La Voce 64 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII  marzo 2020

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“Restare a casa” e lasciar fare al governo Conte 2 che così “andrà tutto bene”? NO!

Moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, rafforzarle e
coordinarle per far fronte all’emergenza sanitaria, economica, sociale e politica!

La soluzione dell’emergenza non verrà da autorità asservite ai capitalisti e agli speculatori, all’UE e alla NATO, al Vaticano e alle Organizzazioni Criminali. La diffusione dell’epidemia è aggravata da quarant’anni di programma comune attuato dai governi delle Larghe Intese (dai governi CAF ai governi Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni), dalla mano libera che essi hanno dato ai capitalisti nostrani e ai gruppi multinazionali stranieri, dall’incuria verso tutto quello che non rende soldi (come la manutenzione del territorio), dall’urbanizzazione senza criterio, dalla gentrificazione delle città e dalla loro trasformazione i n appendice del turismo e del trasporto di merci che viaggiano dissennatamente da un capo all’altro del mondo, dall’inquinamento ambientale. La diffusione dell’epidemia ha fatto scoppiare le mille emergenze e aggravato i mille problemi preesistenti. Nel campo del servizio sanitario è particolarmente evidente: la pandemia ha messo in luce la criminalità della classe dominante e dei loro governi di Larghe Intese che hanno ridotto e privatizzato la struttura sanitaria. Ma lo stesso vale in molti altri campi: il sovraffollamento delle carceri, l’emergenza abitativa, il lavoro nero o precario, la cura dei bambini, ecc. Da questa emergenza non ci tirerà fuori chi ha moltiplicato le grandi opere inutili se non dannose, i grandi eventi sportivi per attirare turisti, le nuove vie di trasporto stradale, ferroviario, aereo e marittimo, l’acquisto di armamenti e le missioni di guerra a scapito della protezione del territorio e dell’ambiente, della salute della popolazione, della protezione degli anziani e dei minori, dell’istruzione e della formazione delle nuove generazioni. Non ci tirerà fuori chi ha smantellato il settore pubblico dell’economia, con il risultato che nel nostro paese c’è una sola azienda che produce i ventilatori polmonari utilizzati nei reparti di terapia intensiva!

In questa situazione la formazione di organismi di operai nelle aziende capitaliste, di lavoratori nelle aziende pubbliche e di organismi territoriali e tematici in ogni zona, il rafforzamento di quelli esistenti e dei nuovi, il loro coordinamento e il loro orientamento a costituire un proprio governo d’emergenza è allo stesso tempo il modo per far fronte a questa emergenza nella maniera più rapida e meno dolorosa per le masse popolari e la via per far avanzare la rivoluzione socialista.

 

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“I proletari hanno dalla loro il numero, ma i numeri pesano sulla bilancia solo quando sono uni dall’organizzazione e guida dalla conoscenza” (dall’Indirizzo inaugurale dell’Associazione Internazionale degli Operai - 1864)

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Noi comunisti dobbiamo promuovere la formazione di organismi operai e popolari usando ogni leva, ogni strumento, ogni spunto per prendere ogni iniziativa utile a far fronte alla situazione d’emergenza, da quelle più semplici a quelle più da nuova autorità pubblica, da centro del nuovo potere: denunciare in tutti i campi quello che il governo e le autorità pubbliche non fanno o fanno a metà; rivendicare dalle autorità e dai padroni la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, il blocco dei licenziamenti, il prolungamento dei contratti di lavoro precari e il pagamento regolare dei salari ai proletari lavoratori dipendenti e di un reddito dignitoso ai lavoratori autonomi; organizzare la solidarietà con chi è lasciato in balia della situazione; lottare contro la repressione poliziesca e padronale dei lavoratori che protestano, che denunciano, che rifiutano di lavorare senza tutele: la retorica degli infermieri e medici eroi va a braccetto con le sanzioni contro infermieri e medici che rifiutano di lavorare senza strumenti e tutele adeguate (dispositivi di protezione individuali - DPI); fare quello che le autorità e i padroni non fanno e che, stante le forze, le relazioni e le risorse esistenti e quelle mobilitabili, è possibile fare direttamente.

Organizzare, organizzare e ancora organizzare deve essere la linea guida della nostra azione: ogni cosa va usata a questo fine! Le organizzazioni operaie e popolari rafforzano la lotta per far fronte all’emergenza sanitaria e faranno il loro corso quando l’epidemia sanitaria in senso stretto sarà superata. Già spontaneamente, per rispondere alle esigenze create dall’epidemia e dalla gestione che il governo e le autorità pubbliche ne stanno facendo, si formano organismi popolari. Uno degli esempi più evidenti sono le brigate di solidarietà sorte in numerose città su iniziativa di Emergency, di centri sociali e altri aggregati e, in alcuni casi, di organizzazioni che fanno parte della Carovana del (n)PCI o sono in qualche modo collegate ad essa. Noi comunisti dobbiamoBrigate Solidarietà Milano

- allargare questo movimento spontaneo: fare di ogni organismo che si forma un esempio e un incitamento perché altri se ne formino in ogni campo;

- curare il rafforzamento degli organismi operai e popolari: raggio d’azione, numero di elementi delle masse popolari che coinvolgono, contraddizioni che aprono nel campo nemico, obiettivi che perseguono, ecc.;

- promuovere il coordinamento su scala più ampia possibile: sia tra organismi che si occupano delle stesse cose (sanità, solidarietà, fabbriche, lavoratori autonomi, carceri, ecc.) sia tra organismi che si occupano di cose diverse (ad esempio gli organismi di fabbrica con quelli di lavoratori della sanità, gli organismi di fabbrica con le brigate di solidarietà, ecc).

Il potenziamento del Servizio Sanitario pubblico è urgente e indispensabile, è in questa fase, nell’immediato, assieme ai rifornimenti alimentari e di DPI, la questione principale e decisiva. Rallentare la diffusione del contagio serve solo a far fronte alla mancanza di posti di terapia intensiva per i contagiati che sviluppano sintomi gravi, cioè a rimediare meglio possibile all’operato criminale dei governi delle Larghe Intese che negli ultimi quarant’anni hanno smantellato il Servizio Sanitario e privatizzato gran parte di quello che è rimasto, al punto che anche prima dell’epidemia del coronavirus per avere rapidamente l’assistenza sanitaria bisognava rivolgersi ai privati. La soluzione dell’epidemia la raggiungiamo principalmente curando quelli che sviluppano sintomi gravi e lasciando che gli individui sviluppino in massa le loro difese immunitarie.

Quindi bisogna mobilitare i lavoratori della Sanità a denunciare la situazione che ben conoscono, a organizzarsi ospedale per ospedale, reparto per reparto per indicare le misure che servono a far funzionare in sicurezza gli ospedali e le strutture sanitarie e garantire rapidamente un servizio sanitario pubblico efficiente e sufficiente, per imporne l’attuazione, per organizzarne direttamente l’attuazione ovunque hanno la forza di farlo. Bisogna requisire senza indennizzo le strutture sanitarie private, sottoporre a controllo pubblico la ricerca farmaceutica e sanitaria scavalcando i brevetti e la produzione di mezzi sanitari (maschere, ecc.), attrezzarsi per prevenire epidemie più gravi di quella del coronavirus Covid-19! Tutti gli altri lavoratori devono sostenerli. Occorrono misure d’emergenza, che solo la mobilitazione popolare può imporre (e in alcuni casi attuare direttamente):

Consulta Popolare Sanità Napoli- assunzioni subito: far scorrere subito tutte le graduatorie per l’assunzione di infermieri e Operatori Socio-Sanitari (OSS) e internalizzare, assumere e stabilizzare tutti i lavoratori precari della Sanità. Fare un grosso piano di assunzioni con bandi rapidi e agevolati;

- sicurezza per chi lavora: pretendere la fornitura di mascherine, guanti e tute che impediscano il contagio degli operatori;

- requisire senza indennizzo le cliniche e strutture sanitarie private e mobilitare su larga scala tutta la struttura sanitaria e tutte le risorse delle Forze Armate: contro la carenza di posti letto bisogna requisire le strutture sanitarie private e convenzionate è vergognoso che per l’assistenza sanitaria le pubbliche autorità facciano appello alle sottoscrizioni di privati;

- un piano straordinario per la Sanità Pubblica: avviare la mobilitazione per imporre un piano straordinario di costruzione e manutenzione delle strutture sanitarie pubbliche su indicazione di lavoratori e utenti, attrezzarsi per la protezione generale e universale della salute della popolazione nelle attuali condizioni di vita associata.

Non bisogna in nessun modo accettare che in nome dell’emergenza vengano nascosti sotto al tappeto gli effetti dei tagli e delle privatizzazioni i cui responsabili hanno dei nomi e cognomi: sono il PD, Forza Italia, la Lega, Fratelli d’Italia e tutti i partiti che nel corso degli ultimi anni si sono alternati e combinati al governo del paese facendo gli interessi della Confindustria, del Vaticano, degli imperialisti europei, USA e sionisti, delle organizzazioni criminali (mafia, ’ndrangheta, ecc.). I tagli del servizio sanitario non erano necessari “perché non ci sono i soldi”: i soldi per la NATO e per armi, carri armati e aerei da guerra ci sono stati; i soldi per sovvenzionare le cliniche, le università, le fondazioni e le scuole private convenzionate del Vaticano ci sono stati; i soldi per le grandi opere speculative inutili se non dannose (TAV, gentrificazione delle città d’arte, aeroporti, grandi eventi, ecc.) ci sono stati; i soldi per finanziare la UE ci sono stati; come ci sono stati i soldi per la Mafia e il suo potere parassitario e per la rete di corruzione. Da decenni i soldi sono tutti e solo “moneta fiduciaria”: le autorità ne creano quanti ne ritengono necessari!

Con il decreto del governo Conte 2 del 23 marzo “non solo è stato ulteriormente allargato l’elenco delle aziende che possono rimanere aperte, ma alcuni punti del decreto lasciano scappatoie aperte in pratica a qualsiasi padrone che vuole far funzionare la sua azienda. Tutte le aziende possono infatti completare ordini e spedizioni fino al 25 marzo o in alternativa possono dimostrare di essere filiera di qualche azienda compresa nell’elencone di quelle che possono rimanere aperte” (Collettivo di Fabbrica - Lavoratori GKN di Firenze). È la riprova che il nostro paese ha bisogno di autorità che per un periodo determinato, pari almeno al supposto periodo di incubazione degli individui già contagiati (o a un altro periodo definito sulla base di criteri ragionevoli), 1. autorizzano a funzionare solo le aziende che esse ritengono indispensabili per quel periodo, 2. a queste forniscono quanto necessario perché il lavoro e il trasporto dei lavoratori si svolgano in condizioni sicure e 3. a ogni lavoratore e a ogni disoccupato garantiscono il salario normale fino a un massimo da indicare e un salario minimo dignitoso a ogni disoccupato. In questo modo i lavoratori possono chiudere le aziende non indispensabili che i padroni volessero tenere aperte. Dobbiamo farlo valere su scala più ampia possibile per portare i singoli operai avanzati e gli organismi operai già esistenti a fare da subito un passo avanti verso la costituzione di un governo d’emergenza popolare, ognuno il passo avanti che è nelle sue forze fare: mettersi insieme ad altri operai (creare un organismo) nella fabbrica in cui lavora; indicare le misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori, denunciare pubblicamente i padroni che non le adottano e segnalarli alle ASL, alla Protezione Civile e, se ci sono, alle brigate di solidarietà della loro zona; imporre la chiusura temporanea delle aziende che fanno produzioni nell’immediato non indispensabili (con garanzia di salario pieno per i lavoratori) o, se tra gli operai prevale il timore che l’azienda non riaprirebbe, l’adozione di misure di sicurezza; contrastare la repressione poliziesca e padronale; controllare, se l’azienda chiude temporaneamente ma era in fase di “morte lenta”, che i macchinari non vengano spostati; sostenere i lavoratori della sanità; fare azione di denuncia e propaganda dentro e fuori la fabbrica; collegarsi (sfruttando a fondo Internet e tramite contatti diretti dove sono indispensabili) con gli organismi operai delle altre fabbriche della zona per agire insieme (l’unione fa la forza); promuovere organizzazione e mobilitazione fuori dalla fabbrica.

Per ogni singolo operaio avanzato e per ogni organismo operaio già esistente si tratta di individuare le iniziative che (stanti le forze e le risorse intellettuali, morali e pratiche - uomini, conoscenze, relazioni, risorse finanziarie e mezzi di mobilitazione, di convinzione e di costrizione - di cui già dispone) è in grado di prendere e che accresceranno le sue forze e risorse e allargheranno e rafforzeranno la sua influenza e autorità; le persone che è in grado di reclutare; le relazioni che è in grado di sviluppare; gli appigli che il contesto presenta su cui è in grado di far leva e di cui è in grado di giovarsi; le brecce che il campo nemico presenta in cui è in grado di infiltrarsi, attraverso cui è in grado di irrompere e grazie alle quali è in grado di acuire le contraddizioni tra i nemici.

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Due secoli fa Marx ed Engels avevano indicato l’ordinamento sociale verso il quale la società borghese andava. Esso avrebbe valorizzato tutte le conquiste in termini di conoscenze, di strumenti e di relazioni sociali che gli uomini con essa avevano costruito, ma per valorizzarle avrebbe abolito la divisione in classi che le rendeva distruttive: “una società in cui il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero sviluppo di tutti” (per maggior dettaglio vedasi lettera di Marx a Weydemeyer, 5 marzo 1852). Il movimento comunista cosciente e organizzato costruito sulla base della loro dottrina (la scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto e devono fare la storia), ha mobilitato a farla una parte crescente dell’umanità: dalla Lega dei Comunisti, all’Associazione Internazionale dei Lavoratori (alla I Internazionale fondata nel 1864), alla II Internazionale fondata nel 1889, alla prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) sollevata nel mondo intero dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, dalla fondazione dell’Internazionale Comunista e dalla costruzione dell’Unione Sovietica e la sua vittoria sull’aggressione nazifascista. L’esaurimento della prima ondata e la ripresa in mano da allora della direzione del corso delle cose da parte della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei (UE e BCE), americani (FMI, USA e NATO) e sionisti (Israele) hanno portato allo stato attuale. Ora il sistema politico ed economico con cui essa ha diretto il mondo e nuovamente impresso, nelle condizioni nuove create dalla prima ondata della rivoluzione proletaria, il suo vecchio marchio a tutte le relazioni umane, è sconvolto.

Rialzano la testa e appaiono in una nuova luce i paesi che nei più di quarant’anni in cui essa è durata in qualche misura sono sfuggiti alla direzione della Comunità Internazionale sul corso delle cose nel mondo, la RPD di Corea, Cuba e la Repubblica Popolare Cinese in primo luogo.

Invece, benché la marcia dell’umanità verso il comunismo abbia fatto passi da gigante, nei paesi imperialisti il movimento comunista cosciente e organizzato non si è ancora ripreso dall’esaurimento che ha subito, proprio perché non è stato schiacciato dalla forza dell’avversario e non è caduto combattendo (al modo della Comune di Parigi), ma ha prima deviato sotto l’influsso della borghesia impersonata dai revisionisti moderni che si sono avvalsi dei limiti della sinistra dei partiti comunisti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e poi, corroso dall’interno, si è dissolto. Sconfitti dalla violenza del nemico, i comunisti si sarebbero rapidamente rialzati; sconfitti dai propri limiti nella comprensione delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe, per forza di cose la ripresa è laboriosa e lenta.

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In ognuno di questi campi il (n)PCI (con i suoi organismi centrali e locali) è impegnato direttamente e sostiene, in tutti i modi resi possibili dalla concezione del mondo che lo guida, dalla strategia di guerra che segue, dalla strutturazione clandestina che si è dato e dalle forze di cui attualmente dispone, il P.CARC e le altre organizzazioni pubbliche che fanno parte della Carovana del (n)PCI o che sono in qualche modo collegate ad essa. A questo aggiungiamo le seguenti iniziative.

- Già prima che scoppiasse l’emergenza alcuni operai qua e là avevano iniziato a organizzarsi al riparo dagli occhi del padrone (segretamente) per mettersi al riparo dalle ritorsioni padronali (sanzioni, demansionamenti, licenziamenti, ecc.). Nella situazione attuale ogni Comitati di Partito deve incitare i lavoratori avanzati a estendere questa pratica e allo stesso tempo fare un’azione sistematica di raccolta e denuncia pubblica di quello che gli operai e i lavoratori non osano per il momento denunciare per timore di ritorsioni. In questo modo facciamo diventare i “panni sporchi” che i padroni cercano di tenere “in famiglia” oggetto di lotta politica, iniziamo a spezzare i mille “obblighi di fedeltà aziendale” con cui i padroni cercano di ingabbiare gli operai, educhiamo alla lotta contro il legalitarismo e facciamo propaganda del partito clandestino.

- Promuovere la formazione (in forma segreta, ma se ce ne sono le condizioni anche in forma pubblica) di organismi di lavoratori all’interno delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine, perché si adoperino nelle attività che servono a far fronte all’emergenza e non si prestino all’operazione di repressione contro la popolazione civile: chi chiede loro di farlo sono gli stessi criminali che non si sono fatti scrupoli a lasciarli senza tutela alcuna al rientro dalle “missioni di pace”, che fanno orecchie da mercante verso il problema dei “suicidi” tra i loro colleghi, che lasciano all’abbandono quei militari contaminati dall’uranio impoverito e altri metalli pesanti durante gli addestramenti nei poligoni NATO e nelle missioni all'esterno (Balcani, Iraq, Afganistan), che negano loro diritti di rappresentanza sindacale (non a caso Elisabetta Trenta, Ministro della Difesa nel Conte 1 è stata esclusa dal Conte 2), che li trattano come carne da macello (Nassirya ne è un esempio) in nome della “difesa degli interessi dello Stato e della Costituzione”.

 

La ribellione degli operai e di altri lavoratori all’arroganza del governo Conte, nonostante la collaborazione dell’opposizione parlamentare, ha aperto la strada al cambiamento.

Usare ogni occasione per promuovere la costruzione di organismi operai e popolari e il loro coordinamento con l’obiettivo di formare un governo popolare d’emergenza!

Costruire il potere delle masse popolari organizzate!

Costruire la rete dei centri del nuovo potere!

Rosa L.