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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - luglio 2021

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Contro gli speculatori

Insultare e denunciare il nemico non è ancora combatterlo con efficacia

Dobbiamo togliere il potere alla borghesia imperialista: quanto più lo mantiene, tanto più condanna la società al degrado, all’imbarbarimento, ai disturbi mentali, alla miseria e alla guerra. Per secoli la borghesia è stata una classe rivoluzionaria: essa ha preso la direzione della storia dell’umanità grazie allo sviluppo che ha dato alle forze produttive degli uomini, perché ha promosso il dominio dell’uomo sulla natura. Non a caso oggi tutta l’umanità è sussunta nel capitalismo, dappertutto i modi di produzione precedenti il capitalismo sono estinti o in via di estinzione. Ma la borghesia ha cessato di essere un fattore di progresso da tempo, dalla seconda metà dell’Ottocento, da quando è risultato che non è in grado di realizzare la “libertà, uguaglianza e fraternità” che non a caso erano state il suo vessillo nella lotta contro le classi feudali durante la Rivoluzione Francese e ha represso sanguinosamente le classi proletarie che lottavano per attuarle, nella stessa Francia con la repressione degli operai parigini nel 1848, con la repressione della Comune di Parigi nel 1871 e ovunque nel mondo da quegli anni a oggi. In quegli anni è nato il movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO), il cui compito è abolire il dominio della borghesia e con esso la divisione in classi, realizzando così la libertà, l’uguaglianza e la fraternità proprie della società comunista.

Il MCCO non è però ancora riuscito a conquistare il potere in tutto il mondo,(1) in particolare non ci è riuscito in nessuno dei paesi imperialisti. Qui anzi tuttora avanza lentamente nonostante la crisi dei regimi politici borghesi, a sua volta effetto della crisi crescente sul piano economico, sociale, culturale e ambientale nei paesi imperialisti e nei paesi oppressi, a sua volta effetto della sovrapproduzione assoluta di capitale.(2) La ragione della lentezza dell’avanzata del movimento comunista è l’inadeguata comprensione da parte dei suoi partiti e dei membri che li compongono delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta del proletariato contro la borghesia, lo scarso livello della loro elaborazione dell’esperienza della lotta di classe, cioè la poca scienza nell’agire, l’agire senza pensare, cioè in base a teorie, linee e metodi che portano alla sconfitta. Per questo noi oggi a tutti quelli che predicano l’unità dei comunisti diciamo che i comunisti per unirsi effettivamente, stabilmente e fruttuosamente anche sul piano organizzativo e non solo predicare l’unità, devono anzitutto unirsi sulla concezione del mondo, sul bilancio dell’esperienza della prima ondata di rivoluzioni (socialiste e di nuova democrazia) sollevata nel mondo dalla vittoria in Russia dell’Ottobre 1917 e dalla costruzione del socialismo in Unione Sovietica, sull’analisi del corso delle cose che devono fare con il metodo del materialismo dialettico. Lenin prima di scrivere Che fare?, ha assimilato il marxismo e scritto Lo sviluppo del capitalismo in Russia.(3)


1. Se vogliamo essere più dettagliati, dobbiamo ricordare che il movimento comunista cosciente e organizzato nella seconda parte del Novecento ha subito una grande sconfitta da cui ha solo incominciato a sollevarsi. La dissoluzione dell’Unione Sovietica, di gran parte dei primi paesi socialisti e di gran parte dei partiti comunisti creati nell’ambito della prima Internazionale Comunista è stata una manifestazione di questa sconfitta.


2. Per conoscere la crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale consiglio di studiare Avviso ai naviganti n. 8 (21 marzo 2012) oppure Rapporti sociali n. 0 (novembre 1985) entrambi in www.nuovopci.it.


3. Si vedano i primi cinque volumi delle Opere complete di Lenin (www.nuovopci.it).


Uno dei metodi che portano alla sconfitta è limitarsi a denunciare il nemico di classe, descrivendone i misfatti e riversando sulla borghesia imperialista in generale o su alcuni dei suoi esponenti insulti (senza dubbio meritati) pensando che basti alimentare l’odio delle masse popolari nei suoi confronti perché queste insorgano. Chi pensa in questo modo e agisce di conseguenza vedrà ogni suo sforzo privo d’efficacia, cioè non vedrà né le masse popolari scagliarsi contro il nemico di classe né il potere del nemico di classe scalfito. Questo errore è indicato da tutti i maggiori dirigenti del movimento comunista. Lo fa Lenin: “La socialdemocrazia [così si chiamava allora il movimento comunista, ndr] non ha né può avere una sola parola d’ordine ‘negativa’, che serva soltanto ad ‘acuire’ la coscienza del proletariato contro l’imperialismo, senza fornire in pari tempo una risposta positiva sul modo come la socialdemocrazia risolverà il problema in causa, una volta che sia andata al potere. Una parola d’ordine ‘negativa’, non legata a una precisa soluzione positiva, non ‘acuisce’, ma offusca la coscienza perché è una parola vuota, un puro grido, una declamazione senza contenuto”.(4) Lo fa Gramsci in più scritti, in particolare in Critica sterile negativa (1925).(5) Lo fa Mao Tse-tung citando lo scrittore cinese Lu Hsun, critico verso coloro che sanno “soltanto ‘imprecare’, ‘minacciare’ e persino ‘sentenziare’”.(6) La denuncia serve solo come diagnosi finalizzata alla cura (che è indicare la soluzione e mobilitare e organizzare per realizzarla), senza la quale è “declamazione senza contenuto”, come dice Lenin. Impariamo, quindi, a non perdere tempo in lamenti e strilli e dedichiamoci a indicare e realizzare la cura, la soluzione.

Fatta questa premessa, prendo un caso particolare, quello della speculazione finanziaria. Tutti odiano o dicono di odiare gli speculatori (lo dicono perfino i reazionari: Salvini, ecc. fino alla destra più estrema: CasaPound, Forza Nuova e simili). Molti di questi attribuiscono la speculazione finanziaria all’avidità, alla perfidia o comunque alla cattiva volontà dei capitalisti che cercano di fare denaro con il denaro anziché investire i loro capitali nella produzione di merci. Su questo marcia anche gran parte della sinistra borghese. Il pregiudizio è molto diffuso anche tra le masse popolari e ha influenza anche tra le nostre file. Ma un comunista in questo modo non dirige le masse, non le mobilita e guida a partecipare alla rivoluzione socialista. Magari si trova a proprio agio tra di esse, ma non recluta.


4. Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all’“economicismo imperialista”, 1916, vol. 23 di Opere complete, Editori Riuniti.


5. Reperibile in www.nuovopci.it/classic/gramsci/cristneg/htm.


6. Opere di Mao Tse-tung,, Ed. Rapporti Sociali, Milano, vol. 8, pag. 162 e in:

http:/www.nuovopci.it/arcspip/IMG/pdf/08.pdf


La speculazione finanziaria (plusvalenze nella compravendita di titoli, negli acquisti a consegna ritardata e nelle altre procedure speculative) non è il frutto della cattiveria della classe borghese in generale o dei singoli capitalisti: è semplicemente che per forza di cose dopo la forma di capitale produttivo di merci, il capitale ha assunto la forma di denaro, di capitale finanziario e di titoli finanziari e infine quella di capitale speculativo.(7)


7. La materia è spiegata in dettaglio in Manifesto Programma del (nuovo)PCI, pagg. 270-273 e nel Comunicato CP 24/2008 del 27 giugno 2008 (www.nuovopci.it).


Le attività speculative sono il campo in cui i capitalisti hanno riversato e riversano i capitali che non possono investire con profitto nella produzione di merci: il capitale accumulato è diventato infatti talmente grande che i capitalisti non riescono più a valorizzarlo tutto facendo produrre e vendendo merci. La borghesia è l’insieme dei capitalisti e dei loro funzionari e dirigenti. Ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale, ma siccome dalla fine dell’Ottocento in qua è divenuto impossibile, salvo che in periodi e circostanze limitate, investire con profitto tutto il capitale nella produzione di merci, la borghesia ha ricercato freneticamente altri campi di investimento: la speculazione sul corso di titoli finanziari e sul prezzo delle merci è appunto uno di questi. Oggi il suo sviluppo è allo stesso tempo un rimedio (temporaneo e gravido di conseguenze) e una manifestazione della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale iniziata nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. Da qui il fatto che a partire da quella data in tutti i paesi imperialisti i governi e le altre autorità hanno eliminato in modo sistematico e su larga scala le norme che limitavano le manovre monetarie (come gli Accordi di Bretton Woods del 1944) e la speculazione finanziaria (come la separazione tra banche d’affari e banche di deposito e prestito), hanno dato libertà di movimento illimitata da un capo all’altro del mondo a denaro, capitale finanziario e capitale produttivo di merci, eliminato i controlli sulle società finanziarie (abolendo le strutture addette ai controlli o permettendo alle società finanziarie di operare al di fuori del loro controllo), separato le banche centrali e in generale il sistema bancario dai governi che, almeno in una qualche misura, rispondevano del loro operato agli elettori (da qui l’esplosione del Debito Pubblico),(8) attenuato i limiti entro cui le banche possono creare denaro in rapporto al capitale loro proprio (o comunque lasciato diventare prassi corrente che tali limiti non vengano rispettati). Da qui il fatto che le banche e le società finanziarie hanno inventato nuovi strumenti e procedure per moltiplicare il denaro dal denaro. Il capitale speculativo è diventato la forma dominante (dirigente) del capitale e ha assunto oggi dimensioni gigantesche: basti pensare a fondi speculativi come BlackRock, che nel 2019 da solo controllava direttamente più di 6 mila miliardi di dollari e indirettamente 18 mila circa, cioè cifre di gran lunga superiori al PIL dell’Italia e degli USA messi insieme (che nello stesso anno ammontavano rispettivamente a 1.700 e a 12.000 miliardi di dollari).


8. Per l’Italia vedi il “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia del febbraio 1981.



Che cosa implica tutto questo in termini di linea d’azione del movimento comunista cosciente e organizzato? Che per farla finita con la speculazione finanziaria occorre mettere fine al capitalismo produttivo di merci da cui essa nasce e su cui poggia, cioè organizzare diversamente il modo di produrre i beni e servizi che servono alla società per funzionare. Il motore dell’economia capitalista (ciò che spinge un capitalista a impiegare proletari) non è la produzione di merci ma la produzione di profitti: l’intoppo sta proprio qui, nasce proprio dal fatto che oltre certi limiti l’aumento della produzione di merci non determinerebbe un aumento bensì un diminuzione della massa dei profitti e nessun capitalista assume più operai per avere meno profitto. Quindi per valorizzare il suo capitale si dà alla speculazione finanziaria. Predicare contro i “cattivi speculatori” sorvolando sul legame genetico che esiste tra loro e i “bravi capitalisti che producono merci” è come prendersela con la febbre sorvolando sull’infezione che la provoca. È vagheggiare un ritorno al “buon capitalismo produttivo”, cioè a un’economia reale capitalista, ma senza quell’insieme di attività con cui il denaro (sotto forma di contanti, depositi bancari, azioni, obbligazioni, titoli del debito pubblico, fondi di investimento, ecc.) crea nuovo denaro senza passare attraverso la produzione di merci, ha lo stesso senso di voler far tornare un vecchio a essere il bambino che è stato.

Grazie a questa comprensione delle cose i comunisti non portano acqua al mulino né dei Bergoglio, che predica contro gli speculatori (mentre il suo cardinale Becciu si dà allegramente alla speculazione e lo IOR funziona da paradiso per gli speculatori), né di Forza Nuova e CasaPound che a parole tuonano contro le banche per raccogliere o accrescere il loro seguito tra le masse e nei fatti se la prendono con gli immigrati, né della sinistra borghese che a seconda di quanto è “radicale” indica come obiettivi la regolamentazione della speculazione finanziaria o almeno di suoi eccessi, la tassazione degli speculatori, il ritorno al “buon capitalismo produttivo” senza la speculazione finanziaria. Ma non solo non portano acqua al loro mulino ma sono anche in grado di smascherarli e soprattutto di servirsene per mobilitare e organizzare in una lotta efficace contro tutti i capitalisti quelle stesse masse che Bergoglio, Forza Nuova e CasaPound o la sinistra borghese aizzano solo contro gli speculatori.

Folco R.