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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - novembre 2020

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La pandemia e i primi paesi socialisti

Tutti i paesi dove in misura più o meno ampia sussistono istituzioni e altri aspetti del sistema sociale creato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria (socialista o di nuova democrazia) affrontano la pandemia con misure loro proprie diverse da quelle adottate nei paesi capitalisti e con migliori risultati.

Ogni organismo ed esponente del movimento comunista deve far conoscere nel modo più ampio di cui è capace, questa dimostrazione della superiorità del sistema socialista, contro la sistematica denigrazione del socialismo condotta dalla borghesia e dal clero per intossicare e confondere menti e cuori delle masse popolari.

Pubblichiamo qui di seguito il messaggio della compagna e sociologa cubana Indira Pineda, datato 16 novembre 2020.


Cuba - La gestione della pandemia da Covid-19

Cuba, a quasi 9 mesi dall’inizio della pandemia, a metà novembre chiude con la cifra di 7.568 contagiati, di cui 7.015 guariti e 131 deceduti. Questo risultato è stato possibile perché il governo e il popolo cubano hanno sviluppato un ampio programma sanitario a livello di base che ha come massima priorità la prevenzione sociale e il rispetto della vita umana.

La pandemia del Covid-19 ci deve far riflettere che le nostre azioni come essere umani sono collegate tra loro e che la nostra esistenza come specie umana dipende delle nostre scelte a livello mondiale. A quasi un anno della comparsa della pandemia possiamo tirare le somme di quali paesi sono riusciti a controllarla già alla sua prima ondata e quali invece stanno soffrendo ancora le gravi conseguenze dell’ondata di ritorno, quasi presi di sorpresa, senza avere un piano preparatorio.

Paesi come Cina, Venezuela e Cuba, nel caso degli ultimi due nonostante il forte blocco economico e l’applicazione di misure e sanzioni coercitive da parte dei gruppi imperialisti USA, europei e altri, oggi sono riusciti a controllare la pandemia e a ritornare in modo graduale al funzionamento del paese.

All’inizio gli scienziati cubani non conoscevano molto sul virus, ma all’Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kourí (IPK), istituto di riferimento per la ricerca, la diagnosi, la gestione e il trattamento delle malattie infettive, sono stati effettuati i primi studi sui casi confermati di malattia. I risultati hanno permesso di conoscere il comportamento dell'epidemia nel nostro Paese, organizzare servizi sanitari e progettare azioni utili per contenere le infezioni.

Il sistema sanitario nazionale ha condotto da subito una capillare campagna d’informazione e di educazione rivolta alla popolazione e ai professionisti del settore sanitario, in modo da tessere, attraverso medici di famiglia, policlinici, ospedali e centri specializzati, una rete che permettesse di offrire un servizio diretto in ogni comunità, evitando l’affollamento negli ospedali. Tutto questo sistema funziona in modo gratuito, in modo che a fronte della pandemia ogni persona viene protetta e accudita.

Cuba socialista fin dalla sua nascita ha dato internazionalmente anche un contributo di solidarietà in diversi settori. In ambito sanitario ha fondato le Brigate Mediche Cubane “Henry Reeve”. Il Contingente è stato istituito il 19 settembre 2005 dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruiz, in risposta ai danni causati dall'uragano Katrina alla città di New Orleans negli Stati Uniti, che causò 1.336 morti e perdite valutate a 75 miliardi di dollari. I nostri medici già prima erano stati in Africa, in Venezuela con la Misiòn Barrio Adentro, in Bolivia e anche in Brasile. Recentemente hanno operato anche in paesi europei, anche in Italia, nella regione Lombardia.

Nella natura della rivoluzione ci sono la solidarietà, la fratellanza e l’umanesimo per il popolo. Alcuni capi di Stato si sono opposti alla nostra opera di solidarietà. In Brasile Bolsonaro ha costretto 8.000 operatori cubani della sanità ad abbandonare il paese, lasciando senza alcuna assistenza sanitaria 28 milioni di persone, degli strati più umili e nei luoghi più difficili da raggiungere.

I bambini cubani sono tornati a scuola dai primi giorni di settembre, tranne che nella capitale dove hanno iniziato lunedì 2 novembre. Pochi giorni fa hanno riaperto anche gli aeroporti, con molte misure cautelari.

Cuba soffre le grandi conseguenze di un feroce blocco economico, ma in questa pandemia che ha colpito una delle sue prime fonti di entrate, il turismo, il paese ha cercato di mantenere la produzione interna, distribuendo in modo equilibrato le sue risorse.

Rimane da riconoscere che i paesi che, ognuno con le sue caratteristiche e particolarità, avanzano sulla via della costruzione del socialismo, hanno dato la priorità alla protezione della vita, hanno subordinato l’economia a questo obbiettivo e oggi hanno risultati positivi.