La Voce 61 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - marzo 2019

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La nostra iniziativa

Il corso delle cose e l’attività del governo M5S-Lega


Si allarga di giorno in giorno la breccia aperta dalle masse popolari con il voto del 4 marzo 2018 nel sistema delle Larghe Intese (PD e Forza Italia di Berlusconi) che da quarant’anni, proseguendo la linea del CAF (Craxi - Andreotti - Forlani) e la svolta dell’EUR di Luciano Lama (1978), governava il nostro paese.

Il PD e il Partito di Berlusconi sono ormai finiti. Il distacco tra loro e le masse popolari è irrecuperabile. Le elezioni regionali in Abruzzo (10 febbraio) e in Sardegna (24 febbraio) sono solo l’ultima conferma in ordine di tempo. Matteo Salvini succhia sangue a Berlusconi: la tanto pubblicizzata crescita della Lega nelle due elezioni regionali è in buona parte travaso di voti da Berlusconi a Salvini. Il PD perde due regioni. Il “miracolo di partecipazione” alle primarie del PD del 3 marzo è un’operazione propagandistica analoga al “40% di Renzi” alle europee del 2014: basta mettere in fila i dati sui partecipanti da quando il PD le ha introdotte (3.5 milioni nel 2007, 3.1 milioni nel 2009, 2.8 milioni nel 2013, 1.8 milioni nel 2017, meno di 1.6 milioni nel 2019). Chiamando in piazza contro il Decreto Salvini e facendo balenare uno “spostamento a sinistra” (ma Zingaretti, sceso in piazza a favore del TAV il giorno dopo la sua elezione, ha subito svegliato chi si era fatto delle illusioni!) il PD non è riuscito ad arginare il tracollo che prosegue dal 2007. La sinistra borghese di vecchio tipo (PRC e affini), succube del PD e quindi al seguito della destra, lo segue nel tracollo. La crisi politica della Repubblica Pontificia si acuisce sempre di più. Il vecchio sistema delle Larghe Intese è finito, le masse popolari lo hanno mandato all’aria.

Il PD, nel tentativo di recuperare consenso e seguito, è costretto a promuovere una vasta mobilitazione popolare contro le misure reazionarie del governo M5S-Lega, misure che sono in continuità con quelle che PD e Larghe Intese hanno imposto fino a 9 mesi fa! Sulla sua scia anche la CGIL e gli altri sindacati di regime, dopo anni di opposizione di facciata alle politiche delle Larghe Intese (Legge Fornero, Jobs Act, ecc.) e alla morte lenta delle aziende, si sono dati a mobilitare i loro iscritti: la manifestazione promossa il 9 febbraio a Roma dai vertici dei sindacati di regime (CGIL, CISL, UIL); il presidio indetto da FIOM e CGIL a Modena contro la denuncia, in applicazione del Decreto Sicurezza di Salvini, di 9 lavoratori della Frama di Novi di Modena per blocco dei cancelli; lo sciopero alla FCA di Pomigliano del 27-28 febbraio (adesione del 95% degli operai e blocco della produzione) e alla MOPAR FCA di Volvera (TO) del 28 febbraio (adesione dell’85% degli operai) indetti dalla FIOM; lo sciopero del trasporto aereo indetto per il 25 marzo dai sindacati di regime contro la liquidazione di Alitalia; la manifestazione antirazzista di sabato 2 marzo a Milano; la mobilitazione dei sindaci PD contro il Decreto Salvini che continua le politiche razziste portate avanti dalle Larghe Intese con la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini, il Decreto Minniti. Queste mobilitazioni sono per noi comunisti altrettanti campi per rafforzare e moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari e portarle ad agire, tappa dopo tappa, da nuove autorità pubbliche, come centri locali del nuovo potere.

10, 100, 1000 scioperi a Pomigliano e in tutto il gruppo FCA contro il suo smantellamento!

10, 100, 1000 scioperi e mobilitazioni contro lo spezzettamento e la liquidazione di Alitalia!

10, 100, 1000 manifestazioni antirazziste e iniziative di sabotaggio del Decreto Sicurezza!

10, 100, 1000 mobilitazioni per la creazione di posti di lavoro stabili, utili e che, approfittando di Industria 4.0 e della robotizzazione, riducono il lavoro degli operai in modo che possano fare di ogni azienda anche un centro di vita sociale e politica della zona!

Queste mobilitazioni, al di là delle intenzioni dei loro promotori, alimentano la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari e rafforzano tra di esse l’ostilità alla prosecuzione delle politiche delle Larghe Intese da parte del governo M5S-Lega: alimentano un processo che diventerà sempre meno gestibile dai vertici della Repubblica Pontificia e da partiti e istituzioni ad essi asserviti e sempre più favorevole alla costituzione del Governo di Blocco Popolare.

La lotta dei pastori sardi, così come quella dei gilets jaunes in Francia, incoraggia a sua volta a lottare, a non piegare la testa, ad attivarsi e organizzarsi. La manifestazione del 23 marzo organizzata dai Comitati contro le grandi opere speculative e inutili se non dannose e dai movimenti per la salvaguardia dell’ambiente (NO TAV, NO TAP, NO Grandi Navi, ecc.) è un nuovo, importante ambito per promuovere il rafforzamento e la moltiplicazione delle organizzazioni operaie e popolari. Sta a noi comunisti orientare, sviluppare, incanalare tutto questo fermento e questa mobilitazione per andare oltre e avanzare verso il Governo di Blocco Popolare.

Sono varie le contraddizioni di cui possiamo giovarci nella nostra azione per allargare la breccia. Le principali sono le seguenti.

Il governo M5S-Lega è preso tra l’incudine e il martello. Le misure antipopolari come il Decreto Sicurezza targato Salvini diventano elemento di scontro sia tra Larghe Intese e governo sia all’interno del governo stesso, suscitano l’iniziativa dei settori popolari colpiti e favoriscono la loro mobilitazione da parte delle forze della sinistra borghese e dei residuati delle Larghe Intese. Le misure favorevoli alle masse popolari restano velleitarie e rachitiche se il governo non fa leva sull’iniziativa dei lavoratori e del resto delle masse popolari, se non si appella ai funzionari onesti, ai magistrati fedeli alla Costituzione del 1948, ai tecnici che hanno a cuore le sorti del paese, ma cerca di attuarle con il consenso dei capitalisti e degli speculatori che comandano tramite l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO, con la collaborazione degli azzeccagarbugli e dei magistrati che lavorano per i violatori della Costituzione e i rapinatori delle masse popolari, con il concorso di alti funzionari educati e formati a servirli che sabotano e boicottano le misure del governo. La vicenda della Blutec mostra bene chi riaprirà l’ex FIAT di Termini Imerese: non i distruttori dell’industria pubblica, i deindustrializzatori del Mezzogiorno e i loro compari, ma gli operai che hanno occupato la fabbrica in assemblea permanente! Mostra bene chi può condurre in porto la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata e la via da percorrere perché non resti come le “grida contro i bravi” di manzoniana memoria!


 

A proposito di Industria 4.0, vedere


- “Piano nazionale Industria 4.0 e sinistra borghese”, La Voce n. 56 - luglio 2017, pag. 42

- “Industria 4.0 e altri propositi di riduzione dell’occupazione”, La Voce n. 57 - novembre 2017, pag. 19

 


A livello internazionale, se il governo non fa fronte con decisione all’oligarchia finanziaria dell’UE e alla NATO, i suoi margini di azione sono risicati o nulli. Lo scontro tra i gruppi imperialisti USA che difendono a ogni costo il loro dominio sul mondo e gli altri gruppi imperialisti (innanzitutto quelli franco-tedeschi) e i paesi le cui Autorità non sono sottomesse ai loro voleri, non lascia vie di scampo ed è destinato a crescere. L’aut aut del governo USA sulla firma dell’accordo con il governo cinese per la “nuova via della seta” è solo la punta di un iceberg.

Il M5S paga le sue oscillazioni, i suoi cedimenti, la continuità con le politiche delle Larghe Intese promossa dalla Lega e alimentata dal legalitarismo del grosso dei dirigenti M5S: il rispetto di leggi, regolamenti, contratti e codici fatti dai governi delle Larghe Intese nell’interesse dei loro mandanti, di leggi che permettono ai Benetton di chiudere il 2018 in utile e di distribuirsi dividendi per più di 740 milioni di euro dopo aver mandato a morire 43 persone e mentre la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova è ancora impantanata, fa a pugni con il “cambiamento” del paese propugnato dal M5S. Questo e la sua storica debolezza a livello locale (scarsa strutturazione organizzativa, assenza di clientele e di sostegno da parte delle organizzazioni criminali e della Chiesa) sono all’origine del suo risultato alle elezioni regionali di Abruzzo e Sardegna. Il M5S è stretto in una morsa. Si rafforza quindi al suo interno la contraddizione tra quelli che puntano a cambiare il paese solo con l’azione governativa (dall’alto), che significa in definitiva continuare la politica delle Larghe Intese, sottostare al mercato finanziario, alle istituzioni dell’UE e alla NATO, e quelli che invece sono convinti o si rendono via via conto (e qui entra in ballo la nostra azione) che il paese si può cambiare solo se mobilitano le masse, se trasformano gli elettori in militanti (la spinta ad “andare alla base”, a rianimare e sviluppare i meet-up è una manifestazione di questa tendenza) e quindi oggettivamente convergono nell’azione che noi e altri comunisti stiamo conducendo.

Si acuisce la contraddizione tra M5S e Lega, che è la quinta colonna delle Larghe Intese nel governo. Forse Salvini è convinto che la Lega ha più possibilità di “fagocitare” il M5S perché ha più relazioni con i dirigenti della Pubblica Amministrazione, con i membri di Confindustria e con altri esponenti dei vertici della Repubblica Pontificia, ha maggiore esperienza di governo, amministra da anni importanti regioni e numerosi comuni, ha più facilità ad avere appoggi e usufruisce di maggiori spazi nei mass media di regime. Salvini può vantare legami storici con Berlusconi e il suo impero economico, quindi ha il “paracadute” di un governo con Berlusconi, la Meloni e i parlamentari che Berlusconi può comperare nel M5S e in altre formazioni. Dalla sua ha anche che è più facile continuare con l’andazzo delle Larghe Intese che innovare con iniziative velleitarie (come vuol fare il M5S). La Lega ha nel suo corpo una serie di personaggi che sono stati ministri, funzionari e consiglieri dei governi Berlusconi: da Giancarlo Giorgetti, l’attuale braccio destro di Salvini, a Roberto Calderoli. Ma Giorgetti è sottosegretario alla presidenza del Consiglio perché Salvini ha preso voti. Se la Lega torna con Berlusconi rischia di perdere il seguito elettorale che ha conquistato proprio perché si è differenziata da Berlusconi e dalle Larghe Intese.(1) La Lega fa la voce grossa con il M5S, ma questi sono i suoi margini di manovra.


1. Salvini ha portato nella Lega uno spirito nuovo, di denuncia delle politiche delle Larghe Intese, che è quello che l’ha portato al governo con il M5S. I personaggi alla Giorgetti lo hanno seguito perché vedono che conquista terreno e diventa un partito di potere, in armonia con correnti che si stanno sviluppando in altre parti d’Europa, dalla Le Pen (Francia) a Orban (Ungheria). Tutte queste correnti hanno possibilità di svilupparsi perché in tanti paesi europei la borghesia vive la contraddizione tra una politica unificata intorno a una linea comune dei gruppi imperialisti franco-tedeschi, i cui risultati sono incerti, per conquistarsi “spazio vitale” nel mondo e i gruppi i cui interessi sono emarginati o lesi da questa linea. In un mondo fatto di interessi antagonisti come quello borghese (in cui non c’è posto per tutti: ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale anche a scapito di altri capitalisti), chi introduce una linea unificata per scontrarsi con un avversario grosso, nel suo stesso campo privilegia gli interessi di alcuni e lede gli interessi di altri.


L’elezione di Zingaretti a segretario del PD e di Landini a segretario della CGIL alimenta nei loro seguaci l’aspettativa che il PD faccia “qualcosa di sinistra” e che la CGIL si dia da fare contro disoccupazione e precarietà, smembramenti, delocalizzazioni, chiusura e morte lenta delle aziende. Questo, combinato con l’esigenza di recuperare voti, seguito e iscritti, spinge il PD a differenziarsi dalla “linea Renzi” e la CGIL a finirla con l’opposizione solo di facciata alle misure dei governi Renzi e Gentiloni. Entrambi quindi schiacceranno l’acceleratore sulle manifestazioni, sulle proteste e sulle iniziative di mobilitazione dei lavoratori e del resto delle masse popolari contro il governo M5S-Lega.


 

Il M5S deve mettere una pietra tombale sopra il TAV, senza se e senza ma!

È un impegno che ha preso con le masse popolari e in nome del quale ha raccolto i loro voti. Il M5S deve schierarsi o da una parte o dall’altra: o con le Larghe Intese e i loro padrini e “grandi elettori” o con le masse popolari. Gli elettori e attivisti del M5S devono mobilitarsi, protestare e far pressione in tutti i modi sui loro eletti per costringere Di Maio, Toninelli e gli altri ministri a chiudere una volta per tutte il capitolo TAV! La loro mobilitazione rafforzerà, incoraggerà e spingerà in avanti anche quella componente di eletti (Fico, Paragone, ecc.) che sono contro il TAV, estendendo così l’opposizione alla realizzazione della “grande opera di interesse nazionale” e l’azione di contrasto alle Larghe Intese e ai loro mandanti.

Anche gli elettori e attivisti di base della Lega hanno buoni motivi per protestare e fare pressione sui loro eletti favorevoli al TAV. In primo luogo la popolazione della Val Susa è chiaramente e tenacemente contraria al TAV: che ne è delle autonomie locali di cui la Lega si è presentata fin dai suoi inizi come paladina? In secondo luogo, anche solo il crollo del Ponte Morandi nell’agosto del 2018 (in Liguria, regione amministrata da Forza Italia) dopo decenni di governo PD o Berlusconi (con Bossi o Maroni “a tavola”) e il disastro provocato dal maltempo nei boschi del bellunese nel novembre 2018 (in Veneto, regione amministrata dalla Lega) dice chiaramente quali sono le opere che servono alla popolazione e al territorio. In terzo luogo, la “politica del fatto compiuto” nei confronti delle istituzioni dell’UE: vale solo quando si tratta di vessare di più gli immigrati, cioè per essere forti con i deboli e deboli con i forti? E quando si tratta di far valere gli interessi degli allevatori e coltivatori italiani o della nazionalizzazione di Alitalia o della ristrutturazione dell’ILVA e dell’industria siderurgica (da Piombino a Terni)?

Quella parte degli attivisti e dei circoli di base del PD che alle primarie hanno votato Zingaretti per chiudere con l’era Renzi e nella speranza che il PD faccia “qualcosa di sinistra”, possono e devono farsi sentire dichiarando pubblicamente il loro sostegno al movimento NO TAV, aderendo pubblicamente alla manifestazione del 23 marzo e scendendo in piazza.

Mettere una pietra tombale sopra il TAV alimenta la breccia aperta dalle masse popolari nel sistema delle Larghe Intese il 4 marzo del 2018. Approfondisce infatti il solco che già separa le masse popolari dalle Larghe Intese PD - Berlusconi (anche le elezioni regionali lo hanno confermato) e, soprattutto, rafforza tutti i movimenti popolari che lottano per la difesa dell’ambiente, per il diritto al lavoro, per le opere antisismiche, per il diritto alla casa, alla salute, all’istruzione, contro il razzismo, la povertà e l’insicurezza: mostrerà che si può vincere, che è giusto mobilitarsi, organizzarsi e lottare! Sarà un colpo al disfattismo, alla rassegnazione, alla sfiducia (che favoriscono la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, la guerra tra poveri, la guerra contro gli immigrati promossa dai gruppi più reazionari e criminali della borghesia imperialista appositamente per deviare dai reali responsabili l’indignazione e l’insofferenza popolare per il corso catastrofico delle cose) e alimenterà, incrementerà la spinta a organizzarsi e lottare per cambiare le cose, a rafforzare e a moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, centri del nuovo sistema di potere del quale le masse popolari hanno bisogno.

(dal Comunicato CC 4/2019 - 9 marzo 2019)

 


Gli appigli per la nostra azione sono quindi numerosi: ogni passo avanti o indietro del governo M5S-Lega e ogni iniziativa dei suoi oppositori che mobilita le masse, ce ne creano di nuovi. Il M5S con la sua opera e con il governo che ha formato assieme alla Lega sta oggettivamente contribuendo ad alimentare il processo che sfocerà nel Governo di Blocco Popolare, se noi comunisti conduciamo la nostra opera con scienza e coscienza. Per questo è necessario fissare meglio alcuni aspetti di orientamento.

■ “ Allargare la breccia” significa

- spingere fino a dove riesce ad arrivare il governo M5S-Lega e suoi esponenti ad appoggiarsi sulle masse popolari per rinnovare e salvare il paese, per realizzare il cambiamento che M5S e Lega hanno promesso e in nome del quale hanno raccolto voti. Il governo M5S-Lega è un governo provvisorio, nel senso che quando continua le misure delle Larghe Intese, ha problemi con le masse popolari; quando attua le promesse che ha fatto, ha problemi con i capitalisti e con l’apparato statale. Questa è la chiave di lettura per comprendere l’azione del governo M5S-Lega (e dei loro alleati esteri) e la contraddizione su cui fare leva nella nostra azione;

- portare le masse popolari a organizzarsi di più (quindi moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, rafforzarle e coordinarle): per fare pressione sul governo M5S-Lega, per sostenerlo e prendere in mano l’attuazione delle misure a loro favorevoli prese dal governo contro chi le ostacola e sabota, per attuare direttamente le misure che hanno la forza di attuare e su cui il governo tentenna, per opporsi e boicottare le misure antipopolari del governo, ecc.;

- portare le masse a rendersi conto per loro esperienza che esse devono prendere il posto del governo M5S-Lega con un proprio governo d’emergenza.

La rottura della continuità della successione di governi delle Larghe Intese che (sotto la direzione della Commissione Europea e la tutela del sistema finanziario internazionale, della NATO e del Vaticano) attuavano in Italia il programma comune della borghesia imperialista, non è opera né di Di Maio né di Salvini. Il governo M5S-Lega non esiste grazie a Di Maio e a Salvini, tanto meno grazie a Mattarella il golpista mancato o al Vaticano, a Trump o a Putin. Si è formato perché le masse popolari indignate e insofferenti del corso delle cose imposto dai governi delle Larghe Intese, hanno via via abbandonato le abitudini elettorali ereditate e hanno votato su grande scala M5S e Lega o si sono astenute. L’apertura della breccia nel sistema politico delle Larghe Intese è il risultato della crescita della resistenza delle masse popolari alla politica imposta dai governi delle Larghe Intese.

Anche l’allargamento della breccia marcia sulle gambe della resistenza delle masse popolari. L’esempio più chiaro è il movimento NO TAV: non si propone di allargare la breccia, ma la sua azione di fatto mette alla prova il M5S rispetto alle promesse che ha fatto in campagna elettorale, allarga il solco tra le masse popolari, a cui servono le tante piccole opere per rimettere in sesto il paese, e i partiti delle Larghe Intese, schierati con i gruppi d’affari per i quali il TAV è una delle tante galline dalle uova d’oro (già hanno fatto soldi nei trent’anni di progettazioni, prospezioni e verifiche della grande opera finanziate con soldi pubblici e ora, in nome dei soldi che hanno già succhiato, minacciano penali se il governo M5S-Lega impedisce loro di continuare a farne!).

Compito di noi comunisti è promuovere, rafforzare e dirigere questa resistenza perché raggiunga livelli superiori. Dobbiamo legarci alla resistenza e orientarla, portando le masse popolari (e in particolare gli operai delle aziende capitaliste e i lavoratori delle aziende pubbliche) a organizzarsi e a prendere in mano direttamente la situazione. Niente a che fare con quanti speravano in Di Maio e si aspettavano “fuoco e fiamme” dal governo M5S-Lega e adesso concludono delusi che “la breccia si è aperta e subito chiusa”. Il governo M5S-Lega ha rotto la successione dei governi delle Larghe Intese ma non è in grado di liberarsi dalla tutela dell’UE, della NATO, del Vaticano e dal sistema finanziario internazionale. Dobbiamo mobilitare elettori e attivisti M5S e Lega a esigere dal governo l’attuazione delle promesse; passo dopo passo, battaglia dopo battaglia, operazione dopo operazione arriveremo a mobilitarli a creare le condizioni per attuarle realmente: cioè a far crescere il numero e la forza delle organizzazioni operaie e popolari. Dobbiamo muoverci con visione strategica e con flessibilità tattica.


 

Reddito di Cittadinanza

Per dettagli sulle linee da seguire per mobilitare le organizzazioni operaie e popolari facendo leva su questa misura, contro il suo sabotaggio e per un lavoro utile e dignitoso per tutti, vedere:

il Comunicato CC 3/2019 - 16 febbraio 2019 e, in particolare, la Scheda - Reddito di Cittadinanza reperibile attraverso il link contenuto nel Comunicato.

 

Alcuni compagni della Carovana domandano “se il governo M5S-Lega cade, cosa succederebbe? dovremmo cambiare linea?”.

- La creazione delle condizioni necessarie alla costituzione del GBP è la linea che noi seguiamo per far avanzare a rivoluzione socialista nel nostro paese.(2) Dal marzo del 2018 la perseguiamo usando e facendo leva sugli appigli che la rottura della successione di governi delle Larghe Intese (la breccia aperta dalle masse popolari), la conseguente formazione del governo M5S-Lega, le misure che esso prende e non prende, i passi avanti e gli arretramenti, le aspettative che ha creato e le dinamiche che suscita tra le masse popolari, le iniziative della sinistra borghese e degli esponenti del sistema sgretolato delle Larghe Intese ci offrono per moltiplicare e rafforzare le organizzazioni operaie e popolari, coordinarle (a livello territoriale e tematico) e orientarle e costituire un loro governo d’emergenza. A questo fine abbiamo introdotto delle variazioni nella nostra tattica (seguire le iniziative del governo M5S-Lega molto più in dettaglio di quanto ci occupassimo delle iniziative dei governi Gentiloni e precedenti, usare il “Contratto del governo del cambiamento”, intervenire nella base della Lega, ecc.) necessarie a portare le masse popolari a fare pressione sul governo M5S-Lega affinché traduca in misure le promesse favorevoli alle masse che ha fatto e ad attuare direttamente, ovunque le masse ne hanno la forza, quelle che non traduce in misure, a far diventare “operazioni dal basso” le misure concepite dagli esponenti del governo solo come “operazioni dall’alto”, a opporsi alle misure antipopolari del governo M5S-Lega senza restare sul terreno della denuncia e delle iniziative di opinione, ma in modo da sviluppare la loro organizzazione e mobilitazione e da elevare la loro coscienza. Abbiamo riassunto tutto questo in “allargare la breccia”. In sintesi allargando la breccia creiamo le condizioni perché le masse popolari sostituiscano il governo M5S-Lega con un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare.


2. Le premesse della linea del GBP sono illustrate in GBP, rivoluzione socialista, Guerra Popolare Rivoluzionaria ( La Voce n. 53 luglio 2016) a cui rimandiamo.


Dovremo cambiare la linea del GBP quando cambieranno le condizioni in cui si svolge la nostra lotta per instaurare il socialismo, cioè o quando le masse popolari organizzate costituiranno il GBP o se prevarrà la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Che si costituisca il GBP o che prevalga la mobilitazione reazionaria non dipende né dal destino, né da Di Maio e Salvini, né da Mattarella e soci, né da Trump, ma principalmente da quanto noi oggi lavoriamo con scienza e coscienza ad allargare la breccia.

- L’idea sottesa a questa domanda è che se cade il governo M5S-Lega, le Larghe Intese ritorneranno al governo del paese. Ma la breccia aperta dalle masse popolari con il voto del 4 marzo ha reso difficile se non impossibile ai vertici della Repubblica Pontificia formare un governo delle Larghe Intese senza rompere anche le apparenze della democrazia parlamentare (e uno dei risultati della prima ondata della rivoluzione proletaria è di aver dato alle forme della democrazia parlamentare la forza di un luogo comune). Quindi il fallimento del governo M5S-Lega creerebbe una breccia di nuovo tipo.

- Se il M5S non mantiene le promesse che ha fatto, nel giro di qualche tempo perderà il seguito e i voti che ha raccolto tra le masse popolari e il governo che ha costituito sarà tolto di mezzo. Quanto alla lotta per il Governo di Blocco Popolare, la sottomissione del M5S ai vertici della Repubblica Pontificia e dell’UE sarebbe una dimostrazione pratica e su larga scala che per cambiare il corso delle cose non serve affidarsi né alla sinistra borghese di vecchio tipo (PRC e affini: hanno dato la definitiva prova di sé con il governo Prodi 2006-2008) né alla sinistra borghese di nuovo tipo (M5S e affini), che l’unica forza in grado di cambiare il corso catastrofico delle cose sono le masse popolari organizzate (a partire dalle aziende capitaliste e pubbliche) con un loro governo d’emergenza.

Anche per quanto riguarda l’applicazione della linea di allargare la breccia, è necessario fare alcuni aggiustamenti di tiro. Sul n. 60 di La Voce ci siamo occupati delle resistenze esistenti nelle fila della Carovana del (n)PCI a intervenire nella base della Lega.(3) Dobbiamo invece esaminare meglio le resistenze a intervenire nelle iniziative promosse dai trombati delle Larghe Intese e da organismi e personaggi della sinistra borghese. Per i motivi spiegati sopra, aumenteranno le mobilitazioni delle masse popolari promosse dal PD targato Zingaretti e dalla CGIL con alla testa Landini contro il governo M5S-Lega, contro le misure antipopolari del governo e contro le misure che “non sono sufficienti” (esemplificativa in tal senso la piattaforma della FIOM per la manifestazione del 9 febbraio).

Ma mobilitando le masse mettono in moto dinamiche che vanno ben oltre le loro intenzioni.


3. Qui aggiungiamo solo che per quanto Salvini si sbracci contro gli immigrati poveri, non può sfuggire al fatto che se anche espellesse tutti i 500 mila e rotti “clandestini”, resterebbero comunque le aziende che chiudono e delocalizzano, i salari e le pensioni da fame, i servizi pubblici in malora, i ponti che crollano, ecc. Per quanto Salvini si accanisca contro gli occupanti di case, se anche li sgomberasse tutti, le famiglie senza casa resterebbero senza casa: oggi nel nostro paese ci sono più case vuote che famiglie senza casa! L’inasprimento delle pene contro chi fa blocchi stradali, da una parte gli mette contro o quantomeno insinua dubbi nei suoi elettori e attivisti che si ricordano di quando i blocchi stradali li facevano i “Cobas del latte” promossi dalla Lega ; dall’altra lo porterà a fare i conti con quei settori di lavoratori autonomi (vedi i pastori sardi) che scenderanno in lotta. Dopo il Daspo, la “mano più libera” alle forze dell’ordine gli ha già messo contro i tifosi dell’Atalanta malmenati dai poliziotti. Sono tutti terreni su cui possiamo sobillare (anche attraverso i membri del Partito infiltrati nella Lega e gli organismi pubblici che arriviamo a orientare) i suoi elettori e attivisti di base.


Prendiamo la manifestazione organizzata da CGIL-CISL-UIL il 9 febbraio a Roma. Ha portato in piazza centinaia di migliaia di lavoratori (a cui ha “dato il là” la base rossa presente nella CGIL con bandiere rosse, canzoni di lotta, parole d’ordine antifasciste e inneggianti alla Resistenza) che hanno espresso non solo la loro delusione perché il governo M5S-Lega ha fatto poco o niente di quello che aveva promesso, e quindi una forma di pressione su di esso, ma anche l’aspettativa che la manifestazione sia l’inizio di una stagione di lotte ed è sfociata negli scioperi del 27-28 febbraio indetti dalla FIOM al reparto stampaggio della FCA di Pomigliano, con adesione del 95% degli operai la gran parte iscritti a FIM e UILM (i cui capi accusano la FIOM di “populismo sindacale”!), a cui è seguito il 7 marzo lo sciopero alla Sevel di Atessa indetto dalle RSA USB.

Prendiamo le manifestazioni come quella del 2 marzo promossa dal sindaco di Milano Sala e soci: sono altrettante occasioni per propagandare, con le parole e gli esempi più adatti ai partecipanti, che chi fa dichiarazioni di pietà per gli emigranti e non si preoccupa di assicurare lavoro e condizioni dignitose di vita e di lavoro ai lavoratori italiani, è un imbroglione. I lavoratori italiani e immigrati non hanno bisogno della pietà e della carità che nascondono lo sfruttamento da parte dei capitalisti e della criminalità organizzata, ma di diritti e di dignità.

Noi comunisti siamo i dirigenti della guerra popolare che instaurerà il socialismo, non siamo né “spettatori della storia” (studiosi e commentatori di quello che fa la classe dominante), né sostenitori del governo M5S-Lega né suoi oppositori. Dobbiamo utilizzare tutto il “materiale infiammabile” che la situazione ci offre per far avanzare la rivoluzione socialista. Non ci fermiamo a chi promuove le mobilitazioni e alle parole d’ordine su cui chiama a mobilitarsi: come ci insegna Lenin, “è possibile conquistare la maggioranza del proletariato anche quando la maggioranza del proletariato formalmente segue ancora i capi della borghesia o i capi che fanno una politica borghese o quando la maggioranza del proletariato tentenna”. Le masse popolari sono come un fiume in piena che straripa ovunque trova fessure!

Con questo orientamento, nei prossimi mesi dobbiamo intervenire

- nella lotta per l’attuazione del Reddito di Cittadinanza,(4)

- nella battaglia per la nazionalizzazione di Alitalia e contro lo smantellamento di FCA, emblema della lotta contro la morte lenta delle aziende e contro la vendita delle aziende italiane a gruppi multinazionali esteri,

- nella battaglia contro la gestione antipopolare dell’Ilva di Taranto e in generale dell’industria siderurgica,

- nella battaglia per farla finita con il TAV,

- nelle mobilitazioni per il 25 Aprile e il 1° Maggio,

- nella campagna delle elezioni europee, che si svolgeranno il 26 maggio,

- nella campagna delle elezioni amministrative, che si svolgeranno tra il 15 aprile e il 15 giugno e coinvolgeranno 3.839 comuni su 7.917 (il 48,5%, circa la metà dei comuni).

Avanti quindi, compagni,

con scienza e coscienza!

Ernesto V.


4. Contro il Reddito di Cittadinanza sono scesi in campo persino i vescovi italiani. Dice un proverbio che “la gallina che canta ha fatto l’uovo”… I parassiti per eccellenza hanno infatti gridato che “tra i rischi del Reddito di Cittadinanza c’è quello di attenuare la spinta a cercare lavoro o di convincere a rinunciare a offerte di lavoro che prevedono una retribuzione non distante da quanto previsto dal Reddito (…) È enorme il rischio di aumentare queste forme di cittadinanza non solo passiva ma anche parassitaria nei confronti dello Stato”.