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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - luglio 2021

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Il ruolo del PCC nel movimento comunista cosciente e organizzato dei paesi imperialisti

Uno degli aspetti della svolta compiuta dal PCC dopo la morte di Mao Tse-tung (1976) fu l’abbandono del tentativo di fare assumere alla RPC (ex semicolonia) il ruolo di “base rossa” mondiale del movimento comunista cosciente e organizzato che era stato dell’URSS (ex anello debole della catena imperialista mondiale) fino alla svolta compiuta dal PCUS con il XX Congresso (1956).

Le divergenze tra il compagno Togliatti e noi (1962), Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi (1963) e numerosi scritti dei volumi dal 13 (1955-1956) al 22 (1964-1966) delle Opere di Mao Tse-tung (Edizioni Rapporti Sociali) e a un livello diverso numerosi scritti dei volumi 23-25 relativi agli anni (1966-1976) della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria del popolo cinese documentano lo sforzo compiuto dal PCC in questo senso. E in effetti il pensiero di Mao non solo mise solide e feconde radici nei partiti comunisti di alcuni paesi oppressi ed ex coloniali (dall’India al Perù), ma ebbe grande risonanza anche in movimenti (il Sessantotto e affini) di alcuni paesi imperialisti, dalla Francia agli Stati Uniti. In Italia ebbe un ruolo importante nello sviluppare la lotta contro il revisionismo moderno nelle file del PCI e nella nascita del movimento marxista-leninista (Nuova Unità, PCM-LI e altri organismi) e soprattutto nella nascita delle Brigate Rosse tra le Organizzazioni Comuniste Combattenti che reagivano alla strategia della tensione praticata da settori importanti della Repubblica Pontificia, della borghesia imperialista italiana e delle strutture della NATO. Qui non mi occupo in dettaglio degli aspetti specificamente italiani: per essi rimando al Manifesto Programma del (nuovo)PCI e a Cristoforo Colombo di Pippo Assan reperibile anche questo sul sito www.nuovopci.it. Sintetizzo invece i motivi principali per cui, nonostante lo sforzo compiuto fino al 1976 dal PCC, nei paesi imperialisti il marxismo-leninismo-maoismo non assunse nella lotta del proletariato il ruolo che invece aveva assunto il marxismo-leninismo grazie alla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e alla costruzione del socialismo in URSS.

Ritengo che i motivi principali sono tre.

1. Tutto il periodo 1945-1975 è caratterizzato dalla pausa tra la prima e la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. Abbandonando l’obiettivo della conquista del potere e dell’instaurazione del socialismo, i partiti comunisti dei paesi imperialisti hanno guidato le masse popolari a strappare alla borghesia imperialista grandi conquiste di civiltà e di benessere e a sua volta la borghesia imperialista poteva concederle perché le due guerre mondiali e la rivoluzione socialista avevano posto fine alla prima crisi generale e le conveniva concederle pur di distogliere con esse le masse popolari dalla rivoluzione socialista.

2. Tra le masse popolari dei paesi imperialisti era enorme il prestigio dei gruppi dirigenti del vecchi partiti comunisti che avevano contribuito con il PCUS alla vittoria dell’URSS contro l’aggressione con la quale gruppi e Stati imperialisti avevano cercato di soffocare l’inizio della rivoluzione socialista e nel rispettivo paese avevano diretto le lotte con cui le masse popolari dei paesi imperialisti avevano strappato alla borghesia le grandi conquiste di civiltà e benessere. E nessuno di essi aderì al maoismo.

3. I comunisti dei paesi imperialisti che aderirono al maoismo si arrestarono a un uso superficiale di esso. L’esperienza della prima ondata insegna che la rivoluzione socialista è possibile solo se i comunisti raggiungono una comprensione abbastanza avanzata delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta del proletariato contro la borghesia e su questa base la spingono avanti: elevano la resistenza delle masse popolari fino a fare di esse una forza capace di prendere e tenere il potere. Il PCC e la RPC di Mao non potevano sostituire la riforma intellettuale e morale dei comunisti dei paesi imperialisti, come non l’avevano sostituita il PCUS e l’URSS di Lenin e di Stalin. L’esperienza dell’esito fallimentare dell’imitazione del PCUS dissuadeva dalla semplice imitazione del PCC. Nei rapporti con il PCC e la RPC noi comunisti italiani e tutti quelli che vogliono instaurare il socialismo nel nostro paese devono tener conto di questa lezione del bilancio della prima ondata. Per questo dobbiamo richiamare inflessibilmente tutti i fautori e promotori di “costituenti comuniste” al fatto che il bilancio della prima ondata è un aspetto indispensabile per il successo di esse. L’organizzazione segue l’unità sulla concezione del mondo e sull’analisi del corso delle cose. Il Che fare? di Lenin fu un piano organizzativo fertile di risultati perché derivava dall’assimilazione del marxismo e dall’analisi dello sviluppo del capitalismo in Russia.

Rosa L.