La Voce 62 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - luglio 2019

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Mobilitazioni spontanee e azione dei comunisti

Allargare la breccia aperta dalle masse popolari nel sistema politico delle Larghe Intese” sintetizza il filo conduttore della nostra attività per creare le condizioni necessarie alla costituzione del GBP (tappa del nostro piano d’azione per istaurare il socialismo nel nostro paese) nella situazione creata dalla formazione e dall’attività del governo M5S-Lega dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018. Nel numero scorso di La Voce (articolo La nostra iniziativa - Il corso delle cose e il governo M5S-Lega, a cui rimando) abbiamo illustrato che

- l’apertura della breccia, cioè la rottura della continuità della successione di governi delle Larghe Intese, è il risultato della crescita della resistenza delle masse popolari, è espressione del loro distacco dalle Larghe Intese sul terreno elettorale: insofferenti degli effetti del “programma comune della borghesia imperialista” che i governi delle Larghe Intese (sotto la direzione della Commissione Europea e la tutela del sistema finanziario internazionale, della NATO e del Vaticano) attuavano in Italia, le masse popolari hanno via via abbandonato le abitudini elettorali ereditate e hanno votato su grande scala M5S e Lega o si sono astenute,

- “allargare la breccia” significa 1. spingere fino a dove riesce ad arrivare il governo M5S-Lega e suoi esponenti ad appoggiarsi sulle masse popolari per rinnovare e salvare il paese; 2. portare le masse popolari a organizzarsi di più (quindi moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, rafforzarle, coordinarle e fare in modo che si coordinino): per fare pressione sul governo M5S-Lega, per sostenerlo e prendere in mano l’attuazione delle misure a loro favorevoli prese dal governo contro chi le ostacola e sabota, per attuare direttamente le misure che hanno la forza di attuare esse stesse e su cui il governo tentenna, per opporsi e boicottare le misure antipopolari del governo; 3. portare le masse a rendersi conto per loro esperienza che esse devono prendere il posto del governo M5S-Lega (che è ancora un governo “dall’alto”, cioè nato dallo scontro tra destra e sinistra borghesi) con un proprio governo d’emergenza,

- anche l’allargamento della breccia marcia sulle gambe della resistenza delle masse popolari.

Qui di seguito mi concentro su quest’ultimo aspetto: sulle sue manifestazioni, su quello che ci insegna ai fini della rivoluzione socialista e su cosa comporta per noi comunisti.

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Nell’ultimo anno si sono sviluppate una serie di iniziative spontanee (1) che, al di là della coscienza e delle intenzioni dei loro promotori, allargano la breccia.

1. Spontanee non nel senso che “non sono organizzate da nessuno”, che “capitano”: anche un presidio di poche persone richiede qualcuno che abbia ideato l’iniziativa, la propagandi, informi le autorità (se è un presidio “autorizzato”), prenda accordi con chi parteciperà di sicuro perché mobiliti altri a partecipare, prepari l’occorrente per quando il presidio si terrà, ecc., cioè lo organizzi. Sono spontanee nel senso che si sviluppano sulla base della coscienza diffusa con cui le masse popolari già si ritrovano, delle relazioni tra esse esistenti prodotte dalla loro collocazione sociale e dalla storia che hanno alle spalle, reagendo alle circostanze con i mezzi di cui dispongono. Man mano che si estenderà l’azione di noi comunisti per moltiplicarle, per dare ad esse un contenuto più ricco, per dare ad esse una prospettiva, un indirizzo e obiettivi comuni, queste lotte diventeranno sempre più attuazione di una linea e di un piano e quindi non più spontanee.


Allargano la breccia perché chiamano direttamente in causa il governo M5S-Lega e i suoi esponenti su problemi e situazioni particolari ed entrano nel merito di quello che fa o non fa (delle misure favorevoli alle masse popolari che prende, di quelle antipopolari, dei tentennamenti o dei passi indietro) e in questo modo rendono più difficile al governo M5S-Lega continuare con l’andazzo dei precedenti governi (da Gentiloni, Renzi e Monti fino a quelli Craxi-Andreotti-Forlani, passando per Berlusconi-Bossi-Fini e Prodi-D’Alema-Bertinotti), spingono i suoi esponenti, e il governo nel suo complesso, a fare cose che vanno oltre le loro intenzioni rispetto alle istituzioni dell’UE e ai vertici della Repubblica Pontificia, mettono in luce che per salvare il paese non basta “smontare” le misure più odiose degli ultimi governi (dalla Legge Fornero al Jobs Act) né fare qualche “buona legge”. Ma non solo.

Un secondo effetto che hanno è di incoraggiare, aprire la strada e mettere in moto altri gruppi e classi delle masse popolari, elevarne la coscienza di classe, collegare gli uni agli altri organismi diversi e distanti tra loro, suscitare solidarietà ed emulazione. E questo, ai fini dell’avanzamento della rivoluzione socialista, è una questione di prospettiva: il governo di emergenza popolare richiede infatti una fitta rete di organismi operai e popolari che, passo dopo passo, battaglia dopo battaglia, prendono in mano le redini del paese fino a rendere possibile l’instaurazione della dittatura del proletariato.

In terzo luogo trascinano e “sfidano” gli oppositori del governo M5S-Lega, in particolare quello che resta della sinistra borghese di vecchio tipo e i rottami delle Larghe Intese (che si agitano nella speranza di tornare in Parlamento i primi e di riprendere il governo del paese i secondi), a rincorrerli, a sostenerli, a passare dalle parole ai fatti.

Sono tre effetti distinti, ma che si rafforzano l’un l’altro: i risultati che un’iniziativa ottiene nello spingere avanti l’azione del governo, alimentano l’emulazione da parte di gruppi e settori delle masse popolari (“si può fare”, “bisogna fare così”) e la rincorsa dei rottamati delle Larghe Intese (con annessi i sindacati di regime). Allo stesso tempo, quanto più un’iniziativa mette in moto altri settori popolari tanto maggiore è la pressione che esercita sul governo M5S-Lega.

Faccio alcuni esempi per dare l’idea, senza la pretesa di essere esaustivo.


Per quanto riguarda le iniziative che chiamano direttamente in causa il governo su problemi e situazioni particolari, gli operai della Bekaert di Figline Valdarno (FI) hanno dato il via, all’indomani della formazione del governo M5S-Lega nel giugno 2018: uno dei lasciti del Jobs Act del governo Renzi, infatti, era che la chiusura dell’azienda (decisa dalla multinazionale olandese che pochi anni fa ha acquistato la fabbrica già Pirelli) li avrebbe lasciati da un giorno all’altro non solo senza lavoro, ma anche senza alcuna copertura economica (ammortizzatori sociali). Con la loro azione sul governo hanno ottenuto, per sé e per tutti gli altri lavoratori, la reintroduzione della CIG anche in caso di cessata attività.

Nella stessa direzione vanno gli operai della Whirlpool di Napoli in lotta contro la chiusura (anche qui si tratta di un’azienda italiana venduta a un gruppo multinazionale, in questo caso statunitense, appena cinque anni fa). Nella stessa direzione va l’associazione “Il mondo che vorrei” dei parenti delle vittime della strage di Viareggio, che nel decimo anniversario della strage ha consegnato al ministro dei Trasporti Toninelli, del M5S, un rapporto sugli interventi da fare per aumentare la sicurezza sui binari.

Per quanto riguarda le misure favorevoli alle masse popolari, sono in corso due tipi di iniziative.

- Iniziative per prendere in mano (dal basso) l’attuazione delle misure favorevoli, in questo caso il Reddito di Cittadinanza, anziché lasciarla all’INPS e più in generale a una macchina burocratica nota per l’inefficienza, la passività e il legame pratico, familiare, clientelare e ideologico con la classe dominante di cui le misure positive per le masse popolari ledono gli interessi.

Qui sono esemplari sia la lotta di Mimmo Mignano e altri licenziati della FCA di Pomigliano insieme ai Disoccupati 7 Novembre e al SI Cobas a Napoli, che ha ottenuto come risultato immediato l’allargamento della platea dei beneficiari (il Decreto Crescita approvato il 28 giugno estende la possibilità di usufruire del RdiC anche a chi ha perso il posto di lavoro nei 18 mesi precedenti alla domanda), sia l’iniziativa del Coordinamento Art. 1 - Camping CIG di Piombino per usare i fondi del RdiC e altri ammortizzatori sociali per realizzare il piano di Lavori di Pubblica Necessità da esso elaborato. Entrambi mostrano che il Reddito di Cittadinanza può essere trasformato da ammortizzatore sociale in strumento per rafforzare la mobilitazione e l’organizzazione di disoccupati, precari e cassaintegrati, per costringere il governo M5S-Lega ad estendere i criteri di erogazione del Reddito di Cittadinanza, per imporre alle Autorità locali l’impiego in lavori di pubblica utilità di coloro che ricevono il Reddito di Cittadinanza (le Autorità locali possono fare molte cose, come mostra l’esempio di Mimmo Lucano) e per imporre la loro assunzione a tempo indeterminato e con uno stipendio alle condizioni sancite nei contratti collettivi del settore. Il Coordinamento Art. 1 - Camping CIG, per molti versi, sta svolgendo un’azione analoga a quella svolta, sul versante della lotta contro le grandi opere, dal Movimento NO TAV: oltre a contrastare le opere speculative sulla pelle delle masse popolari, si pone nell’ottica di individuare le misure che servono e di mobilitarsi per la loro adozione. Sono esempi concreti di quello che indichiamo come le nuove autorità pubbliche che devono prendere passo dopo passo, battaglia dopo battaglia in mano le redini del paese e che rappresenteranno (come i soviet in URSS) le fondamenta del Governo di Blocco Popolare e del futuro Stato socialista.

- Iniziative che spingono il governo ad andare oltre, come le lotte degli operai della Piaggio di Pontedera-Pisa e della GKN di Campi Bisenzio-Firenze per l’assunzione di precari storici che i padroni hanno lasciato a casa. I sindacati di regime gridano che “il Decreto Dignità calpesta il diritto del lavoro”. Il Decreto Dignità impone l'assunzione a tempo indeterminato dopo 24 mesi di lavoro, ma (fatta la legge, trovato l’inganno!) i padroni aggirano facilmente l'ostacolo: chiamano nuovi lavoratori sempre a tempo determinato. È colpa del Decreto Dignità? Avevano ragione Confindustria e i suoi agenti che, quando il Decreto Dignità era in discussione, avvertivano che la restrizione del lavoro a tempo determinato avrebbe provocato la perdita di posti di lavoro o la riduzione del numero di assunzioni o la crescita del lavoro nero? È vero che i capitalisti hanno interesse a usare i lavoratori quando e se gli servono e a buttarli via quando non gli servono più, a rendere i lavoratori ricattabili, a estromettere le “teste calde” (licenziamenti politici). Dare ai capitalisti più libertà d’azione è quello che hanno fatto i governi delle Larghe Intese sostenendo che così sarebbero aumentati investimenti e assunzioni, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: oggi nel mondo il capitalista trova sempre qualche posto dove può sfruttare di più. Bisogna andare più a fondo nella riduzione della libertà di iniziativa privata dei capitalisti: e per questo una legge va bene, ma non basta, bisogna andare oltre. Quindi? Organizzare e mobilitare per spingere il governo M5S-Lega a farlo, in questo modo creiamo le condizioni (di organizzazione e di coscienza) per farlo davvero.


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Bibliografia sul piano d’azione del (n)PCI per instaurare il socialismo

1. Opuscolo Governo di Blocco Popolare del SAP del P.CARC (Avviso ai Naviganti 7 - 16.03.2012)

2. Governo di Blocco Popolare,rivoluzione socialista, Guerra Popolare Rivoluzionaria in La Voce 53 luglio 2016, pagg. 1719

3. Una svolta nella politica mondiale e Il governo M5S-Lega e la rivoluzione socialista in corso in La Voce 59 luglio 2018, pagg. 47 e pagg. 8-11

4. Il nostro piano di guerra per instaurare il socialismo in La Voce 60 novembre 2018

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Per quanto riguarda le misure antipopolari (come i DL Sicurezza, Legittima difesa, Sicurezza bis), oltre all’iniziativa del centro sociale Pedro di Padova, c’è il movimento di lotta per la casa di Roma che ha fatto riattaccare dall’elemosiniere del Papa luce e gas a uno stabile occupato, ci sono le mobilitazioni antirazziste promosse dal SI Cobas insieme all’organizzazione dei lavoratori immigrati contro lo sfruttamento e le discriminazioni sul posto di lavoro. L’iniziativa più esemplare è il blocco delle navi saudite cariche di armi fatto dai portuali a Genova con la parola d’ordine “porti chiusi alle armi, porti aperti alle persone”. Pubblichiamo in questo numero della rivista la lettera che il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova ha scritto agli operai della TEKNEL di Roma (azienda produttrice di armi), perché la sua iniziativa, oltre ad essere un esempio di come lottare contro le misure reazionarie del governo M5S-Lega in modo da rafforzare l’organizzazione e la mobilitazione popolare e contrastare la “guerra tra poveri”, indica una linea d’azione a tutti i lavoratori (“organizzarsi in ogni posto di lavoro per prevenire le mosse del padrone per delocalizzare, ridimensionare, ecc.”) e mostra bene che la lotta contro le misure reazionarie del governo è legata a quella per la difesa del posto di lavoro ed entrambe sono parte di una guerra più generale, vincendo la quale potremo “risolvere la grande questione della riconversione industriale di pace dei siti di produzione militare”. È un esempio di organismo che agisce da nuova autorità pubblica.

Per quanto riguarda i tentennamenti e gli arretramenti del governo, stante la sua natura c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalle mobilitazioni degli operai dell’Ilva di Taranto a quelle dei lavoratori dell’Alitalia, dal movimento NO TAV a quello NO TAP fino al Forum per l’Acqua Pubblica.

Varie di queste iniziative sono promesse in autonomia dai sindacati di regime e dagli altri centri di mobilitazione legati, direttamente o indirettamente, al PD. Una cosa importante, questa, perché è metro di misura del distacco delle masse popolari dalle Larghe Intese anche sul terreno rivendicativo, oltre che su quello elettorale. Per i comunisti è indicativa dello spirito rivoluzionario delle masse popolari (del loro livello di organizzazione e di coscienza).

Qual è il ruolo di noi comunisti rispetto alle iniziative spontanee che allargano la breccia?

Il compito dei comunisti non è fare i tifosi dei promotori delle iniziative spontanee né metterci a promuovere direttamente più mobilitazioni possibile. Noi dobbiamo separare quello che i promotori di queste iniziative dicono da quello che fanno e dobbiamo, nelle iniziative e nelle attività che le organizzazioni operaie e popolari, gli organismi sindacali e politici, i movimenti popolari spontaneamente fanno

- individuare quello che apre una strada e ha come effetto (al di là delle intenzioni e della coscienza dei protagonisti) di allargare la breccia;

- farlo emergere (distinguendolo da altri aspetti e parole d’ordine presenti nelle attività di quella organizzazione operaia o popolare, di quell’organismo sindacale, di quell’organismo politico, di quel movimento popolare: aspetti negativi, ma che sono secondari rispetto al fatto che quell’iniziativa allarga la breccia). In questo modo diamo anche ai promotori di quelle iniziative coscienza del ruolo che essi hanno e degli effetti suscitati da quello che fanno;

- indicarlo e propagandarlo ad altri che hanno bisogno di mettersi su quella strada: indicandola, noi facilitiamo il fatto che altri la imbocchino.

Riccardo A.