La Voce 68 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - luglio 2021

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Il compito di noi comunisti

Si moltiplicano le mobilitazioni, le proteste e le iniziative contro il governo Draghi e le sue misure antipopolari, contro l’arroganza dei padroni che con l’installazione del loro governo hanno mano più libera di sfruttare, licenziare, inquinare, speculare e uccidere e che a giugno ha portato fino all’omicidio del sindacalista Adil Belakhdim, contro la gestione criminale e liberticida della pandemia da Covid 19 che torna a crescere, contro lo sfascio del sistema sanitario e degli altri servizi pubblici, contro le manovre di guerra (diretta e per interposta persona) e di destabilizzazione messe in opera dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, contro la crisi economica (chiusura, delocalizzazione e riduzione di aziende), sociale e sanitaria che la pandemia ha fatto deflagrare, contro la crisi ambientale che continua e si aggrava con buona pace di tutte le chiacchiere su “lotta al cambiamento climatico”, “transizione ecologica” e “green economy”. La resistenza spontanea delle masse popolari al corso sempre più disastroso delle cose imposto dalla borghesia imperialista si estende, nel nostro paese e nel resto del mondo. Il suo rafforzamento, coordinamento, orientamento e direzione costituiscono il fattore determinante per farla finita non solo con Draghi ma anche con suoi padrini italiani ed esteri.


La decisione annunciata il 16 luglio da tutti i sindacati alternativi e di base (USB, SI Cobas, CUB, Confederazione COBAS, ADL Cobas, USI CIT, SGB, SIAL Cobas, CIB Unicobas, SLAI Cobas per il sindacato di classe, CLAP, Cobas Scuola Sardegna, Fuori Mercato) di proclamare insieme uno sciopero nazionale generale per l’intera giornata del 18 ottobre prossimo è un passo importante per far convergere in un fronte comune contro il governo Draghi le mille iniziative che compongono la resistenza spontanea delle masse popolari e gli organismi che la promuovono e animano. Può diventare un passo di portata storica: i sindacati alternativi e di base sono già nella posizione per diventare centro autorevole di promozione e aggregazione del movimento delle masse popolari.


In questo contesto noi comunisti dobbiamo svolgere un’azione specifica in tre sensi.

Promuovere la più ampia partecipazione allo sciopero generale del 18 ottobre, in particolare di gruppi di lavoratori iscritti ai sindacati confederali e di movimenti popolari (ambientalisti, studenteschi, per l’acqua pubblica, per la casa, contro la guerra, contro la persecuzione dei migranti e altri). Fare della preparazione dello sciopero l’occasione per far nascere organismi di lavoratori in ogni azienda capitalista e pubblica e rafforzare quelli esistenti, avvalendoci a questo fine anche dell’impegno assunto dai sindacati alternativi e di base “a lavorare da qui al 18 ottobre per costruire un vero e proprio stato di agitazione permanente, con assemblee e iniziative di lotta sui luoghi di lavoro e sui territori, con l’obiettivo di generalizzare la mobilitazione a tutti quei movimenti e quei settori sociali che intendono contrapporsi ai piani di supersfruttamento, precarietà, disoccupazione, devastazione sociale e ambientale imposti dai padroni su scala nazionale e internazionale”.


Rafforzare tra gli operai e i lavoratori avanzati la fiducia che cacciare Draghi è necessario e possibile. Il governo Draghi è una “tigre di carta”: ha molti punti deboli. Su Resistenza n.7-8/2021 il P.CARC ha illustrato i principali (https://www.carc.it/2021/07/04/draghi). Sinteticamente:

- i contrasti tra i partiti (Larghe Intese e M5S) che lo sostengono, ognuno dei quali cerca di favorire il suo pubblico e le sue congreghe locali per mantenere e aumentare il consenso;

- l’aumento del Debito Pubblico e dei soldi stanziati per l’uno o l’altro settore (Recovery Plan, Pnrr, ecc.), che non risolve la crisi perché questa non dipende da quanti soldi le autorità borghesi mettono in piazza, ma è generata dalla natura attuale del capitalismo;

- la denuncia di singoli aspetti del corso delle cose fatta uno contro l’altro dai partiti delle Larghe Intese e da esponenti politici borghesi per attirare consensi, che è spuntata perché non possono dire né perché le cose vanno così (quali gruppi hanno interesse a farle andare così) né cosa fare per neutralizzare quei gruppi e organismi che hanno interesse a fare andare le cose come vanno;

- ogni passo che il governo Draghi fa accontenta una parte e scontenta o crea problemi a un’altra oppure, se è un compromesso, scontenta gli uni e gli altri;

- il cambio di rotta rispetto alle finte nazionalizzazioni del governo M5S-PD (vedi Alitalia), che allarga la mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati alternativi e di base e mette in difficoltà i sindacati complici;

- il rinnovo dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato (FS), RAI e altre grandi aziende ed enti pubblici, su cui da una parte i partiti delle Larghe Intese operano per chiudere la breccia e dall’altra si scontrano per interessi particolari;

- ci sono in ballo elezioni significative (amministrative di autunno nelle principali regioni e città, elezione del presidente della Repubblica) per le bande che dominano i partiti delle Larghe Intese.


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Per vincere oggi e avanzare passo dopo passo fino a instaurare il socialismo

Per resistere con successo i lavoratori hanno bisogno di un orientamento, di un’organizzazione e di una direzione adeguati. I lavoratori hanno bisogno di sapere quali obiettivi immediati sostenere e dove porta la lotta che stanno conducendo. Hanno bisogno di essere organizzati in modo da far valere la forza del loro numero e della loro unità. Hanno bisogno di una direzione formata da compagni che vogliono condurli a vincere in ogni lotta immediata e a liberarsi definitivamente dei padroni: a instaurare il socialismo. Hanno bisogno, in sintesi, di costruire una ramificata e forte organizzazione diretta dai comunisti. Questa è la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.

La forza dei padroni e delle loro autorità sta solo nella confusione che seminano tra i lavoratori, nella collaborazione dei sindacalisti di regime, nel fatto che i lavoratori mancano ancora di un orientamento giusto e unitario, di un’organizzazione ramificata e salda, di una direzione decisa a vincere. Dobbiamo costruire tutto questo: a questo servono i comunisti, questo è il compito di noi comunisti.

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A questo si aggiunge che i vertici della Repubblica Pontificia non hanno ancora completato la chiusura della breccia: restano da regolare i conti con gli uomini che il governo Conte 1 aveva messo a capo di alcune istituzioni, da soffocare o corrompere alcune organizzazioni sindacali sorte nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine, da eliminare o stravolgere alcune misure che i governi Conte avevano preso e altre che in qualche misura avevano già messo in opera. Restano numerosi parlamentari eletti con il M5S ora espulsi o usciti, una parte dei quali organizzati nel gruppo “L’Alternativa c’è”, o che rimangono nel M5S “turandosi il naso”. Si manifestano anche nel nostro paese le contraddizioni tra gli imperialisti USA e quelli UE, che vanno crescendo dietro gli “amorosi sensi” con la UE ripristinati dall’amministrazione Biden: in particolare l’accerchiamento crescente della Federazione Russa ad opera della NATO (Europa orientale e paesi baltici compresi) ostacola i progetti di rafforzamento dell’UE; la politica antirussa e anticinese del governo USA è un intralcio agli affari degli imperialisti europei in Russia e in Cina.

Rispetto alle masse popolari le armi di cui il governo Draghi si avvale per avanzare nella sua opera sono la divisione che promuove tra classi e settori di esse (vedi le modalità dello sblocco dei licenziamenti e di quello degli sfratti, fatte in modo da dividere i lavoratori da chi è sotto sfratto, i lavoratori in base al settore, gli sfrattati in base alla data in cui hanno ricevuto il provvedimento di sfratto); la repressione delle avanguardie di lotta, dei movimenti popolari, dei sindacati combattivi; la complicità dei sindacati di regime; l’azione di diversione e intossicazione dell’opinione pubblica, il cui principale strumento oggi è quello della “valanga di soldi in arrivo dall’UE”. Sono però armi spuntate, a doppio taglio e che possiamo rivoltargli contro. Anche i consensi raccolti da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sono espressione del crescere del malcontento e della ricerca di soluzioni.


Orientare e indirizzare verso la costituzione di un governo d’emergenza popolare. “Non abbiamo governi amici” è il bilancio o la conferma che i sindacati alternativi e di base tirano dall’esperienza dei governo M5S. Ma la verità è sempre concreta. A ragione i sindacati alternativi e di base contro la complicità con i governi a guida PD promossa da Epifani, Camusso e gli altri nipoti di Craxi e compari di Sacconi hanno fatto valere che “non abbiamo governi amici”. Però nella situazione attuale essere sindacati di classe significa partecipare, con il loro ruolo specifico, alla lotta generale per porre fine al catastrofico corso delle cose che i vertici della Repubblica Pontificia impongono nel nostro paese (essere quello che i sindacati baschi ELA e LAB chiamano “sindacati di contropotere”). Tanto più che gli obiettivi che essi stessi indicano nella proclamazione dello sciopero generale del 18 ottobre richiedono un governo del paese. La nostra azione perché da centri di aggregazione del movimento delle masse popolari i sindacati di base e alternativi diventino centri promotori e dirigenti della costituzione del Governo di Blocco Popolare fa leva sul fatto che lo sviluppo del coordinamento tra loro e il rafforzamento della resistenza dei lavoratori e del resto delle masse popolari che esso suscita porranno più apertamente e immediatamente all’ordine del giorno il problema del governo del paese. Tanto più che mantenendo la lotta sul terreno puramente sindacale, i sindacati di base e alternativi non riescono più neanche ad adempiere ai propri compiti sindacali: come diceva qualche mese fa in un’assemblea Aldo Milani (SI Cobas), “abbiamo strappato un contratto migliorativo, ma poi hanno chiuso l’azienda”. Bisogna appunto creare le condizioni per tenere aperte e in funzione le aziende, nonostante e contro le decisioni dei capitalisti di chiuderle, delocalizzarle o ridurle (pena fare marcia indietro, come fece la FIOM alla ex Bertone di Grugliasco nel 2011, quando Sergio Marchionne la mise apertamente di fronte alla scelta se accettare il ricatto o assumersi la responsabilità di far fronte alle conseguenze della vittoria dei NO al referendum). Oggi la questione non si pone per qualche singola azienda qua e là, ma per una parte crescente dell’apparato produttivo del paese!

Ernesto V.