La Voce 66 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - novembre 2020

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

I quattro sviluppi più importanti per far avanzare la rivoluzione socialista in corso

La pandemia da coronavirus Covid-19 ha fatto deflagrare la crisi economica, ha sconvolto l’intero sistema delle relazioni sociali e ha lasciato mano ancora più libera alla borghesia imperialista in fatto di distruzione dell’ambiente in quanto ha in una certa misura distolto l’attenzione delle masse popolari dalla crisi ambientale.

Quattro sono gli sviluppi in corso più rilevanti ai fini dell’avanzamento della rivoluzione socialista.

1. La seconda ondata della pandemia sta acuendo la crisi del sistema politico della borghesia imperialista. Detto in altri termini, crescono le difficoltà che la borghesia imperialista incontra a dare un indirizzo unitario (quanto può esserlo nella società borghese, dove perfino la classe dominante è composta di gruppi e individui con interessi antagonisti, tanto più a causa della imperante sovraccumulazione di capitale)(1) all’attività del suo Stato e della Pubblica Amministrazione e a imporre alle masse popolari obbedienza alle leggi, alle ordinanze e alle altre disposizioni delle autorità. Faccio solo alcuni esempi.

■ L’esito del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari e delle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre ha confermato la rottura tra masse popolari e Larghe Intese (allargamento della breccia aperta con le elezioni del 4 marzo 2018). Sono aumentati gli astenuti e i voti non validi (al referendum del 20-21 settembre 2020 sono stati 21.8 milioni su 46.18 milioni di aventi diritto, al referendum anti-Renzi del dicembre 2016 erano 15 milioni su 46.7 milioni, alle politiche del 4 marzo 2018 erano 13.7 su 46.5). Ha vinto il SÌ al referendum, nonostante le indicazioni ondivaghe tra sì e no dei partiti delle Larghe Intese promotori della consultazione referendaria (2) e nonostante la campagna retorica della sinistra borghese a favore della Costituzione del 1948 che in realtà la Repubblica Pontificia fin dal suo inizio ha sistematicamente violato e stravolto. L’esito delle elezioni nelle 7 regioni chiamate alle urne ha segnato la sconfitta del tentativo di Lega e di Fratelli d’Italia di approfittare della loro opposizione al governo Conte 2 (M5S-PD) e assumere per intero al posto del M5S il ruolo di portavoce del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari per il corso delle cose che i capitalisti impongono anche nel nostro paese.

1. Sulla sovraccumulazione assoluta di capitale, vedasi l’Avviso ai Naviganti 8 La seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale - 23 marzo 2012.

2. A richiedere la consultazione referendaria sono stati 71 senatori, di cui 42 di Forza Italia, 9 della Lega, 5 del PD, 2 di Italia Viva-PSI.

3. Quella tra governo centrale ed enti locali è una contraddizione che affonda le sue radici nella storia del nostro paese e che la fase acuta e terminale della crisi del capitalismo aperta dallo scoppio della bolla dei mutui subprime nel 2007-2008 combinata con la politica di austerità imposta dagli Stati aderenti all’UE ha acuito. Una ricostruzione sintetica delle origini e dello sviluppo fino ai giorni nostri di questa contraddizione è illustrata nell’articolo Allargare la breccia - Mimmo Lucano e la costruzione di Amministrazioni Locali di Emergenza (VO 60 - novembre 2018). È un aspetto importante della lotta politica del nostro paese, perché mette in discussione tutto il lavoro degli enti locali e si combina con i contrasti in seno ai vertici della Repubblica Pontificia, nelle Larghe Intese (PD, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia), nel PD che perderebbe le clientele locali su cui vivono gli eredi del PCI e del PDS.
Per giovarci di questa contraddizione ai fini della rivoluzione socialista abbiamo elaborato la linea della “costruzione di Amministrazioni Comunali/Locali d’Emergenza”: vedasi Un Piano del lavoro per ogni nuova Amministrazione Locale!, VO 38 - luglio 2011.

A proposito del M5S

Successo elettorale del M5S dal 2009 al 2018 e astensioni sono due manifestazioni della rottura tra masse popolari e sistema delle Larghe Intese: da qui la possibilità di risalita della china da parte M5S (e di riflusso della Lega verso il sistema delle Larghe Intese con Giorgetti e Zaia).

La vittoria del SÌ al referendum ha mostrato agli attivisti ed esponenti dell’ala sinistra del M5S che quando si oppongono alle Larghe Intese hanno successo e risalgono la china in cui il M5S è scivolato da quando, dopo il successo elettorale del 4 marzo 2018, si è piegato ai vertici della Repubblica Pontificia e ha accettato di costituire il governo con esponenti delle Larghe Intese: prima con la Lega di Matteo Salvini e poi, quando Salvini si è reso conto che restando al governo perdeva seguito e se ne è sganciato, con il PD di Nicola Zingaretti.

Subito dopo la tornata elettorale, l’iniziativa presa da Alessandro Di Battista con l’Agenda 2020-2030 ha di fatto “chiamato a raccolta” esponenti e attivisti del M5S contrari all’abbraccio con il PD e indicato un programma d’azione, li ha contrapposti in modo più aperto a quella parte, la cosiddetta “ala governista” con a capo Luigi Di Maio, che invece è per l’alleanza con il PD (che significa sottomissione alle Larghe Intese e attuazione del programma e delle misure dettate dalla UE, dalla NATO e dal Vaticano), ha suscitato divisioni nell’area capeggiata da Roberto Fico, che insegue l’illusione di trasformare il PD dall’esterno per poi dare vita a una coalizione con “un PD rinnovato”.

Gli Stati Generali del M5S, tenutisi il 14 e 15 novembre, per adesso hanno sancito l’indicazione emersa dalle assemblee provinciali e regionali che li hanno preceduti: alleanze elettorali non strutturali, ma valutate caso per caso basate su programmi condivisi e sui temi del M5S, mantenere il vincolo dei due mandati per parlamentari e consiglieri regionali, direzione collegiale. La partita è aperta.

Come socio del PD il M5S va a schiantarsi: adesso anche una parte del M5S riconosce apertamente che “l’alleanza strutturale con il PD per noi è la morte nera”. Quindi il M5S è inevitabilmente destinato a un rimescolamento tra la parte che si legherà al PD e la parte che rifiuterà questo legame. È probabile che questa seconda sarà numericamente predominante, dato che la gran parte dei malcontenti, insofferenti e indignati che si sono aggregati nel M5S di Beppe Grillo sono già stati elettori del PDS e poi del PD (e alcuni in qualche misura e modo anche partecipi delle clientele e dei comitati d’interesse prima del PDS e poi del PD) e se ne sono allontanati disgustati, avendo sperimentato che si trattava di partiti che attuavano il programma comune della borghesia imperialista, per quanto si mascherassero da antifascisti, da progressisti e a volte e in alcuni casi perfino da comunisti.

L’azione di Di Battista & C. e il percorso degli Stati Generali confermano che all’interno del M5S ci sono singoli e organismi che sono per risalire la china. La rivoluzione socialista poggia sulle organizzazioni operaie e popolari, non sul M5S. Proprio per questo a noi comunisti conviene che il M5S risalga la china (in sintesi, che si appoggi e sostenga la resistenza delle masse popolari): rafforzerebbe il movimento delle OO e OP e scompaginerebbe il campo delle Larghe Intese. Non significa “stare a vedere se il M5S risale o no la china”, ma alimentare e spingere, con iniziative adatte caso per caso, l’ala sinistra degli attivisti e degli esponenti del M5S a mobilitarsi per fare attuare provvedimenti favorevoli alle masse popolari, a sostenere con l’azione di governo e con l’azione di massa gli organismi operai e popolari e le loro lotte, a promuovere l’organizzazione e l’azione delle masse popolari per far fronte ai mille problemi che le assillano.

■ È diventato più aperto e acuto lo scontro tra istituzioni e organi dello Stato: lo stato dei rapporti tra governo centrale e Regioni (3) ne è la manifestazione più evidente, il balletto dei commissari alla sanità calabrese la punta dell’iceberg e la sanità il terreno su cui si consuma… sanità che l’effetto combinato delle “autonomie locali” come realizzate dai vertici della Repubblica Pontificia e della privatizzazione ha ridotto a una situazione paragonabile a quella in cui versavano le Forze Armate dopo l’8 settembre del 1943 e la fuga del re e di Badoglio!

■ All’interno delle forze dell’ordine aumentano i segnali di insofferenza (esemplare l’episodio dei poliziotti che si sono tolti i caschi in segno di solidarietà con gli operai dell’ ex Ilva di Genova in corteo contro il licenziamento di tre loro compagni di lavoro e il Sindacato Appartenenti Polizia (SIAP) che ha preso posizione contro questi licenziamenti) e di protesta, come la denuncia del Sindacato Unitario Lavoratori Militari (SIULM) contro il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri (vedasi pag. 7). Il Comunicato CC n. 10 Appello ai membri delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine italiane del 5 aprile 2020 cade su un terreno fertile!

■ Anche nei reali centri di potere della borghesia imperialista, quelli che dirigono il paese dietro lo quinte del teatrino della politica, tira un’aria difficile: il Vaticano in primo luogo, ma anche la Confindustria (vedansi le frizioni tra Bonomi e i capitalisti dell’industria alimentare a proposito del contratto collettivo nazionale di lavoro).

In una situazione del genere, in cui lo scontro diventa più netto, parlare genericamente di crisi politica è profondamente sbagliato. Ci sono due poteri che stanno facendo percorsi opposti: il sistema politico della borghesia imperialista in disgregazione, il sistema del nuovo potere (quello delle masse popolari organizzate) in sviluppo. Chi dà a intendere che esista e non possa che esistere un solo sistema di potere, al massimo da condizionare in senso un po’ più favorevole alle masse popolari, disarma quelle stesse masse di cui lamenta la scarsa combattività! La posta in gioco è far fare un deciso salto avanti al sistema di potere delle masse popolari organizzate e contrapporlo più nettamente al sistema di potere della borghesia imperialista fino a soppiantarlo.

Tra quanti si dichiarano comunisti, rispetto a questo ci sono tre filoni di pensiero: 1. quelli che non se ne occupano come se la cosa fosse ininfluente ai fini della loro azione, 2. quelli secondo cui “la borghesia è forte e stabile” e 3. quelli che invece vedono “la crisi di egemonia” della borghesia imperialista sulle masse popolari; in questo terzo filone la discriminante è sulla linea di condotta: 1. rivendicare e studiare come la borghesia si riorganizzerà, confluendo in questo modo con quelli che ignorano la questione e con quelli secondo cui “la borghesia è forte e stabile” oppure 2. promuovere la guerra popolare rivoluzionaria per far montare l’organizzazione, la mobilitazione e la coscienza delle masse popolari, fino a farne una forza capace di scalzare il potere della borghesia e prendere la direzione del paese.

Anche nelle fila della Carovana del (n)PCI ci sono compagni che hanno dei dubbi su questo. Certo, il sistema di potere della borghesia non è crollato. Per il semplice motivo che non crolla, non può crollare da sé: può solo essere soppiantato dal sistema di potere delle masse popolari organizzate. E questo dipende dall’iniziativa dei comunisti.

2. Si è estesa e rafforzata la resistenza spontanea (ben inteso: ogni operazione di resistenza ha suoi promotori, ma la chiamiamo spontanea nel senso che non è ancora né diretta né orientata dal Partito) delle masse popolari al corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista:

■ cresce l’organizzazione (il numero degli organismi operai e popolari di azienda, territoriali e tematici). Particolarmente importanti sono gli organismi di base dei ciclofattorini (i cosiddetti riders), animatori della lotta contro il contratto truffa (che, tra le altre cose, mantiene il lavoro a cottimo e la retribuzione di 3 euro a consegna e non riconosce la malattia) sottoscritto da UGL e Assodelivery (associazione che riunisce piattaforme come Glovo, Deliveroo e Just Eat che gestiscono le consegne a domicilio). Si tratta infatti di operai dei servizi estremamente dispersi, a dimostrazione che anche in queste condizioni (che riguardano oggi una parte significativa di operai e altri lavoratori) è possibile organizzarsi e a smentita di quei sedicenti comunisti che vanno predicando l’impossibilità della rivoluzione socialista perché la classe operaia è frammentata;

Due mondi antagonisti

In ogni aspetto della realtà attuale si combinano due mondi (due tipi di società) incompatibili e antagonisti. Il vecchio mondo, il mondo capitalista, si disgrega e il mondo nuovo, il comunismo, cresce in seno al vecchio: è già stato molto più di un embrione che si sviluppa (i primi paesi socialisti, la loro eredità e la rinascita del movimento comunista). Ogni mobilitazione popolare porta in sé qualcosa del vecchio mondo che muore (la rivendicazione solo per sé di questa o quella conquista che il crollo del vecchio mondo fa scomparire) e qualcosa del mondo futuro (la spinta a mobilitarsi contro le autorità borghesi, a organizzarsi, a prendere in mano il proprio destino, la volontà di vivere in una società basata sull’uguaglianza, su una vita dignitosa per tutti, sull’istruzione, sull’assistenza sanitaria e sul lavoro utile e dignitoso). Proprio per questo, ognuna delle mobilitazioni può essere usata sia dai fautori della conservazione del vecchio mondo morente (mobilitazione reazionaria di una parte delle masse popolari contro un’altra dello stesso paese o straniera), sia al servizio della costruzione del nuovo mondo (mobilitazione rivoluzionaria). È un travaglio, le cui convulsioni non cesseranno, se non temporaneamente e superficialmente proprio come le doglie di un parto, finché il nuovo mondo non si sarà imposto sulle rovine del vecchio, finché la rivoluzione socialista non avrà trionfato e instaurato un ordine sociale superiore al capitalismo.

■ si sviluppa la mobilitazione dei lavoratori autonomi, di cui alcuni (anche tra gli aspiranti comunisti) vedono solo o principalmente che sono infiltrati da fascisti, Lega e criminalità organizzata;

■ la disobbedienza a ordinanze e leggi sta assumendo (a macchia di leopardo, ma le sta via via assumendo) forme organizzate e che spaziano dal non pagamento delle multe comminate per violazione del confinamento nei mesi di marzo-maggio scorsi, all’iniziativa “curiamo la socialità #noncistiamo” con cui alcuni circoli ARCI e case del popolo non accettano la chiusura, fino allo sciopero fiscale annunciato da 50.000 commercianti al dettaglio toscani;(4)

4. Confcommercio annuncia lo sciopero in questi termini: “Si tratta di una azione di protesta collettiva che rientra nell’ambito dei diritti di cui agli articoli 18 (diritto di libera associazione), 21 (diritto di libera manifestazione di pensiero), 39 (diritto di libera organizzazione sindacale), 40 (diritto di sciopero) della Costituzione della Repubblica Italiana; non dimentichiamo che, sempre in base alla nostra Costituzione, sarebbe compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana). https://www.firenzetoday.it/cronaca/coronavirus-commercianti-sciopero-fiscale-tasse.html.

■ alcuni organismi popolari o aggregati che comprendono anche organismi popolari (come la Consulta Popolare Sanità e Salute di Napoli, il Consiglio Popolare di Modena, le Brigate Volontarie per l’Emergenza, Stoprwm di Cagliari) stanno assumendo il ruolo di nuove autorità pubbliche: allargano il loro raggio d’azione, indicano le misure che servono alle masse e su queste incalzano le istituzioni e mobilitano e organizzano parti di masse ad attuarle direttamente, ecc. (si occupano della gestione e del futuro della propria azienda, del proprio territorio e del paese).

3. Molte forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS), sindacati di base e alternativi al sindacalismo del regime e altri organismi e singoli che vogliono mettere fine al catastrofico corso delle cose, si danno da fare per sviluppare questa resistenza e il loro attivismo costringe i sindacati di regime (CGIL, CISL, UIL, ecc.) ad attivarsi anche loro, rende loro più difficile attenersi alla compatibilità e concertazione con i padroni e con le loro autorità. Si moltiplicano i propositi di fronti, patti d’unità d’azione, coordinamenti e altre analoghe iniziative per rafforzare e allargare la resistenza spontanea. L’esempio principale è il Patto d’Azione per un fronte anticapitalista promosso dal SI Cobas, che con le mobilitazioni del 23 e 24 ottobre ha mostrato di essere già un centro di aggregazione e mobilitazione su scala nazionale e che ha iniziato delle “incursioni” anche tra i lavoratori autonomi per promuoverne l’unità d’azione con gli operai (vedasi volantino a pag. 11).

Noi comunisti interveniamo in tutte le iniziative dove abbiamo già le forze per intervenire e ovunque le sosteniamo. In nessun caso noi facciamo concorrenza ai singoli organismi e ai loro dirigenti, ma, praticando la “linea di massa” [MP nota 119], cerchiamo di trasformare gli organismi (e i loro militanti più attivi) in componenti del movimento comunista cosciente e organizzato. Miriamo a trasformare i loro singoli dirigenti in esponenti del futuro Governo di Blocco Popolare. In ognuna di queste iniziative 1. cerchiamo di individuare e sostenere la sinistra, fare scuola di comunismo [MP nota 30], elevare il livello della resistenza e indirizzarla alla creazione delle condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare e inoltre propagandiamo l’instaurazione del socialismo, 2. cerchiamo di reclutare al Partito clandestino gli elementi più avanzati. È un terreno su cui agiamo da tempo, con linee particolari per i vari campi. Dobbiamo quindi solo estendere la nostra attività e rendere le nostre linee di intervento più adeguate alle condizioni particolari e imparare ad applicarle più nel concreto.

4. Crescono le proposte e le iniziative per la ricostruzione (“costituenti comuniste”) o per il consolidamento e rafforzamento del partito comunista. Il rafforzamento del partito comunista è in definitiva il movimento che decide del futuro, il movimento determinante della storia in alternativa alla borghesia imperialista: è una lezione che abbiamo tratto dal passato. La resistenza delle masse popolari può crescere oltre un livello elementare (fatto di rivendicazioni, proteste, rivolte di piccoli gruppi, azioni individuali, altre manifestazioni effimere) solo grazie alla direzione di un partito comunista all’altezza del suo compito storico di portare le masse popolari a instaurare il socialismo (dittatura del proletariato [MP nota 11], gestione pubblica pianificata dell’attività economica, mobilitazione crescente di tutte le masse popolari ad accedere alle attività specificamente umane). Solo grazie alla direzione del partito comunista la resistenza delle masse popolari si trasforma in un movimento che cambia il corso delle cose, si trasforma in costruzione del nuovo potere delle masse popolari organizzate. Così la rivoluzione socialista diventerà nuovamente il movimento dirigente, l’asse portante, la caratteristica dominante del corso delle cose nel mondo, come lo fu nel periodo 1917-1976, periodo in cui la borghesia imperialista fu costretta a rincorrere la rivoluzione socialista, a “superare se stessa” e la putrefazione del suo sistema sociale, a scimmiottare l’Unione Sovietica.

 

La pandemia ha fatto sperimentare su larga scala a intellettuali e masse popolari italiane che nella società moderna, posteriore alla prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) e quindi con le trasformazione che essa ha prodotto e indotto nelle società imperialiste (sviluppo del capitalismo monopolistico di Stato e necessità delle autorità della borghesia imperialista di disporre di un certo livello di consenso o almeno di rassegnazione e passività delle masse popolari), paese per paese il potere politico è in grado di governare e deve governare le attività economiche del paese. Infatti in Italia per un certo periodo oltre ai dipendenti dell’Amministrazione Pubblica (5 milioni circa) e ai pensionati (16 milioni circa), anche milioni di altri lavoratori hanno ricevuto, ovviamente al livello miserabile al quale per sua natura opera la Repubblica Pontificia, dalle casse dello Stato (CIG varie, sussidi e altri ammortizzatori sociali) il loro reddito dato che molte attività produttive non immediatamente indispensabili alla vita corrente sono state sospese (confinamento - lockdown). Lo stesso sta avvenendo in questi giorni. La conclusione da trarne, e da far entrare nella coscienza e nel senso comune, è che il potere politico (il governo, la Pubblica Amministrazione e gli altri apparati dello Stato) può dirigere le attività economiche e che quindi è necessario e possibile conformare il potere politico in modo tale che diriga le attività economiche facendole smettere di essere distruttive per l’ambiente e per le persone. A questo fine è particolarmente importante (da studiare e propagandare) l’esempio di un paese come la Repubblica Popolare Cinese, dove il potere politico era nelle condizioni di attuare il confinamento (con 1. interruzione di tutte le attività non immediatamente indispensabili alla sopravvivenza, alla cura e all’assistenza ai confinati e 2. mobilitazione generale per cura e assistenza) nella misura più larga ed efficace. Invece il governo Conte 2 ha diretto e dirige le attività economiche solo in parte e a qualche modo, tirato per i capelli dagli effetti della pandemia e nell’attesa illusoria di tornare alla “normalità”, in modo ondivago viste le indecisioni e le oscillazioni del M5S, barcamenandosi tra pressione popolare, necessità sanitarie, esigenze elettorali dei partiti che lo compongono (che hanno il “fiato sul collo” della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni), pretese della Confindustria e delle altre organizzazioni dei capitalisti e della criminalità organizzata, del Vaticano e della sua Chiesa, dell’UE e della NATO. Ma anche l’esperienza fatta in Italia conferma che la direzione delle autorità politiche (quindi pubblica) sull’attività economica del paese è necessaria, è possibile, è la strada da percorrere. Conferma che per far fronte alla catastrofe incombente occorre un potere politico che poggia sulle OO e OP, cioè su quanti hanno interesse ad andare più avanti e hanno la forza per imporsi con le buone o con le cattive sui capitalisti alla Bonomi di Confindustria, sulla Corte Pontificia per la quale “va bene soccorrere i poverelli, ma lo IOR non si tocca”, sulle organizzazioni criminali, sugli agenti della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti (ma consideriamo che tutti i paesi imperialisti sono sconvolti): conferma cioè che è necessario e possibile costituire il Governo di Blocco Popolare.

Il Vaticano

 

La sinistra borghese, anche quando tratta del regime sociale e persino del regime politico del nostro paese, mantiene e alimenta il velo sul ruolo del Vaticano e della sua rete di parrocchie, diocesi, che fanno capo alla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), ordini e congregazioni (sacerdotali e laiche, maschili e femminili), opere pie, asili, scuole, università, ospedali, ricoveri, associazioni, istituzioni finanziarie (IOR e altre, ricordare il Banco Ambrosiano, ecc.), associazioni ex alunni, associazioni varie (dall’AGESCI, alla Caritas, a Comunione e Liberazione, ecc.), clero secolare e regolare.

In realtà il Vaticano è una delle principali particolarità dell’Italia e chi la ignora vuol dire che non si occupa seriamente della conquista del potere e quindi della rivoluzione socialista o scambia la lotta per il socialismo con rivendicazioni economiche, politiche, ambientali o d’altro genere (“sociali”), lotta sindacale, elezioni locali e nazionali, oppure, sul versante solo per alcuni versi opposto, con congiure e azioni armate.

Infatti le maggiori particolarità dell’Italia rispetto agli altri paesi imperialisti (vedi Manifesto Programma) sono

1. il Vaticano: la Curia Papale consacrata da Mussolini (1929) come Stato indipendente (a carico del Comune di Roma che le fornisce servizi d’ogni genere ed è asservito ai suoi riti e celebrazioni, di cui l’Anno Santo è solo un esempio, e dello Stato italiano che paga le spese e presta i servizi per le relazioni internazionali e altre del Vaticano) e accettata nella Costituzione del 1948,

2. la divisione Nord-Sud, risultato dei modi e tempi del passaggio dal feudalesimo al sistema capitalista, ossia della storia della rivoluzione borghese in Italia fino al Risorgimento che ha creato lo Stato unitario esteso ai confini attuali,

3. la permanenza e il rafforzamento di organizzazioni criminali (mafia, camorra, ‘drangheta e altre minori) formatesi nel corso del passaggio dal feudalesimo al capitalismo e diventate istituzioni e potenze nazionali (basta pensare al passaggio alla “seconda repubblica” tra gli anni ‘80 e ‘90) e internazionali.

 

L’assunzione diretta, nel 2013 con Giorgio Bergoglio, da parte dei Gesuiti della massima carica della Curia Papale è indice di una profonda crisi nella Chiesa Cattolica nazionale e internazionale: i Gesuiti fino ad allora, infatti, erano stati fautori di governare stando in seconda fila e manovrando gli altri (secondo la linea dettata all’inizio del secolo XVII dal cardinale gesuita Roberto Bellarmino). Questa crisi è molto importante per i comunisti promotori della rivoluzione socialista in corso in Italia. È fuori strada sia chi scambia Bergoglio per il nuovo promotore di un rivolgimento sociale, sia chi non cerca di giovarsi a vantaggio della rivoluzione socialista della sua predicazione “semisocialista”.

 

Rispetto alla linea della costituzione del Governo di Blocco Popolare che seguiamo per far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese, uno dei dubbi raccolti dai compagni della base rossa riguarda la modalità per far ingoiare il GBP ai vertici della Repubblica Pontificia. Alcuni dicono e molti pensano: “ma dovremo vincere le elezioni, avere la maggioranza in Parlamento?”. In proposito è utile ricordare quante volte i vertici della Repubblica Pontificia, trovatisi in difficoltà per governare il paese, hanno cambiato governo senza passare per elezioni e hanno “convinto” lo stesso Parlamento a votare un nuovo governo. Elenco alcuni casi:

1. messa fuori gioco di Pierluigi Bersani che aveva vinto le elezioni del 2013 e sua sostituzione con Enrico Letta,

2. dimissionamento di Silvio Berlusconi nel dicembre 2011 e sua sostituzione con Mario Monti,

3. sostituzione di Massimo D’Alema a Romano Prodi nel novembre 1998,

4. sostituzioni di Dini a Berlusconi nel gennaio 1995,

5. sostituzione di Fanfani a Tambroni nel luglio 1960.

Cosa ancora più facile in tempi agitati: da Bonomi II, a Parri e a De Gasperi I nel 1945, da DC-PCI-PSI (De Gasperi III) a DC-PSDI-PLI (De Gasperi IV) nel maggio 1947.

Non sono tutti, ma solo alcuni casi di crisi extraparlamentari. La lezione è che occorre che le OO e OP, in combinazione con gli esponenti democratici della società civile, i dirigenti della sinistra sindacale, gli esponenti non anticomunisti della sinistra borghese (quelli che nella nostra letteratura chiamiamo “i tre serbatoi” da cui verranno ministri e dirigenti del GBP) creino nel paese una situazione ingestibile dai vertici della Repubblica Pontificia con la soluzione di governo in carica, per indurli a installare un governo con cui “sedare (calmare) la piazza”, convinti di riuscire a riprendere in mano le cose. Poi sta al governo insediato approfittare invece dell’insediamento e dei poteri governativi per prendere più poteri, adottare misure “eversive”, sostituire uno dopo l’altro gli alti funzionari civili e militari che sabotano con persone che collaborano. È quello che poteva e potrebbe ancora fare il M5S insediato nel governo Conte II se fosse diretto da individui decisi e avesse sostegno nel paese (OO e OP). Andando più indietro, è quello che avrebbe potuto fare nel 1945 il governo Parri (21 giugno - 8 dicembre 1945) se il PCI avesse avuto alla sua testa una direzione decisa a continuare (ma Palmiro Togliatti & soci non volevano continuare) e con un piano realistico (che Pietro Secchia, Giuseppe Alberganti, Alessandro Vaia, Francesco Moranino, Vittorio Vidali, cioè la sinistra del PCI, non avevano) la rivoluzione iniziata nel settembre 1943 e quindi avesse seguito nel paese non la linea di restaurazione descritta da Emilio Sereni in Il CLN della Lombardia all’opera, ma al contrario la linea “i CLN devono consolidarsi e prendere tutto il potere”.

 Simbolo (n)PCI

La situazione si fa sempre più drammatica e caotica. Non c’è dubbio che gli uomini sono in grado di cambiare il corso delle cose, ma è altrettanto certo che per farlo devono condurre un’opera collettiva su grande scala che ogni individuo può e deve contribuire a portare avanti, ma che nessuno individualmente è in grado di svolgere da solo. Per questo il movimento comunista cosciente e organizzato è un fattore decisivo della storia che dobbiamo fare e il partito comunista quello decisivo: l’esperienza della prima ondata ha dimostrato che nei paesi imperialisti è il più difficile da costruire.

La borghesia non ha futuro. La pandemia da Covid-19 è un esempio di quello a cui la borghesia imperialista (stante la sovraccumulazione di capitale) porta l’umanità: distruzione dell’ambiente, inquinamento, povertà, disoccupazione e miseria. La crisi politica della borghesia imperialista è insanabile, nel sistema delle relazioni internazionali e in ognuno dei paesi imperialisti, in Italia non meno che negli altri. Non lasciamoci scoraggiare dalle difficoltà che incontriamo, dai nostri errori, dalle sconfitte che qua e là subiamo, dalla pochezza delle nostre forze attuali. Gli uomini fanno la loro storia. Per noi comunisti “il fine è tutto” (il nostro obiettivo è dettato dalla scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia), il movimento (la velocità alla quale avanziamo verso il fine) è relativo alle condizioni storiche e al livello morale e intellettuale dei membri del Partito e quindi del Partito. Abbiamo molto da imparare e da fare, ma far avanzare la rivoluzione socialista è la sola via per evitare il disastro.

Ernesto V.