La Voce 68 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - luglio 2021

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Correggere gli errori e superare i limiti della sinistra del PCI e dei partiti comunisti degli altri paesi imperialisti

Nel corso della prima ondata di rivoluzioni proletarie sollevata nel mondo intero dalla vittoria dell’Ottobre 1917 in Russia e dalla costruzione del socialismo in Unione Sovietica, il PCI non ha instaurato il socialismo in Italia a causa di suoi errori e dei limiti della sua sinistra.

Per errore intendiamo l’applicazione concreta sbagliata (o non applicazione) nel proprio caso particolare di una linea generale e di una concezione giuste già definite dal movimento comunista. Detto altrimenti: concezione e linea generale giuste e linea particolare e concreta (applicazione) sbagliata o non applicazione.

Per limite intendiamo la mancata elaborazione (la mancata comprensione) di un qualche aspetto “delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe” indispensabile per definire la giusta linea che si applica e si verifica nella pratica.


Nel nostro paese i principali limiti del primo PCI sono stati di tre tipi.

1. Limiti comuni al primo PCI e ai partiti comunisti di tutto il mondo. Essi riguardano alcuni aspetti che solo lo sviluppo della prima ondata della rivoluzione proletaria ha messo pienamente in luce:

a. la necessità della riforma intellettuale e morale (RIM) dei membri del partito,

b. la lotta tra due linee nel partito (far avanzare la rivoluzione socialista di contro a cedere all’influenza della borghesia),

c. la linea di massa come principale metodo di lavoro e di direzione del partito comunista;

d. l’incomprensione della natura e dell’origine della crisi generale della società borghese da quando questa è entrata nella fase imperialista: crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale nel corso della quale le crisi cicliche hanno oramai solo un ruolo secondario.


2. Limiti comuni ai partiti comunisti di tutti i paesi imperialisti (e infatti in nessuno di essi i rispettivi partiti comunisti hanno finora instaurato il socialismo). I principali sono due.

a. Incomprensione della forma della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti: guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata comprensiva di tre fasi (vedi per l’Italia Manifesto Programma cap. 3.3 pagg. 203-205); la rivoluzione socialista non è solo un’insurrezione lanciata dal partito comunista né una rivoluzione che scoppia e nel corso della quale il partito comunista prende il potere.

b. Incomprensione dei regimi di controrivoluzione preventiva che la borghesia ha via via instaurato in tutti i paesi imperialisti a partire dall’inizio del secolo scorso.(1)


1. Questi due tipi di limiti sono illustrati nel breve saggio I quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale (seconda edizione 2016). Ad alcuni di essi corrispondono i principali apporti del maoismo alla concezione comunista del mondo (scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia). Engels negli ultimi anni della sua vita aveva accennato in qualche misura ad alcuni di essi. Lenin e poi Stalin hanno superato questi limiti nella pratica ma hanno solo limitatamente elaborato alcuni di essi.


3. Limiti specifici relativi alle condizioni particolari della lotta di classe in Italia. I principali di essi riguardano

a. la presenza e il ruolo del Papato,

b. il ritardo imposto dalla Controriforma allo sviluppo del capitalismo in Italia,

c. la divisione tra il Nord e il Sud,

d. l’esistenza e il ruolo di organizzazioni criminali (mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita).(2)


2. Questi limiti sono in larga misura illustrati nei cap. 2 e 3 del Manifesto Programma del (n)PCI (2008).


Quanto agli errori del primo PCI, essi consistono sostanzialmente nell’aver abbandonato, dopo l’imprigionamento di Gramsci, l’indicazione data dall’Internazionale Comunista e da Lenin in particolare: i partiti comunisti dei paesi imperialisti devono studiare le condizioni della rivoluzione socialista nel proprio paese e verificare applicandole le lezioni che ne traggono. L’imprigionamento di Gramsci fu dovuto alla comprensione non abbastanza avanzata delle condizioni della rivoluzione socialista in Italia: il PCI non aveva compreso che il Fascismo sarebbe passato all’eliminazione di tutti gli altri partiti borghesi e del partito comunista.

Dopo l’imprigionamento di Gramsci il PCI si ridusse sulla difensiva (come aveva fatto nel periodo della direzione di Bordiga, ma ora senza più contrapporsi all’Internazionale Comunista-IC): fu sorpreso dalla caduta del Fascismo nel 1943 e imboccò la via della Resistenza e poi dell’ingresso nel governo solo su indicazione dell’IC e del PCUS. Togliatti (la destra del PCI) era ritornato dalla Spagna con la convinzione che neanche in Italia era possibile instaurare il socialismo.


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Sono gli uomini che fanno la loro storia

Sta a noi porre fine alla crisi generale del capitalismo. Sono gli uomini che fanno la loro storia. L’apparenza contraria poggia sul fatto che gli uomini non fanno la loro storia in modo arbitrario, in condizioni scelte da loro stessi. La fanno nelle condizioni che essi trovano, create dalla storia che hanno alle spalle e determinate dagli avvenimenti. La fanno applicando leggi che possono scoprire, ma che non possono inventare. Se teniamo abbastanza conto delle condizioni concrete e applichiamo abbastanza bene le leggi proprie della trasformazione della società capitalista in società comunista, saremo noi che costruiremo il nostro futuro immediato. Questa parafrasi dell’inizio dell’opuscolo di Marx Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte (1852) sintetizza la concezione a cui noi comunisti dobbiamo ispirare la nostra attività in questi mesi. Il prossimo futuro sarà quello che noi saremo capaci di costruire sulla base delle condizioni esistenti.

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Togliatti concepiva il socialismo al modo in cui si costruiva in URSS. Non teneva conto della tesi che Lenin aveva enunciato e Stalin sviluppato e applicato: in sintesi “noi abbiamo preso il potere in Russia e lo teniamo ad ogni costo non perché siamo convinti di metterci noi alla testa del movimento comunista internazionale, ma perché convinti che il nostro successo porterà il movimento comunista dei paesi imperialisti a superare i suoi limiti, a prendere il potere e instaurare il socialismo”.

Secchia (la sinistra del PCI) non vedeva oltre il “rispondere in maniera più forte di quanto faceva il PCI (diretto dalla destra) agli attacchi del nemico”. Non vedeva dove e come attaccare: è la critica che Zdanov mosse a Longo e a Reale nel settembre 1947 alla prima riunione del Cominform.(3)

Dario B.


3. In proposito vedere Pietro Secchia e due importanti lezioni in La Voce 26, luglio 2007.