste raggiungono comunque il 40% della produzione nazionale: gli sbocchi maggiori sono in ordine decrescente Germania, Francia, Spagna, Austria, Polonia. Le maggiori fonti di importazione in ordine di quantitativi decrescenti sono Ucraina, Germania, Francia, Turchia, Cina, India.

In Italia nel 2018 i lavoratori impiegati nella produzione primaria (grafico 4) erano ridotti a 33.356 da oltre 38 mila nel 2005, quelli impiegati nella lavorazione non primaria erano 36.600 e altri 70.000 erano impiegati nell’indotto (lavorazioni in appalto). Esperti dell’argomento valutano che il settore abbia inoltre un impatto occupazionale indiretto di altri 400.000 lavoratori. Da qui la sua importanza economica e politica, stante anche la tradizione di organizzazione sindacale e politica dei lavoratori del settore.


Grafico 1 - Produzione mondiale di acciaio 2018          Grafico 2 - Produzione mondiale di acciaio 2018




Grafico 3 - Unione Europea (28 paesi)             Grafico 4 – Italia - Occupati nella siderurgia primaria
Produzione di acciaio 2018                                                                                                         



I 12 principali gruppi proprietari in Italia di stabilimenti di produzione primaria sono i seguenti (dati 2018).

1. ArcelorMittal Italia con 5 siti produttivi: 1. Taranto: 8.200 lavoratori (di cui 1.400 in CIG) più 3.000 dell’indotto e 4.5 milioni di tonnellate di produzione, 2. Cornigliano (GE): 1.600 lavoratori, 3. Novi Ligure: 800 lavoratori, 4. Racconigi (CN): 120 lavoratori, 5. Marghera (VE):120 lavoratori. La SANAC (con 4 siti produttivi: Massa, Gattinara-VC, Vado Ligure-SV, Grogastu-CA), che produce mattoni refrattari per la siderurgia, è strettamente dipendente dallo stabilimento di Taranto di ArcelorMittal anche se non è proprietà di ArcelorMittal.

2. Acciai Speciali Terni SpA con 3 siti produttivi a Terni: 2.400 lavoratori di cui 700 in cassa integrazione. Unità produttiva a forno elettrico. Produzione 856.000 tonnellate nel 2018.

3. Polo siderurgico Piombino (Livorno). Il polo siderurgico di Piombino era il secondo centro siderurgico italiano dopo quello di Taranto. Attualmente a Piombino operano: 1. Jsw Steel Italy che impiega 2.000 lavoratori quasi tutti in cassa integrazione; l’altoforno dell’unità produttiva a ciclo integrale (altiforni e convertitori all'ossigeno) è stato spento nel 2014, resta la produzione di pre-lavorati industriali metallici, 60.000 tonnellate nel 2018, 2. Liberty Magona, 3. DalmineTenaris, 4. GSI Lucchini.

4. Alfa Acciai con 2 siti (Brescia con 700 lavoratori e Catania). Produzione complessiva: 1,7 milioni tonnellate nel 2018.

5. Gruppo Arvedi con 4 siti produttivi e 3.500 lavoratori in totale: 1. Arvedi Tubi Acciaio, Cremona: 2.006 lavoratori, 2. Arvedi ESP, Cremona, 3. Arvedi Italinox, Cremona, 4. Ferriera di Servola, Trieste: 793 lavoratori (493 Ferriera di Servola+300 indotto) con altoforno in fase di spegnimento.

6. Gruppo Marcegaglia - FinMar s.r.l. con 11 siti produttivi e 6.500 lavoratori in totale, i principali dei quali sono: 1. Ravenna: 870 lavoratori, 2. Marcegaglia Carbon Steel, Casalmaggiore (CR): 486 lavoratori, 3. Contino (MN): 140 lavoratori, 4. Forlì: 415 lavoratori, 5. Marcegaglia Palini e Bertoli, San Giorgio di Nogaro (UD).

7. Dalmine SpA (Tenaris S.A.) con 4 siti produttivi e 2.100 lavoratori in totale: 1. Dalmine SpA, Dalmine (Bergamo): 1.300 lavoratori, 2. Dalmine SpA, Costa Volpino (BG), 3. Dalmine SpA, Arcore (Monza Brianza), 4. Dalmine SpA, Piombino (LI).

8. Gruppo Danieli con 20 aziende (18 in Italia e 2 estere). Principale sito produttivo Buttrio (UD). 6.000 lavoratori tra diretti e indotto.

9. Gruppo Feralpi con 9 aziende in Italia e 1.500 lavoratori in totale. Principale sito produttivo Lonato del Garda (BS).

10. Gruppo Pittini con 5 aziende in Italia e 1.700 lavoratori in totale: 1. Ferriere Nord SpA, Osoppo (UD), 2. Acciaierie di Verona SpA, Verona, 3. SIAT SpA - Società Italiana Acciai Trafilati, Gemona del Friuli (UD), 4. La Veneta Reti Srl, Osoppo (UD), 5. Siderpotenza, Potenza.

11. Gruppo Riva SpA con 6 aziende in Italia e 946 lavoratori in totale: 1. Milano: 83, 2. Caronno Pertusella (VA): 196 lavoratori, 3. Malegno (BS): 84 lavoratori, 4. Cerveno (BS): 163 lavoratori, 5. Sellero (BS): 112 lavoratori, 6. Lesegno (CN): 308 lavoratori.

12. Fonderie di Torbole con 4 aziende: 1. Fonderia di Torbole, Casaglia (BS): 284 lavoratori, 2. EF Automotive, Casaglia (BS): 162 lavoratori, 3. Fond-Stamp, Rocca de’ Baldi (CN), 4. Pilenga Baldassare Foundry, Lallio (BG).

Questi 12 gruppi totalizzano più di 40.000 lavoratori sul totale di 70.000 sopra indicati, ma Federacciai, ramo della Confindustria del settore siderurgico, dichiara (http://federacciai.it/ aziende/) 123 società iscritte con 170 siti produttivi dei quali dà le coordinate. Quindi i compagni che si occupano della mobilitazione e organizzazione dei lavori del settore siderurgico possono trovare informazioni sugli stabilimenti della loro zona d’operazione e colmare le numerose lacune di questa descrizione del settore.

I lavoratori delle aziende del settore siderurgico sono bersaglio delle manovre di precarizzazione, riduzione, delocalizzazione, privazione delle conquiste strappate nel passato e repressione messe sistematicamente in opera dalla borghesia imperialista e rilanciate con prepotenza dal governo delle Larghe Intese presieduto da Mario Draghi. Stante le loro tradizioni, essi sono un campo privilegiato d’intervento per noi comunisti, per mobilitarli nella difesa dei loro interessi particolari e su questa base farli confluire, tramite legami di settore e tramite legami con le masse popolari della zona, nella lotta per la costituzione del GBP e nella rivoluzione socialista.

Riccardo A.