La Voce 65 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - luglio 2020

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Scuola di Base Makarenko - Prato

Avanziamo nella costruzione di una nuova scuola!

Lettera di una insegnante comunista agli insegnanti

 

Questa lettera è scritta da un’insegnante che ha collaborato al primo corso della Scuola di Base Makarenko organizzata dal Centro di Formazione del Partito dei CARC per insegnare a leggere e scrivere e la storia a suoi membri e simpatizzanti. Riguarda sia il tema generale della formazione delle nuove generazioni, dal concepimento all’età adulta (questione sulla quale in vista del Governo di Blocco Popolare e della resistenza delle masse alla crisi dobbiamo elevare la nostra comprensione e la nostra linea) sia più nell’immediato la formazione dei compagni che si arruolano nelle file della Carovana del (n)PCI. Illustra uno dei modi in cui oggi la Carovana del (n)PCI fa fronte praticamente al primo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva, il sistema di manipolazione delle coscienze e dei sentimenti delle masse popolari da parte della borghesia imperialista del quale l’istruzione pubblica è una componente importante a cui negli ultimi decenni si è aggiunto il “inondo virtuale” (che nella formazione delle idee e dei sentimenti per molti individui si sostituisce in larga misura al mondo reale).

La lettera inizia con un’affermazione, “la rivoluzione socialista per sua natura si basa sulla coscienza delle masse popolari”, che richiede una precisazione. È vera nel senso che la rivoluzione socialista non avanza senza il partito comunista che fa valere la concezione comunista del mondo come guida dell’attività delle masse popolari. È vera anche nel senso che la transizione dal capitalismo al comunismo comporta la partecipazione crescente della massa della popolazione alla gestione della vita sociale e al patrimonio culturale della società. Ma è .fuorviante se intesa nel senso che il cambiamento della coscienza della massa della popolazione è la premessa della rivoluzione socialista. In realtà la borghesia e il clero finché comandano hanno un ruolo importante nella formazione della coscienza delle masse popolari, al punto che gli opportunisti in certi periodi prendono a pretesto l’arretratezza della coscienza delle masse per rinunciare alla rivoluzione socialista e che quelli che si sforzano di trasformare la coscienza delle masse a premessa della trasformazione della loro attività perdono tempo. Noi dobbiamo dare per scontato che le masse popolari sono manipolate da borghesia e clero. Lenin nel Che fare? (1902) scriveva addirittura che “il 999 per mille del popolo russo è abbrutito fino alle midolla dalla servitù politica e dalla totale incomprensione dell’onore e del legame di partito”. Chi vuole masse popolari non manipolate., non è materialista dialettico nella sua condotta, fantastica. Le fonti della coscienza e della condotta delle masse popolari sono tre: l’esperienza diretta, a cui ognuno reagisce, intellettualmente e nella pratica, in modi propri di ogni individuo stante la sua formazione; l’influenza che la classe dominante (borghesia e clero) esercita su di esse, in sintesi il regime di controrivoluzione preventiva; l’influenza che il movimento comunista cosciente e organizzato esercita sulle masse popolari. Nel lavoro per mobilitare le masse dobbiamo avere chiaro che nessuna manipolazione delle coscienze e dei sentimenti cancella nelle masse popolari l’esperienza pratica dell’oppressione e dello sfruttamento e fare leva sul contrasto che si crea tra esperienza e coscienza manipolata: l’esperienza alimenta in ogni individuo e in ogni gruppo sociale delle masse popolari la resistenza e la ribellione che noi possiamo e dobbiamo far confluire nella rivoluzione socialista. Ma dobbiamo avere altrettanto chiaro che la rivoluzione socialista non è il risultato della coscienza e dell’organizzazione rivoluzionarie delle masse popolari: la rivoluzione socialista è il risultato della coscienza e dell’organizzazione dei comunisti e crea  coscienza e organizzazione rivoluzionarie nelle masse popolari.

 

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La rivoluzione socialista per sua natura si basa sulla coscienza delle masse popolari; è nella storia dell’umanità la prima rivoluzione che le masse delle classi oppresse e sfruttate compiono non mobilitate da una nuova classe dominante ma sulla base della propria coscienza. Per questo la borghesia e il clero dedicano una cura particolare e grandi risorse per deviare la coscienza delle masse popolari, per impedire che i giovani imparino a ragionare e si aggreghino attorno a un partito comunista capace di guidarli alla lotta e alla vittoria. E un aspetto della lotta di classe che il (n)PCI illustra nel cap. 1.3.3 del Manifesto Programma dedicato al regime della controrivoluzione preventiva, nell’articolo Le tre trappole (in La Voce 54 pagg. 17-19) e in altri testi della letteratura del Partito.

Il sistema dell’istruzione è espressione diretta delle classi dominanti e rientra quindi tra i campi in cui la controrivoluzione preventiva viene promossa. La scuola pubblica gestita dalla borghesia e dal clero, infatti, risponde poco e sempre meno all’esigenza di insegnare a pensare e ragionare: è sempre più ridotta a scuola che insegna mestieri o comunque non fornisce alle masse popolari strumenti utili ad analizzare la realtà per trasformarla in base ai propri interessi. Basti pensare ai programmi di storia, in cui si insegnano cose false e inutili che intossicano i cuori e le menti dei giovani (esemplare in questo senso è la falsificazione della storia dei primi paesi socialisti); basti pensare allo studio e alla pratica dell’italiano, tramite cui si promuovono eclettismo e faciloneria con la ricerca di forme stilistiche vuote. Di fatto, l’assenza dell’uso di categorie scientifiche ostacola lo sviluppo del pensiero. Questo perché le classi dominanti non hanno alcun interesse a che le masse popolari si elevino, diventino capaci di pensare in modo tale da imparare a dirigere se stesse e la società. Se lo facessero, non ci sarebbe più bisogno di classi dirigenti, quali la borghesia e il clero sono.

Gli insegnanti che oggi non riescono a trovare un senso in quello che fanno, e anzi vivono la frustrazione dell’insegnamento, sono quelli che più coscientemente vivono la contraddizione di essere i promotori del sistema di controrivoluzione preventiva, di essere quindi agenti delle classi dominati. Vivono la contraddizione, cioè, di non essere fedeli alla loro classe, le masse popolari, di non fame gli interessi. Non a caso questi insegnanti sono depressi o esauriti e non a caso quando insegnano hanno l’aspirazione di promuovere un pensiero critico verso quello che le classi dominanti fanno e di trattare, nelle scuole, del movimento comunista. Sono anche quelli che in queste settimane si stanno mobilitando per far fronte allo smantellamento della scuola pubblica che l'epidemia da Covid-19 ha fatto emergere in tutta la sua chiarezza; che hanno portato nelle strade e nelle piazze le parole d’ordine “istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza” rifiutando la Didattica a Distanza.

Quello che questi insegnanti, quotidianamente, tentano di fare per resistere a questa contraddizione è cercare di mettere delle pezze, aggiustare il tiro rispetto a ciò che devono insegnare, anche rifiutando in parte o del tutto i programmi ministeriali. Ricostruire una scuola pubblica di qualità per le masse popolari, che metta mano alle contraddizioni esistenti, significa però lottare per costruire una nuova società, quella socialista, e quindi una scuola di tipo nuovo. Su questa strada devono mettersi oggi gli insegnanti che più coscientemente vivono le contraddizioni dettate dal sistema dell’istruzione borghese e dalla società borghese tutta. Già da oggi il legame con il movimento comunista è la condizione che permette a un insegnante di dare al proprio ruolo un senso adeguato alle sue migliori aspirazioni.

Da insegnante comunista l’esperienza della Scuola di Base Anton Makarenko mi ha fatto toccare con mano quanto questo è vero. La Scuola di Base di italiano e storia Makarenko, promossa dal centro di formazione del Partito dei CARC, è un’esperienza d’avanguardia, sperimentata principalmente con membri del partito. La scuola rientra nel solco  del particolare sforzo dedicato dalla Carovana del (n)PCI alla cura e formazione dei suoi compagni e dell’attenzione alla diffusione di una cultura di classe tra giovani, operai, masse popolari. Già a partire dai primi mesi, quindi, ne traggo insegnamenti relativi alle contraddizioni sopra esposte, che anch’io da insegnante inevitabilmente vivo.

In primo luogo la contraddizione relativa alle materie di insegnamento. Trattare e insegnare l’italiano e la storia alla luce della concezione comunista del mondo significa promuovere uno studio e una pratica, a questo connessa, che siano strumenti per imparare a pensare e ad analizzare la realtà tramite categorie scientifiche, cioè finalizzate alla trasformazione della realtà. Significa imparare a individuare le concezioni che stanno dietro ad un testo; significa scrivere e quindi pensare secondo categorie scientifiche; significa fare di un testo un intervento sulla realtà. Studiare la storia significa collocare in ordine di tempo gli eventi storici più importanti, comprenderne la sinergia e la concatenazione, le relazioni di causa, di effetto e di interazione reciproca che li connettono tra loro; significa fare un bilancio scientifico dei fatti storici che sia guida per l’azione.

Per questa via si superano le contraddizioni tra insegnanti e studenti, i quali trovano un senso nella formazione e nello studio che sia confacente all’unico senso sano che possono dare alle loro vite: l’emancipazione dalle classi dominanti tramite la partecipazione alla lotta di classe in corso. Un percorso di formazione quindi che è tale per studenti e insegnanti.

In ultimo, permette di concepire la scuola e il gruppo classe come collettivi in cui chi è più avanti insegna a chi è più indietro e chi è più indietro si impegna a imparare da chi è più avanti, in cui non viene promossa la concorrenza ma l’emulazione socialista. Questo a tre livelli: tra studenti, tra studenti e insegnanti e tra insegnanti. Noi stessi abbiamo sperimentato la costituzione di un collettivo di insegnanti, con un piano di lavoro unico e un unico indirizzo, senza cui nessun processo educativo è realizzabile e grazie a cui è invece stato possibile strutturare un collettivo anche con gli studenti. Collettivo in cui gli errori di un membro sono la base da cui trarre insegnamenti per avanzare, in cui l’avanzamento di un membro è la base su cui promuovere l’avanzamento degli altri, in cui gli studenti assumono ruoli dirigenti nella gestione del corso, sotto la direzione degli insegnanti.

Una scuola nuova così fatta, una scuola che faccia gli interessi delle masse popolari, sarà possibile a livello di massa solo nel socialismo e sarà la scuola della nuova società. Per questo lottare per costruire una nuova scuola significa principalmente lottare per instaurare il socialismo. Significa già da oggi costruire un nuovo potere, che sia autonomo dal vecchio potere; significa costituire organismi in ogni azienda privata o pubblica, in ogni scuola, che individuino le misure necessarie a farle funzionare come serve alle masse popolari, si mobilitino per attuarle direttamente, per fare pressioni sulle istituzioni affinché siano applicate, per costituire nuove istituzioni formate allo scopo di attuarle.

In ogni scuola devono costituirsi organismi di insegnanti, lavoratori della scuola, studenti e famiglie che si occupano di quello che accade dentro alla scuola, dall’assunzione degli insegnanti e del personale, all’accesso gratuito all’istruzione, passando per la mappatura delle strutture fatiscenti; e che si occupano anche di quello che accade fuori dalle scuole, nei territori, nei quartieri, tra operai e lavoratori. Che mille organizzazioni simili nascano e si coordinino, che mille scuole popolari di base fioriscano!

Gli insegnanti più coscienti e più generosi devono legarsi al movimento comunista e partecipare alla costruzione della rivoluzione socialista in corso nel nostro paese. Già da oggi il movimento comunista ha bisogno di insegnanti che mettano le proprie competenze al servizio della rivoluzione. Già una volta il movimento comunista italiano, con il suo partito, ha trasformato il paese e ci ha lasciato un patrimonio che nessuno potrà cancellare! Raccogliamo l’eredità e avanziamo per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!